Creato da luigia.giudice il 02/04/2013
 

I giardini di zahaar

E all'improvviso,la poesia sbocciar come un fiore...( E se scrivo è x te... poesia...)

 

 

Tra le calendule gialle... Autore.luigia Giudice

Post n°14 pubblicato il 18 Giugno 2015 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice

03/04/2011 Autore:Luigia Giudice

Genere:piccola narrativa

Tra le calendule gialle

Era un mattino di primavera inoltrata, di quando i bambini,giocando a rincorrere un pallone: inseguono i sogni... Anche il mio li inseguiva: tra frenate e soste, quando si imbatté tra i piedi agili di quell'uomo che lo incitava, schioccando le dita,ad una sfida...

Nino,lo marcava stretto:un pallone di cuoio in contesa,un tirare di fiati, un tiro mancino,e poi, e poi : Goal!

E l' uomo ed il bambino si fermarono,uno di fronte all' altro:

senza togliersi lo sguardo di dosso...

Il giovane uomo:appena trentenne,era pallido in viso,troppo sporgenti aveva gli occhi ed un sorriso buono.

Il bambino in quel momento invece una testa tempestata da molteplici domande...

Io ,nei paraggi ,da dietro i vetri guardavo la scena e vedevo il piccolo Nino,indicare col dito qualcosa chiedendo risposte...

E seppur non comprendendo di preciso a cosa si riferisse , potei in modo sommario immaginare le sue domande dalle mutevoli espressioni del suo viso ma, avendo percepito nell'altro un pudico imbarazzo, una sottile tensione,decisi di intervenire con discrezione...

Provai gioia,all'uscio,quando li vidi battersi un cinque sul palmo delle mani creando un sodalizio...

Nino,come tutti i bambini,era calamitato dalla sua voglia di sapere,dal conoscere la vita in tutte le sue sfere...

Aveva tanti punti interrogativi nelle sue tasche Nino,e tante domande ancora senza risposte,ma questa è un' altra storia...

Ma andiamo avanti...

Conoscevo il piccolo leoncino e la sua maniera di rotolare i suoi: ''Perché?'' e seppur garbato, andava d' istinto un po' tanto,a volte,purtroppo... come me...

L'uomo,che chiameremo Albert,si era accorto della mia inquietudine e con un gesto d'intesa mi volle tranquillizzare... Lo rassicurai,a mia volta,

abbozzandogli un grato sorriso...così... da lontano...

Nino,mi scorse e mi corse incontro trapelante di novità e di sano sudore,stava quasi per accennarmi qualcosa di inerente a quell'uomo quando lo prevenni in contropiede e per un innato senso del privato e del pudore,lo invitai a non esporlo ,a meno che non fosse una cosa tanto 

grave,così seria,da mettere in pericolo la sua e altrui vita ... o la dignità umana e, quella non va tolta a nessuno...

Era ben visibile la malattia di quell'uomo e il suo soffrire e ciò mi avrebbe procurato maggiore pena se ad aumentare le sue afflizioni fossimo stati anche noi fautori...

Mi scusai con Albert se questo fosse involontariamente accaduto...

- No... no, mi rispose :stai serena,non è successo nulla di tutto questo,anzi ti dirò di più...

E rivolgendosi a Nino,disse: vedi,caro Nino,so bene di esser divenuto un fenomeno da baraccone, un oggetto di curiosità da parte di molti ...

Ma come hai visto,non ho nulla da rimproverarti,non mi hai deriso anzi... gli disse,scompigliandogli i capelli...

Avrei fatto la stessa cosa anche io al posto tuo, Ninì...

Mi sarei benevolmente incuriosito anch'io,a fronte dei tuoi anni,se mi fossi imbattuto in un tipo come me...

E mi sarei posto le tue medesime domande... 

Tacque...

percependo la sua stanchezza...  non esitai ad invitarlo a bere un bicchiere di tè fresco... insieme a noi...

Grato...lo bevve a grandi sorsi..

Poi,silenti,ci avviammo presso il muretto delle zagare fiorite e li, sostammo...

- Ascolta: mi disse ,ti voglio far vedere una cosa,e trafugando tra le sue tasche , ne uscì fuori un portafoglio e traendo da esso una foto,diceva:

- Ecco,vedi,non ci crederai,ma questo ero proprio io pochi anni fa,prima che il brutto male mi prendesse al laccio...

- Ed è inverosimile di come la vita di ognuno possa cambiare prospettiva da un giorno all'altro,sia in bene che in male e in maniera repentina travolgere le nostre aspettative individuali o collettive e bisogna essere preparati;

Erano, le sue, sagge parole, sagge ma non facili... pagate a caro prezzo sulla sua pelle...

Albert, nel parlare, ci fissava negli occhi e, quando mi fissava,i suoi mi entravano dentro, turbandomi l anima...

Aveva un modo garbato di porsi e la sua voce dai toni bassi e pacati pareva evocare quel sonoro avvolgersi del mare prima di sfumarsi e modularsi tra le tenere onde a lambire le rive...

L'avrei ascoltato per ore ed ore senza stancarmi,

ma fui presa da tristezza profonda e mi allontanai turbata da così tanta forza d 'animo;

Li lasciai soli a parlare per una manciata di minuti...

Ritornata, li trovai immersi in un denso silenzio,con gli sguardi fissi al suolo...

Sentendo i miei passi,Albert,riprese a parlare a monosillabi:

- No... non era così,prima che il male mi colpisse... Vedete questa cicatrice...? (Diceva questo abbassando il capo...)

- Vedi? E' iniziato da lì ,il suo naufragio ...

- Vedi com'era sano e forte?...

- E anche bellissimo:aggiunse Nino, sottovoce..

.- Fulgida luce aveva negli occhi,pienezza di vita era in lui,prima che l'agitarsi 

delle anomale onde lo travolgessero senza più scampo... castani e folti i suoi capelli,

- Amava lo studio,lo sport,il calcio... e correre,e saltare,e ridere..cantare..amare... sognare....

sognare...sognare... E di colpo tacque ancora ...

Di pietra io ero :... di pietra; anche il piccolo Nino, non fiatava...

presa... colpita... lontano scagliata, guardavo la foto e vedevo il sole...

guardavo Albert: era la notte,nella sua perfezione...

Era anima nuda, rimasta intatta nella sua bellezza,incastonata nel suo amaro dolce sorriso...

Una morsa al cuore... sbandai... appoggiai la schiena al muro e io... io non sapevo cosa dire...

e tacqui,pur' io...

Ma il cuore parla da solo,dà speranze future...

ma lui si fece serio..consapevole del suo stato...

non si dava speranze al presente, cercava pace... la sua pace...

Ebbe un attimo di smarrimento,poi disse:

- Sono stato bene... io vado...

breve è il tempo...

fugace la vita... io vado... è quasi estate e canta la vita... il suo corso continua...

Io vado :... il mare mi attende, voglio andare lì e ascoltare il canto, il canto del mare,colorarmi di cielo e di quiete: tra le calendule gialle... 

Tra le barche ormeggiate mi perderò d' immenso...

Prima che giunga la notte più scura,il freddo giaciglio, si... mi vestirò d' immenso... E tacque...

Chiusi gli occhi,:bruciavano forti, presi le sue mani tra le mie e...

e sussurrando gli dissi: il mar che lenisce t' aspetta... vai,uomo, non ti trattengo...vai... uomo...

La zagara emanava adesso un profumo fortemente inebriante,penetrava nei polmoni in tutta la sua essenza,celebrando la vita, facendo da contrasto a quel clima impietrito...

Riaprii gli occhi:la sua esile figura si allontanava mesta e lenta, per offuscarsi poi tra luci ed ombre...

Poi prima di sparire... scintillò tra il riverbero del sole... poiché la vita continua il suo corso... il suo corso continua...

