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« L'età del ritornoIl regalo »

Il vicolo oscuro e la luna

Post n°574 pubblicato il 11 Dicembre 2014 da pedro_luca
 

 

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Il vicolo oscuro e laluna

 

 

Traccia n. 1

I rilettura

 

Passando davanti alla vecchia casa, quella del numero ventiquattro di vicolo oscuro, sembrava che il tempo si fosse fermato. Erano anni ormai che quel caseggiato versava in condizioni che andavano oltre il degrado. Nelle zone in cui l’intonaco s’era staccato dalla parete emergevano delle macchie umide di  mattoni, il rosso del cotto era ricoperto da una pellicola di muschio verde. Ai lati della porta d’ingresso, come due radici insecchite, delle crepe nere la tagliavano verticalmente dal tetto al terreno. La giovane Marika percorreva ogni giorno quel tratto di strada, che ricordasse lei da una vita ormai. Un tragitto quasi obbligato per recarsi a scuola, da piccola alle elementari e poi alle medie ed ora, che s'era fatta una bella ragazza, per raggiungere la piazza da dove partiva l’autobus con cui avrebbe raggiunto il liceo. Mentre si spostava sul lato opposto del vicolo, lo faceva sempre  spinta da un vago senso d’apprensione, un’inquietudine dettata da quei muri scalcinati ed umidi, per nulla rassicuranti, anzi, nei giorni piovosi davano l’impressione di esser sul punto di crollare da un momento all’altro. Non si trattava di un vero e proprio timore, però s’era adeguata ormai e lo ripeteva ad ogni passaggio, anche se in effetti quella preoccupazione non aveva nessuna ragion d’essere,  quel vicolo veniva frequentato regolarmente dai suoi compaesani, non aveva avuto modo  di ascoltare lamentele da alcuno e gli appartamenti adiacenti erano abitati, perciò se quella costruzione fosse stata veramente pericolante avrebbero interdetto il traffico nel vicolo. Invece era percorribile in entrambi i sensi, senza nessun segnale di pericolo,  nonostante ciò ogniqualvolta le capitava di transitare davanti a quella casa, avvertiva quell’afflato d’angoscia. Era una casa tanto strana, e si era chiesta più di una volta se in quel tugurio ci abitasse qualcuno, perché nonostante avesse percorso da anni quel tratto di strada, non le era mai capitato di veder qualcuno che uscisse o entrasse da quella porta di legno scuro, tanto da essersi annerito nel tempo. Ad osservarla s’accorgeva di come fosse malmessa e per niente curata, con le tegole che facevano capolino dalla grondaia, col rischio che qualcuna cadesse in tesa ai passanti, il canale di scolo della pioggia era  rotto e l'acqua piovana fuoriusciva allagando a mo' di innaffiatoio un pezzo di strada, per tutto ciò   s’era assuefatta all’idea che fosse disabitata. Almeno, lo era stata fino a quel mattino quando, passandole davanti volse lo sguardo all'unica finestra che dava sul vicolo, piccola, con le ante in legno ed i vetri coperti dalla polvere. Lo fece distrattamente  buttando uno sguardo frettoloso alla sua sinistra, come per un movimento improvviso ed inaspettato ebbe l’impressione di aver visto  un'ombra scivolare dietro a quei riquadri grigi. Fu tanto grande la sorpresa che sentì un tuffo al cuore, l'istinto fu quello di accelerare il passo, ma la curiosità è femmina e prese il sopravvento,  tanto da soffermarsi a fissare attentamente quella piccola finestra nel tentativo di scorgere cosa fosse stato o a cosa fosse dovuto quel movimento repentino. Dall’ombra scura che faceva da sfondo ai vetri inaspettatamente prese forma l’ovale di un volto, poi lentamente s’accese la luce opaca di due occhi chiari e scintillanti. Fu una visione che durò solo un attimo, come se avesse voluto dare a Marika solo il tempo necessario affinché potesse prendere coscienza di quanto aveva visto, e sufficiente a che ne diventasse pienamente consapevole. Confusa, lentamente si allontanò dalla casa, e poi, senza accorgersene, incominciò ad affrettare il passo come se avesse voluto lasciarsi alle spalle quanto era successo. Ma quella luce, quei due occhi che la fissavano pieni di luce non l’abbandonavano. Anzi, più si allontanava dal luogo e più si faceva insistente nella sua mente l’enigma di quello sguardo, chissà chi si celava dietro a quei vetri?
Le incombenze della vita riempiono gli spazi e trascinano il nostro divenire nel tempo. Così fu per Marika che, presa dagli studi e, soprattutto, dall’improvvisa passione per un nuovo compagno di classe, data l’età viveva gli slanci ed i tormenti tipici dell’adolescenza, tra spinte emotive, pose, paure, sogni ed insicurezze. Insomma in quel miscuglio di sincerità, inconsapevole fatuità, tanta stupidità e generosità che sa trascinare alla vita, tanto che dell’episodio del vicolo oscuro sembrò che non avesse lasciato traccia alcuna in lei. Ora le preoccupazioni della ragazza erano altre, divise tra l’evoluzione dello studio e, non quella non meno importante, del suo aspetto esteriore. Alla cura del corpo aveva incominciato a dedicare parte del giorno, cosa che faceva con una passione ed una cura che erano andati aumentando in modo esponenziale con il suo formarsi donna.
Terminò il liceo, conseguendo il massimo dei voti e la lode per la soddisfazione sua e la gioia dei suoi genitori, così grande da non star più nella pelle dall’orgoglio.  In ossequio alla regola con cui avevano regolato la loro vita, dare per avere, le regalarono l’automobile  promessa. Era una piccola utilitaria, ma tanto bastava a Marika, che aveva finalmente tra le mani le agognate ali che le avrebbero permesso di volare, di muoversi in totale autonomia per ogni dove l’avesse portata la sua voglia di vita.

 

 
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Commenti al Post:
pedro_luca
pedro_luca il 12/12/14 alle 00:29 via WEB
A Laura e Giuseppe...due persone come tutte le altre..... La sindrome di Down non è una malattia. Le persone con la sindrome di down non cercano una medicina,vogliono solo essere trattate come gli altri.
(Rispondi)
dinobarili
dinobarili il 12/12/14 alle 15:58 via WEB
Ciao Gianluigi - Buona serata. Dino
(Rispondi)
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