Creato da fisicaquant il 28/11/2012
RIPENSAMENTI DI UNA CACCIATRICE DI PARTICELLE
 

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BOHM PODOLSKI e EINSTEN

Post n°2 pubblicato il 29 Novembre 2012 da fisicaquant
 

David Bohm nasce negli Stati Uniti nel 1917 ed è un bambino introverso, che spesso si isola dai coetanei, che ama più la lettura che il gioco; un ragazzino studioso e molto serio che, divenuto grande, si laurea in Fisica.
Giovanissimo entra nella fisica che conta: dal 1947 al 1951 insegna presso la prestigiosa Università di Princeton facendo ricerche sui plasmi (uno stato della materia ionizzato).
Nel contempo è il periodo d’oro, applicativo, della fisica quantistica e relativistica; un periodo segnato da grandi scoperte scientifiche (e dalla prime applicazioni pratiche) che però mettono in forse una “certa visione” del mondo meccanicistica che aveva trovato fondamento nel XIX secolo nel preciso meccanismo newtoniano.


Bohm ha simpatie per il comunismo e questo lo porterà ad abbandonare gli USA per il Brasile, Israele e infine il Regno Unito.
Negli anni ’50 dello scorso secolo la fisica ci dice che il mondo atomico è dominato dal criterio probabilistico, secondo l’interpretazione di Bohr: nulla si può sapere con certezza newtoniana, ma solo dire intorno alle probabilità del risultato di una misura. L’osservatore con la stessa azione dell’osservare perturba inevitabilmente il sistema quantico.
Dall’altra parte, Einstein non crede alla meccanica quantistica (in seguito m.q.) che pure ha contribuito a inventare interpretando l’ “effetto fotoelettrico” (scoperta per cui vinse il nobel nel 1905).
Einstein crede che la realtà fisica esista “di per sé” indipendentemente dall’osservatore e per questo produce un famoso esperimento mentale noto come esperimento di Einstein-Podolsky-Rosen che suppone l’esistenza di una misteriosa azione a distanza (propagazione immediata e indipendente dalla distanza di un effetto fisico) qualora la m.q. fosse una teoria fisica “completa”. Prima la dimostrazione matematica del fisico John Bell (1928 – 1990) nel 1964 e poi l’esperimento di Alain Aspect del 1982 hanno dimostrato che la m.q. è veramente una teoria non locale e che le variabili nascoste, nella forma locale, non esistono.
Quindi Einstein dice che poiché l'azione a distanza non può esistere, la m.q. è “incompleta”, cioè ancora ci sfuggono delle “variabili nascoste” che darebbero conto dei bizzarri esiti quantistici.
Bohm osserva ed interviene nel 1952 con due articoli sulla famosa rivista "Physical Review" prima di tutto riformulando il paradosso in maniera più “pulita” e comprensibile, cioè utilizzando un esempio molto più semplice che implica direttamente spin (cioè una misura della rotazione interna) e particelle e poi avanza una nuova interpretazione della m.q. che si chiamerà appunto bohmaniana, basata sulla teoria delle “onde pilota” del fisico Louis De Broglie, che implica l’esistenza della misteriosa azione a distanza ed anche la presenza di variabili nascoste (però, tecnicamente, “non locali”)coincidenti con il concetto di “potenziale quantico”.

 

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Commenti al Post:
madagamada
madagamada il 30/11/12 alle 09:56 via WEB
HELLO PARTICELLARA, domanda blck hole, visto che sono una scimmia curiosa. come 6 arrivata al mio blog? ciao e buone stelle, 5ms. gb madagamada dal madagascar
 
 
fisicaquant
fisicaquant il 30/11/12 alle 10:23 via WEB
casuale che diventa causale... temi complessi e interessanti quelli che tratti...buone spiagge malgasce MARY
 
   
madagamada
madagamada il 30/11/12 alle 10:34 via WEB
hello principio di indeterminazione sempre ed ovunque. ma no, sono temi semplici, che sono complessi e complessi che sono semplici. č solo un divertimento che mi fa guadagnare, ma non sono i soldi i mover, bensi la sfida intellettuale. qui sull'altopiano non ci sono spiaffe. ciao gb
 
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