Nino si appoggiò triste sul mio braccio...taceva...

cercai i suoi occhi... li baciai : - Sai,amore,vedi quel pallone: a volte, ci somiglia ... 

La vita, già... la vita... 

gioca brutti tiri,come nel gioco del calcio,ogni tanto si va in auto-goal... e si esce sconfitti...

Ma non sempre va così...no? Lo sai bene amore... non ci si deve arrendere... mai...

ma, andare avanti, con coraggio, anche fossimo in contropiede. 

Lo strinsi forte a me e mi sorrise triste...

Albert era già lontano e stringerlo avrei voluto adesso forte sul mio petto come un figlio,

Accarezzargli la testa: ora sua nuda,baciare quegli occhi: senza più luce,

quegli occhi così tristi e profondi, il suo sorriso buono...

Lo cercai... lo cercai invano : ... dentro e fuori dal mio tempo...

Lo cercai ma senza mai trovarlo... Nessuno aveva sue notizie...

Lo intravidi soltanto tra i miei pensieri... Lo immaginavo sempre tornare dal mare ... e poi 

riandare ... tornare e... riandare nuovamente verso il mare... sorridendomi mite...

Non passò molto tempo quando avvenne che : era un giorno di fine estate e durante il mio abitudinario tragitto verso casa prima che l'ombra del crepuscolo si arcuasse sotto l'orizzonte, notai,nella mia direzione, la solita simpatica comitiva di ragazzi fare capannello seduti su di un muretto...

Una leggera brezza accarezzava a tratti l'aria afosa smorzandola di poco... mentre i grilli acutizzavano il loro pressante ritornello... come ogni sera...

Ma fu il loro insolito silenzio e lo sgomento che traspariva dai loro sguardi ad attirare la mia attenzione... Ne dedussi che era successo qualcosa di spiacevole...

Rallentai il mio passo e trattenni il fiato quando riconobbi un paio di loro ... 

Li conoscevo... eh sì che li conoscevo... ! : ''Erano gli alunni di Albert assorti a fissare un giornale ... !''

Allungando il passo li udii 

bisbigliare accorati un nome al passato...

Col cuore in gola mi accostai a loro... e abbracciandomi mi dissero tra le lacrime : - Guardi...... guardi la foto...

Guardai : ... una figura di uomo ... sul far della sera... giaceva inerme tra barche e fiori... tanti fiori... 

 

Ci guardammo attoniti ... senza più parole ... 

Era Lui...! Era Albert ,era Albert... !

In coda alla didascalia una sola frase rianimò il mio cuore... :''Sembrava sorridere...''

E ti ricordo così..

.

tu... tu anima bella... 

...tra le calendule gialle...

 

Di:Luigia Giudice ( dal Post,già qui pubblicato: Ti ricordo così ,ora riveduto ed aggiornato) Luigia Giudice

 
 
 

Distrattamente... fino a qui... - di Luigia Giudice

Post n°13 pubblicato il 26 Giugno 2013 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice

Distrattamente... sino a qui...                         29/12/2010 Luigia Giudice



Si erano alzate di buon'ora le due sorelle, e tu,come al tuo
solito
stavi appisolato ancora nel grezzo conforto di ruvida
lana ,pesante coperta
facente barriera contro un gennaio
impietoso...
non avevi riposato bene quella notte,sarà
successo a causa di quella
tavolaccia sotto al materasso
vecchio e sdrucito,che tu ponesti con gran foga
la sera
antecedente,per ottemperare ai problemi sorti alla tua colonna
vertebrale,
o forse chissà dovuto al fatto insolito di aver
lasciata la robusta persiana di proposito
aperta,con le ante
spalancate,per far luce ad un'alba che si preannunciava piuttosto buia.

E ti sorprendesti con un mezzo sorriso, in sospeso, pur
nonostante le previsioni
di un almanacco appeso a bella vista
in cucina dalle sorelle, che preannunciava  una giornata nera e dedita
a un freddo polare,e invece,vedi?... sembrava proprio promettere
folate colorate di sole... : << CAMBIATE
ALMANACCO... DONNE! >>
Stuzzicandole allegramente tendesti l'orecchio stupito dal loro inusuale silenzio,poi
sentisti loro mormorar qualcosa tra il miagolio del gatto,
strofinii  stridenti di sedie lungo il pavimento e uno schioccar metallico di
stoviglie dentro il lavello.
Giunte
che furon d'innanzi alla tua
soglia,si fermarono allungando solo il collo per traverso,tenendo il
mento alto,
impedite com'erano dalle ingombranti ceste che
solevano portare appoggiate sul capo,contenenti la biancheria
da lavare di loro,di lor signor fratello e di lor signori tutt'intorno...
avvisandoti con aria sufficiente che loro andavano a
faticare,''loro'',giù, al torrente,pioggia o sole che fosse,
e che quell'almanacco
lo poteva ,volendo,direttamente gettar dentro la pattumiera e detto fatto
si accinsero ad uscire,alquanto offese ed impettite, sbattendo la porta con un colpo secco...

<< AHH LE DONNE...LE DONNE...!DOLCI E AMARE! >> enfatizzasti ad alta voce...        << Ecco,vanno al lor dovere,pur infastidite da così tanto gelo,  pur di sbarcare il
lunario,e disturbando pure il mio onorato riposo.>> Eh, già,facevi, spesso, un pò ironicamente il gradasso con loro,ma non appena udisti
i loro passi sulla strada,ti sentisti
un gran peso sul
cuore...

E giacchè avvertisti  come dei sassolini che rotevano come biglie
impazzite provocandoti non poca
inquietudine nella tua apparente
assonnata coscienza, lesto ti alzavi dal tuo caldo
giaciglio,ancora indeciso sul da farsi,ma quel clima glaciale ti penetrava nelle ossa, come
acuminati stalattiti, congelando
il buono proposito di
assecondarla... lei,la coscienza,t'incalzava allor senza tregua,così che
infilasti in fretta e
furia quell'occorrente già preparato da
te la sera prima, dentro le tasche dei pantaloni,e
imprecando
contro quel mese così gelido, facesti,in men che non si dica,  altrettanto velocemente ritorno tra
le coperte ancora calde...


<< E che dobbiamo fà..ehh... >>? sentenziò  sbuffando la
vocina dentro mentre tu tentavi invano, con la testa sotto al
cuscino,
di ignorarla,e ti girasti,e ti rigirasti... ma ahimè senza sosta nel non
trovar nè pace e nè sonno, finchè deciso o meglio arreso,mollasti
il
giaciglio.

E or,
pronto e imbaccuccato di tutto punto che fosti non uscisti da casa se
non prima di toglierti lo sfizio
di beffeggiare il gatto di
casa che beatamente se la dormiva sonnecchiando sornione,in cucina,
davanti
alla fornacella lasciata accesa,distrattamente dalle
sorelle,frigolante ancora di tizzoncini sotto la cenere...
ma nel
piegarti la schiena, per stuzzicare il povero micio,nel dispettoso intento di
tirargli la coda, in maldestro
movimento inciampasti in
qualcosa,rovesciando così la braciera di rame lucente,cosi che la
cenere e tutto quanto
si sparpagliava aleggiando intorno al tuo
naso,provocandoti un enorme starnuto che il gatto accolse
con fastidio evidente e miagolando sguaiatamente si rintanava nel tuo
letto,una volta tu fuori,trovando sollievo
a tutto quel
parapiglia.


