Amore cristiano

riflessioni e meditazioni sulla Parola di Dio

 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

ECCO, IO VI MANDO COME PECORE IN MEZZO AI LUPI

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi.

Siate dunque prudenti come i serpenti e

semlici come le colombe.

Però guardatevi dagli uomini, perchè

vi consegneranno ai tribunali, e vi 

flagelleranno nelle loro sinagoghe,

e sarete consegnati ai governanti, per causa mia

e per rendermi testimonianza davanti a loro.

Matteo 10, 16-18.

 

 

Abbandonarsi alla preghiera

Post n°99 pubblicato il 27 Dicembre 2014 da mauroproietti1953
 

"Com'ebbi udite queste parole digiunai e pregai dinanzi all'Iddio del cielo." (Nehemia 1:4) Le lacrime non furono tutto. Nehemia seppe portare il suo peso ai piedi di Dio, abbandonandosi a una preghiera accorata. Fece questo prima di intraprendere qualsiasi passo per sollevare i sofferenti e per l'avanzamento dell'opera di Dio. La compassione è il sentimento al quale Cristo stesso ci ha educato, le lacrime da sole non possono bastare a dare aiuto a chi è nel bisogno. Questa è una lezione che non dovremmo mai scordare: una compassione reale e una partecipazione tangibile alla sofferenza altrui devono accompagnare e seguire qualsiasi struggimento interiore. In un mondo che non smette di tenere il conto e si compiace nel quantificare i propri intimi patimenti, la generosità alla quale siamo chiamati rappresenta un equipaggiamento in cui l'egoismo dell'uomo naturale cede il posto al vivo interesse per i bisogni degli altri e al rallegramento sincero per il loro benessere. Dio si prende cura dei bisognosi molto più di noi, e la Sua compassione è maggiore di quella di cui noi siamo capaci. Possiamo quindi essere certi del Suo interessamento quando sussurriamo al Suo orecchio i nomi dei nostri amici. Egli sa meglio di noi come intervenire. Innanzitutto, portiamo il peso a Lui, e poi disponiamoci a compiere ciò che Egli ci indica. Il modo migliore di aiutare gli altri è, prima di ogni altra cosa, pregare per loro. Certo la preghiera non è tutto ciò che siamo tenuti a fare, Nehemia non si fermò alle lacrime e alle suppliche, né al digiuno e alla preghiera. Egli si dedicò interamente all'opera per il suo popolo. Lasciò il proprio palazzo lussuoso e si mise in viaggio verso Gerusalemme, prendendo a cuore quella causa e prodigandovi tutte le sue energie. Occorre qualcosa in più delle lacrime e delle preghiere. Dio fa appello al nostro intervento pratico. Molte persone piangono di fronte alle difficoltà e pregano con fervore per ottenere il sollievo desiderato, ma poi si fermano qui, e non fanno nulla di concreto. Il modo di agire di Nehemia fu esemplare: unì la compassione alla preghiera, e quest'ultima all'azione. Questi tre elementi costituiscono una sorta di corda a tre capi, che non può essere spezzata facilmente. A cura di: Consapevoli nella Parola

 
 
 

Licenziala perché ci grida dietro

Post n°98 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da mauroproietti1953
 

"E i suoi discepoli, accostatisi, lo pregavano dicendo: Licenziala, perché ci grida dietro." (Matteo 15:23) Gesù non è così fragile né così delicato da non sopportare di vederci soffrire quando un'esperienza dolorosa rappresenta per noi la soluzione migliore. Egli non solleva subito i pesi dalle nostre spalle quando, per la nostra crescita, è opportuno che li portiamo ancora per un po'. C'è un sentimentalismo stucchevole nell'idea che troppe persone hanno di Cristo. Molti pensano che Egli sia troppo tenero per sopportare la vista della sofferenza. Si può essere cedevoli nei confronti del dolore questo accade anche a genitori emotivamente troppo deboli nei confronti dei loro figli. Una pietà incontrollata è una debolezza, e spesso rappresenta un'insidia molto pericolosa. L'amore di Cristo non è mai tenero e affettuoso al punto di non essere anche saggio. C'è sempre il pericolo di sviluppare questi temi nella direzione di un'emotività estranea alla personalità di Dio. Di fronte a situazioni dolorose a volte si usano giri di parole riguardevoli, per timore di ricondurre direttamente a Dio la sofferenza umana. Eppure il Signore non fa mai l'errore di cedere alle suppliche di qualcuno, quando il rifiuto si rivela più opportuno della condiscendenza. Non dobbiamo credere di ottenere sempre ciò che vogliamo, sicuri che Dio non riesce a dire di no alle nostre lacrime. Egli non è troppo buono da permettere ai Suoi figlioli di allontanarsi senza ricevere una punizione, quando mediante la disciplina può incoraggiare la loro crescita. Non dobbiamo dimenticare una cosa: è sempre l'amore che muove la Sua fermezza. In quell'occasione Gesù non acconsentì alla richiesta dei discepoli, per dare a quella donna la completa e abbondante benedizione che Egli desiderava concederle, ma che ella non poteva ricevere immediatamente. Egli a volte ci dice di no e rimane in silenzio davanti ai nostri gemiti perché la nostra fede sia stimolata e per concederci le Sue benedizioni migliori solo in seguito. A cura di: Consapevoli nella Parola

