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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Novembre 2015

BCE pronta ad agire

Post n°1898 pubblicato il 28 Novembre 2015 da Lucky340
 
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 Swissquote Europe Ltd  27.11.2015

Anche se ci si aspetta quasi all’unanimità che la riunione del consiglio direttivo della BCE porterà all’annuncio di un nuovo allentamento il 3 dicembre, la composizione esatta del pacchetto è ancora incerta. Ieri, un funzionario della BCE, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto che le opzioni per la riunione sui tassi della prossima settimana sono ancora oggetto di discussione.

Secondo un funzionario, la BCE “sta ancora valutando cosa conterrà il pacchetto. Le opinioni divergono”. Una delle opzioni prevedrebbe l’introduzione di tassi sui depositi a due livelli e l’acquisto di prestiti “riconfenzionati” su prestiti in sofferenza. La notizia introduce l’eventualità di una mossa a sorpresa del presidente della BCE Draghi.

Le opzioni della BCE per un allentamento sono molte, ma crediamo che un mix di strumenti tradizionali sarebbe più efficace. Draghi probabilmente si riserverà misure di allentamento più esotiche nell’eventualità che le proiezioni d’inflazione e crescita scendano di nuovo.

Detto questo, vista la reputazione di Draghi nel superare le attese del mercato, non prevediamo che questa volta le deluda, qualsiasi sia la composizione del pacchetto finale. Prevediamo che Draghi ce la metterà tutta e presenterà tutta una serie di interventi. Il tasso principale sui depositi dovrebbe scendere di 20 punti base (previsione: 10 punti base).

È previsto inoltre un incremento di 10 miliardi di euro per gli acquisti di asset e una proroga di 12 mesi del programma fino a settembre 2017. I toni di Draghi saranno nettamente accomodanti, segnalando che, qualora le condizioni economiche lo richiedessero, ci sarà un altro allentamento. L’ulteriore allentamento esercita pressioni a vendere sull’EUR/USD, anche se ci sono già molti lunghi sull’USD.

Questa strategia aggressiva avrà un impatto reale sull’EUR/CHF e quindi la BNS dovrà reagire con un intervento di politica monetaria. La BNS probabilmente colmerà le attuali lacune sui tassi negativi e taglierà di nuovo il tasso sui depositi (vicino al -1,00%) dall’attuale -0,75%. Vediamo nel CHF una delle migliori opportunità di andare corti contro EUR, USD e valute dei mercati emergenti a maggior rendimento.

da http://it.investing.com

 
 
 

Petrolio: senza intervento Opec, “prezzi crolleranno a quota $20″

Post n°1897 pubblicato il 24 Novembre 2015 da Lucky340
 
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23 novembre 2015, di Daniele Chicca

NEW YORK (WSI) – Se l’Opec non interviene con misure volte a stabilizzare il mercato, il prezzo del petrolio finirà per scendere in area 20 dollari al barile. È il parere del ministro del Petrolio venezuelano Eulogio Del Pino.

L’eccesso di offerta nel mercato sta affossando i prezzi e nel 2016 la situazione rischia di degenerare. Anche secondo Goldman Sachs le quotazioni dell’oro nero potrebbero dimezzarsi ulteriormente dopo aver perso circa il 50% del suo valore in un anno.

Parlando ai giornalisti da Teheran, in Iran, il politico del paese sudamericano, il quarto esportatore di greggio al mondo, sta facendo pressioni sugli altri membri del blocco dei maggiori produttori della materia prima per adottare un livello di “prezzo equilibrato” che copra i costi della capacità produttiva dei nuovi investimenti.

L’Arabia Saudita e il Qatar stanno prendendo in considerazione la proposta di Caracas per stabilire un prezzo sugli 88 dollari al barile.

I ministri dei paesi Opec si incontreranno il 4 dicembre per decidere le politiche di prezzo e di produzione del gruppo, in un momento di eccesso di offerta che negli ultimi 12 mesi ha quasi dimezzato le quotazioni dell’oro nero, che si sono abbassate del 45%.

Le forniture dell’OPEC rappresentano circa il 40% della produzione mondiale e hanno oltrepassato il tetto ufficiale di 30 milioni di barili al giorno prodotti fissato dal gruppo per 17 mesi di tempo. L’obiettivo è difendere le proprie quote di mercato dalla concorrenza senza però sacrificare troppo i ricavi provenienti dal business legato alla materia prima.