Borbottando aprivi l'uscio di casa con tal foga
da far
scrostare il vecchio intonaco del pilastro
e con la stessa
foga la richiudesti.
Ma una volta fuori ti sentisti
ringalluzzire da quell'aria
mattutina,che pur serratamente
gelida dava tonicità al tuo umore
e al tuo corpo,si,nuovo
vigore pure donava...
tirasti con le braccia
aperte la misera schiena provata  ...
<< AHH CHE ALBA MAESTOSA... !!! >>
assaporavi l'ebbrezza di essere, tu,l' unico
abitante
camminante per le vie e viuzze di quel paese,ma che paese
pigro,
pensasti,osservando le persiane abbassate tutte
intorno,accompagnando
il tuo dire con un'altera smorfia della
bocca,scoppiando all'improvviso in una
clamorosa e sguaiata sonora risata
disprezzante: << IL PAESE DORME!!! Già...
IL MIO PAESE E' UN
DORMITORIO,già...! >>
Ora si che ti sentivi un uomo vero e
forte che alcun gennaio poteva
soverchiare o infragilire,e
mica eri una caduce foglia d' inverno,ribattesti,
ma una
quercia,e che quercia! Gesticolavi con enfasi teatrale additando
il tuo corpo.

Era sempre stato parte del tuo
temperamento essere ironico,trascendendo
spesso in un
schietto sarcasmo,ma bonario o no,era più forte della tua
ragione essere così istintivo e ciò comportava non poche grane,ma
in compenso
eri stimato, in segreto da loro, per questo tuo
metterti in gioco, anche contro tutti, nel caso
fosse stato opportuno farlo... in loro difesa...

Tuttavia,le tue sorelle non gradivano però quando tale atteggiamento

degenerava in te in netta arroganza,
in quanto
convinte fermamente di essere ancora zitelle per via del tuo
caratterino e,che nessuno
quindi aspirava a divenirti cognato,
in quanto incutevi, ai loro eventuali pretendenti, a volte, timore misto a sdegno
e, mentre assorto eri in
questi molestanti pensieri, non finisti la frase che il grigio
cappello
stava quasi per lasciare la sua dimora, ossia la tua testa, per traslocare
chissà in quale altro luogo,ma tu fosti lesto ad impedirglielo,calcandolo,in fretta e furia, ben
bene, fin giù,
fino a curvarsi gli orecchi.

Tirava un vento piegante ogni
cosa, al punto che fosti costretto,per forza maggiore, a
fermarti,arrampicandoti,a mò di edera, presso un muretto, pressando sempre il cappello
sul capo con una mano provvista di guanto per
giunta bucato
a causa dell'unghio di un mignolo che non solevi
mai accorciare del tutto...

I rami degli alberi,a causa della tramontana, parevano or
inchinarsi  al tuo passaggio,allorchè riprendesti il cammino
e tu in una spiccata accesa autoironia li ringraziavi con lauti
inchini
da ambo i lati divertito,salutandoli con le estremità
di una chilometrica sciarpa,
dono dello sferruzziar di una
sorella,sciarpa anch'essa grigia che tenevi agglomerata
attorno al collo come un paesello intorno a un campanile
ridondante...

Ma, giunto al sentiero scosceso che portava al torrente,
fosti
assalito da una nostalgia beffarda,intensa,
tanto che ti parse
di risentirla quella voce amata...
persuasiva... ammonitrice... risentivi quelle braccia
protettive
che ti cingevano al suo materno petto... e di quel suo sorriso
sorpreso... piacevolmente stupito di fronte alla tua
spiccata
istintività , alla tua prontezza di spirito...
si, la lasciavi
sempre di stucco ogni volta, osservasti...


Reminiscenze...soltanto reminiscenze...
a cui devo
necessariamente sottrarmi... ti ripromettesti inquieto...
poi un luccicchìo strano s'impadronì dei tuoi occhi
e un
letto bianco attorniato da gente,numerosa gente...
poi un
crescendo vivido di voci disperate tra effluvi d' incenso..
ti
rivedesti,lì,accovacciato, in disparte,
in quell' angolino
tetro,dove solevi rifugiarti per un tuo cruccio...
o quando ti
sentivi incompreso dai grandi...


E all'improvviso ti rivedesti lì ,ti ritornava un'immagine rimossa,ora nitida, stavi
lì,affranto come un
cane bastonato,tu,  bambino
fragile e insicuro,non volevi vedere,non
volevi sentire... non volevi... soprattutto  credere...
e quelle tue mani che sudavano fredde
incessantemente
poggiate,pressate,ai tuoi
orecchi...

Ahimè..di
nuovo quel solletico al naso ti distolse dai quei
ricordi
angoscianti,da quei tormenti,in fretta cercasti il fazzoletto
che avevi intrufolato chissà in quale tasca del cappotto o
dei
calzoni,
ma non facesti in tempo a spiegarlo che degli
inconsulti starnuti
colpirono la quiete e la beatitudine di
cinque o sei papere intente a covare
lì,nei pressi di una
piccola aia familiare,
le quali iniziarono a starnazzare a
tutto spiano...
<< MA CHE é!!! MA CHE é SUCCESSO ?? >> chiedeva con
enfasi una comare
all'altra a fianco... e quest' ultima all'altra
dirimpetto e in men che non si dica
divenne un coro accorato
in lungo ,in largo ed anche in diagonale...
mentre
tu,repentino,affrettavi il passo... allungando con un moto di stizza
il
bavero del tuo paltò nero,smottando sotto i baffi per tutto
quel fracasso per niente...
solo per una reazione esagerata di
quelle goffe paperette ad un innocuo starnuto ...


<< PERTUTTIiBLABLABLA' !!! MI SON BUSCATO PROPRIO UN BEL RAFFREDDORE COI FIOCCHI ,FIOCCHINI E
FIOCCHETTI...!!! esclamasti ad alta voce come a risponder contro
quel convulso blaterare...

Parlavi da solo con tono
nasale,additato dalle comare,tutto infreddolito, e questo
per
correr dietro a chi? A quelle due matte di donne...
MATTEE!!!
si,proprio matte ad uscir con quel cattivo tempo,interferendo
anche col tuo sonno riparatore a quella notte insonne...


Le tue frasi,però,risultarono astruse ed incomprensibili all'uomo
di passaggio,proprietario di una sgangherata carrozza,le cui
ruote
stridevano sul selciato,provocando rumoreggiante attrito
sulle pietruzze
sparpagliate sul terreno,
procurando
un fastidio assordante ai residenti del luogo ...

Da un
bel pezzo ti aveva chiesto informazioni sul bivio
da
prendere,già dapprima del famoso starnuto,ma
invano, poichè tu, già
distratto,poi assorto,poi ancora innervosito, non ti eri
neanche accorto della sua presenza.
Si era convinto,perciò, che
tu dovessi essere uno strampalato turista,forse francese... chissà,
concluse
dubbioso,in quanto parlavi a gran voce mentre ti spremevi il naso
con tal impeto da ambedue le narici non dandogli retta...
e dunque sconsolato se ne andava ammiccando, la tua stranezza,con se
stesso...

Intanto tu,sfregandoti le mani anchilosate dal
gelo,arrivavi quasi al torrente
sbuffando come un puledro
prima del galoppo in cruenta battaglia...
si che fosti
preso,attratto dagli sguardi curiosi di graziose giovincelle,
facenti ritorno, a gruppetti, con le gote arrossate,mentre guarnite
avean le teste
da vivaci scialletti a quadretti o a minuti
fiorellini,attaccati con un nodo alla nuca,
da dove
fuoriscivan dei morbidi capelli
fluenti sulle spalle ben
erette;sulle teste recavan le ceste profumate del buon pulito..


Elle ti fissavano, con sguardi timidi, ammirando il tuo portamento
elegante...
e tu essendoti sollazzato da quei suadenti freschi
risolini,
ne fosti soddisfatto non poco....
scuotesti la
testa,no... non poco...

Ma eccole là,le tue donne!!! Le
tue sorelle tanto quiete e care...
alle prese ancora con un
immenso bucato da pulire,piegate tra l'erba..
inginocchiate tra le acque
e il prato...
nonostante il freddo pungente...
anche se
un sole spiritoso,a tratti,s'intratteneva nell'azzurro,
facendo
capolino tra le nubi...

