Finché uno non si impegna veramente c'è esitazione, c'è la possibilità di ritirarsi e c'è sempre inefficacia. In tutti gli atti d'iniziativa e di creazione c'è una verità elementare, la cui ignoranza uccide idee e piani meravigliosi in numero infinito. Nel momento in cui uno si impegna davvero fino in fondo, allora si muove anche la Provvidenza. Ti vengono in aiuto mille cose che altrimenti non sarebbero successe: viene verso di te un intero flusso di eventi prodotti dalla decisione, portando a tuo vantaggio ogni genere di imprevisti, di incontri e assistenza materiale che non ti saresti nemmeno sognati. Qualsiasi cosa tu possa fare o possa sognar di fare, cominciala. L'audacia ha genio, forza e magia. Cominciala, comincia adesso!
J.W.Goethe
Post n°20 pubblicato il 25 Novembre 2007 da Agua.y.Pigmento
"La mia vocazione più autentica
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Post n°19 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da Agua.y.Pigmento
MARIO GARCIA TORRES, «Se il cinema entra ormai nella definizione della creazione contemporanea, esso va anche verso i confini del saggio, del documentario e della metafinzione. Si tratta qui di definire i lineamenti di un nuovo territorio artistico, quello di un terzo cinema, tra arte contemporanea, cinema, nuovi media e letteratura, da non confondere con il cinema sperimentale. Questo territorio condiviso, che non "appartiene a nessuno", non si può ridurre ad un unico criterio tecnico o tematico. Il terzo cinema crea una piattaforma di espressioni singolari che non ricoprono esattamente il territorio delle arti plastiche ma costituisce un oggetto nuovo: quello di un campo di esperienze estetiche che non distinguono pertanto una figura unica.» Pascale Cassagnau, Prefazione al saggio Futura Amnesia (Indagine su un terzo cinema). Ogni essere umano è caratterizzato in modo inequivocabile da un DNA che lo rende unico ed immediatamente riconoscibile, l'artista da sempre manifesta questa individualità sottraendosi agli imperanti tentativi di omologazione ed asservimento. Rifuggendo così dai recinti predeterminati, dalle visioni dicotomiche e dalle costrizioni strumentali dell'organizzazione, l'arte da sempre si muove alla ricerca di spazi autonomi dove esibire l'infinita gamma dei grigi che contraddistinguono l'esistenza. Da una parte la società con le sue esigenze classificatorie e funzionali, dall'altra il pensiero libero che afferma ogni volta il valore del diverso. La propria fisicità come punto di partenza per percorsi autonomi che, nel confermare la diversità come regola, portano alla realizzazione di opere video digitali, di terzo cinema appunto, firmate con il proprio corpo. Il deambulare tra le rappresentazioni fisiche consente allo spettatore di penetrare in quei « mondi » resi tangibili dalla qualità delle immagini, dalla presenza del suono e da quei personaggi, ormai orfani del proprio lavoro, i cui movimenti quotidiani rimangono ancorati nella loro memoria storica,offrendo così la possibilità di cogliere l'infima frontiera tra la perdita (del lavoro, del tempo) e lo spessore di quelle vite. YOSHUA OKON, Coyoteria, 2003.
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Post n°18 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Agua.y.Pigmento
"Scrivi sempre con passione e guarda allo scrivere come una festa" Ogni tanto appare un vero artista nella letteratura mondiale. E' il caso di Daniil Charms, vero outsider della cultura russa della prima meta' del '900. Precursore del teatro dell'assurdo. Charms allinea furiosamente, raccontini, saggi apocrifi, lettere, appunti, aforismi, all'insegna di una forma mentis che denigra tutto e tutti, riducendo a zero ogni prospettiva sensata del genere umano. Non per voler essere bastian contrario, ad ogni costo, ma per amare quelle "sciocchezze" che sono i controsensi abissali del vivere. Così in uno dei suoi racconti c'è una vecchia che gli appare davanti in continuazione senza motivo: non e' difficile ravvisare in essa l'icona ripugnante del burocratizzato e sclerotizzato regime stalinista, il "Grande Fratello" Orwelliano che portò alla morte dello stesso Charmes, irridendo il suo appello tra le righe della passione. Bisogna leggere questi pezzi per capire, che dietro il loro presunto "non-senso" si annidano i veri sentimenti e le vere emozioni tiranneggianti, dell'establishment sovietico. Credo che gli uomini d'oggi, resi esperti dal crollo dei muri(anche quelli interiori), potrebbero meditare efficacemente sulle riflessioni di questo artista, ("credo che l'uomo intelligente possa sfruttare i colpi del destino e a ogni colpo avvicinarsi alla propria meta") distruttore di luoghi comuni. ___________________________________________________________________ "Le parole devono essere tutte indispensabili" |