 
 
 

Rallegratevi nel Signore per la vostra salvezza

Post n°97 pubblicato il 03 Novembre 2014 da mauroproietti1953
 

" Così i figliuoli d'Israele celebrarono con gioia la festa perché l'Eterno li avea rallegrati." (Esdra 6:21, 22) Il Signore si adopera costantemente per rallegrarci, se soltanto accettiamo l'amore che Egli ci trasmette nelle diverse circostanze della vita e impariamo a gioirne. La vita cristiana dovrebbe essere caratterizzata dalla gioia. Cristo desiderava che i discepoli avessero la Sua gioia, e che la loro allegrezza fosse completa. Ci sono infiniti motivi per i quali dovremmo essere allegri, quello di gran lunga preminente nasce dalla considerazione che siamo stati salvati dal peccato, e che ora apparteniamo alla famiglia di Dio. I privilegi di cui godiamo, le benedizioni e le speranze che ci sostengono sono più che sufficienti a far traboccare il nostro cuore di gioia. La realtà di un'esistenza esuberante dovrebbe essere la nota preminente di una vita che respira l'infinita perfezione dell'opera di Dio. La gioia non è soltanto una condizione dell'animo che si sperimenta nella vita quotidiana, ma un'esigenza volta a esemplificare agli occhi del mondo il tipo di esistenza che l'Eterno ha in serbo per i Suoi figlioli. Dovremmo dimostrare la nostra gioia con un sentimento di gratitudine. Alcune persone afferrano tutto quello che Dio dona loro e accettano tutto ciò che Egli fa per il loro bene, tuttavia trascorrono la propria vita mormorando e lamentandosi. Ogni piccola prova, ogni minima preoccupazione conta più della moltitudine delle benignità del Signore. Non appare mai il sereno sul loro volto, perché riescono sempre a trovare qualcosa che non li soddisfa. Il loro cielo è sempre cupo, e pare quasi che ogni occasione sia buona per esprimere accuse e per manifestare, una volta di più, la propria infelicità. Si tratta di un modo di vivere misero e desolante. Queste persone non hanno alcuna gioia in sé e non contribuiscono a rendere felici gli altri. Dio vuole che siamo lampade ardenti e risplendenti per diffondere la gioia del Signore ovunque andiamo. Invece di corvi che gracchiano, Egli desidera dolci usignoli: "Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi" (Filippesi 4:4). A cura di: Consapevoli nella Parola

 
 
 