Eccole...eccole lì,,tutte le
donne e che donne!!!
a canticchiare, in coro, allegri remoti
stornelli per alleviar
la fatica...
solerte a
strofinare,a stropicciar il bucato cosparso di cenere, su delle grandi lastre di
pietra,
di gran lena e olio di gomito e tutte inzuppate le
lor gonnelle a delinear le
belle forme e i lor polpacci ben robusti
e sodi...

Ti celasti dietro una siepe,e introfulandoti guardigno traesti fuori
un
cavalletto,il tuo amato cavalletto,che per impressionare la
realtà
necessitavi nascondere tra i luoghi più impensati,poi ti
vidi accovacciarti a cercare
al centro dell'erba ancora umida
qualcosa,andavi a tantoni con una mano,non
t' importava ora di
sciupare il tuo vestito,d'altronde,lo curavi da te stesso quello,
ed ecco che con aria soddisfatta tirasti da lì,anche una larga
cassettina di legno
rivestita di pece,l'apristi di premura,ed
eccola lì, la tua tavolozza ricca di colori, e più inquieto che
mai
cercasti ancora con frenesia tra le tasche quell'occorrente,si,quattro
nuovi toni di colori e cinque pennelli
di varie misure pronti
per essere usati,no,no,non era il caso d'ìndugiare ancora,dovevi fare
presto prima che le donne
terminassero il lor servizio...

Non eri nuovo della zona,ne conoscevi ogni sfumatura,ogni suono e
profumo cangiante di stagione in stagione,
avevi già da tempo
catturato col tuo occhio felino la scena che or ti si presentava
davanti sotto una nuova luce e quella
doveva essere,avevi già
dipinto la tela nella tua mente..ma tu,pittore e artista,bisognavi
respirarne l'aria dell'attimo fuggente e coglierne
il senso,non
ti bastavano solo i colori ma mescolare ad essi tutto il tuo estro...
metterci dentro tutta l'anima tua palpitante di
entusiasmo
affinchè la tua emotività raggiungesse il suo culmine nella sua
completezza tra colori,realtà e te stesso per farne movimento,così che
la scena apparisse all'occhio di chi guarda,non una tela ma cento
tele,dove far scorrere la propria immaginazione sul prima e il
durante...

Le donne stavan sempre lì,una ancora intenta a lavare ,a

strofinare le vesti che via via si facevano sempre più candide,

l'altra quasi sul punto di distendere le grandi lenzuole su filari di lavanda...che

crescevano spontanee e numerose ... così pure numeroso era il gracidar rauco di aitanti ranocchi... qui e là...

Tu, senza farti scoprire da esse,le fissavi,le
scrutavi alzando il tuo folto sopracciglio con piglio felino...

La tela di
quella realtà sembrava adesso,all' improvviso,essere lei stessa a
catturare,te,pittore dell' anima per trasportarsi da se stessa tra
tutti i tuoi moti dal primo all'ultimo impulso cosi che si
dava vita e
forma e colore e dettagli... oscillava or sommesso,or incalzante il tuo
impeto,si,galoppante ardore s'insinuava con maestrìa raggiungendo le tue
dita così che ogni cosa tu guardassi ti diveniva... ti diveniva...

E come torrente divenisti, schiuma bianca ardente come brace... come
brace... e spossato distendesti alfin il tuo corpo ai piedi dell'opera compiuta
tua a mirarla... meravigliandoti di te stesso... compiaciuto non di te
 ma della natura intorno che compiva la sua opera donandosi al tuo estro ...   (Luigia Giudice)

 
 
 

Se... Luigia Giudice - scritta il 17-07-2010

Post n°12 pubblicato il 25 Giugno 2013 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice



Tu... addossato al muro dell' anima mia...

ne scavalcasti paure e dubbi...


ti ponesti al centro dei pensieri miei come lanterna...


a sfogliare i quattro angoli di un macigno...


e divenni pagine solo per sentire le tue mani...


e divenni terra solo per i tuoi passi udire...


e divenni ancora lanciata alla tua terra e...


ne toccasti realmente le radici...


Ah se solo la poesia per te scaturita...

avesse avuto in te realmente accesso...

non avresti chiesto ancora ...

                                                 se...       


                             Luigia Giudice

 
 
 

Pescatori di L.G.

Post n°11 pubblicato il 07 Giugno 2013 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice

PESCATORE...07-06-2013

Quanto amo la pace assorbita dei piccoli porti...
di quando all'alba tra le barche piccerelle... 

   timido vento si viene a dondolare ...

ma se poi tramonto  tra le ambrate e mute reti... a consolar s'impiglia...

  sta lì il gabbiano e mai s'arrende mentre  la notte attesa a lungo... scende...

Come falò di agosto riflessa ...tra le barche s'ormeggia la luna... e tace...

 

E tu.. all'alba... sguardo stanco posasti sul molo e io...  vi scorsi pagine e pagine di storia.. si... avevan dentro tutto il mare...  il mare che racconta...

di: Luigia Giudice

 
 
 

Ad un fiore... di L.G.

Post n°10 pubblicato il 06 Giugno 2013 da luigia.giudice

12/11/2012
Ad un Fiore... by L.G.

Mi dissi che al sorgere del sole,
sarei da te,salita,mia dolce
amica...

mi dissi che non era vero che il tuo  sorriso non avrei più trovato...

mi dissi che
domani ti avrei di nuovo
vista scendere le scale... mi dissi che preparato ti avrei quel caffè
speciale che tu
 tanto amavi...  mi dissi ...  mi dissi...

Ma che succede
adesso...perchè questi portoni
spalancati di mattina
presto.....

mi rispose la pioggia che scendea sulla
pietra...
e mi rispose e si riaprì la notte... no... non ci sarà il sorgere del sole sul tuo petto...no... non ti vedrò scendere le scale...
no,,, non avrà più
sapore quel caffè speciale...

ooh fiore... fiore reciso
tu fosti nel mattino...

e salire le scale
lentamente...
come udire vorrei ancora il tuo timbro forte  invece che campane... campane a morte...

e sentir
le gambe divenir pesanti...
 Tu stai lì ...inerme e  bianca...

no.. non credo ancora che tu più non
sei...
e prorompere in lacrime senza ritegno...
tu...mia
dolce amica.. tu per me sorella...

poichè mi dissi,no,non
sarà oggi che un angelo muore...
ma se non ti vedrò più
scendere le scale,,,
quanto più ti sentirò scendere nel
cuore...


Dedicata a te... dolce
Angela... by Luigia Giudice

 
 
 

E i miei quaderni non ho più toccato... Autore:Luigia Giudice

Post n°9 pubblicato il 29 Maggio 2013 da luigia.giudice

10/04/2010

E i miei quaderni non ho più toccato...
bruciano ancora mendicanti di vita,
giacciono lì esiliati pensieri,
notti di pianti,graffi di mare,cannelli e ninfee...

E i miei quaderni non ho più toccato...
bruciano ancora mendicanti di vita,
giacciono al buio nelle mie stanze,
candelabri trepidanti di ceri in attesa...

E i miei quaderni non ho più toccato...
brucian ancora mendicanti di vita.
si son fermati dietro barche incrostate di sale,
tra remi rugosi di sole...

