Universo personaPedagogia clinica & dintorni |
“Ogni persona brilla con luce propria fra tutte le altre. Non ci sono due fuochi uguali, ci sono fuochi grandi, fuochi piccoli e fuochi di ogni colore. Ci sono persone di un fuoco sereno, che non sente neanche il vento, e persone di un fuoco pazzesco, che riempie l´aria di scintille. Alcuni fuochi, fuochi sciocchi, né illuminano né bruciano, ma altri si infiammano con tanta forza che non si puó guardarli senza esserne colpiti, e chi si avvicina si accende”.
(Eduardo Galeano)
AMBITI DI INTERVENTO
L’intervento di aiuto per soggetti in età pre-scolastica e scolastica trova orientamento a seguito di un percorso diagnostico ed è rivolto alle abilità: espressivo/elocutorie, organizzativo/motorie,
comunicativo/relazionali
e apprenditive.
In accodo con la famiglia è previsto un coordinamento tra il pedagogista clinico e la scuola al fine di favorire un’utile integrazione tra l’intervento di aiuto dello specialista e l’iter educativo scolastico.
L’intervento di aiuto a favore di singoli adulti viene garantito da una diagnosi e dalla scelta di tecniche appropriate e armonizzate in modo flessibile, capaci di sostetare la scoperta, la conoscenza e l’accettazione di sé, placare le tensioni, mantenere vivo l’equilibrio delle emozioni, assumere una ritrovata fiducia, muoversi positivamente verso gli obiettivi desiderati. Interventi che predispongono ad andare oltre il disagio fino a modificare positivamente le abitudini, le regole di vita e il comportamento.
Le coppie e i gruppi trovano nelle diverse tecniche e modalità di utilizzo, occasioni importanti per uscire dal disordine e dal caos, conoscere e affrontare i rischi e le delusioni esistenziali. Ogni singolo ha l’opportunità di attingere alla propria fonte viva di significati e di risorse per acquisire un adeguato stile relazionale e comunicativo.
Altri interventi di aiuto condotti dal pedagogista clinico sono rivolti:
× all’orientamento scolastico
× alla formulazione di itinerari educativi di aggiornamento e formazione per il personale delle scuole e per gli educatori presenti in enti pubblici e privati
× al sostegno alla genitorialità.
PRESENTAZIONE DELLA PROFESSIONE.
METODI
Educromo, per il recupero della capacità di lettura; Writing Codex, per la codifica scrittoria; Eucalculia, per il potenziamento delle abilità logico- matematiche; Edumovment, per lo sviluppo delle potenzialità organizzativo-motorie; InterArt, per lo sviluppo della creatività; Body Work, Trust System, DiscoverProject, TouchBall per favorire la conoscenza e la coscienza topografico-corporea; Musicopedagogia, per il potenziamento delle capacità comunicative e interazionali; Memory Power Improvement (MPI), per lo sviluppo dell’attentività e della mnesi;
Bon Geste, per favorire abilità grafo-gestuali; Training Induttivo (TI), metodo di rilassamento per fronteggiare gli stati di disagio psi-fisico; Metodo Ritmo-Fonico, Coreografia Fonetica, Vibro Vocale, per lo sviluppo delle espressività e della comunicazione orale; Metodo Self, per il risveglio delle abilità nell’autonomia e coscienza di sé; Metodo Feeding, per migliorare la funzione masticatoria; Reflecting, per favorire lo sviluppo del sé; Semiotica Senso-percettiva, per facilitare l’interazione; PsicoFiabe, per stimolare l’immaginazione; Cyberclinica, PictureFantasmagory, ClinicalMentalPicture per favorire rinforzi ergici e nuove disponibilità al rapporto.
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I laboratori di teatro a scuola, come in altre agenzie educative, sono utili a superare forme di disagio o di sofferenza concorrenti (se non proprio determinanti) all'insuccesso scolastico e personale.