La somma della Parola di Dio è la Verità

Post n°96 pubblicato il 07 Settembre 2014 da mauroproietti1953
 

La somma della tua parola è verità; e tutti i tuoi giusti decreti durano in eterno (Salmo 119,160). by Gaetano Rizzo Tenere conto della somma della Parola di Dio per conoscere la verità. Cosa signfica? La risposta si può sintetizzare in poche parole: “il contesto”. Per conoscere cosa la Scrittura ispirata afferma, qualsiasi sia l’insegnamento ricercato in essa, bisogna tenere sempre conto dell’insieme delle scritture. Di tutti i sessantasei libri che compongono il Sacro testo. Tutto ciò è veramente determinante. Infatti è facile travisare il messaggio biblico se non si tiene conto e non si segue tale principio universale. Sono diversi per non dire numerosi i passi biblici, i quali senza tenere conto dell’insieme delle scritture, possono essere travisati, facendo dire ad essi quello che in realtà non vogliono comunicare ai lettori. Gli stessi esempi che possiamo evidenziare i quali ci dimostrano come sia fondamentale seguire sempre il contesto scritturale prima di affermare con sicurezza: “tale è l’insegnamento della Parola di Dio”, sono numerosi. Due di questi li possiamo trovare sia sulla persona del Cristo che sulla perseveranza dei santi. Nel primo caso, come sappiamo, brani biblici come Giovanni 14,28; Matteo 24,36; Colossesi 1,15; esaminati in modo “acontestuale” sembrano sostenere a prima vista l’arianesimo. Solo che tenendo conto giustamente di altri passi del tipo: Giovanni 5,17-18.23; 17,10; Ebrei 7,3; e quindi dell’insieme delle scritture, costatiamo come invece la Parola di Dio sia trinitaria. Identico ragionamento va fatto sulla perseveranza dei santi. Anche in questo caso, vi sono brani biblici i quali sembrano dire a prima vista che un credente possa perdere la salvezza e tra essi troviamo Ebrei 6,4-6; 10,26-29; e 10,38. Eppure, anche in questo caso, tenendo conto del contesto e quindi di altri brani come Efesini 1,5-6.11; Romani 8,28-30; e 1Giovanni 2,19; notiamo che invece non è questo il pensiero delle Sacre scritture, bensì il contrario. Tutto ciò deve quindi farci comprendere quanto sia determinante tenere conto, come afferma il salmista, della “somma della Parola di Dio” dato che solo essa trasmette il pensiero biblico, la verità scritturale. Vi è un detto molto diffuso tra noi evangelici e che ritengo molto appropriato a riguardo. Esso afferma: “un testo fuori dal contesto è un pretesto”. Ebbene a questo punto ognuno di noi deve farsi una domanda. Desideriamo realmente ricercare la verità biblica, oppure il nostro scopo è quello di strumentalizzare la Parola di Dio col fine di sostenere le nostre idee preconcette? Come sappiamo, torcere le scritture per adattarle alle nostre convinzioni può essere molto pericoloso (2Pietro 3,16). Facciamoci quindi guidare dal Signore, dal suo Spirito e non dal nostro orgoglio e testardaggine e allora Iddio stesso ci aprirà la mente alle verità della sua Parola. Gaetano Rizzo | 3 settembre 2014 alle 5:06 am | Etichette: PAROLA, somma | Categorie: Messaggi e Meditazioni | URL: http://wp.me/p2U1jb-1JE

 
 
 

