I dissensi aperti nel PD sono un segno positivo di opposizione al renzismo imperante
LA DIGNITA’ DEL LAVORO TORNA AL CENTRO DELLA POLITICA?
Con l’approvazione della riforma del lavoro si è consumata la spaccatura nel PD.
Alcuni, come Bersani, continuando a mugugnare hanno comunque votato a favore. Ma in trenta sono usciti dall’aula ed in cinque hanno votato NO.
Sarebbe riduttivo degradare questo fatto a semplice lotta di potere interna, a bega partitica. Per una volta tanto, nella politica italiana sono in discussione veri e propri principi, che riguardano temi economici ma, in un certo senso, anche etici, investendo direttamente la dignità dell’essere umano, la possibilità di avere e mantenere un impiego ed un reddito che gli consentano di vivere onestamente, senza sottostare agli umori del proprio datore di lavoro.
Il turbo-capitalismo che Renzi cerca di imporre, circondato dal suo cerchio magico e plaudente di cortigiani al governo, oltretutto senza nemmeno essere passato al vaglio dell’elettorato, ha messo un’importante tacca sul cinturone: la distruzione dei diritti dei lavoratori è quasi legge.
Cento anni di battaglie sindacali buttate nella pattumiera della storia.
Eppure qualcosa si muove. Il PD renziano ha vinto le elezioni regionali sia in Emilia Romagna che in Calabria, è vero, ma l’astensionismo si è rivelato incredibilmente alto ed il partito ha perso 750mila voti rispetto alle elezioni europee di cui il premier mena vanto continuamente. Questo è un segnale forte. Non è vero che il problema non esista: questo è un atteggiamento arrogante, tipicamente renziano, ma che si sfracella contro la dura realtà dei fatti e delle cifre.
E’ giusto e sacrosanto che ci sia dissenso nel Partito Democratico, e direi finalmente! Non si tratta di ricreare un altro partito di sinistra, e che sia magari di estrema sinistra. Si tratta però di dare vita ad una forza politica – attualmente inesistente nell’arco costituzionale italiano – che metta al centro la dignità umana, l’occupazione, il reddito, il diritto alla casa, la solidarietà, l’intervento dello Stato nell’economia: tutti concetti che non appartengono al capitalismo, non appartengono all’Europa dei burocrati ancorati al mito del bilancio in pareggio, non appartengono a Matteo Renzi ed alla sua corte di beneficiati: persone che credono solo, fortemente, nel proprio ego smisurato.