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Post n°63 pubblicato il 31 Dicembre 2011 da pedagogista72
Il Pedagogista Clinico è un professionista impegnato in ambito sociale e non sanitario. Negli anni si è inserito, facendo conoscere la validità dei suoi peculiari approcci alle problematiche segnalate, in diversi settori d'intervento: formativo, educativo, sociale, giuridico, libera professione e socio-sanitario (per prestazioni sociali). Egli cerca collaborazione con gli altri specialisti impegnati a diverso titolo nel dare risposte alle difficoltà dei soggetti, consapevole dell'importanza dell'interdisciplinarità e della integrazione degli aiuti, al fine di offrire una risposta qualificata ed efficace. |
Post n°61 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da pedagogista72
"la scuola non sempre dispone di strumenti per riflettersi e riflettere su se stessa: i ballerini, che praticano la loro arte alla perfezione, dispongono di specchi per osservare i loro movimenti. Dove sono i nostri specchi?" (Eisner, 1988)
Si assiste frequentemente nelle scuole all'attivazione di atteggiamenti e connessi comportamenti, che denotano un malcostume esistente nell'istituzione scolastica, le cui cause sono rintracciabili nello scarso senso etico di alcuni professionisti dell'educazione, nonché dall'assente considerazione di adempiere ad un servizio pubblico. Sovente, ahimè, si sperimentano nella prassi quotidiana, atteggiamenti di rifiuto verso l'innovazione e la sperimentazione di nuovi modelli pedagogici e didattici. I docenti si trincerano dietro pratiche tradizionali, per la necessità di avere sicurezze del proprio operato, ritenendo rischioso avventurarsi in percorsi nuovi il cui esito è incerto. Viene sottovalutata, così, la necessità di adeguamento, da parte della scuola, alla società in continua e veloce trasformazione, che impone il cambiamento. L'individualismo imperante e la scarsa fiducia nella comunità scolastica, poi, vanno a ledere i principi di collegialità e corresponsabilità, che sono tra gli indicatori cardine di un operato scolastico valido ed efficace. L'atmosfera nella scuola, quando non è disciplinata e condivisa, crea un clima di competizione poco produttivo, generando relazioni interne conflittuali e scarsamente coinvolgenti, dove non addirittura deprivanti. Si riducono le opportunità di soddisfazione e gratificazione nei confronti dell'attività svolta, con un conseguente abbassamento della qualità dell'istituzione. Un problema importante da affrontare, a mio avviso, risiede nel fatto che la scuola non produce volontariamente informazione in grado di compromettere l'interpretazione delle dinamiche interne ed esterne esistenti nel contesto di appartenenza. Essenziale, anzitutto, è assumere consapevolezza dell'esistenza dei "problemi" interni e quindi avviare un'accurata analisi sincronica e diacronica. Il passo successivo sarà quello di far ricorso all'esperienza, alla letteratura esistente, alle informazioni che si assumono. E' a questo punto che si potrà cominciare a formulare qualche ipotesi risolutiva, prospettando e anticipando possibili soluzioni, tra le diverse alternative prese in considerazione. a) Creare condivisione per contribuire alla strutturazione di valide modalità di attuazione dell'offerta formativa. In ultima analisi, la qualità del servizio scolastico non può prescindere dalla riflessione e autovalutazione d'istituto, operata da ogni componente. Questo significa avere sotto controllo l'incidenza dei fattori più significativi del processo formativo e la possibilità di canalizzarli in una direzione condivisa, che permetta il nostro intervento di formatori consapevoli. |
La casa nel cuore "COSTRUISCO UNA CASA NEL CUORE. (Ludovica Cima)
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Post n°57 pubblicato il 18 Dicembre 2011 da pedagogista72
Se ci soffermiamo ad analizzare alcuni aspetti della società attuale, non possiamo fare a meno di rilevare due tendenze che sembrano contraddittorie: da una parte l'economia, la tecnologia, l'universo della comunicazione, la cultura di massa vanno verso dimensioni planetarie; dall'altra il ritorno al regionalismo, alla piccola patria locale sembra rispondere ad un'esigenza di riscoprire le proprie radici e di definire i contorni di un'identità collettiva. Un'esigenza, quest'ultima, che, se estremizzata, rinchiude l'individuo nell'ambito ristretto delle proprie abitudini, in cui ritiene di avere certezze, deprivandolo di un'apertura umana di più ampio respiro. RAPPORTO SUGLI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA NEL SISTEMA SCOLASTICO NAZIONALE - A.S. 2010/2011 (Fonte: sito M.I.U.R.) Quadro di sintesi. A.s. 2010/11 Urge, dunque, educare alla diversità e questo sollecita gli insegnanti a definire gli obiettivi, i contenuti e le forme di un progetto educativo, che conduca a scoprire la ricchezza e la varietà del patrimonio delle conoscenze e dei modelli di vita ch i popoli hanno saputo creare. Da qui la convinzione che l'interculturalità debba essere una dimensione permanente di ogni educazione in quanto peculiarità di una formazione in vista della società che muta e si evolve in continuazione e, in questo processo, accomuna diversità che non sono solo di colore o di nazionalità. Educazione interculturale, quindi, come affermazione e tensione alla pace, ai diritti umani, allo sviluppo in contrasto con la violenza, la sopraffazione e il razzismo. Per l'approfondimento si rimanda al documento: "La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri" |