La Parola, nostra sola regola di Giovanni Calvino

Post n°95 pubblicato il 16 Luglio 2014 da mauroproietti1953
 

Ben è ogni cosa pura a' puri; ma a' contaminati ed infedeli, niente è puro; anzi e la mente e la coscienza loro è contaminata. Fanno professione di conoscere Iddio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abbominevoli e ribelli, e riprovati ad ogni buona opera. - Tito 1:15-16 S. Paolo ci ha mostrato che dobbiamo essere governati dalla Parola di Dio e ritenere i comandamenti degli uomini come vani e sciocchi, perché la santità e la perfezione della vita non appartiene a loro. Egli ha condannato alcuni loro comandamenti, come quando essi proibivano certe carni, e non tolleravano che noi usiamo quella libertà che Dio dà ai fedeli. Quelli che turbavano la chiesa all’epoca di S. Paolo, stabilendo certe tradizioni, usavano i comandamenti della legge come scudo. Queste non erano che invenzioni d’uomini: perché il tempio doveva essere abolito alla venuta di nostro Signore Gesù Cristo. Quelli nella chiesa di Cristo che mantengono questa superstizione di considerare proibite alcune carni, non hanno l’autorità di Dio, perché era contro la Sua mente e proposito che i Cristiani dovessero essere soggetti a tali cerimonie. Per farla breve, S. Paolo ci informa in questo passo che in questi giorni noi abbiamo la libertà di mangiare ogni genere di carne senza eccezione. Per quanto riguarda la salute del corpo, qui non se ne parla; ma la questione qui esposta è che gli uomini non dovranno porre loro stessi come padroni, per fare leggi per noi contrarie alla Parola di Dio. Visto che è così, che Dio non ha posto alcuna differenza tra le carni, usiamole pure; e non investighiamo mai cosa gradiscono gli uomini, o cosa ritengono bene. Ciò nonostante, dobbiamo usare i benefici che Dio ci ha concesso con sobrietà e moderazione. Dobbiamo ricordare che Dio ha creato le carni per noi, non perché noi ci saziassimo come maiali, ma perché le usassimo per il nostro sostentamento: quindi, accontentiamoci di questa misura che Dio ci ha mostrato nella Sua Parola. Se non abbiamo il nutrimento che desidereremmo, sopportiamo con pazienza la nostra povertà e pratichiamo la dottrina di S. Paolo; e sapremo come sostenere tanto la povertà quanto le ricchezze. Se nostro Signore ci dà più di quanto avremmo desiderato, nondimeno dobbiamo imbrigliare i nostri appetiti. D’altra parte, se Egli si compiace di toglierci il nostro boccone, e di non nutrirci che miseramente, dobbiamo esserne contenti, e pregarlo di darci la pazienza quando non abbiamo ciò che i nostri appetiti anelano. In breve, dobbiamo fare riferimento a quanto viene detto in Romani 13: “siate rivestiti del Signor Gesù Cristo, e non abbiate cura della carne a concupiscenze.” Accontentiamoci di avere ciò di cui abbiamo bisogno, e che Dio sa essere appropriato a noi; in questo modo ogni cosa sarà pura per noi, se noi siamo in quel modo purificati. Tuttavia è vero che sebbene noi siamo così impuri che le carni che Dio ha creato sono buone; ma la questione che dobbiamo considerarne è il loro uso. Quando S. Paolo dice che tutte le cose sono pure, egli non intende che esse lo sono di per sé, ma in relazione a chi le riceve; come abbiamo notato prima, dove egli dice a Timoteo, tutte le cose sono da noi santificate per fede e rendimento di grazie. Dio ha colmato il mondo di tale abbondanza che possiamo meravigliarci di vedere quale cura paterna Egli abbia per noi: perché quale fine o proposito hanno tutte le ricchezze sulla terra, se non per mostrare quanto liberale Egli sia verso l’uomo! Se non sappiamo che Egli è nostro Padre, e che agisce come un genitore verso di noi, se noi non riceviamo dalla Sua mano ciò che Egli ci dà, tanto che quando mangiamo, non siamo convinti che è Dio a nutrirci, Egli non può essere glorificato come merita; nè possiamo mangiare un solo pezzo di pane senza commettere un sacrilegio, di cui dobbiamo rendere conto. Affinché possiamo godere legittimamente di questi benefici, che ci sono stati concessi, dobbiamo essere risoluti su questo punto (come ho detto prima), che è Dio che ci nutre e ci sostenta. Questa è la purezza di cui qui parla l’apostolo, quando dice, tutte le cose sono pure, specialmente quando abbiamo in noi una tale onestà da non disprezzare i benefici concessi agli altri, ma desideriamo il nostro pane quotidiano dalla mano di Dio, essendo persuasi di non averne diritto, ma di riceverlo solo come la misericordia di Dio. Ora, vediamo da dove proviene questa purezza. Non la troveremo in noi stessi, perché ci è data per fede. S. Pietro dice, il cuore degli antichi padri fu purificato in questo modo, ovvero, quando Dio diede loro la fede (Atti 15). È vero che qui egli si riferiva alla salvezza eterna, perché noi eravamo completamente