E i miei quaderni non ho più toccato...
bruciano ancora mendicanti di vita,
si son levati su giunchi spezzati,
su tonnare spente di canti...

            su lune martirii di versi...

di Luigia Giudice

 
 
 

Poeta... Di Luigia Giudice

Post n°8 pubblicato il 28 Aprile 2013 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice

    23-03-2011

Poeta...    di Luigia Giudice

                                                                                                                    

 


Fu quando si dispersero le note dentro me...
accese dagli
ultimi guizzi di saette...
starcionate da pentagrammi indocili
in fuga...
vinte... abbattute...  così che musica taceva

orfana di me...

di quando le viscere di mia
terra sussultavano
all' alba fiamminga del suo indomito
zelo...

in quel tempo,lui venne a me con suono di
cedra...
e io,io lo ascoltavo rapita...ancora dall' inverno
intorpidita...

conobbi un poeta che immortala il suo
dolore come ferro rovente...
su fertile anima di chi lo
sente...
tra il silenzio della notte...io lo conobbi... e ne
bevvi a grandi sorsi... assetata di verbo ardente...

risvegliando malinconie abbracciate a speranze mai sopite...


e trovai rifugio nella casa dell' essence... nella casa del
poeta... entrai silente...
tra i suoi luoghi di luci ed ombre...

mi condusse tra i suoi giardini...tra antiche fontane...
tra
sentieri verdi vagai con lui fino a stancarmi...
fino a
togliermi il respiro...fino a consegnare la luna al mattino...


quante pagine e pagine di parole taciute irrompevano
dentro...
aprendomi varchi trascinando con sè tutto il vacuo
nel mare aperto...

mi appigliai alla speranza trovando salvezza
al naufragio...

ecco il poeta...accenna un passo... poi si
ferma... si volge verso me...
mi prende le mani... mi porta con
sè..

a lui non resisto... ohh amo le sue
grotte... ahhhh m'incurvo nei suoi anfratti...
consolarlo ai
margini dei dirupi... ohhh salpare...salpare voglio nel suo mare...

tra le sue selvagge terre...
lo cercherò e si farà trovare
il mio poeta... e solitario non sarà se la solitudine..
pur
dovesse lasciargli le mani...ci saranno le mie a tenere le sue...

 le sue le mie...
e mi farà spazio...e lì..ai suoi piedi
mi accuccerò nei giorni tristi..
lo coprirò del suo
mantello... e li... riposerò... muta... e non mi caccerà..
se verrà
la notte più nera...

su.su... lui mi aspetta.., andiamo da
lui... anima mia...lui ci aspetta...
giunge la sera poeta
solitario e non sarai più solo...

ancora conducici tra i tuoi
versi tristi... tra i tuoi dolci sospiri... se
tra canti d amore
si muovono le assenze...

dove... dove mi
condurrai stanotte.. mio poeta fiammingo?...

su quali arditi
venti condurrai adesso la mia anima in pena...?

by Luigia Giudice





 
 
 

DALL'ALTRO LATO DEL MONDO... di Luigia Giudice

Post n°6 pubblicato il 15 Aprile 2013 da luigia.giudice

 

 

 

15/02/2011

.Dall' altro lato del mondo.di Luigia Giudice


Tentenna l'abat-jour a far svanire il nero disincanto...

 premo di nuovo il pulsante,niente,si è inceppato un' altra
volta...

attendo allor quel fascio di luce,che dalle
fessure di una serranda socchiusa,
penetri,fasciandomi a
penombra...

un tepore m' investe la fronte mentre le mie labbra arse indugiano ancora
sul bordo di una
tazzina fumante di un matinè di brividi notturni..
la fronte
arde...

coperte di lana lascian la mia pelle divenendo
fredde figlie di un febbraio
baldanzoso di un pò di sole...


e un altro giorno si consuma tra fogli chiavi scale e
volti dai fugaci sguardi...
da piedi che svoltan angoli in tutta fretta
tesi i volti come archi senza occhi
eppur di faretre
piene di guardigni occhi... un tutt' uno...

e la vita
scorre sulla terra mentre i bambini muoiono dall' altro lato del
mondo...
quando i bambini muoiono sull' altra mano del
mondo... con gli occhi grandi...

vedi... ? Un gatto sta
portando via dai marciapiedi i troppi avanzi di un benessere
 messo in mostra tra i suoi denti...

e vedi i vecchi
pregare e alzare gli occhi...mentre i bambini muoiono dall' altro
 lato del mondo...
quando i bambini muoiono sull' altra mano
del mondo con gli occhi grandi..

è già sera...
l'abat-jour tentenna a spegnersi ancora...
coperte di lana
attendono che il calore del mio corpo stanco  le riscaldi...


e la notte cala sulla sera della terra..mentre i bambini
muoiono dall' altro lato
del mondo... con gli occhi grandi...

Autore:Luigia Giudice in av


 
 
 

E L Aquila pianse i suoi morti... del 10 Aprile 2009 di:Luigia Giudice av

Post n°4 pubblicato il 06 Aprile 2013 da luigia.giudice

Quel giorno un'inquietudine strana non li aveva lasciati e adesso che giungeva la sera si guardarono a lungo occhi su occhi, in silenzio, e si strinsero piu forti le mani in intrecci di gambe e di cuori...

si sussurravano ora parole dolci e si abbracciavano forte prima del bacio della buonanotte...

Lui tentennava a dormire seppur gli occhi chiedevano tregua e in quella notte d'aprile con la testa confusa, piano piano, scivolò dalle sue morbide braccia , non voleva svegliarla... Com'era bella immersa nel sonno! Un angelo !

Chissà perché,ma quella sera l'aveva sentita fremere come non mai... mai come quella notte si era sentito così piacevolmente rapito,camminò lentamente verso la finestra e scostando la tenda blu appoggiando i gomiti sul davanzale di granito, guardava il cielo...

La luna era nella sua fase ascendente...e Venere sembrava brillare ad intermittenza come quasi un s.o.s.  guardò giù sulla strada,forse sarà la stanchezza, si disse, ma per un attimo gli parve di vedere passare  l'ombra di un'aquila ferita...

Aprì con irrequietezza le imposte e, la rivide mentre i suoi occhi increduli seguivano il suo vacillante volo tra la fetta di cielo tra le case, poi un grande boato all' improvviso nella notte mise fine a tutti i suoi sogni...

E tacque la città presa nel sonno...

Ella tacque per alcuni interminabili secondi...

e solo il tempo di rendersi conto che non era un sogno, un brutto sogno, solo il tempo di riaprire gli occhi e lui si ritrovò nel profondo... schiacciato nello spazio angusto di un anfratto,solo il tempo di capire...e non la vide...

E insieme alla polvere si alzò un grido disperato... ovattato, prigioniero che scardinava i massi e sconfinava fino al cielo...E lassù la città antica e dignitosa ebbe paura dentro quelle mura e si riversò fuori come fiumana e milioni di voci si ritrovaron insieme ai confini disposte individualmente sulla linea che tratteggia il cerchio della vita

E su questo cerchio si diedero le mani e le alzaron all' unisono e la forza dell'amore, della vita si unirono alla vetta in diagonale, formando un alto monte ove arde il fuoco sacro della vivida speranza...Le ultime case, le ultime pietre adesso parevano appoggiarsi le une sulle altre  arrendendosi alfin all' ineluttabile, sciamando come api lungo il suolo...

E il sole apriva gli occhi e l'Aquila sconfitta dinnanzi al sole piangeva i suoi figli,piangeva i suoi morti...

E l'Aquila come mamma ferita a morte dinnanzi al sole pianse i suoi figli, dinnanzi ai gigli pianse i suoi morti e ascendevano al cielo nuvole bianche di acque impregnate rubate alla terra e amari canti che resero amara ogni parola...

Oh mio medioevo sbriciòlato in un battito d'ali...

E polvere di marmo fluiva candida sopra la terra cangiando colore alle rose rosse  e l'alta età si gettò sull'erba bianca, si chinarono pure a grondare la terra premendo lembi di lana sugli occhi rossi che mai eran stati così smarriti come quest'oggi...

E non fu vista così tanta rugiada come a quel tempo e si aprirono mille corolle su quella terra ...

E laggiù l' uomo più non la vide...

E laggiù nessuna finestra più per scostar quella tenda a guardare la luna piena ...

  E laggiù nella penombra voleva solo sognare, sognare e vederla, vedere il suo angelo per dirle ancora ''come sei bella'' e scavava e sperava di sognar ancora con i suoi occhi...