Post n°54 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da pedagogista72
Le trasformazioni economiche, tecnologiche e sociali delle società democratiche hanno reso i cittadini più consapevoli dei propri diritti e più attenti alla qualità dei servizi pubblici erogati: si avverte l’esigenza di una partecipazione fattiva e concreta alla vita comunitaria, partecipazione che possa tradursi in possibilità di scelte, iniziative, proposte, assunzioni di responsabilità dirette, cui corrisponda da parte dello Stato una risposta efficiente ed un’adeguata sensibilità ai bisogni della gente. In campo più specificamente educativo, affermazioni di carattere pedagogico e didattico o di natura psicologica, come la centralità dello studente, l’idea di comunità educante, la partecipazione democratica e l’apertura al sociale, postulano un approccio qualificato e nel panorama moderno sono ormai leggi dello Stato. In questo contesto, l’autonomia scolastica s’inserisce come la risultante di un processo graduale di innovazioni nei vari ambiti della Pubblica Amministrazione con un indirizzo legislativo conforme alle tendenze di aziendalizzazione ed efficienza dell’azione amministrativa, gradualmente affermate dalla L. n. 241/1990, che ha introdotto la riforma del procedimento amministrativo, dalla L n. 142/1990, che riforma l’ordinamento locale e dal Dlgs n. 29/1993, che attua una razionalizzazione amministrativa e privatizza il rapporto di lavoro pubblico. L’autonomia scolastica rappresenta, quindi, il traguardo di una riforma globale, in grado di consentire cambiamenti sociali e culturali, nel superamento del carattere di obsolescenza delle conoscenze, in vista di una formazione integrale della persona e per un nuovo welfare più sociale, ovvero meno assistenziale e centralista. La finalità è di valorizzare le risorse umane, la “qualità” dei servizi scolastici e dell’offerta formativa, i rapporti con l’extrascuola e le esperienze scuola-lavoro, adottando un nuovo modello di scuola, che risponda alle esigenze del contesto in cui opera. Emerge una relativa funzione dirigenziale con l’assunzione di una logica ispirata ai principi di efficienza ed efficacia, nonché la tendenza a forme di tipo contrattuale-negoziale. Nei riguardi del Dirigente scolastico, nello specifico, si è giustamente parlato di funzione “amministrativo-educativa” e di “organo bifronte” per via della precipua finalità educativa e non solo amministrativa della scuola. Le due grandi opportunità a disposizione per realizzare quanto detto e per dare spessore all’attuale impianto scolastico sono appunto l’autonomia da una parte, che costituisce la premessa obbligata, una risorsa imprescindibile, rispetto al rinnovamento del sistema scolastico e condizione indispensabile per una nuova centralità della scuola, e la qualità dall’altra, che si gioca nell’opportunità di favorire il passaggio da un impianto burocratico e centralista ad una forma di cultura di progetto e di processo, indirizzata al raggiungimento di obiettivi determinati e al conseguimento di adeguati risultati, in linea con i bisogni formativi delle nuove generazioni e con gli scenari futuri. Il percorso dell’autonomia scolastica non è stato facile: processi di innovazione in genere, al di là del maggior o minor grado di accettazione esplicitamente manifestata, non vengono in realtà facilmente assimilati e spesso tardano a produrre i loro effetti. Questo avviene perché in qualsiasi organizzazione, anche se in modo non visibile, vi è una forte presenza di automatismi, abitudini, routine, aspetti culturali che al di là della volontà, delle consapevoli scelte verso il cambiamento, producono nella sostanza un effetto frenante: più che attuazione di decreti e di leggi, infatti, l’autonomia è principalmente una questione di mentalità, di stile di lavoro, di progettualità integrata e creativa. A questo importante processo innovativo, quindi, nonostante il grado di accettazione e condivisione manifestato, non sempre ha fatto seguito un’effettiva azione di ricerca, una reale esplorazione verso il cambiamento ed il miglioramento. Esiste ancora il rischio, a distanza di anni dalla sua istituzione, di un cambiamento formale e non sostanziale, oppure si porta avanti un mero adempimento, ritagliando ad esempio dalle indicazioni legislative alcuni elementi senza però affondare nel cuore del fare scuola quotidiano, banalizzando in tal modo le riforme in atto: è necessario operare in modo che alla norma, alle disposizioni facciano seguito la riflessione, la discussione, e poi ancora, impostazioni ed azioni.