impuri finché Dio non si fece conoscere da noi nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, il quale, essendo stato reso nostro Redentore, recò il prezzo e il riscatto delle nostre anime. Ma questa dottrina può, e dovrebbe essere applicata a ciò che concerne questa vita presente; perché finché non conosciamo che, essendo adottati in Gesù Cristo, siamo figli di Dio, e che di conseguenza l’eredità di questo mondo è nostra, se tocchiamo anche un solo boccone di carne noi non siamo che dei ladri; perché a causa del peccato di Adamo siamo privati e banditi da tutte le benedizioni che Dio ha fatto, finché non le possediamo nel nostro Signore Gesù Cristo. Dunque, è la fede che deve purificarci. Allora tutte le carni saranno pure per noi: ovvero, potremo usarle liberamente senza esitazione. Se gli uomini ci prescrivono leggi spirituali, non dobbiamo osservarle, sicuri che tale obbedienza non può piacere a Dio, perché così facendo noi stabiliamo dei governanti per dominarci, rendendoli uguali a Dio, il quale riserva tutto il potere per sé. Così, il governo dell’anima deve essere mantenuto sicuro e saldo nelle mani di Dio. Dunque, se consentiamo tanta superiorità agli uomini da tollerare che le nostre anime siano imbrigliate dalle loro stesse mani, altrettanto riduciamo e sminuiamo il potere e il dominio che Dio ha sopra di noi. E quindi l’umiltà che noi potremmo avere nell’obbedire alle tradizioni degli uomini sarebbe peggiore di tutta la ribellione del mondo; perché significherebbe derubare Dio del Suo onore, e consegnarlo, come spoglie, a uomini mortali. S. Paolo parla della superstizione di alcuni dei Giudei, i quali volevano che gli uomini osservassero ancora le ombre e le figure della legge; ma lo Spirito Santo ha pronunciato una sentenza che deve essere osservata fino alla fine del mondo: che Dio oggi non ci ha vincolati a quel fardello che fu sostenuto dagli antichi padri; ma ha tagliato via quella parte che aveva comandato, relativa all’astensione dalle carni; perché essa fu legge solo per un’epoca. Visto che Iddio ci ha così liberati, quale sconsideratezza è per dei vermi della terra il fare nuove leggi; come se Dio non fosse stato abbastanza saggio. Quando accusiamo di questo i papisti, essi rispondono che S. Paolo parlava dei Giudei, e delle carni che erano vietate dalla legge. Questo è vero, ma vediamo se questa risposta ha una qualche ragione, o se sia degna di essere accettata. S. Paolo non ha detto solamente che ci è lecito usare ciò che era vietato, ma ha parlato in termini generali, dicendo, tutte le cose sono pure. Così, vediamo che Dio ci ha qui dato la libertà riguardo all’uso delle carni, in modo tale da non tenerci in soggezione, com’erano gli antichi padri. Dunque, poiché Dio ha abrogato quella legge che era stata da Lui stabilita, e non la impone più, che cosa penseremo quando vediamo che gli uomini inventano proprie tradizioni e non si accontentano di ciò che Dio ha mostrato loro? In primo luogo, essi cercano di mantenere ancora la chiesa di Cristo sotto le restrizioni dell’Antico Testamento. Ma Dio vuole che noi siamo governati come uomini adulti e dotati di discernimento, che non hanno alcun bisogno di istruzioni adatte ai bambini. Essi stabiliscono norme umane, e dicono che dobbiamo osservarle dietro la pena del peccato mortale; mentre invece Dio non vuole che la Sua stessa legge, relativamente ai tipi e alle figure, sia osservata da noi fino ad oggi, perché tutto ebbe fine alla venuta di nostro Signore Gesù Cristo. Sarà quindi lecito osservare ciò che gli uomini hanno concepito nella loro sapienza? Non vediamo che è una questione che va direttamente contro Dio? S. Paolo si contrappone a questi mistificatori: contro quelli che volevano vincolare i Cristiani ad astenersi dalle carni come Dio aveva comandato nella Sua legge. Se qualcuno dice che non è che una piccola questione l’astenersi dalle carni il Venerdì, o in Quaresima, consideriamo se sia una piccola questione il corrompere e l’imbastardire il servizio di Dio! Perché sicuramente, coloro che si danno tanto da fare a promulgare e stabilire le tradizioni degli uomini, pongono sé stessi contro ciò che Dio ha ordinato nella Sua Parola, e quindi commettono sacrilegio. Poiché Dio vuole essere servito con obbedienza, facciamo attenzione e manteniamoci entro quei confini che Dio ha posto, e non consentiamo che gli uomini vi aggiungano alcuna cosa di loro invenzione. In questo vi è qualcosa di peggiore di tutto il resto: perché essi pensano che astenersi dal mangiare le carni sia un servizio che merita qualcosa da Dio. Pensano che sia una grande santità; e quindi il servizio di Dio, che dovrebbe essere spirituale, viene bandito, come dire, mentre gli uomini si occupano di sciocche inezie. Come nel detto comune, lasciano