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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Parafrasare il celeberrimo film di Rossellini: "Roma città aperta...e a ferro e fuoco", credo sia il modo più appropriato per definire l'infausto destino della città eterna! Tutto, solo perchè capitale d'Italia e quindi sede di tutte le istituzioni. Ormai un copione logoro e già visto in tante altre occasioni: in nome della libertà d'espressione, della diffusa contestazione e della prerogativa concessa a tutti di manifestare nella capitale. E' vera democrazia concedere tali opportunità, non si potrebbe e/o dovrebbe dire no a chi civilmente e senza ricorrere alla violenza, intenda organizzare cortei o manifestazioni di piazza, per contrastare, uniti e compatti, ciò che non coincide con la volontà popolare, le aspettative e le richieste della gente. Tutto ciò, in linea di principio, non fa una piega e siamo tutti convinti che debba funzionare così. Ne abbiamo viste e ne sono passate tante di queste "riunioni": cortei e moltitudini di lavoratori pronti con fermezza e verbosità a rivendicare i propri diritti; non abbiamo avuto da ridire, nè da eccepire sulle forme e sui comportamenti. Ciò che è accaduto l'altro giorno, però, credo sia inaccettabile e profondamente offensivo per tutti: per i romani, per la città e per gli italiani. Per colpa dei soliti noti infiltrati e subdolamente immischiati con i "buoni", non possiamo accettare la guerra vera e propria. Sì, guerra senza esclusioni di colpi, battaglie strenue che nulla hanno, come concetto, a che fare con la "guerra" dei popoli e delle nazioni, ma condividono con essa, l'animosità, l'odio e la crudeltà. E' sotto gli occhi di tutti la "giornata" romana: scontri, feriti, devastazioni, barbarie, danni e sfregi. Le forze dell'ordine da una parte e gli altri, i cattivi, dall'altra. In una guerriglia urbana di tali proporzioni, con atti violenti e crudeli, come si può evocare o invocare giudizio sul comportamento delle forze dell'ordine solleccitati allo scontro diretto, faccia a faccia, corpo a corpo? Come ci si può appellare ad un codice etico quando la lotta è tesa a far male? Andiamo siamo seri, la lagna è sempre la stessa e la parte da cui viene, è sempre quella: "In nome e per conto della libertà, faccio il caxxo che voglio e che nessuno mi tocchi!". Beh, non funziona così e sappiano i signori che sguazzano in queste situazioni, appoggiando indirettamente i teppisti barbari, che noi, persone civili e democratiche, libere nel pensiero e nel credo istituzionale, non accetteremo i tumulti di piazza solo perchè fanno comodo ad una certa politica e/o ai delinquenti che applicano la loro assurda violenza dovunque e comunque. I numerini per i poliziotti? Lasciamo stare il bussolotto e facciamo le persone serie; il "cretino" afffibbiato gratuitamente? Si spiega da se con lo scontro in atto e certamente non voluto e cercato dal poliziotto. Alfano farebbe bene a chiudere il centro storico, troppi rischi a danno di persone e cose. Non demotiviamo i poliziotti, le forze dell'odine e tutti coloro che difendono lo stato civile e democratico. Noi non siamo per la guerra o le battaglie cittadine, emarginiamo i violenti e quella parte di politicanti "benpensanti" che sventolano bandiere false, richiamando alla libertà della piazza e al diritto a manifestare: con tutti i mezzi e con le armi proprie e improprie. Libertà non significa fare il proprio comodo!
"Se è un dovere rispettare i diritti degli altri, è anche un dovere mantenere i propri". ( H. Spencer )
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