Dedicato ai colleghi che nei prossimi giorni affronteranno le prove scritte del concorso per dirigente scolastico. In bocca al lupo! |
I rapidi mutamenti della società attuale, il superamento veloce di idee e contenuti, così come l’esigenza di nuovi modi di pensare, di comportarsi, di rapportarsi con gli altri, di comunicare mettono sempre più in luce l’importanza dell’orientamento. Tra le varie agenzie di socializzazione, in primo luogo, chiaramente è la scuola ad avere le maggiori possibilità d’intervento. L’azione della scuola nell’orientare i ragazzi ad una scelta consapevole, nell’attuale situazione, deve avere sì una valenza informativa, ma soprattutto formativa, secondo lo stesso dettato legislativo (D.M. 487/97). Nell’ottica di un orientamento a più dimensioni, infatti, sarà adottato un stile orientativo non più solo per scelte relative all’ambito scolastico o lavorativo, ma anche per sollecitare la costruzione di un orientamento alla vita. A tal fine occorre concepire, in un percorso formativo continuo (long life education), un personale progetto che parta dalla capacità di scegliere conoscendo la realtà, ma anche e soprattutto se stessi. Orientare non significa più, o non significa solamente, trovare la risposta giusta per chi non sa cosa fare, ma diventa un’ulteriore possibilità per mettere il soggetto in formazione in grado di conoscersi, scoprire e potenziare le proprie capacità, affrontare i propri problemi. Sono importanti, in tal senso, competenze come la capacità di comunicare e comunicarsi, di trovare le informazioni necessarie, di continuare a formarsi, di saper usare le proprie conoscenze. La scuola adotterà un percorso formativo volto a promuovere elasticità nelle scelte, disponibilità al cambiamento, abilità di base e conoscenze molto personalizzate. Quanto più il soggetto acquisisce consapevolezza di sé, tanto più diventerà attivo, capace di auto-orientarsi e di delineare, in collaborazione con gli insegnanti, un personale progetto sufficientemente definito, che dovrà prevedere momenti di verifica e di correzione. L’auto-orientamento può essere sviluppato direttamente dall’alunno, ma risulterà certamente più organico se guidato dall’insegnante. I ragazzi dovranno essere avvicinati ad una conoscenza iniziale del mondo del lavoro, per aiutarli a riflettere su di sé, sulle proprie caratteristiche ed interessi, a scoprire ed esercitare le proprie potenzialità, prima di decidere che cosa fare al termine del ciclo scolastico frequentato, nella consapevolezza che ogni scelta può essere rivista, durante il proprio percorso di studio e di vita. La metodologia da adottare per facilitare il percorso di auto-orientamento, si fonda sulla convinzione che un modello di orientamento alle scelte si attua non solo leggendo, parlando, ma facendo: trovando le informazioni, realizzando comunicazioni chiare, lavorando con gli altri, predisponendo materiali per gli altri, potenziando caratteristiche ed abilità personali. Il processo di orientamento diviene così parte di un progetto formativo che prefiguri obiettivi condivisi a cui concorrono tutte le discipline con le proprie proposte di metodo e di contenuto. Conoscere, Conoscersi, Progettare, Decidere saranno i pilastri di ogni azione educativa e didattica da promuoversi in ambito scolastico. |
Post n°52 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da pedagogista72
Questo blog è una delle attività a cui tengo in particolar modo, perché racchiude molto di me in termini di progetti e amore per l'approfondimento culturale e professionale. |
Post n°51 pubblicato il 03 Dicembre 2011 da pedagogista72
