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L'URAGANO BUSH

Post n°42 pubblicato il 15 Settembre 2005 da ale.nasi
Foto di ale.nasi

L'uragano Katrina non ha solo spazzato via una città e migliaia di vite umane ma si è portata dietro una lunga serie di polemiche.
Personalmente sono due gli elementi che meritano una riflessione.
La prima riguarda tutti gli errori dell'amministrazione-Bush nel periodo precedente al passaggio dell'uragano e poi nei soccorsi dopo il disastro; in secondo luogo il dibattito sul razzismo comportamentale da parte dei soccorritori.

Nel secondo ambito i commenti possibili sono ben pochi. A mio parere anche solo il verificarsi di un avvisaglia circa una presunta diversità di trattamento tra bianchi e neri nelle fasi di soccorso è di per sè una (neanche troppo) piccola sconfitta per tutto il movimento americano.
Mi stupisce che un paese che ha sempre esaltato la sua multirazzialità possa essere accusato dalla sua stessa popolazione di razzismo in un momento così difficile e critico.

Il primo ambito di riflessione invece è di più largo respiro.  Non tanti giorni fà George W. Bush ha dichiarato che il "disastro Katrina" è un altro 11 Settembre........con tutto il rispetto per l'uomo più potente del mondo mi sembra decisamente un errore paragonare i due avvenimenti.
Le motivazioni che inducono a dissociarmi da Bush sono legate ai fattori della responsabilità e della premeditazione: quel maledetto 11 settembre 2001 nessuno (neanche l'intelligence, nonostante gli sforzi) poteva prevedere un attacco così profondo e crudele al cuore dell'America. Chi poteva immaginare scene come quelle, chi poteva fermare un attacco di questa efferatezza.

Per quanto riguarda l'uragano Katrina la situazione è ben diversa: il governo Bush non solo ha decisamente sottovalutato gli allarmi lanciati dai vari istituti di meteorologia sparsi per il paese ma ha tralasciato un enorme problema relativo agli argini che proteggevano le coste di New Orleans.
Questo è uno dei dati fondamentali. Quante vite si sarebbero salvate se l'amministrazione-Bush non avesse tagliato di quasi il 50% dei fondi destinati ai lavori sugli argini per reinvestirli nella guerra in Iraq? Quanto della vecchia "città del jazz" si sarebbe potuto salvare se il governo avesse studiato meglio il problema? Quante vittime si sarebbero evitate se l'esercito americano avesse avuto a disposizione la maggioranza dei suoi uomini, impegnati invece nelle missioni in Iraq e avesse così potuto svolgere meglio il proprio compito di salvataggio?

Domande che non avranno mai una risposta, ma che personalmente ritengo giusto porsi. Interrogativi che permettono di inquadrare un Presidente che lascia più dubbi che garanzie, capace dopo "solo" due settimane di prendersi le proprie responsabilità, ammettendo colpe che tutti gli avevano silenziosamente attribuito.

 
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