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Post n°18 pubblicato il 11 Giugno 2015 da mappe_riflesse

Posso dirlo? Ok, lo dico.

A me il pensiero positivo ha rotto i coglioni.

Ecco, l'ho detto.

Non che prima mi piacesse. Non mi è mai piaciuto. O meglio, non mi è mai piaciuto il modo in cui è entrato nella cultura popolare. Se provo a metterlo in discussione, la gente mi guarda schifata. Ma adesso mi sento più forte del tabù che ancora circonda il dogma del pensiero positivo (sì, è un dogma). Così, un po' come quando Gaber cantava «prendo coraggio e sparo il mio giudizio», dico che a me il pensiero positivo ha rotto i coglioni.

Chiarisco subito un punto fondamentale: l'idea che un atteggiamento positivo aumenti di molto la probabilità di esprimere le proprie risorse e raggiungere i propri obiettivi è giusta e sacrosanta. Non mi sogno neanche di mettere in discussione l'idea. È la necessità di essere felici comunemente associata a questa idea, che metto in discussione.

Questo senso del dover essere felici, di cui il pensiero positivo è figlio, non posso giudicarlo bene. Sono d'accordo con Zizek quando dice che è un corollario all'ideologia capitalista, che tutti noi abbiamo accettato senza alzare un sopracciglio. A me l'ideologia capitalista non piace, quindi il mio sopracciglio l'ho alzato.

Devi essere felice da cui non puoi stare male ergo se stai male devi venire corretto. Come una volta si “correggevano” i mancini o gli omosessuali. Che lo vogliate o no, il pensiero positivo parte da questa premessa: se soffri sei difettoso, devi venire corretto. La terapia correttiva che ci hanno dato è appunto il pensiero positivo. E proprio come per tutte le altre terapie correttive, la mia idea è che sia meglio il male della cura, perché ciò che si vuole “correggere” non ha in realtà nulla di sbagliato. Come non hanno nulla di sbagliato il mancinismo e l'omosessualità. È proprio falso il presupposto di base.

Avete delle tecniche per tirar fuori il meglio di noi e farci arrivare più in alto? Ottimo! Insegnatecele. Per esempio lo faceva benissimo Dale Carnegie all'inizio del Novecento, prima dell'ideologia capitalista del devi essere felice: il suo intento era avere degli strumenti in più per raggiungere la felicità, non ottenerla “correggendo” l'infelicità. Voi che mi leggete, capite la differenza? Capite quanto è sottile eppure cruciale?

Ecco, io mi sono rotto i coglioni e rompo apertamente il tabù: non sto a un gioco che ha queste regole. Se sto male non sto sbagliando, per il semplice motivo che gli stati d'animo non possono essere sbagliati. Non “correggerò” il mio dolore. C'è un momento per essere felici e un momento per essere tristi, e magari questo è il momento di essere tristi. Non può essere sempre primavera. E così come accetto l'autunno e l'inverno, accetterò il mio dolore in quanto reazione naturale a una brutta situazione. Mi permetterò di essere triste. Starò nel dolore. Lo affronterò, lo guarderò in faccia. E lo supererò.

Perché non sarà certo giudicandolo male che lo supererò.

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Commenti al Post:
makavelika
makavelika il 11/06/15 alle 15:16 via WEB
Mi sfugge il collegamento tra modelli macroeconomici e stati d'animo. Concordo con te comunque, una persona ha anche il diritto di provare sentimenti "negativi", a volte. Con moderazione. PS: per essere un musicista scrivi molto bene.
 
mappe_riflesse
mappe_riflesse il 11/06/15 alle 20:42 via WEB
Bella la tua domanda. Il collegamento in realtà non è tra macroeconomia e stati d'animo, ma tra macroeconomia e cultura. A differenza per esempio del socialismo, il capitalismo non propone la sua ideologia in termini morali ("organizziamo la società così perché è giusto"), ma dice "organizziamo la società così perché così avremo tutti più benessere". Il capitalismo incorpora la retorica della felicità come suo fine ultimo, perché in sostanza identifica la felicità col benessere economico. Secondo me, ma è un'idea che ho preso da altri, è da qui che deriva il bisogno culturale di essere felici, che è tipico degli ultimi decenni.
Grazie per il complimento! non sono un musicista di mestiere, purtroppo, sono un “semplice” appassionato che ascolta e suona molto :)
 
Word_User
Word_User il 11/06/15 alle 21:12 via WEB
l'ecocapitalismo possiede invece il principio della qualità della vita, pensi sia sempre lo stesso paradosso di felicità? in punta di penna wU
 
 
mappe_riflesse
mappe_riflesse il 12/06/15 alle 13:39 via WEB
Non saprei, difficile a dirsi... Tu che ne pensi?
 
   
Word_User
Word_User il 12/06/15 alle 16:33 via WEB
per credere in qualcosa di giusto..l'infelicità non va negata quando è espressione ma di tanto disagio sociale ed economico non v'è dubbio che procuri infelicità..
 
korov_ev
korov_ev il 02/07/15 alle 17:18 via WEB
Grande!
Neanche Fantozzi con la sua opinione su "La corazzata Potemkin" aveva fatto meglio. Meriteresti una standing ovation: quarantacinque minuti di applausi ininterrotti! :-)
Sono pienamente dalla tua parte e rivendico il mio diritto alla passione: cazzarola, la sofferenza è mia e me la gestisco io.
La sofferenza esiste ed è stupido volerla soffocare o negare, anche perché spesso è un mezzo di crescita, tanto che a volte non sappiamo dire se ciò che ci lascia valga davvero meno di quel che si porta via.
P.S. Prima scrivevi bene, Mappe, ma quel che leggo oggi è tutt'altra cosa... e non parlo di grammatica e ortografia.
 
 
mappe_riflesse
mappe_riflesse il 08/07/15 alle 21:32 via WEB
Fiero di avere già degli adepti :)
 
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