“Non possiamo permettere che il mercato continui a controllare i prezzi“, ha detto Del Pino, il cui paese sta pagando caro il deprezzamento del petrolio. “Dobbiamo tornare ai capisaldi dell’Opec, il più importante dei quali è quello di agire sui prezzi del greggio. È un nostro dovere”.

Fonte: Bloomberg

 
 
 

SuperIndice_USA(LEI) in rialzo in ottobre

Post n°1896 pubblicato il 23 Novembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Il Conference Board Leading Economic Index ® (LEI) per gli Stati Uniti  è aumentato dello 0,6 per cento nel mese di ottobre a 124,1 (2010 = 100), dopo un calo dello 0,1 per cento in settembre, e un calo dello 0,1 per cento in agosto. 

"Il LEI degli  Stati Uniti LEI è aumentato bruscamente nel mese di ottobre, con il differenziale di rendimento, i prezzi delle azioni, e  i permessi di costruzione a guidare la crescita", ha detto Ataman Ozyildirim, direttore dei cicli economici e di ricerca della crescita a The Conference Board. "Nonostante la crescita del terzo trimestre poco brillante, le prospettive economiche ora sembrano migliorare. Mentre il tasso di crescita sui sei mesi del US LEI  è rallentato, l'economia americana resta in pista per una continua espansione  nel 2016. "

 L'uscita dei  prossimi  dati  è prevista per  giovedi  17 dicembre   2015.

   ^^^^^^^

il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti  poichè:

a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata  come ci dimostra Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


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Analisi Intermarket al 21/11/2015

Post n°1895 pubblicato il 21 Novembre 2015 da Lucky340
 
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Se alla prossima riuniune FED ci sarà un  rialzo dei tassi americani, l’effetto più immediato che che ne dovrebbe scaturire  è il ribasso del cambio euro-dollaro fino alla parità conseguenza di un  afflusso di capitali negli USA alla ricerca di rendimenti perduti nell'ormai svalutato mercato obbligazionario, mentre l'azionario USA potrebbe subire delle scosse di assestamento.

Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  IL LEI del conference Board ,  in aumento ad ottobre      da  sempre indicazioni per una buona espansione del PIL USA intorno al 2,2_2,5 anche nel  2015 .
  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito per settembre  vede una ulteriore diminuzione a 453.896. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso, quindi l'indicatore da ora un segnale di debolezza  del mercato.

Vediamo alcuni  Trading System cosa ci suggeriscono :

  • IL mio TS  weekly  (Futures)  nato per cogliere i trend di lungo periodo sui mercati indica al momento  sulle principali borse mondiali  una situazione  di congestione laterale sui massimi con   coni d'ombra in avanzata( Dax e Hang Seng short e SP_500 e China A50 in procinto di passarci)con  le commodities in profondo rosso con  i BOND stabili e  il   Dollar index decisamente   Long .
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile   gira LONG   per  novembre   2015, L'S&P 500 ha chiuso ottobre con un guadagno del 8,6%  dopo  una perdita  fel 2,64% nel mese di settembre . Tutte  e tre  le medie mobili sullo S&P 500  e  tre   ETF  del Portafoglio Ivy  segnalano "jnvestito ", ad eccezione  dell'azionario globale e delle commodities.

Vediamo  ora alcuni indicatori anticipatori dei punti di svolta del mercato  cosa suggeriscono :

$OEXA200R (indica la percentuale di azioni dello S&P100  che sono sopra alla  loro MM  a 200) è un indicatore tecnico disponibile sul StockCharts.com che può essere utilizzato per la previsione di entrate prudenti  e dei punti di uscita per il mercato azionario, per ridurre il rumore usiamo un MM a 50 che indica 41,12 in risalita . Ricordiamo che sopra il 50%  siamo in una  fase long del mercato ,  tra il 40 e il 50  siamo in una zona di incertezza, sotti i 40 si apre una fase Short.

 

 
 
 

Outlook 2016 secondo Goldman Sachs

Post n°1894 pubblicato il 21 Novembre 2015 da Lucky340
 
Tag: outlook
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1 novembre 2015, di Mariangela Tessa

NEW YORK (WSI) – Mancano solo poche settimane al 2016 e, come consuetudine, gli uffici studi delle banche d’affari iniziano a delineare quelli che a loro avviso saranno i temi dominanti del nuovo anno.