E nel frattempo intraveder volo di aquila dentro ai suoi occhi... e poi fermar le mani,quelle sue dita senza più unghia...

Li trovaron così, sereni a sognare, occhi su occhi, cuore su cuore

pietra su pietra come granito ...

*** *** ***

                                              Autore: Luigia Giudice   

 
 
 

E ti ricordo così... di L.G.

Post n°2 pubblicato il 03 Aprile 2013 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice

03/04/2011

Ricordo: Era un mattino di primavera inoltrata di quando i bambini,giocando a rincorrere un pallone, inseguono i sogni... anche il mio li inseguiva, tra frenate e soste, quando si imbattè tra i piedi agili di quell'uomo che lo esortava, schioccando le dita, a levargli il pallone...
Nino,lo marcava stretto,la palla contesa,un tirare di fiati, un tiro mancino,e poi, e poi... il goal...
E l' uomo ed il bambino si fermarono,uno di fronte all' altro,
senza togliersi lo sguardo di dosso...


Il giovane uomo,appena trentenne,era pallido in viso,troppo sporgenti aveva gli occhi e un sorriso buono.
Il bambino in quel momento invece una testa piena di perchè.
Io ,nei paraggi ,da dietro i vetri guardavo la scena e vedevo il piccolo Nino,indicare col dito chiedendo risposte...
ma non capivo bene di preciso cosa, potevo però immaginare le sue domande,dalle mutevoli espressionei del suo viso,ma  percependo nell'altro un leggero imbarazzo, una sottile tensione,decisi di intervenire con discrezione...

Provai gioia,all'uscio,quando li vidi battersi un cinque sul palmo delle mani creando un sodalizio..
Nino,come tutti i bambini,era calamitato dalla sua voglia di sapere,dal conoscere la vita in tutte le sue sfere...


Aveva tanti perchè nelle sue tasche Nino,e tante domande,ancora,senza risposte,ma questa è una altra storia...
ma andiamo avanti...
Conoscevo il piccolo leoncino e la sua maniera di rotolare i suoi perchè, pur se garbato, andava d' istinto un pò tanto,a volte,come me.

L'uomo,che chiameremo:Albert,si era accorto della mia inquietudine e con un gesto d'intesa  mi volle tranquillizzare... gli
annuì un grazie, con un sorriso,così,da lontano...


Nino,mi scorse e mi corse incontro,trafelato di novità e di sano sudore,stava quasi per accennarmi qualcosa inerente a quell'uomo ma lo prevenni in contropiede e per un innato senso del privato e del pudore,lo invitai a non esporlo ,a meno che non fosse una cosa
grave,così seria,da mettere in pericolo la sua e altrui vita o dignità umana e, quella non va tolta a nessuno...


Era ben visibile la malattia di quell'uomo e il suo soffrire e ciò mi avrebbe procurato maggiore pena se ad aumentare le sue afflizioni fossimo stati anche noi fautori,mi scusai con Albert se questo fosse involontariamente accaduto...

No... no,mi rispose,stai serena,non è successo nulla di tutto questo,anzi ti dirò...e rivolgendosi a Nino,disse: Vedi,caro Nino,so bene di esser divenuto un fenomeno da baraccone, un oggetto di curiosità per tanti...
ma come hai visto,non ho nulla da rimproverarti,non mi hai deriso anzi... gli disse,scompigliandogli i capelli...
avrei fatto la stessa cosa anch' io al posto tuo, Ninì...
ti avrei fissato con curiosità benevola anch' io,a fronte dei tuoi anni,se mi fossi imbattuto in un tipo come me...
e ti avrei fatto le medesime domande... tacque,lo sentii stanco e gli porsi un bicchiere di thè fresco... lo bevve a grandi sorsi..
poi ci appoggiammo,tutti e tre,al muretto delle zagare fiorite. Ascolta,mi disse,ti voglio far vedere una cosa,e trafugando tra le tasche dei pantaloni,usci fuori il portafoglio e traendo da esso una foto,diceva:
Ecco,vedi,non ci crederai,ma questo ero proprio io pochi anni fa,prima che il brutto male mi prendesse al laccio...
è inverosimile di come la vita di ognuno,possa cambiare da un giorno all altro,sia in bene che in male e in maniera repentina travolgere le nostre aspettative individuali o collettive e dobbiamo essere preparati;
La pensavo anche io così,gli risposi,commentando le sue sagge parole,pagate a caro prezzo,sulla sua pelle...
Alberto,nel parlare,ci fissava negli occhi,e quando mi fissava,i suoi mi entravano dentro, turbandomi l anima...

Aveva un modo garbato di porsi ma profondo,la sua voce usciva pacata,chiara come le tenere onde del mare a lambire le rive... L'avrei ascoltato per ore ed ore senza stancarmi,
ma fui presa da tristezza profonda e mi allontanai turbata da così tanta forza d 'animo;
Li lasciai soli a parlare per una manciata di minuti...

Ritornata, li trovai immersi in un denso silenzio,con gli sguardi fissi al suolo...
Sentendo i miei passi,Albert,riprese a parlare a monosillabe...

No... non era così,prima che il male mi colpisse. Vedete questa cicatrice? abbassando il capo...
Vedi? E' iniziato da lì ,il suo naufragio ,indicando lui nella foto... e diceva questo parlando in maniera distaccata di sè stesso... Vedi com'era sano e forte? E anche bellissimo aggiunse Nino, sottovoce...
fulgida luce aveva negli occhi,pienezza di vita era in lui,prima che lo scossor
delle anomale onde lo travolgessero senza più scampo... castani e folti i suoi capelli,
amava lo studio,lo sport,il calcio... e correre,e saltare,e ridere..cantare..amare... sognare....
sognare...sognare... tacque....


Di pietra io ero... di pietra; anche il piccolo Nino, non fiatava...
presa... colpita... lontano scagliata, guardavo la foto e vedevo il sole...
guardavo albert, era la notte,nella sua perfezione...
era anima nuda, rimasta intatta nella sua bellezza,incastonata nel suo amaro dolce sorriso...
Una morsa al cuore... sbandai... appoggiai la schiena al muro e io... io non sapevo cosa dire...
e tacqui,pur io.
Ma il cuore parla da solo,da speranze future...
ma lui si fece serio..consapevole del suo stato...
non si dava speranze al presente, cercava pace...
ebbe un attimo di smarrimento,poi disse:
Son stato bene... io vado...
breve è il tempo...
fugace la vita... io vado... è quasi estate e canta la vita... il suo corso continua...
io vado... il mare mi attende, voglio andare lì e ascoltare il canto, il canto del mare,colorarmi di cielo e di quiete, tra le calendule gialle... tra le barche ormeggiate mi perderò d immenso,prima che giunga la notte più scura,il freddo giaciglio,mi perderò d immenso... tacque.

Chiusi gli occhi, bruciavano forti, presi le sue mani tra le mie e le baciai...
e sussurrando gli dissi: il mar che lenisce t' aspetta... vai,uomo, non ti trattengo,vai uomo...


La zagara emanava un profumo inebriante facendo da contrasto a quel clima impietrito...

Riaprii gli occhi,la sua esile figura si allontanava lenta,lenta, per offuscarsi poi tra luci ed ombre...
Poi prima di sparire,scintillò tra il riverbero del sole,perchè la vita continua il suo corso...
Nino si appoggiò triste sul mio braccio,taceva...
cercai i suoi occhi,li baciai... si,amore,vedi quel pallone:siamo noi. La vita,a volte
gioca brutti tiri,come nel gioco del calcio,ogni tanto si va in autogoal... e si esce sconfitti...
ma non sempre va così...no? Lo sai bene amore... non ci si deve arrendere...

ma andare avanti anche fossimo in contropiede. Lo strinsi forte a me e mi sorrise triste...


Albert era già lontano e stringerlo avrei voluto forte sul mio petto come un figlio,
accarezzargli la testa ora sua nuda,baciare quegli occhi senza più luce,
quegli occhi così tristi e profondi, il suo sorriso buono...

