Ambrosia e cicuta
Vorrei che la moralità fosse una stella filante, da soffiare e sciogliere al vento
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Post n°215 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da Nereide_81
Spero che questo blog non lo frequenti più nessuno, così da non sentirmi noiosa o strana. Com'è andata la prima seduta? Mi sono stupita di me stessa. Mi sono messa su quella poltroncina rossa e, senza sapere chi avevo davanti, ho pensato a me stessa. Non ho avuto bisogno di conoscere la psicoterapeuta, non me ne fregava nulla. Avevo solo un grosso, grosso macigno sul cuore. Da buttare fuori. Ordinatamente, di getto, ho cominciato a parlare ininterrottamente, come mai avevo fatto in vita mia. Sono una persona silenziosa, di solito. Ero sincera, onesta, e tanta confusione è diventata un discorso chiaro, terribilmente lucido. Era come se srotolassi gli infiniti grovigli che ho in testa. Con il magone, in certi momenti. Avrei voluto piangere, ma quello no, non sono stata capace di farlo. Odio piangere, mi fa sentire scema. La domanda che più mi ha spezzato il fiato è stata: quali sono i pensieri più negativi che hai fatto? Ho avuto bisogno di recuperare voce, per dirlo. E la risposta è stata che sono tutta sbagliata, che non merito nulla di quello che ho, che...avrei potuto anche non essere nata, e lasciare il posto a qualcun altro. Le ho detto anche che ho paura di questi pensieri, e che una parte di me è saggia, analitica, razionale e severa ma...non riesce a controllare la parte storta, quella irrazionale. In questa parte storta qualcosa di bello c'è. Ed è il fatto che non riesco mai ad essere banale, nemmeno adesso che la mia vita lo è. Non ero banale quando era tutto un susseguirsi di emozioni, di storie e di avventure...e non sono banale ora che ho tutti i presupposti per raggiungere un "equilibrio". Sono sempre quel casino ambulante, anche se cerco di soffocarlo. La domanda su quello che mi auguro per il futuro è stata la sorpresa più grande. Ho risposto d'istinto, senza neanche rendermene conto. Non ho detto che voglio superare le crisi d'ansia, o cambiare la mia vita, o essere diversa da quel che sono. Ho detto solo che l'unica cosa a cui veramente tengo è il fatto di imparare a volermi bene. Perché io non me ne voglio affatto, e in fondo è questo. Ho una bella vita, un lavoro, pur essendo antisociale quel poco che do nei rapporti di amicizia è sempre stato riconosciuto e ampiamente ripagato. La vita mi ama molto più di quanto io ami lei, o me stessa. L'ho detto forte: "eppure, se mi guardo dentro, non sento di essere una persona cattiva, o malvagia". E qui ho avuto un altro momento di difficoltà. Era come se lo dicessi a lei, al mondo, e a quella parte di me che tanto mi odia. Ma quella bambina, quella che piange, per un attimo ha aperto bene le orecchie, e tra le lacrime mi ha sorriso. Forse è da qui che devo partire. Dal convincermi che non sono cattiva. Che adoro gli animali. Che ho un rapporto speciale con i bambini. Che prima di comprare un regalo lo scelgo con cura. Che mi commuovo davanti ai film che parlano di famiglie. Che mi piace fare l'albero di natale. Che odio vedere gli altri che soffrono. Sono cinica, ma è una difesa. Non sono così cattiva come fingo di essere. Sono molto scettica nei confronti della psicoterapia. Ma sono uscita più libera. Facendo tutto con le mie mani. Brava. |
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