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Messaggi di Luglio 2016
Post n°191 pubblicato il 20 Luglio 2016 da pasquale.zolla
Lo Spirito Santo, manifestazione di Dio in noi I miti sono molti e ci aiutano a vivere. Uno è l’amore, Eros, signore dei desideri; l’altro è il tempo pensato dalla mente. Le Parche tessono la vita col compito di tagliare il filo di quel tessuto che chiamiamo destino o fato, a cui dovevavo sottostare anche gli dei. Ma il tempo e il fato chi li ha creati? E chi ha creato l’Universo in cui viviamo? La risposte è: Dio! Dio che è eterno come il tempo e che si manifesta a noi attraverso lo Spirito Santo, che conosciamo come la terza persona della Trinità. Già San Paolo nel battezzare i discepoli di Efeso lo fece nel nome di Gesù che, imponendo le mani sulle teste dei suoi discepoli fece scender su di loro lo Spirito Santo, che fece sì che essi poterono profetizzare in diverse lingue. Papa Francesco riprende il tema dello Spirito Santo dicendo che è “quello che muove la Chiesa e che lavora nei nostri cuori; è quello che fa di ogni cristiano una persona diversa dall’altra ma da tutti insieme fa l’unità. Dunque lo Spirito Santo è quello che porta avanti, spalanca le porte e ti invita a dare testimonianza di Gesù!” Quando l’uomo non è all’altezza di questa missione dello Spirito Santo e non lo sente così, finisce per ridurre la sua fede ad una morale. E pensa che adempiere a tutti i comandamenti sia abbastanza, ma niente più. E così pensa a ciò che si può o non si può fare, cadendo nella statistica e nella morale fredda. La vita cristiana, però, non è un’etica, ma è un incontro con Gesù e chi ci porta a quest’incontro è lo Spirito Santo! Il tema dello Spirito Santo dovrebbe interessa anche i non credenti perché tutte le persone hanno un “me” dentro al proprio “sé” e tutti hanno anche un “noi” che ci rende socievoli e che ci fa cercare gli altri poiché ne abbiamo bisogno. Anche gli animali sono socievoli, però il loro “noi” è strettamente connesso al sesso e alla procreazione. Non hanno il “me” perché la loro mente non è riflessiva, anche se in alcuni (cavallo, cane, gatto) c’è in quanto escono dalla selvatichezza e accettano e cercano un capo del quale eseguono le parole d’ordine e persino comunicano sentimenti di affetto e di attaccamento. La specie umana ha uno spirito: non lo si vede con gli occhi, non lo si ascolta con l’udito, non lo si percepisce col tatto. Sfugge ai cinque sensi, ma è un’energia immateriale che si misura e si sviluppa in campi magnetici, trasportata da onde e da leggi di gravità che determinano l’attrazione reciproca dei corpi astrali. Forse in tutto l’esistente, il cosmo, non c’è nulla di immateriale se non i pensieri, le fantasie, la creatività. Il Dio delle religioni è immateriale perché deriva da un nostro pensiero creativo. Per cui lo spirito è la nostra capacità di inventare pensando, di creare pensando, di raccontarci pensando Il suo modo d’essere non l’ha definito la mente, perché essa è immateriale e materialissima perché è il cervello che la crea e la modifica di continuo. Un organo del corpo in contatto con tutti gli altri organi, sostanze che lo modificano, realtà che cambia e con essa cambia la mente. Lo spirito, pertanto, è condizionato dalla mutabilità del corpo, ma a sua volta lo condiziona. E noi stessi spesso ci chiediamo se, dopo la morte, esiste un aldilà. A volte diciamo di sì, a volte di no e in questo cercare di immaginare che cosa sia l’aldilà, nasce Dio che, inevitabilmente, morirà quando l’umanità, come tutte le cose che nascono, scomparirà! U Spirde Sande
U Spirde Sande éje ‘a perzòna
devine nda kuje Dìje se mòstre
kume kuille ka leberamènde vóle
è kka l’ummene akkapace rènne
de se akkòrge d’a revelazjòne
è dde kurrespònne a ghèsse dind’a
pròbbete lebertà. Pegghjà u Spirde
de Dìje u vére fine éje d’u kambà
nustre ò’ punde ka i grazjune, i vègghje,
u ‘ddjune, ‘a lemòsene è tuttekuande
i azjune bòne fatte nd’u nòme
de Kriste, avete ne nzònne ka mizze
p’arrevà a Ghisse. Sènze d’u Spirde
Sande Dìje lundane éje, Kriste
nd’u ajìre arrumane, u Vangéle
‘na lèttra mòrte éje, ‘a Chjìse
‘na sèmblece aùrganezzazjòne,
‘a ‘vutòretà nu putére, ‘a messjòne
‘na prupragranne, u kulte nu rekurde
è u fà krestjane ‘na murale de vajasse.
Sckitte ‘na bòna azjòne fatte
nd’u nòme de Kriste i frutte dace
d’u Spirde Sande. Akkume a l’ake
d’u grammòfene arréte vace
è vebrazjune fine fine, mmesibele
d’u diske, akkussì l’alme aùbbedì
déve ò’ Spirde Sande ka s’éje
appresendate a l’ummene akkume
a palummèlle è a fuke. U frutte
suje éje: ammòre, prjèzze, kujéte,
pacènze, benevulènze, bunnà,
federtà, kujatèzze, duminje de sè!
