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« Giustizia: quando il car...Carcere: Dati reali e cu... »

sentenza

Post n°78 pubblicato il 04 Maggio 2008 da mediterraneoai

quando un giudice emette una sentenza, non dovrebbe dire: in nome del popolo italiano si condanna TIZIO a.... ma dovrebbe dire: in nome del popolo italiano si condanna a sofferenza la famiglia e i cari di TIZIO, perchè sono loro i veri condannati.      UN giudice dovrebbe fare un tirocinio rinchiuso per 3 mesi in un carcere italiano...per poter emettere sentenze

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Commenti al Post:
efesto70
efesto70 il 05/05/08 alle 13:06 via WEB
sagge parole.ma non solo i giudici,pure tutta quanta la magistratura avvocati compresi.un abbraccio.ilaria
 
stefano.massa_3
stefano.massa_3 il 09/06/10 alle 20:09 via WEB
Ho da scontare un residuo pena di 66 giorni dopo 15 anni di processi rimandati non per mia volonta' e per i quali ero assolutamente estraneo, basti pensare che il Presidente della sezione durante il mio interrogatorio mi ha detto che qualsiasi cosa avessi detto non era interessato a sentirla, viva i diritti dell'imputato. Oggi dopo 15 anni ho societa' in tutto il mondo, mi e' nato un figlio 15 giorni fa e purtroppo vivo all'estero e dovro' tornare in italia per scontare 66 giorni di pena alternativa se me la concedono. Il totale pena era 3 anni e sei mesi di cui 4 in carcerazione cautelare. Cosa fare? Che soluzioni adottare per non far soffrire la famiglia ancora ingiustamente? La mia email e': stefano.massa_3@libero.it accetto consigli e suggerimenti oltreche' aiuto!!
 
 
geko1963
geko1963 il 11/05/11 alle 16:15 via WEB
Ciao stefano, ti mando una e-mail
 
gennaro.dag
gennaro.dag il 08/01/11 alle 09:32 via WEB
Sei un detenuto? Contatta con fiducia lo studio legale associato Papa al 327-5393982
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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