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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi del 20/09/2017
Non so come andrà a finire a Torino sabato prossimo: in Piazza Castello dovrebbe esserci una gara di rutti. Scrivo al condizionale poiché il Sindaco Appendino non ha dato via libera alla strana competizione, anzi, dopo lo scippo della fiera del libro, pare che abbia chiesto a Sala sindaco di Milano, se fosse interessato a trasferire nella città meneghina una gara interessante (per chi non si è ancora capito). In fondo non ritengo possa essere una gara noiosa e vi spiego perché: avevo un paio di amici alle superiori, che erano due mostri capaci di fare paurosi rutti a comando. Come e quando volevano, oppure su precisa richiesta di qualcuno, emettevano cavernosi, tremendi e prolungati rutti da impallidire. A volte facevano a gare tra di loro, per stabilire chi fosse il più bravo. Accennavano anche a fare discorsi incomprensibili per chi li seguisse, a suon di rutti modulandoli come fossero parole. Io non ci sono mai riuscito, posso bere una birra e magari il ruttino mi scappa, ma farlo a comando non ha mai fatto parte del mio bagaglio. Pensate che per scherzare tra di noi, se si voleva sfottere un compagno, era sufficiente un'occhiata d'intesa perché uno chiamasse ad alta voce la vittima e appena questi si voltava, gli giungeva alle orecchie uno orrendo rutto da spaventare gli astanti. Tempi andati, ma Nicola e Vito, non faccio i cognomi perché uno è stato direttore di alberghi importanti in Italia e l'altro è stato presidente di una istituzione statale in provincia di Bari, erano veri campioni e nonostante la natura del competere, si poteva apprezzare la qualità delle loro espressioni vocali. Pertanto aspettiamo sabato e vediamo se a Torino, nonostante il diniego del sindaco, vi sarà una gara tra i "ruttisti". Io raccomanderei chi fosse a rischio di essere preso a fischi o a...rutti, di non presentarsi all'appuntamento per evitare brutte figure. Infatti, coloro che ruttano a comando se hanno a portata di...bocca una vittima a loro gradita, i rutti li fanno con sentimento!
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Non riesco ad accettare nessun senso di colpa che induca una ragazza giovane, bella e mamma, a suicidarsi. Follia che se si insinua in una mente frastornata e costellata da tanti se e molti ma, alla fine prevale su tutti i sentimenti, su tutte le emozioni e porta all'annientamento del proprio io e del proprio corpo. Lei è Anastasia Lysukho, di Novocherkassk (Russia), una ventenne sposata e con una figlia che è stata colta da una pressante tentazione: approfittare dell'assenza per lavoro del marito, per guidare la sua auto. Il coniuge le aveva sempre proibito di guidare la vettura, temeva che la sua imperizia e la sua poca esperienza, causassero incidenti e/o danni. Beh, la povera Anastasia, non ce l'ha fatta, tentata come non mai dal veicolo a portata di mano, ha deciso di guidarlo mettendoci buona volontà e molta attenzione. Purtroppo il destino maligno era in agguato e appena uscita dal garage e percorsi pochi metri, si è scontrata con un'auto proveniente dal senso opposto e dopo l'urto, ha coinvolto altre macchine parcheggiate. Un capriccio che è ha procurato danni per 10.000 euro! La giovane mamma, dopo l'impatto che comunque non le ha causato nulla di grave così come all'automobilista coinvolto, è corsa subito a casa in lacrime, lasciando il luogo dell' incidente. Il dramma covava nella sua mente, la fredda lucidità di quegli istanti drammatici, le indicavano quanto la sua disobbedienza sarebbe costata cara a lei e alla sua famiglia. Non ha avuto molto tempo per pensarci e si tolta la vita colta dai sensi di colpa. La macchina che guidava non era assicurata, quindi maggiore è stato il suo pentimento, una tragedia che forse non avrebbe mai pensato di vivere. Ecco, come dicevo all'inizio, non riesco a pensare che ci si possa suicidare per i sensi di colpa. Una vita non può valere diecimila euro, un marito, una figlia, un famiglia con un futuro ancora da vivere vista la giovane età di Anastasia. Infine, quei sensi di colpa potrebbe viverli anche il marito: le sue proibizioni continue, il suo comando severo e perentorio forse andava esposto con pazienza e buona volontà: è come prendere cattivi voti a scuola e pensare di non ritirarsi a casa per i sensi di colpa! Chissà se il coniuge parlandole, confrontandosi con lei, spiegandole o addirittura guidando accanto a lei, avrebbe potuto farle intendere che sarebbe stato pericoloso. Insomma, la povera Anastasia ha scelto la via più breve per sciogliere il suo sincero pentimento, ha scelto di morire a 20 anni, giovane, bella e con famiglia. Morire così, non è un bel morire. Chissà se il marito avrà i suoi sensi di colpa.
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