Lo Spirito Santo
Lo Spirito Santo è la persona
divina in cui Dio si rivela
come colui che vuole liberamente
e che rende capaci gli uomini
di accorgersi della rivelazione
e di corrispondere ad essa nella
propria libertà. Prendere lo Spirito
di Dio è il vero fine della vita
nostra al punto che la preghiera, le veglie,
il digiuno, l’elemosina e tutte
le azioni virtuose fatte in nome
di Cristo, altro non sono che dei mezzi
per Giungere a Lui. Senza dello Spirito
Santo Dio è lontano, Cristo
resta nel passato, il Vangelo
è una lettera morta, la Chiesa
una semplice organizzazione,
l’autorità un potere, la missione
una propaganda, il culto un ricordo
e l’agire cristiano una morale di schiavi.
Solo una buona azione fatta
nel nome di Cristo i frutti ci procura
dello Spirito Santo. Come l’ago
del giradischi segue
le vibrazioni più sottili, invisibili
del disco, così l’anima ubbidire
deve allo Spirito Santo che si è
manifestato agli uomini sotto forma
di colomba e di fuoco. Il frutto
suo è: amore, gioia, pace,
pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé!
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Post n°190 pubblicato il 13 Luglio 2016 da pasquale.zolla
Monte Carmelo: Maria si pesenta come mano d’uomo in una nuvoletta ”Come mano d’uomo” sul Monte Carmelo, sotto forma di nuvoletta, Maria apparve al profeta Isaia per comunicargli la fine della siccità e per dargli un segno della Grazia (Gesù) che avrebbe dato al mondo intero. Il Monte Carmelo, in Palestina, fin dai tempi dei Fenici (Filistei nella Bibbia), fu meta di asceti e di cristiani che lassù si ritirarono, dopo la morte di Gesù, per aspirare alla perfezione dei consigli evangelici e su quel monte costruirono il primo tempio che dedicarono alla Vergine Maria e che prese il nome di Madonna del Carmelo o del Carmine. Maria, Madre e Regina, ancora oggi continua ad essere il modello di quella contemplazione che rapì Elia, dopo aver ascoltato un suono di sottile silenzio sull’Oreb. I seguaci, detti carmelitani, si espansero nel mondo e moltissime persone consacrarono la loro vita a Maria. La consacrazione veniva realizzata attraverso il santo abitino, che rappresentava il manto di Maria sotto la cui protezione i fedeli volevano (e vogliono!) vivere. Era detto scapolare, perché pendeva dalle scapole. La tradizione vuole che sia stato donato dalla stessa Vergine Maria, nel 1251, come segno di protezione e predilezione per l’Ordine Carmelitano e per tutti coloro che l’avessero indossato. Una protezione non solo per la vita presente, ma anche per quella futura. La Chiesa, ha riconosciuto e apprezzato questo segno attraverso la vita di molti Santi e pontefici che l’hanno raccomandato e portato, adattandolo al costume dei tempi. L’abito della Vergine Maria fu ridotto nelle dimensioni e divenne un abitino, formato da due piccoli pezzi della stessa stoffa dell’abito carmelitano, uniti da fettucce che permettevano di portarlo appoggiato sul petto e dietro le spalle. Più tardi papa Pio X concesse di sostituire l’abitino con una medaglia recante da una parte l’immagine di Gesù e dall’altra quella della Madonna. Insieme alla corona del rosario, lo scapolare ha acquistato un forte segno mariano di protezione da parte di Maria, che ci porta a Gesù, e di impegno da parte della gente di lasciarsi guidare da lei. I fedeli portano lo scapolare da oltre sette secoli per assicurarsi la protezione di Maria in tutte le necessità della vita e per ottenere, mediante la sua intercessione, la salvezza eterna e una sollecita liberazione dal purgatorio. La promessa di queste grazie sarebbe stata fatta dalla Madonna a San Simone Stock il 16 luglio 1251, che avendola pregata di dare un privilegio ai Carmelitani, ebbe in dono uno scapolare dicendogli: «Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. Chi morrà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di pace e di patto sempiterno!» Dopo aver detto ciò, la Vergine scomparve lasciando nelle mani di Simone il pegno della sua promessa.
‘Na grazjòne te fazze, Marìje d’u Karméle
Ò Mamme d’u Karméle, ka p’a tuje
granne assaje degnetà de Mamme
de Dìje ‘a mìje ‘vvukate ngile sì,
ndreccedìje pe mè è ddamme ‘a grazje
de kambà ngumburmetà a’ vulundà
de Dìje nd’u spirde de sbrevògne
è dde grazjòne. ‘Na mane a mè dà
nd’u jì d’u kambà, nd’a féde tineme,
ògnè grazje arrjaleme ka m’ajute
a kambà ‘a krestjane vukazjòne mìje
sekònne u state mìje partekulare
de kambà. Sòpattutte, Mmakulate Marìje,
famme avè d’ò Patre celèste de krèsce
dind’a devine karetà p’arraggiunge,
nu jurne, u kambà ka maje móre!
Ti prego, o Maria del Carmelo
O Madre del Carmelo, che per la tua
sublime dignità di Madre
di Dio sei il mio avvocato in cielo,
intercedi per me e ottienimi la grazia
di vivere in conformità alla volontà
di Dio nello spirito di mortificazione
e di preghiera. Assistimi
nel cammino della vita, serbarmi nella fede,
donami ogni grazia che mi aiuti
a vivere la mia vocazione cristiana
secondo il mio particolare stato
di vita. Soprattutto, Vergine Maria,
ottienimi dal Padre celeste di crescere
nella carità divina per raggiungere,
un giorno, la vita eterna!
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Inviato da: cassetta2
il 14/02/2024 alle 18:49
Inviato da: pasquale.zolla
il 25/11/2023 alle 12:53
Inviato da: cassetta2
il 19/11/2023 alle 17:05
Inviato da: pasquale.zolla
il 17/10/2023 alle 18:41
Inviato da: amorino11
il 25/07/2023 alle 19:11