la mela per la buccia. Dobbiamo essere fedeli, e rimanere saldi nella nostra libertà; dobbiamo seguire la regola che ci è data nella Parola di Dio, e non consentire alla nostra anima di essere condotta in schiavitù da nuove leggi, forgiate dagli uomini. Perché è una tirannia infernale quella che abbassa l’autorità di Dio e confonde la verità del vangelo con le figure della legge; e perverte e corrompe il vero servizio di Dio, che dovrebbe essere spirituale. Quindi, consideriamo quale prezioso privilegio sia il rendere grazie a Dio con la quiete della coscienza, essendo rassicurati che è la Sua volontà e beneplacito che noi godiamo delle Sue benedizioni: e affinché possiamo farlo, non imprigioniamoci nelle superstizioni degli uomini, ma siamo appagati di ciò che è contenuto nella pura semplicità del vangelo. Allora, come abbiamo mostrato riguardo alla prima parte del testo, ogni cosa sarà pura, per coloro che sono puri. Quando accogliamo il Signore Gesù Cristo, noi sappiamo di essere purificati dalle nostre lordure e falli, perché per la Sua grazia noi siamo resi partecipi dei benefici di Dio, e considerati come Suoi figli, sebbene in noi non vi sia altro che vanità. “Ma ai contaminati e agli infedeli, niente è puro”. Con questo S. Paolo intende che tutto ciò che procede da coloro che sono contaminati e non credenti non è gradito a Dio, ma è pieno di corruzione. Finché sono non credenti, essi sono ripugnanti e impuri; e finché hanno in loro tale lordura, tutto ciò che toccano diviene contaminato dalla loro infamia. Quindi, tutte le regole e le leggi che possono produrre non saranno altro che vanità: perché Iddio non gradisce nulla di ciò che essi fanno, anzi, lo aborrisce completamente. Anche se gli uomini possono tormentarsi con cerimonie e pratiche esteriori, tuttavia tutte queste cose sono vane finché essi non divengono retti nel cuore: perché in questo ha inizio il vero servizio di Dio. Finché dunque noi non abbiamo fede, siamo immondi innanzi a Dio. Queste cose dovrebbero essere evidenti per noi; ma l’ipocrisia è così radicata in noi che siamo inclini a trascurarle. Sarà prontamente confessato che noi non possiamo compiacere Dio servendoLo finché il nostro cuore non è spogliato della malvagità. Dio contese con il popolo dei tempi antichi per la stessa dottrina, come vediamo specialmente nel secondo capitolo del profeta Aggeo: in esso egli chiese ai sacerdoti se un uomo che tocca una cosa santa sia reso santo oppure no, e i sacerdoti risposero di no. Al contrario, se un uomo impuro tocca una cosa, questa diviene impura oppure no, e i sacerdoti risposero dicendo, essa sarà impura; così è questa nazione, dice il Signore, e così sono le opere delle loro mani. Notiamo ora che cosa contengono le figure e le ombre della legge. Se un uomo impuro toccava qualcosa, questa diveniva impura, e doveva quindi essere purificata. Nostro Signore dice, considerate cosa siete, perché non avete altro che impurità e lordura; e tuttavia, voi potete appagarmi con i vostri sacrifici, offerte e simile cose. Ma Egli ha detto, finché le vostre menti sono prigioniere di malvagia concupiscenza, finché alcuni di voi sono libertini, adulteri, blasfemi e spergiuri, finché siete pieni di inganno, crudeltà, malignità, le vostre vite saranno completamente illecite, e piene di ogni impurità, io non posso tollerarlo, per quanto possa sembrare giusto davanti agli uomini. Vediamo dunque che tutti i servizi che possiamo compiere, finché non siamo veramente riformati nel nostro cuore, non sono che parodie, che Iddio condanna e respinge completamente. Ma chi crede che queste cose siano così? Quando i malvagi, che sono presi nella loro malvagità, sentono un qualche rimorso di coscienza, si impegnano con qualche mezzo o altro a legarsi a Dio compiendo alcune cerimonie: ritengono questo sufficiente per soddisfare la mente degli uomini, credendo che Dio allo stesso modo debba esserne soddisfatto. Questa è un’abitudine che è prevalsa in ogni epoca. Non è solo in questo testo del profeta Aggeo che Dio rimprovera gli uomini per la loro ipocrisia, e perché pensano di poter ottenere il Suo favore con sciocchezze, ma è stata una continua contesa quella che tutti i profeti hanno avuto con i Giudei. Viene detto in Isa. 1:13, 14, 15: “Non continuate più a portare offerte da nulla; i profumi mi son cosa abbominevole; quant’è alle calendi, a’ sabati, al bandir raunanze, io non posso portare iniquità, e festa solenne insieme. L’anima mio odia le vostre calendi, e le vostre solennità; mi son di gravezza; io sono stanco di portarle. Perciò, quando voi spiegherete le palme delle mani, io nasconderò gli occhi miei da voi; eziandio, quando moltiplicherete le orazioni, io non le esaudirò; le vostre mani son piene di sangue.” E ancora viene detto, “Che se mi