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Italia tra miseria e nobiltà

Post n°116 pubblicato il 20 Settembre 2014 da pasquale.zolla

Nobiltà e opulenza per i politici e miseria per gli onesti cittadini

Da qualche anno a questa parte la povertà nel nostro Paese è diventata impressionante perché colpisce, chissà perché, quasi tutta la classe dei lavoratori e gran parte di quella che viveva grazie al lavoro sottobanco.

Oggi una famiglia su cinque vive sotto la soglia della povertà e oltre sei milioni di italiani non sono più in grado di sostenere la spesa minima necessaria per acquistare beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile.

Prima di questo lungo e difficile periodo, pur se con grandi sacrifici, ci si riusciva ad arrivare a fine mese; oggi, però, non ci si riesce più ad andare avanti, grazie anche ai tanti “benefici e privilegi” che i politici a tutti i livelli hanno inventato per loro, rubando a destra manca perché “non hanno fatto che applicare le leggi” (fatte da loro stessi!).

Eppure gli italiani non si sono mai lamentati di quelle ruberie!

Perché riuscivano ad avere dei lavori, anche al nero, che permetteva loro di sbarcare il lunario!

Ma la perdita del lavoro e la sofferenza data loro dai tanti politici “ciarlatani”, ha finalmente fatto capire che il Lavoro è un valore irrinunciabile e fondametale, perché attraverso di esso l’uomo partecipa all’opera di Dio, in quanto rappresenta un bene che lo realizza pienamente.

Oggi la mancaza di lavoro (causa tasse e balzelli esorbitanti per mantenere tanti scaldasedie ed Enti inutili, nonché stipendi da nabbabbi) spinge milioni di persone ad accettare lavori in nero o sottoretribuito pur di portare a casa la pagnotta di pane.

Bene ha fatto Papa Francesco nel dire: «Il problema è non portare il pane a casa: questo è grave, e toglie la dignità! Il problema più grave non è la fame, anche se ciò rimane. Per questo dobbiamo impegnarci a difendere la nostra dignità, che solo il lavoro può dare.»E allora si uniscano le forze in modo costruttivo, nella logica della gratuità e della solidarietà, nella fondamentale ricerca del bene comune, per attuare un patto per il lavoro, fonte di dignità per ogni individuo esistente sulla terra!

E se i politici hanno veramente a cuore il superamento della crisi, la smettano di ciarlare e facciano leggi giuste, a cominciare dal dimezzamento dei rappresentanti politici in tutti gli Enti Statali e non, dal dimezzamento dei loro stipendi con l’eliminazione di benefici e privilegi, con l’eliminare tutti gli Enti inutili, a cominciare dalle Prtovince e, perché no?, anche delle Regioni.

Ciò comporterebbe un taglio netto di tasse e balzelli per l’intero popolo nonché creare posti di lavoro che, come detto, è la vera dignità dell’uomo!

Ka bbèlle sarrìje…

… si nda nu munne cchjù mègghje

tutt’i ggènde avarrìjene

arrekanussciute i dritte lóre;

si i kutille dind’i vedèlle

“sulaggne” chjamate venarrìjene;

si pure lape maskuele è nzultande

fèmmene ‘a cére a’ kase darrìjene;

sì ‘a mutuve d’i madunnèlle

u pagaminde pure alluvarrìje

sóp’ò sapòne kòndr’i punde nireve;

si i mòsske trasì putarrìjene

nd’i zukkerire p’a semmana

janghe farze; si pure i pulece

a llègge “Peducchje” putarrìjene;

si u menestére d’i pare ‘ppurtunetà

a l’ape aufrarrìje de jì

a Mmòsske k’a vèspe u strussce a ffà;

si i crestjane da sóp’a ssòtte

u Pajése nustre kaparrìjene

ka l’ummene d’òggnè lèngh’è kkelure

tutte figghje sònne d’u stèsse Ddìje;

si i puletekande ‘nzekkè penzà

ssckitte è fatte lóre jarrìjene

nu jurne sì è n’avete nnò a zzappà

pe kunne se rènne de kum’u pane

se uadaggnene kuille ka i vanne a vutà;

si l’òme kunne se rennarrìje

ka bbabbe ‘a papere nenn’éje,

ma ghéje isse p’i menghjarrìje

ka skrive  k’i pènne suje,

pure si mò passate de móde sònne;

si u gùuèrne ne nze prukkuparrìje

d’a fine leggeslatur’arrevà,

ma ò bbéne d’u pòple penzà.

Ka bbèlle sarrìje!... Ma éje ssckitte

nu vulìje de nu vècchje ngugghjunute!

Come sarebbe bello…

… se in un mondo migliore

tutte le persone avessero

riconosciuti i loro diritti;

se i vermi solitari

“single” venissero chiamati;

se anche le api maschi e non solo

femmine la cera alla casa dessero;

se la mutua delle coccinelle

il ticket togliesse anche

sul sapone contro i punti neri;

se le mosche potessero entrare

nelle zuccheriere per la settimana

bianca farsi; se anche le pulci

potessero leggere “Pidocchio”;

se il ministero delle pari opportunità

alle api offrisse di andare

a Mosca con la vespa a passeggiare;

se la gente del nord e del sud

del nostro Paese comprendesse

che gli uomini di ogni lingua e colore

tutti figli sono dello stesso Dio;

se i politici anziché pensare

solo ai fatti loro andassero

un giorno si e uno no a zappare

per rendersi conto di come il pane

si guadagna chi li va a votare;

se l’uomo si rendesse conto

che l’oca non è stupida,

ma lo è lui per le sciocchezze

che scrive con le sue penne,

anche se oggi sono passate di moda;

se il governo non si preoccupasse

di arrivare a fine legislatura,

ma al bene del popolo pensasse.

Come sarebbe bello!... Ma è solo

un desiderio di un vecchio rincretinito


 

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