A partire dalle leggi 142/1990 e 241/1990, concernenti rispettivamente il decentramento e il procedimento amministrativi, i rapporti dell’amministrazione pubblica con i cittadini e le imprese si rinnovano così come l’interazione interna alla stessa gestione pubblica trova nuovi canali di attuazione, nella ricerca di proficue sinergie. La comunicazione progressivamente cessa di essere un fattore marginale, per diventare un obbligo di legge, nel perseguimento di finalità di partecipazione, trasparenza, chiarezza e libero accesso ad ogni azione delle istituzioni pubbliche. Con il modello del front-office, ancor più, si vuole garantire all’utenza un accesso telematico ai servizi e l’interazione operativa tra le diverse amministrazioni. Il canale tecnologico consente di abbreviare i tempi, offrire una disponibilità permanente d’informazioni e procedure, ridurre i costi ed evitare inutili duplicazioni, in un processo che comporti il passaggio dalla separazione all’integrazione tra i diversi settori pubblici. Questo nuovo modello amministrativo costituisce un passaggio importante da una struttura gerarchica e formale ad un struttura condivisa, in cui il focus dell’azione si sposta dal procedimento alla prestazione e, per far fronte ad essa, ai processi comunicativi, quali compito ineludibile e risorsa insieme. Oltre agli scambi interni ad ogni Istituzione Pubblica, quanto detto risponde inoltre concretamente al diritto ad una cittadinanza attiva. S’inserisce, di conseguenza, il dovere per la pubblica amministrazione di un’efficiente, efficace e accessibile comunicazione con l’esterno: il rapporto tra amministrazione pubblica e utenti entra, pertanto, nell’ottica dello scambio e conduce le organizzazioni pubbliche all’adozione di un orientamento alla soddisfazione dei cittadini-clienti. L’amministrazione pubblica manifesta all’esterno una sua identità, un’immagine che è data dalla definizione che di sé offre in termini di messaggio e in particolare di qualità del servizio erogato, ma anche dal modo in cui viene percepita e promossa dall’utenza, cui concorrono immagini sedimentate nel tempo. Il tal senso, a mio avviso, bisognerebbe rivalutare la critica, quando costruttiva, in quanto stimolo alla ricerca di un miglioramento del servizio. L'ente pubblico, invece, ha spesso osteggiato ogni contestazione, costituendo uno spazio rigido, delle procedure complesse, poco flessibili, tali da scoraggiare se non in casi estremamente gravi. Per coinvolgere l’utenza riveste molta importanza per l’organizzazione, inoltre, il mantenimento di quel clima relazionale che rende solida un’interazione, l’arricchisce e la matura. Un buona intesa tra chi eroga un servizio e i clienti ha effetti positivi sull'intero clima aziendale, sul modo di affrontare i problemi e di eliminare momenti di tensione, soprattutto in situazioni spiacevoli o difficili. La sfida che si pone oggi la pubblica amministrazione è di raggiungere la collettività con una comunicazione che, avvalendosi di molti strumenti, sia esauriente e comprensibile dalla totalità dei destinatari, inoltre possa non eludere il rapporto con il singolo utente, per garantire un’informazione “personalizzata” e suscitare una più convinta motivazione all’accettazione. Nella scelta dei canali da utilizzare, l’ente pubblico avrà cura di tenere in considerazione le peculiarità dei destinatari del messaggio, in modo da individuare le strategie più idonee sia come strumenti da adoperare che come modalità linguistiche e paralinguistiche: materiale cartaceo, affissioni, mass-media, contatti diretti.