Lo cercai ancora dentro e fuori del mio tempo ma senza trovarlo...
lo intravidi tra i sogni,una,due volte ma da molto lontano...
andava nel mare, veniva e riandava  sorridendomi mite...

Poi ,ricordo,un giorno di fine estate notai un capannello di ragazzi con un
giornale in mano,bisbigliavano piano un nome al passato...
col cuore in gola mi accostai a loro, guardi,signora,il nostro Prof. com'era bello... !
Era Lui... era Albert ,era Albert...

E ti ricordo così... tu, anima bella tra le calendule gialle...
Di :   Luigia Giudice a.v. Grazie...

 
 
 

Di mandorle e vaniglia... di L.G.

Post n°1 pubblicato il 02 Aprile 2013 da luigia.giudice
Foto di luigia.giudice

  20/07/2010
Di mandorle e vaniglia... di Luigia Giudice

Rovistando tra vetrine e vetrinette appartenenti a mamma mia ,mi
ritrovo tra le mani un piccolo fagottino,lo giro e lo rigiro
soffermandomi così a rovistare anche dentro me, su accenni di
sequenze di sorrisi misti a nostalgia, colline si fan le mie labbra

dapprima raggruppate e incerte si stringono a ricercare tasselli vissuti,da mettere in ordine ,tra quelle cartelle di vita,tra quei castelli di sogni,di desideri,e di fantasie,magari forse mai realizzati,ma,tuttavia sempre vivi in ognuno di noi ,in quella che è chiamata ''Speranza''.

Ed ecco presentarsi a me un mucchietto di ambrati tasselli,segnale di un lontano passato che stagliandosi tra binari
di ricordi iniziano ad incastrarsi tra di loro come un puzzle,fino a formare man mano un ricco mosaico,il nostro mosaico di vita,colorato di nostre svariate emozioni ,da cui  i personaggi attingono,e dove su ottiche psicologiche,si muovono,parlano e interagiscono a vicenda come su dei piani paralleli,su spazii girevoli di una vastissima gamma di programmi mentali includenti il cuore su cui spicca la sfera dell'anima da cui confluiscono e si convogliano i vari moti atti a smuovere come venti: pensieri,ottiche,sentimenti, sensazioni personali e tanto altro...

Si,adesso,sembra tutto pronto, la tela,mai statica, che cercavo,sta qui,di fronte a me,al  che le mie labbra si spianano,in primis, in un lauto sorriso, annuendo poi teneramente  tremule, mosse a malinconia...

Ecco,il filo dei
ricordi che lega il passato al presente è,ora, tra le mie dita e io
mi accingo a slegarlo ,insieme a voi,e sapete, vi potrà capitare,a tratti, di sentire e vedere e toccare i soggetti e ogni dove e ogni quando avvicinarsi a voi,fino a sfiorarne l'anima,ma soprattutto potrete tangerne e realmente esternare e gustare le vostre scaturite emozioni,i vari sentimenti che si susseguiranno su queste pagine,fino ad entrarne in simbiosi se solo guardarete al racconto con occhi,si,da adulti ma soprattutto con la semplicità fresca e pura di un bambino dove sempre alberga il solare giardino fertile della fantasia,nucleo dell'amore...  E  ritorno, così, a quel giorno lontano a quando... a quando... Era un mattino di fine inverno,sul presto,e dal letto
della cameretta condivisa da noi,tre sorelle,me ne stavo,io, in un
pacifico dormiveglia,quando udii dalla porta d'ingresso adiacente alla
nostra,due scatti di serratura,indi apriì gli occhietti,ancora assonnati,e
curvando la testa,vidi dall'uscio socchiuso,mia madre rincasare con la
sporta della spesa rigonfia,mi sedetti incuriosita sul letto a pensare,a fantasticare sulla cosa,ricordo che
indossavo un pigiamino giallo di flanellina leggera,guarnito di roselline e da
graziosi merletti,non so perchè,ma amavo averlo addosso,serviva spesso a
placare il malumore di bruschi risvegli,mi piaceva sentire sulla mia pelle il delicato tessuto,fine ma caldo ,e d'altronde si confaceva bene al mio innato gusto tendente
al romantico;insomma mi immaginavo rivestita di primavera... e avvenne che, mentre mi stiracchiavo alla stregua di
un gatto,mi sentii come investita da un'enorme nuvola che spargeva intriganti essenze orientali... annusai quell'aria che mi fluttuava  intorno come una sinuosa danzatrice,emanante un delizioso profumo,presagio di
festa,pensai,chissà,fiutai ancora, arricciando il nasino con più intensità', ma si,era
proprio profumo di mandorle e vaniglia...!

Mi alzai di scatto e a piedi scalzi attraversai celere la grande
sala piastrellata a grandi rombi,ma giunta che fui a metà,mi
fermai,poichè,proprio lì',sorgeva una antica scala a
chiocciola,sapete,di quelle rustiche,coi pioli in ferro battuto?
Ecco,bravi,si,quella... !

Iniziai così a salire i gradini che
portavano su ad un ammezzato attrezzato a cucinino,e trascinandomi
dietro la mia inseparabile buffa bambola di stoffa,raggiunsi la cima
e mi sedetti; dovete sapere che seduti da lì,non solo si disponeva
di un'ottica singolare,ma significava anche dotarsi di
un osservatorio ideale,atto ad osservare senza essere notati...
così che potevo seguire mamma mia affaccendarsi tra miriadi di
barattoli,barattolini ,posate,fornelli,su canti e scie di aromi che mi
ottenebravano piacevolmente quasi tutti i mie sensi... stordendoli,
così che quel tutto mi diveniva un sognar soave dove vorticar lentamente,scivolando a moviola dentro ad un arabesco girotondo...
Sembrava  che complici del sogno,si aggiungessero anche le pareti della cucina, colorate di verde, evocandomi così lunghe file di vivaci bancarelle di quei festivi giorni primaverili,su cui,tra zuccheri filati e torroni croccantosi... e tra questo e quello e tra montagne di
pistacchi e cannella... senza accorgermene ,mi appisolai di botto...

E fu in questo stato
che mi trovò il sole di mezzogiorno che filtrava dentato
dall'alta finestra di fronte... mi trovò così,
accucciata e assorta con le
braccina ad abbracciar sognante quelle ruvide ranghe
con il visino appoggiato,ovvero
quasi intrufolato tra quelle
intrecciate colonnine di ferro ,lavorate ad arte... Stropicciai dunque gli occhi e dopo

un lungo sonoro sbadiglio,mi resi conto di essermi addormentata,lì, su quella scala a chiocciola,

e  chiocciolina,sapete, mi sentiì pur io,tanto stavo ellitticamente pressata su  di me stessa,sorrisi...

Si stava un pò freddini su quei gradini e  perciò strinsi più forte a me la bambola,come per darmi calore... e ricontinuai a guardare...
Osservavo la scena e le sue leggiadre movenze.
La osservavo
ad occhi semichiusi come a fissar un sogno...
D'altronde,anche
al presente,a volte,mi è piacevole concepire la realtà
non mai senza l'alone
misterioso di quel che è chiamato: Il Sogno..
da cui però è
possibile ritornare anche tra echi di pagine perdute...

e forse chissà se da bambina ,inconsciamente, proprio da quest' ottica presente  scrutavo quello che sarebbe divenuto,in un giorno futuro,il mio passato

in tutti i suoi dettagli,così che mi ci soffermavo e mi ci destreggiavo con naturalezza e spontaneità

tra quegli anfratti più reconditi dell'animo umano. Appoggiai così,sempre a distanza, il mio
sguardo su mia mamma,e sul suo mento... e
sul suo pacato volto...
Sai,lettore,un
viso dolce quello di mia madre,ma a volte profondo come il mare quel suo fissare...
Folti i suoi capelli neri,neri e tenaci come
profonda lava di Vulcano...
ambra boschiva i suoi occhi da
Leonessa fiera ...
mai avara di sole d' agosto la sua graziosa
bocca..
boccuccia di primule e rose... robusti giunchi le sue
braccia laboriose..
cosicchè d' impulso lasciavo quei gradini
per correre da lei...
Mi abbarbicavo sul suo grembo con
le braccine tese...
e coi piedini tra terra e ciel
sospesi,diveniva ella,il mio centro,il mio monte,la mia scalata e
il mio rifugio...