Tra i primi a mettere a punto le previsioni per il prossimo anno spicca la banca americana Goldman Sachs che, in un report odierno, ha identificato i  dieci temi che caratterizzeranno il nuovo anno dei mercati.

1 – Crescita stabile. Il Pil globale e’ previsto in rialzo del 3,6%, in linea con il +3,5% atteso per quest’anno.

2 – Prezzi Usa. L’inflazione statunitense resterà bassa ma non tanto come si aspetta il mercato. Questo per via del tasso di disoccupazione che si muove sotto un livello (5%), che spingera’ in alto i prezzi.

3- Divergenza nelle politiche monetarie. Mentre la Fed inaugurera’ un nuovo ciclo restrittivo di politica monetaria, la Bce e la Banca centrale giapponese sul fronte opposto continueranno a mantenere inalterata una politica di tipo espansivo. Ne consegue che sul fronte delle valute, la banca d’affari scommette sul proseguimento del rafforzamento del dollaro statunitense, che resta da comprare (buy) contro l’euro e lo yen.

4- Petrolio. Il prezzo del greggio continuerà a muoversi sottotono per effetto dell’alto livello delle riserve petrolifere Usa.

5- Materie prime. Continuera’ anche nel 2016 l’andamento ribassista delle commodity. Ed in particolare quello di alluminio, cemento, ferro.

6- Dopo aver toccato il picco nella fase pre-crisi, i risparmi globali continueranno la fase di contrazione.

7 – Sul fronte dei mercati, Goldman prevede che lo S & P 500 archivierà il prossimo anno a 2.100, il che implica solo un rendimento del 5% rispetto ai livelli attuali.

8- Rallentamento della crescita delle economie emergenti. Ed in particolare di quei mercati chevedono nelle esportazioni del greggio una parte consistente della loro ricchezza (vedi Russia e Messico).

9 – La bassa liquidità che ha caratterizzato il mercato obbligazionario nel 2015 diventera’ la norma.

10- Ripresa dei profitti delle imprese Usa dopo rallentamento del 2015

da http://www.wallstreetitalia.com

 
 
 

Outlook 2016 secondo Unicredit

Post n°1893 pubblicato il 17 Novembre 2015 da Lucky340
 
Tag: outlook
Foto di Lucky340

Titta Ferraro 17 novembre 2015

Il 2016 si preannuncia come un anno di consolidamento della crescita dell’area euro, Italia compresa. A dare un contributo essenziale all’accelerazione della crescita dovrebbe essere la robusta domanda, che andrà a compensare il difficile contesto esterno. E’ quanto previsto dall’Outlook 2016 presentato oggi da Unicredit che vede il PIL dell'area euro salire il prossimo anno dell’1,9% con la politica fiscale europea diventata leggermente espansiva, in parte a causa della maggiore spesa legata alla gestione della crisi dei rifugiati.

A dicembre la Bce potenzierà QE con anche taglio tasso sui depositi  
Il  prossimo mese intanto la Bce dovrebbe rompere gli indugi varando nuove misure di allentamento monetario con il potenziamento dell'attuale QE. Secondo gli esperti di Unicredit il quantitative easing sarà ampliato di 500 miliardi di euro con il ritmo di acquisti che potrebbe salire a 75 miliardi di euro al mese dai 60 mld attuali abbinato a un taglio del tasso sui depositi di 10-15 punti base. "La Bce potrebbe optare per un allungamento della durata del QE fino a fine 2016 o primi mesi del 2017 - ha sottolineato Marco Valli, chief Eurozone economist di Unicredit - con il livello degli acquisti mensili salire in area 75 mld". Alla base dell'estensione del QE il mancato raggiungimento del target di inflazione al 2%, che secondo Unicredit difficilmente verrò centrato nei prossimi 2 anni.