RIGUARDO ALLA P.E.C. (posta elettronica certificata):
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Le società moderne avanzano verso modelli sempre più complessi e mutevoli e la creatività degli individui costituisce spesso “la via d’uscita” per risolvere i problemi emergenti ed è il mezzo di cui ci si serve per adattarsi a situazioni nuove e per migliorare la qualità della vita, che il progresso ha contemporaneamente agevolato e compromesso. Si pensa che ogni soggetto, con la sua libertà ideativa e propositiva, possa contribuire a cambiare il mondo o almeno possa evitare di essere travolto dalla massificazione culturale, mediante la rielaborazione personale e critica delle informazioni, dei modi di agire diffusi con molteplicità di mezzi, talvolta con contraddittorietà e con insistenza. |
E’ auspicabile considerare l’interdisciplinarità in relazione all’unità del sapere sia sotto l'aspetto oggettivo che soggettivo. Sotto l'aspetto oggettivo, essa rimanda a quello che Agazzi definisce “senso comune”, inteso non come doxa, disgiunta dalla ricerca della verità, ma come condizione originaria della visione del mondo. E’ la posizione dell’immediato che si dona, della realtà umana e scientifica quale esperienza unitaria, manifesta ai nostri occhi. Esiste una realtà totale alla quale si può fare riferimento come oggetto possibile di tutti i vari punti di vista parziali o settoriali. D’altra parte è da tener presente, ed è qui il secondo fondamento dell’interdisciplinarità, forse ancora più importante, un’unità soggettiva del sapere, essendo tutte le varie scienze niente altro che il prodotto di un’unica attività dell'intelletto umano. La specializzazione delle scienze corrisponde all’esigenza di una migliore e più completa comprensione della realtà che, col progredire degli studi, si è andata rivelando sempre più complessa ed articolata. A tale scopo, però, si sono verificate settorializzazioni e, con l’aumentare dei punti di vista disciplinari, in alcuni casi, separazioni degli ambiti di approfondimento. Si è cominciata a sentire, per questo motivo, l'esigenza di ricomporre la totalità delle conoscenze analitiche e di riconquistare nell’interdisciplinarità quell'unitarietà del sapere che è l'unica forma capace di soddisfare l'esigenza di comprensione della realtà nella sua totalità. Nella ricerca scientifica, accanto alla sempre più accentuata diffusione dei settori specialistici, è così emersa contemporaneamente l'esigenza di comunicare e di integrare i diversi campi del sapere, al fine di avere una visione unitaria e comprensiva dei problemi analizzati dai molteplici punti di vista disciplinari, nonché di mantenere ferma la concezione integrale della persona. Per soddisfare tale ultima prospettiva, è necessaria una paideia unitaria di riferimento, in quanto in essa è possibile configurare la condizione dell’unità dell’esperienza, nonché il senso comune, declinato dall’apprendimento in categorizzazioni, classificazioni, concetti generali, codificazioni linguistiche, concezioni metafisiche, tali da produrre una reale comprensione del mondo. L’immagine scientifica della realtà, in quanto intrinsecamente ad essa collegata, a partire dallo stesso atto costitutivo, si coniuga così con una dimensione filosofica e metafisica. Il presupposto perché si persegua realmente un apprendimento interdisciplinare consiste nel riconoscimento di una pari dignità alle discipline e alle competenze specialistiche, tutte ugualmente importanti, necessarie per affrontare un problema nelle sue diverse sfaccettature, essenziali per rintracciare possibili interazioni di assunti e di metodologie. Nella scuola, il discorso affrontato sull'interdisciplinarità e sul suo fondamento, genera l’esigenza di superare la tradizionale autosufficienza dell’insegnamento disciplinare, che, se non procede mediante una comunicazione e un’integrazione tra gli ambiti di riferimento, ostacola la formazione integrale della persona, e determina una frantumazione di quel mondo e di quella realtà, che la mente in sviluppo intende conoscere, comprendere, interpretare nella sua interezza. Sul piano dell'apprendimento, cioè, l'interdisciplinarità si pone come esigenza di ricomporre in senso comprensivo ed intersettoriale i contenuti di apprendimento e di esperienza dell'alunno. La misura dell’efficacia formativa di una scuola, ravvisa il prof. Bertagna, si traduce non nella quantità dell’offerta, ma nella qualità della stessa, perseguita attraverso l’interconnessione tra le discipline che la compongono e la costituzione di una “rete” di apporti, tale da comportare un superamento di settorialismi. L’apprendimento interdisciplinare del sapere, perseguito in forma problematica e laboratoriale, comporta la generazione di un approccio critico e costruttivo nel soggetto, una visione e una comprensione nel contempo multifattoriale e unitaria della realtà e dell’uomo, in cui le varie discipline costituiscono i tasselli di un percorso integrato. |
NATA IN AUTUNNO (M. Comito) L’autunno ha sorriso al mio primo vagito … quando le foglie arrossiscono quando balze e merletti il mare quando il mosto diventa vino, quando, tra le spine dei ricci, quando, sotto i cespugli, i funghi quando i fanciulli tornano a scuola quando in nuvolette di respiro, Sono nata in autunno.
