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Natale: come ogni giorno dell’anno, non sarà uguale per tutti

Post n°119 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da pasquale.zolla

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”.

Isaia così presenta la nascita del Bimbo Gesù, che appare, agli uomini in cammino, per portare la salvezza.

Purtroppo oggi più che mai l’uomo cammina nelle tenebre e i conflitti dall’Ucraina alla Siria, alla Russia, alla striscia di Gaza, all’Iraq, alle esecuzioni in diretta dell’Isis, alle situazioni di tanti paesi africani che portano migliaia di migranti a morire tra le acque del Mediterraneo e alle difficoltà di tante famiglie e giovani disoccupati in Italia, ne sono più che una prova dei tempi “bui” che stiamo attraversando.

Eppure il Natale ci invita a vedere, come i pastori a Betlemme, un Dio che si fa uomo, che si umilia, che si fa povero per dire a tutti noi quanto sia infinito il suo Amore.

“Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia… oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore”.

Con il Natale, come annunciò l’Angelo ai pastori, gli uomini ricevono in dono speranza, amore e pace se, però, accolgono nel loro cuore la nascita del Bimbo Gesù, resistendo al pessimismo, all’indifferenza, all’errore, alla violenza.

 Natale, purtroppo, quest’anno, sarà un giorno come ogni altro giorno dell’anno e non sarà uguale per tutti.

Non sarà sereno per le persone in difficoltà, per quelli che hanno perso il lavoro, per chi non ha casa, per chi vive emarginato ai limiti della società in grande povertà, per chi fugge via da guerre e persecuzioni.

Questo Natale non sarà certamente il giorno in cui ci si sentirà più buoni, visto quanto succede in campo politico e sociale con il continuo “Rubiamo più che possiamo, tanto è il popolo delle persone oneste che paga!”

Sarà un Natale diverso perché ognuno prenderà coscienza che si cammina in un mondo ostile e duro dove non si riesce più a trovare la luce, dono del Signore, che è dentro di noi, né si riesce più ad affermare la bellezza e il bene della vita nella sua faticosa quotidianità.

Solo il denaro e lo sfrenato piacere, procurato anche e soprattutto con mezzi illeciti, sembrano essere i veri padroni di questo Natale.

Francesco d’Assisi, ancora oggi, ci invita a non inchinarci alla logica del malaffare, ma ad affermare la bellezza e la grandezza della pace e della vita riappacificata con Dio e con i fratelli. “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”: è l’annuncio degli angeli a Betlemme; è la pace che Dio tramite il Figlio ci consegna.

E che la pace del Signore possa tornare tra tutti noi, compresi i “disonesti” che a sentir loro sono sempre innocenti, anche quando le prove dimostrano il contrario!

Buon Natale a tutti. Soprattutto al popolo in cammino che continuerà a vedere nel presepe una grande luce perché Dio è luce ed è il Dio con noi!


Lèttèrine ò’ Bbòmmine Ggesù da nu vècchje papanònne 

Kuanne a’ skòle ‘lemennare jéve

òggnè anne a Natale skrevéve

a Ggesù Bbòmmine ‘na lèttèrine

ka sòtte ò pjatte spase fernéve

de mamme è ppapà ke prumèsse

ka maje mandenéve. Kuist’anne,

kare Bbòmmine Ggesù, da vècchje

papanònne T’arretòrne  a skrive

pekkè vularrìje ka u Natale

fusse pe tutte nu mumènde de prjèzze:

p’a ggènde ‘ndeffekurtà; pe kuille ka

‘a fatike pèrze hanne; pe kuille

ka kase ne ndènene; pe kuille ka

da uèrr’è perzekuzzjune fujene

è vanne p’i vìje d’i pajìse nustre

ngèrke de nu póke de tranguelletà;

p’i bbòmmine ka tènene ‘a lópe,

pekké ‘a lópe éje krut’è nganòssce

umanetà è ‘muzzjun’è jjeneréje,

kum’a nu circhje sènza fine, ata lópe.

Nzakke dind’i kure d’i puletekande

marjule u sinze d’a suledarjetà

pe putè jènghe i pjatte ‘mmakande

d’i tanda pezzinde k’i mòmmabbìje

k’hanne arraffat’a ritt’è a manghe

d’è sakke d’u pòpele ‘taljane.

Tròpp’éje kuille ka pe stu Natale

T’addummanne? Allóre perduneme,

kare Bbòmmine Ggesù! Puttròppe

‘a vecchjaje bbrutte skerzètte face!

 

Letterina al Bambino Gesù da un vecchio nonno 

Quando andavo alle scuole elementari

ogni anno a Natale scrivevo

a Gesù Bambino una letterina

che sotto il piatto grande finiva

di mamma e papà con promesse

che mai mantenevo. Quest’anno,

caro Bambino Gesù, da vecchio

nonno ritorno a scriverTi

perché vorrei che il Natale

fosse per tutti un momento di gioia:

per le persone in difficoltà; per coloro che

hanno perso il lavoro; per coloro

che non hanno casa; per coloro che

fuggono da guerre e persecuzioni

e per le strade delle nostre città vanno

alla ricerca di un po’ di pace;

per i bimbi che hanno fame,

perché la fame è cruda e non conosce

umanità ed emozioni e genera,

come un cerchio senza fine, altra fame.

Infondi nei cuori dei politici

malandrini il senso della solidarietà

per poter riempire i piatti vuoti

dei tanti poveri con i soldi

presi da destra a sinistra

dalle tasche del poplo italiano.

È troppo quello che per questo Natale

Ti chiedo? Allora perdonami,

caro Bambino Gesù! Purtroppo

la vecchiaia fa brutti scherzi!

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