Post n°17 pubblicato il 18 Settembre 2007 da Agua.y.Pigmento
Il cinema del rifiuto nasce dall’interstizio che separa due spinte uguali e contrarie, dalla pulsione del rimettere in forma qualcosa che la sta perdendo . Genesi che ha a che fare con l’essenza stessa del cinema e con il suo essere sempre e comunque (come sosteneva Cocteau) “la morte al lavoro”. E’ la morte che produce scarti e rifiuti nei film: morte di oggetti, morte di corpi, morte di cose. Ma anche morte di segni, linguaggi, alfabeti. Chi non ricorda le nefandezze cucinate da “Bette Davis”, per la sorella paralitica nel film “Che fine ha fatto baby Jane?” . Oil sangue golosamente succhiato da Tom Cruise e Brad Pitt in “Intervista con il vampiro?” E’ infatti il cibo, scrittura segnica ad offrirsi nel cinema come figura chiave; impastato di viscere e vomito,di melma e bolo, di bava e bile. Questi rifiuti “gastro-enterici” fanno dei sintomi della fame e dei residui della digestione le materie prime su cui edificare monumenti ad un arte cinematografica grottesca e macabra; sfiorata da aliti di sublime. Ciò accade nelle marmitte di spaghetti fumanti, arraffate con le mani e i denti nel film di Mattioli “Miseria e Nobiltà”; o nei fetidi intrugli preparati dai protagonisti di “Camerieri” di Pompucci; o nei deliri bulmici da fast-food di Landis in “Animal House”. I residui e gli scarti non si esauriscono qui , non è possibile dimenticare l’enorme cumolo di immondizia che nasconde resti umani non identificati ne il film “Gli occhi del delitto” o le tonnellate di spazzatura che saturano lo schermo nel film “Arriva la bufera” Ci sono inoltre i ributtanti cadaveri putrescenti di “Seven” e le vertigini da nettezza urbana dell’immaginario, messe in scena dal regista definito “il re degli schifosi”: John Waters Quando l’arte cinematografica ha a che fare con questo genere, sembra incapace di assumere altro sguardo che non sia quello “nobilitante”, quasi “avveretendo nella purezza estetica del linguaggio, l’ultima chance di riscattare la miseria sociologica dei soggetti rappresentati. Secondo tal proposito Pasolini riabilita i volti sdentati, le pelli foruncolose dei suoi sottoproletari romani inquadrandoli in composizioni figurative di matrice Giottesca . Un cinema insomma che si immerge nei detriti del linguaggio, lasciandovi andare alla deriva, conscio di non poter esistere se non in questo scenario artistico. |
Post n°15 pubblicato il 15 Settembre 2007 da Agua.y.Pigmento
Quasi impossibile per il cinema contemporaneo, fuggire al destino che lo vuole fatto di scarti: se lo scarto è ciò che resta, di un prodotto dopo il consumo, in un universo dove tutto è già stato consumato gli unici materiali ancora disponibili sono inevitabilmente da reperirsi nelle discariche della visione. Così ad esempio Oliver Stone fa del suo _Natural born killers_ un gran frullato visual concettuale, in cui non solo, vengono mostrati i materiali dichiaratamente degradati, ma tutti i codici e gli alfabeti visivi vengono riciclati in un collage rapidissimo e frenetico che fa dell'immondizia visuale un delirio lisergico, rendendo la testa dello spettatore simile ad un punching ball dopo un allenamento intensivo di box. Così in modo analogo John Carpenter, David Lynch, Pedro Almodòvar, e Richard Stanley, trafficano con scorie e detriti, con avanzi e relitti umani, creando "incubi" pop attraverso l'esasperazione allucinata dell'iconografia del cinema perbene. |
THE BLOG TRANSLETER
il fotografo americano
morto prematuramente di Aids nel 1989,
che suscitò scalpore!
"POCHI RIESCONO A VEDERE ARTE IN UN NUDO
I PIU' CI VEDONO TRASGRESSIONI E OSCENITA'"
Accusato di pornografia e induzione all'oscenità,
durante la sua mostra
The Perfect Moment
nel 1990 a Cincinnati
- che esponeva sette ritratti sadomaso –
dovette affrontare un processo
contro gli istituti ufficiali e religiosi.
Oggi l'eco dei suoi scandali
non si è ancora placato
"L'INQUISIZIONE ESISTE ANCORA"
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