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Con “Disturbi specifici dell’apprendimento” ci si riferisce a quei disturbi evolutivi, che sono d’ostacolo alle performance di lettura, scrittura e calcolo, ovvero alla dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, cui si potrebbero aggiungere casi di comorbilità. La specificità di tali problematiche, per cui esistono dei sottotipi, riguarda la discrepanza tra le abilità specifiche compromesse (in base all’età e/o al grado di scolarizzazione) e le capacità cognitive globali, che invece risultano conformi all’età cronologica (Carnoldi, 2007).
A parere di chi scrive, tuttavia, e’ importante avere cura di evitare il pullulare di segnalazioni improprie di bambini, facendo leva su una buona formazione degli insegnanti e su un senso di responsabilità, che induce ad una richiesta di certificazione solo a seguito di un’osservazione attenta e di un intervento educativo fallimentare, seppur mirato. Molto spesso gli studenti con difficoltà, cioè che presentano lacune negli ambiti della codifica e decodifica scrittoria o nel calcolo, hanno semplicemente un diverso ritmo di apprendimento, talvolta imputabile allo svantaggio socio-culturale, come confermano le statistiche: su un 20% di alunni con difficoltà, solo il 3% o 4% presentano un DSA. Parte integrante della Legge 170/2010 è occupata da un continuo richiamo alle scelte metodologiche e inclusive, come riconoscimento del diritto allo studio, nodo centrale di una scuola, che offre proposte diversificate su un piano tecnico-didattico e socio-pedagogico, per porre fine agli ostacoli, suscitare motivazione all’apprendere, riconquistare il bisogno di esprimersi e reagire in modo positivo, così da ricorrere a strumenti compensativi o dispensativi solo se sono necessari. A chi per ragioni personali o lavorative volesse trovare materiali e approfondimenti sull’argomento, si rimanda al seguente indirizzo web, sul sito del MIUR: http://www.istruzione.it/web/istruzione/dsa A tutti gli studenti e gli insegnanti, infine, anche se con un po’ di ritardo, auguro un BUON ANNO SCOLASTICO!