Per Italia atteso +1,4% del Pil 2016, debito inizierà a scendere 
Accelerazione della ripresa prevista anche per l’Italia. L’economia dello Stivale è vista crescere dell’1,4% nel 2016 e dell’1,2% nel 2017 con consumi privati solidi nel 2016. "A dare il maggiore supporto alla crescita sarà proprio la domanda domestica – ha precisato Loredana Federico, economista di Unicredit – ma anche l’export è atteso in buona crescita nel corso del 2016”. "Dalla politica fiscale arriverà un ulteriore impulso alla crescita italiana nel corso del 2016 e benefici alla crescita arriveranno anche dal minore costo di finanziamento per il settore privato”, ha aggiunto l’economista di Unicredit nel corso della presentazione dell’outlook economico 2016 redatto dall’istituto di piazza Gae Aulenti. 
Contributo alla crescita è atteso anche dagli investimenti grazie alla ritrovata fiducia delle imprese, alla migliore redditività e al declino significativo dei tassi di interesse sui prestiti, insieme agli incentivi fiscali per gli investimenti in macchinari. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la risalita è vista continuare a un ritmo simile a quello del 2015. Il tasso di disoccupazione diminuirà gradualmente verso l’11% nel 2017 (circa un punto percentuale in meno del 2015). 
Il deficit pubblico è atteso da Unicredit continuare a diminuire al 2,4% nel 2016 e all’1,4% nel 2017 e il rapporto debito/PIL, toccato il suo picco nel 2015, dovrebbe iniziare una graduale riduzione nel 2016 per poi accelerare al ribasso in modo significativo nel 2017.

Primo rialzo Fed a dicembre e poi altre tre strette nel 2016 
Unicredit ritiene che l’economia americana rimarrà uno dei principali motori della crescita mondiale nel 2016. Ci aspettiamo che il PIL si attesti al 2,6%. Le previsioni sulle mosse della Federal Reserve sono di un primo rialzo dei tassi nella prossima riunione di metà dicembre, cui seguiranno 3 ulteriori rialzi nel 2016.
La combinazione delle divergenti politiche monetarie di Bce e Fed comporterà a fornire una pressione temporanea al ribasso sull’euro. "In ogni caso, in chiaro contrasto con le attuali previsioni del mercato, riteniamo che l’euro sia vicino ai suoi minimi e che si rafforzerà di nuovo nella seconda metà del 2016”, sottolinea Unicredit che vede il cambio euro/dollaro salire a 1,12 a fine 2016.

 
 
 

Fed, aumentano al 92% chance rialzo tassi a dicembre

Post n°1892 pubblicato il 13 Novembre 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

3 novembre 2015, di Alessandra Caparello

WASHINGTON  (WSI) – Dopo aver adottato la linea della prudenza, la Federal Reserve americana potrebbe cambiare rotta e decidere di alzare i tassi di interesse a dicembre. A renderlo noto il vicepresidente della Fed, Stanley Fischer nel corso di una conferenza a Washington.

La mattina era toccato al presidente della Fed, Janet Yellen impegnata in un convegno di due giorni dedicato ai nuovi canali di trasmissione delle scelte di politica monetaria. Il numero uno della banca americana non si è sbilanciato sui tempi entro cui procedere al rialzo dei tassi di interesse. Più prolisso invece il vice Fischer secondo cui il dollaro forte sta tenendo a freno da una parte l’inflazione e dall’altra le esportazioni americane il che giustifica un possibile graduale rialzo dei tassi.

“Sebbene l’apprezzamento del dollaro e la debolezza all’estero siano stati shock notevoli, l’economia Usa sembra affrontarli ragionevolmente bene malgrado i loro effetti su certi settori dell’economia pesantemente esposti al commercio internazionale”.

Fischer si sbilancia e parla addirittura di dicembre per il rialzo dei tassi, mettendo in luce il ruolo chiave assunto dalla politica monetaria nel raggiungere determinati risultati.

“L’economia Usa sta gestendo bene questa situazione e quindi potrebbe essere appropriato alzare i tassi a dicembre (…) la politica monetaria ha giocato un ruolo chiave nel raggiungere questi risultati attraverso il posticipo di una stretta rispetto a quando fosse previsto poco più di un anno fa”.

Parole che danno man forte all’ultimo sondaggio realizzato dal Wall Street Journal che ha intervistato gli economisti e il 92% di essi si aspetta il rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese di dicembre prossimo. Una convinzione cresciuta nel corso del tempo: ad ottobre era propenso verso questa opinione il 64%, mentre un terzo riteneva il mantenimento dello stato attuale del tassi fino a gennaio o anche più in là. Il 5% degli economisti inoltre prevede che la Fed aspetterà fino a marzo per iniziare il percorso di “normalizzazione” della banca, mentre il 3% crede che i tempi siano ben più lunghi.