Rimembro che un raggio di sole filtrò,fulmineo,tra uno spiraglio delle tende accendendo di luce il prezioso vassoio d'argento posto sul tavolo,uno dei doni di nozze,ricevuto da una facoltosa parente una decina circa di anni fa.
Quel vassoio brillava ai miei occhi non tanto per il suo fulgido
metallo
ma bensì per quei piccoli sassi bianchi e lucenti che
conteneva dentro...
No ,no!Bimba mia,non sono affatto dei sassolini,ma confetti
di mandorla,con la mandorla dentro,precisò la mamma e ne spezzò uno, con i denti,e
con un sorriso divertito,m'invitò con
sollecitudine
e garbo ad assaggiarne la metà rimasta, oh che buon profumo
emanava... e che sapore divino...!
Ecco,da dove proveniva quella nuvoletta dolce che con
stuzzichevole essenza
girava per casa...mi
dissi entusiasta e soddisfatta come una micetta curiosa !
E come erano ancora caldi,freschi di artigianale e rinomata
manifattura...!
Ecco perchè il loro aroma si era sprigionato solleticando ogni narice,addiritura anche quella del gatto di casa, il Mimì,che continuava a girare in cucina alquanto inquieto,che fosse anch'esso goloso di mandorle... mi chiesi con un ghigno degno di una scimmietta,e dai su,lettori miei,ma anche,loro,quelle mie sorelle ancora a poltrire,su su,avvicinatevi a me che ve lo spiffero in un orecchio:Ma vi sembra normale? Ma roba da matti!!! (Sorrido...)

Come difatti,esse,le mie sorelle,ancora assonnate e
ignare,erano rimaste a dormire come ghiri,anzi,meglio, come tartarughe,tanto erano coperte ,fino al naso... roba da non crederci!


Ancora tentennavo a credere come potessero dormire,con tutto quell'aroma delizioso che fluttuava anche sotto le loro narici,
davvero mi
stupivo o magari,chissà ,difatti mi convinsi che
si stavan crogiolando in un goloso
sogno... ehi cosa,cosa?E se si stessero mangiucchiando lor soltanto tutti quei sfiziosi dolcetti?
Stavo ancora formulandomi altre ''fantomatiche'' risposte ai miei dubbi,quando la mia attenzione fu attirata nuovamente su quei deliziosi
confetti.

Delicata mano li coglieva dal basso verso verso l'alto a piccole manciate per poi lasciarli ricadere su una
spessa balatina di marmo..

Sapete...cari lettori,non solo la
loro forma e il lor candore
mi richiamava alla mente quei bianchi
ciottoli di mare ma,anche il
lor tintinnìo,
il lor ''scruscio'' produceva al mio udito quel suono onomatopeico familiare di pietruzze,somigliavano tantissimo a quei piccoli sassolini bianchissimi ed ovali che si suole raccogliere sulle dorate spiaggie,e che anche noi tre sorelle solevamo fare e in seguito,anche il nostro unico fratellino,nato a distanza di sei anni da me,si unì a noi,nell'entusiasmante ricerca di ogni cosa che il mare,specie,dopo le burrascate lasciava a riva,si trovava di tutto,conchiglie ,fossili,pietre dal colore ambrato di luna,gusci interi di granchi,grossi pezzi di lava,e a volte,raramente stelle e cavallucci marini,si doveva però fare accurata attenzione alle infinità di meduse trasparenti che tapezzavano il lungomare , era un incanto per gli occhi ammirarle, poichè sembravano avere  luci psichedeliche al loro interno ,aaah bellissime davvero,erano reamente un'attrazione ,ma noi,non ignari delle dolorose conseguenze,qualora ne fossimo venuti a contatto,saggiamente,ci tenevamo a giusta distanza... Vedete lettori cari,ritornando all'assonanza tra confetti e ciottolini bianchi vi dirò che:


Che era ,per noi, una passione infinita ritenere quei sassolini nel palmo
di una mano
per poi lasciarli ricadere udendo il loro suono giocoso trastullarsi tra le pareti

strette di un secchiello che le nostre manine amavano scrollare con gli occhietti accesi di sole...
Avvolta mi ritrovo ora in
flussi di nostalgia che
sconnessa e vivace,come quei ciottoli,ricade tra le pareti dell'anima mia,mi urta... mi scontra... mi scrolla ...
mi rincorre su questo presente il passato,
e risento stridolini e risate incontenibili di
bimbi
che par
s'intrecciano felici tra dolci schiamazzii e  spruzzi
d'acqua... a rincorrersi sulla battigia mai esausti...


E sorrido a Lei..Madame
Nostalgia... si,

tre bambine e un bambino rivedo entusiasmarsi tra
ciottoli di tutte le forme e dimensioni,noi,con le manine colme,sempre zeppe di
conchiglie e vetri colorati ,
smussati e levigati dal
moto del mare che perenne trascorre... eterno...

fu la mareggiata inquieta della notte che li
aveva trasportato a riva con dovizia... sbisbigliavano all'alba,i pescatori...

si,mi par di vederli
ora,nella penombra, quei fanciulli, stanchi,insonnoliti,far ritorno a casa,e felici riporre
i loro
rispettivi fagottini
dai colori pastello,cuciti dalle mani
d' oro di
mammina cara... Assorta li vedo andare di spalle,

quando,ad un tratto, una delle tre,la più piccina,lentamente,

si gira verso me,appare teneramente crucciata,

e mi fissa a capo chino,abbassa lo sguardo...

lo rialza e di nuovo,e mi scruta attentamente...

scende velato di pianto il suo sguardo che è divenuto il mio,

scende e si poggia su questo saccoccio

che pressato forte stringo contro il mio tempo... contro al mio petto...

 

è di un verdino azzurrato codesto fagottino,

striato,sbiadito e stinto,ma a me molto caro...

fagotto che mi son ritrovata ad aprire tra passato e presente...

facente ritorno bagnato di mare,bagnato di sale,senza più sole...

Scusate lettori se adesso mi giro di schiena e abbasso gli occhi...

scusate se adesso quest'aria si sta impregnando di vento e di pioggia... e una

marea di tempi andati venirmi addosso... scusatemi ancora se nostalgia beffarda e veloce avanza,

così come quando scendeva le scale e la madre soleva abbracciare...

in agrumata essenza...

ma chi abbatter mai potrà in me la sua presenza quando da giardini di zagare

e cannelli mi giunge al cuore sempre... ?

La bimba incede lenta... eccola! Fiorita ancella!... di margherite ornata si è la piccola  testa...

sussulta il mio cuore al pensier di un sol suo abbraccio... ma

ecco che va al richiamo del mare... poi tra le scogliere quasi sfumare... e

tra scale e rombi fare ritorno dentro al suo mondo....

ma prima di svanire si gira e sorride... lasciandomi il cesto di sassi e fiorellini in dono colmo...

e tra battiti e vortici di luna udire una nenia lenta ... : non scordare ....

non scordare,non scordate mai il tempo mio,il tempo vostro,quel tempo nostro di luci ed ombre, ... apri le tue braccia... e batti le tue ciglia...

poichè sarò  fantasia, sarò la tua meraviglia,

su tempi ed echi nuovi

di mandorle e vaniglia... firmato: Luigia Giudice...  av...  Grazie...!

 

 

 

 

 
 
 
 

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