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Post n°42 pubblicato il 24 Agosto 2011 da pedagogista72
Il capitolo riguardante gli interventi scolastici, in risposta all’allarme sociale dovuto ad episodi di trasgressione delle più comuni regole della convivenza, non può non contemplare un richiamo al D.P.R. n. 235/2007, che, dopo aver declinato le modifiche dei regolamenti interni delle scuole secondarie, circa i procedimenti sanzionatori, le sanzioni stesse e le impugnazioni, offre alle istituzioni scolastiche un nuovo mezzo d’intervento per la costruzione di una cultura del rispetto degli altri e l’adempimento dei propri doveri: il Patto educativo di corresponsabilità. Ideato come integrazione allo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola superiore (art 5 bis dello Statuto), è uno strumento pattizio condiviso dalle parti e vincolante, con la sua sottoscrizione, da parte di genitori e studenti. I destinatari del documento sono in realtà i genitori, detentori in primis dell’educazione della prole, così come riconosciuto dall’art. 30 della Costituzione, mentre l’obiettivo è quello di rafforzare l’alleanza tra scuola-famiglie, mediante un impegno reale da parte di queste ultime nella condivisione dei principali nuclei d’azione educativa, verso una crescita umana e civile degli studenti. L’affidamento e la conseguente custodia di un minore a terzi, infatti, se solleva un genitore (o chi ne fa le veci per legge) dalla “culpa in vigilando”, non lo deresponsabilizza circa la “culpa in educando”, per cui, di fronte a reati compiuti da un minore, dovrà dimostrare a sua discolpa di aver impartito un’educazione idonea a prevenire comportamenti illeciti. Il Patto educativo di corresponsabilità, pertanto, potrà contenere i riferimenti legislativi relativi ai diritti e doveri in esso richiamati e costituire, in tal caso, un valido momento, coordinato dalla scuola, di consapevolezza su ruoli e responsabilità di ciascuna figura educativa. Il momento di presentazione e condivisione del Patto, ad inizio delle attività, ben si pone come pretesto per la conoscenza anche degli altri documenti di carattere normativo e amministrativo di cui la scuola si avvale, con opportuni chiarimenti su contenuti e finalità. La scuola, in conclusione, si attrezza sì di strumenti sanzionatori, ma anche educativi, nel rispetto del ruolo prioritario delle famiglie, con cui ricerca una partecipazione collaborativa e una continuità d’azione, finalizzate alla costruzione di una società migliore ed una convivenza civile per le future generazioni. |
INFO
BENVENUTO/A NEL MIO BLOG!!!
Ciao a tutti, sono l'autrice di questo blog. Dal giugno 2010, oltre ad essere una maestra di Scuola Primaria, sono diventata un Pedagogista Clinico. Mi sono specializzata con un corso post-laurea promosso dall’ I. S. F. A. R. di Firenze e ho pensato di utilizzare un canale web per far conoscere e valorizzare le mie iniziative nell’ambito dell’aiuto alla persona, cui l’intervento pedagogico clinico è rivolto. Il mio primo lavoro è quello dell’insegnamento, quindi proporrò soprattutto dei progetti indirizzati a soggetti in età scolare, ma ciò non toglie che è mio intento rendere nota questa professione e la validità dei suoi metodi anche in altri ambiti d’intervento e per tutte le età. Ho usato l’espressione “pedagogia clinica & dintorni” in quanto questo contenitore multimediale accoglierà contributi di altra natura, che appartengono alle attività e interessi di chi scrive e che comunque sarà facile distinguere da quanto è strettamente attinente alla professione del pedagogista clinico.
Agli amici, conoscenti e visitatori che a vario titolo contribuiscono ad arricchire questo blog con la loro presenza:
FORMAZIONE PERSONALE
- Laurea in Pedagogia (Università di Messina)
- Specializzazione in Pedagogia Clinica (ISFAR di Firenze)
- Master di II livello in Dirigenza Scolastica (UNICAL)
- Master di II livello in "Dislessia e DSA in ambito scolastico" (UNICAL)
- Insegnante a T.I. nella Scuola dell'Infanzia dal 2002 al 2004
- Insegnante a T.I. nella Scuola Primaria dal 2004 in poi
- Competenze informatiche:ECDL e LIM
- Corsi di aggiornamento, laboratori, attività e progetti vari nelle scuole pubbliche.
LA PEDAGOGIA CLINICA
La pedagogia clinica ha come compiti lo studio, l’approfondimento e l’innovazione nel campo pedagogico, in riferimento a modalità diagnostiche e metodi educativi, volti ad aiutare non solo il singolo individuo, ma anche il gruppo con percorsi di superamento di ogni forma di disagio psicofisico e socio-relazionale. Superando ogni visione miope dell’essere, tale scienza ha fatto della Persona il suo presupposto: l’uomo è considerato nella sua interezza, nella sua complessità, in una visione che è olistica. L’ottica di un’educazione permanente, inoltre, fa considerare ogni individuo in continua evoluzione, dalla nascita alla morte, quindi passibile di rinnovamento e creativi sviluppi di sé e dei propri vissuti. Le persone coinvolte nell’aiuto pedagogico clinico, sia esso rivolto al singolo o al gruppo, sono accompagnate nel raggiungimento di nuovi equilibri e di una rinnovata disponibilità allo scambio con gli altri e con l’ambiente.
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