E se il 65% degli economisti interpellati dal Wall Street Journal crede che la reputazione della Federal Reserve sarebbe compromessa qualora deluda le aspettative degli analisti, il 35% invece non è affatto d’accordo, anzi rilancia: lasciare invariata la politica monetaria potrebbe essere la soluzione ideale per difendersi da notizie economiche non certo buone.

http://www.wallstreetitalia.com/

 
 
 

USA:Il rapporto occupazionale è stato migliore del previsto, rialzo tassi a dicembre sempre più probabile!

Post n°1891 pubblicato il 06 Novembre 2015 da Lucky340
 
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6 novembre 2015, di Laura Naka Antonelli

ROMA (WSI) – La Federal Reserve non ha più scuse e la prima stretta monetria dal 2006 potrebbe diventare realtà tra un mese di tempo. Il rapporto occupazionale governativo è stato migliore del previsto a ottobre negli Stati Uniti, che sono riusciti a creare 271 mila posti di lavoro, più dei 180-185 mila previsti dal mercato, con il tasso di disoccupazione che è sceso al 5%. Gli stipendi orari hanno registrato il balzo più accentuato dal 2009.

Gli economisti interpellati da Bloomberg si aspettavano in media 185 mila posti creati, quelli di Marketwatch 185 mila. L’elemento che ha maggiormente sorpreso il mercato, riferiscono gli analisti di MPS Capital Services, è stata la forte accelerazione dei salari. Le buste paga sono aumentate del 2,5% su base annuale (contro attese stabili al 2,3%), ritornando sui livelli di crescita del 2009. Anche il tasso di disoccupazione ha evidenziato segnali di miglioramento attestandosi su livello che non si vedevano da metà 2008.

Ora la banca centrale Usa potrebbe veramente premere il griletto alla riunione di politica monetaria di dicembre e alzare i tassi di interesse per la prima volta in quasi un decennio. Gli economiti ora si aspettano pressoché all’unisono che la Fed agisca. Ci vorebbe un numero catastrofico in novembre perché il prossimo report occupazionale rovini i piani della Fed. L’economista di ING Rob Carnell non si aspetta che questo accada.

Il dato, di per sé già cruciale in quanto termometro delle condizioni di salute del mercato del lavoro americano, ha assunto maggiore importanza dopo che Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ha detto chiaro e tondo che esiste una “reale possibilità” che i tassi di interesse Usa vengano alzati nella riunione di dicembre.

Ovviamente, la maggiore o minore possibilità dipende dal flusso di dati economici che saranno pubblicati da qui fino al giorno in cui il Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed-  non tornerà a riunirsi per elaborare, e poi annunciare, il verdetto.

Sul mercato valutario, il dollaro già scontava, prima della pubblicazione del report, l’adozione di una manovra di politica monetaria restrittiva da parte della Fed: la valuta ha infatti testato il record in otto mesi, in attesa del report che, secondo gli analisti, potrebbe indicare che il tasso di disoccupazione è sceso al minimo dal 2008: il biglietto verde ha guadagnato terreno nelle ultime ore di contrattazioni contro 13 delle principali 16 monete verso cui è scambiato.

Diametralmente opposta la performance delle valute dei mercati emergenti, che hanno perso terreno, sulla scia del minimo assoluto testato dal tenge, la valuta del Kazakistan, che si è indebolito fino a 309,79 sul dollaro, prima di ridurre le perdite. A tal proposito, si ricordi che gli economisti avevano previsto che la moneta si sarebbe stabilizzata una volta deprezzata fino a quota 300 nei confronti del dollaro – soglia testata ieri – stando a un sondaggio che Bloomberg segnala e che è stato condotto tra il 2 e il 4 novembre.

La banca centrale del paese ha intanto posticipato il meeting sui tassi previsto oggi e ha reso noto, tra l’altro, che ridurrà l’ammontare di dollari che vende per sostenere la valuta, al fine di proteggere le sue riserve valutarie straniere.

Ma i numeri positivi di oggi sono sufficientemente positivi da spingere Janet Yellen ad agire e alzare i tassi a dicembre? È la domanda che sta tuttora tenendo con il fiato sospeso gli operatori di tutto il mondo. E che a giudicare anche dalla reazione dell’euro, crollato in area 1,070 sul dollaro, lasciano intravedere per un si. Dopo il report di oggi la stretta monetaria è ormai cosa fatta.

da http://www.wallstreetitalia.com

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 04/05/2010
 

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