offerite olocausti, e le vostre offerte, io non le gradirò; e non riguarderò a’ sacrificii da render grazie, fatti delle vostre bestie grasse.” (Amos 5:22). Dio qui ci mostra che le cose che Egli Stesso aveva comandato erano lorde e immonde quando venivano osservate e abusate da ipocriti. Quindi, impariamo che quando gli uomini servono Dio secondo le loro maniere, essi illudono e ingannano loro stessi. Viene detto in un altro testo di Isaia, “chi ha richiesto questo di man vostra?” (Isa. 1:12) In cui è evidenziato che se vogliamo che Iddio approvi le nostre opere, queste devono essere secondo la Sua divina Parola. Vediamo così cosa intende S. Paolo quando dice che non vi è nulla di puro per coloro che sono impuri. E perché? Perché anche la loro mente e coscienza sono contaminate. Con questo egli mostra (come ho osservato prima) che fin quando non avremo imparato a servire Dio correttamente, nella maniera appropriata, noi non faremo alcun bene con le nostre opere; sebbene possiamo lusingare noi stessi ritenendo che esse siano di grande importanza, e in questo modo cullarci nel sonno. Vediamo ora quali sono le tradizioni del papismo. Il loro primo fine è di fare un accordo con Dio, mediante le opere di supererogazione, come le denominano; ovvero, le loro opere in eccesso, che sono tali quando essi compiono più di quanto Dio abbia loro comandato. Secondo le loro concezioni, essi assolvono al loro dovere verso Lui e Lo soddisfano con il pagamento reso dalle loro opere, e con il quale essi saldano il loro conto. Quando hanno digiunato nei loro giorni santi, quando si sono astenuti dal mangiare carne il Venerdì, quando hanno frequentato devotamente la messa, quando hanno preso l’acqua santa, essi pensano che Dio non debba esigere più nulla da loro e che non manchi nulla in loro. Ma allo stesso tempo, essi non cessano di indulgere nella fornicazione, nel libertinismo, nello spergiuro, nella blasfemia, ecc.: ognuno di loro si abbandona a quei vizi; e tuttavia essi pensano che nonostante questo Dio debba ritenersi ben pagato dalle opere che loro Gli offrono; come, per esempio, quando hanno preso l’acqua santa, venerato immagini, vagato di altare in altare, e fatto cose simili, essi immaginano di aver reso sufficiente pagamento e retribuzione per i loro peccati. Ma noi ascoltiamo la dottrina dello Spirito Santo riguardante coloro che sono corrotti, la quale è che non vi è nulla di puro nè di mondo in tutte le loro azioni. Ma mettiamo il caso, e supponiamo che tutte le abominazioni dei papisti non siano malvagie per loro propria natura; tuttavia, secondo questa dottrina di S. Paolo, non può esservi null’altro che impurità in esse, perché loro stessi sono peccatori e impuri. La santità di questi uomini consiste in sciocchezze e inezie. Essi si affaticano a servire Dio nelle cose che Egli non richiede, e allo stesso tempo lasciano non realizzate le cose che Egli ha comandato nella Sua legge. È accaduto in ogni epoca che gli uomini abbiano disprezzato la legge di Dio in favore delle loro tradizioni. Nostro Signore Gesù Cristo condannò i Farisei quando disse, “E voi, perchè trasgredite il comandamento di Dio per la vostra tradizione?” (Mat. 15:3). Così fu nei tempi passati, nei giorni dei profeti. Isaia gridava, “Perciocchè questo popolo, accostandosi, mi onora con la sua bocca, e con le sue labbra, e il suo cuore è lungi da me; e il timore, del quale egli mi teme, è un comandamento degli uomini, che è stato loro insegnato; perciò, ecco, io continuerò a fare inverso questo popolo maraviglie grandi, e stupende; e la sapienza de’ suoi savi perirà, e l’intendimento de’ suoi intendenti si nasconderà.” (Isa. 29:13, 14). Mentre gli uomini si occupano delle loro tradizioni, essi tralasciano le cose che Dio ha comandato nella Sua Parola. Questo è ciò che indusse Isaia a protestare contro coloro che affermavano le tradizioni degli uomini, dicendo loro chiaramente che Dio minacciava di accecare i più saggi tra loro, perché essi si erano allontanati dalla pura regola della Sua Parola per seguire le loro stolte invenzioni. Parimenti S. Paolo allude alla medesima cosa, quando dice che essi non hanno timor di Dio nei loro occhi. Non inganniamoci, perché noi sappiamo che Dio esige che l’uomo viva rettamente, e si astenga da ogni violenza, crudeltà, malizia e falsità; che nessuna di queste cose compaia nella nostra vita. Ma coloro che non hanno timore di Dio davanti ai loro occhi, è evidente che sono in errore e che non vi è che corruzione in tutta la loro vita. Se vogliamo sapere come dovrebbe essere regolata la nostra vita, esaminiamo il contenuto della Parola di Dio; perché non possiamo essere santificati dall’esibizione e dalla pomposità, sebbene queste siano così stimate tra gli uomini. Dobbiamo rivolgerci a Dio con sincerità, e