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Primari a vita, nessuno li valuta anche se la legge c’è

Post n°16 pubblicato il 25 Agosto 2009 da pqr9

L'articolo originale

http://www.misericordie.org/rassegna/rsMISE/80523.pdf

la cosa bellissima sono le parole (alla fine dell'articolo) del "compagno" Bissoni assessore alla sanita' e ex sindaco rosso di Cesenatico: Il problema e' la selezione, mai il rinnovo, questo deve essere un'eccezione.

E bravo il compagno, allora basta leggere Pirani per capire che selezionano chi dicono loro, li tengono quanto e se fa comodo a loro e viva la democrazia e la trasparenza.

Compagno Marino non hai niente da dire? e Tu compagno Marrazzo difensore dei Poveri?

La legge 502/92 parla chiaro: l'incarico ai dirigenti di II livello ha durata quinquennale ed è rinnovabile, ma solo dopo l'analisi dei risultati ottenuti dal primario, non in modo automatico. Ne parla il Messaggero.
«Ma quanti rispettano la legge? - s'interroga il quotidiano - praticamente nessuno, i primari che non vengono confermati si contano sulle dita di una mano. In teoria il rinnovo d'incarico spetterebbe a una commissione composta dal direttore sanitario e da due dirigenti, uno designato dalla Regione, l'altro dal consiglio dei sanitari, entrambi, in ogni caso, esterni all'unità locale». 
«Prendiamo ad esempio il Lazio, chi valuta? - mostra stupore Luigi Canali, presidente della Commissione regionale Lazio della Sanità - non mi risulta che siano mai state messe in atto procedure di questo tipo dunque debbo pensare che o non è stata fatta o è andata a buon fine. Quello che è più grave è che si è instaurata una forma di tacito consenso tra primari e amministrazione. Mi spiego meglio: i dirigenti nominati hanno preferito che gli venisse applicato il contratto collettivo di lavoro e non un contratto privatistico che li avrebbe "esposti" ad una verifica».
 «È una scelta contraria agli interessi della sanità pubblica - ribadisce Canali - appiattisce i valori. La meritocrazia si misura in base al raggiungimento degli obiettivi. Ma se la verifica non c'è, non ci sono neanche obiettivi. Abbiamo ottimi professionisti e mediocri professionisti. Ma li trattiamo tutti allo stesso modo. La controprova l'abbiamo avuta con la Riforma Bindi. Prevedeva per i medici la libertà di scelta ma solo l'8% nel Lazio ha chiesto il bollettario per svolgere l'attività privata».
Fonti: Il Messaggero, pag. 1, 11, EDOTT.IT

 
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