riporre tutta la nostra fiducia in Lui; dobbiamo abbandonare l’orgoglio e la presunzione, e confidare in Lui con vera umiltà di pensieri affinché non siamo dominati dai sentimenti carnali. Dobbiamo sforzarci di mantenerci in riverenza, nella soggezione di Dio, e di fuggire la golosità, la lussuria, gli eccessi, il furto, la blasfemia, e gli altri mali. Così vediamo che Iddio vorrebbe che facessimo, affinché abbiamo la nostra vita ben regolata. Quando gli uomini vogliono giustificarsi mediante le opere esteriori, è come coprire un cumulo di lordume con un telo di lino puro. Quindi, mettiamo da parte la lordura che è nascosta nei nostri cuori; io dico, allontaniamo il male da noi, e allora il Signore accetterà la nostra vita; così possiamo vedere in cosa consiste la vera conoscenza di Dio! Comprendere correttamente questo ci condurrà a vivere in obbedienza alla Sua volontà. Gli uomini non si sono così abbrutiti da non comprendere che esiste un Dio che li ha creati. Ma questa conoscenza, se essi non si sottomettono alle Sue richieste, serve come condanna per loro, perché i loro occhi sono accecati da Satana, tanto che sebbene il vangelo sia loro predicato, essi non lo comprendono; al giorno d’oggi vediamo molti in questa situazione. Quanti sono nel mondo quelli a cui è stata insegnata la dottrina del vangelo, e tuttavia continuano nella brutale ignoranza! Questo è avvenuto perché Satana ha così posseduto la mente degli uomini con malvagi sentimenti che sebbene la luce possa splendere luminosa quanto mai, essi rimangono ciechi, e non vedono nulla. Impariamo, quindi, che la vera conoscenza di Dio ha una tale natura da mostrarsi da sé, e produrre frutti per tutta la nostra vita. Quindi, per conoscere Dio, come S. Paolo dice ai Corinzi, noi dobbiamo essere trasformati nella Sua immagine. Perché se fingiamo di conoscerlo, e allo stesso tempo la nostra vita è disordinata e malvagia, non servono testimoni per dimostrarci dei bugiardi; la nostra stessa vita produce sufficienti prove del fatto che siamo ipocriti e falsi, e che abusiamo del nome di Dio. S. Paolo dice in un altro passo, se conoscete Gesù Cristo, dovete disfarvi dell’uomo vecchio; come se dicesse, non possiamo dichiarare di conoscere Gesù Cristo, solo riconoscendolo come nostro capo, e perché Egli ci accoglie come Suoi membri; questo non può avvenire se non ci disfiamo dell’uomo vecchio e diveniamo nuove creature. Il mondo ha in ogni epoca abusato scelleratamente del nome di Dio, come fa ancora oggi; quindi, riconosciamo la vera conoscenza della Parola di Dio, di cui parla S. Paolo. In conclusione, non posiamo le nostre opere sulla bilancia, dicendo che sono buone e che ne abbiamo una buona opinione; ma comprendiamo che le buone opere sono quelle che Dio ha comandato nella Sua legge e che tutto ciò che possiamo fare oltre a quelle è nulla. Quindi, impariamo a plasmare la nostra vita secondo ciò che Iddio ha comandato; a confidare in Lui, ad invocarlo, a rendergli grazie, e ad accettare con pazienza qualunque cosa Gli piaccia di mandarci; a comportarci correttamente con il nostro prossimo, e a vivere onestamente davanti a tutti gli uomini. Queste sono le opere che Dio richiede dalle nostre mani. Se non fossimo così perversi per natura, non ci sarebbe nessuno di noi che non saprebbe discernere queste cose: anche i bambini saprebbero discernerle. Le opere che Dio non ha comandato non sono che stoltezza e abominio, con le quali il puro servizio di Dio viene deturpato. Se desideriamo conoscere che cosa costituisce le buone opere di cui parla S. Paolo, dobbiamo mettere da parte tutte le invenzioni degli uomini, e semplicemente seguire le istruzioni contenute nella Parola di Dio, perché non abbiamo alcun’altra regola che quella data da Lui; che è quella che Egli accetterà quando ne renderemo conto nell’ultimo giorno, quando Egli soltanto sarà il giudice di tutta l’umanità. Inginocchiamoci ora innanzi al volto del nostro buon Dio, riconoscendo i nostri falli, pregandolo di farceli percepire più distintamente, e di donarci un fiducia nel nome del nostro Signore Gesù Cristo tale che possiamo accostarci a Lui ed essere rassicurati che i nostri peccati sono perdonati e che Egli ci rende partecipi di una fede salda, con la quale ogni lordura possa essere eliminata. Gaetano Rizzo | 16 luglio 2014 alle 4:47 am | Categorie: Uncategorized | URL: http://wp.me/p2U1jb-1Jv

 
 
 
Successivi »
 
 
 

INFO


Un blog di: mauroproietti1953
Data di creazione: 30/10/2011
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

ULTIME VISITE AL BLOG

c.porzio2007lorenzo102011Barbara.90dommy82sonoiowalter.rizzottiEdyAleangelatagliaficomauroproietti1953sguain89geppimazzafaag38GiuseppeLivioL2gcapollopino_ottavianolibecciopr
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963