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Messaggi del 21/10/2014

 

TESTI E PRETESTI, BLOG, BLOGGER, COMMUNITY, POST, PARADISO, VIAGGIO, SCRITTURA, BLOG GENERATION

Post n°8056 pubblicato il 21 Ottobre 2014 da psicologiaforense

IL BLOGGER VA IN PARADISO?

 

Io sono convinta che debba esserci un'altra vita per i blogger  "qui labourent de la plume", un Paradiso o comunque  un "al di là" ove sia riconosciuta l'oscura fatica che loro costa un post, una riga, una parola, un commento. Il blogger  potrà  esser celebrato, glorificato, ma nessuno si accorgerà che quella tal frase o parola risponde a uno strenuo impegno, nasce da una tensione dolorosa; le "affres du style", o soltanto il travaglio dell'espressione  restano senza compenso nella community, onde è logico che la retribuzione attenda il blogger militante in un altro mondo. 
Se vi è giustizia almeno nell'altro mondo. 

 
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FAMIGLIA E PAZIENTE DEPRESSO, COSA FARE?, SCIENZA DELLA VITA, PSICHIATRIA, PSICOLOGIA, DEPRESSIONE, ATTACCHI DI PANICO

Post n°8055 pubblicato il 21 Ottobre 2014 da psicologiaforense

La prima cura per il depresso sono i suoi familiari. Famiglia come luogo naturale di cura e di contenimento. Famiglia come risorsa ineliminabile.

 
CONVIVERE CON UN PAZIENTE DEPRESSO: ISTRUZIONI PER L'USO

 

Ad evitare errori psicologici talora molto pericolosi, è opportuno tenere presenti alcuni princìpi molto generici, ma di valore pratico, su come va trattato il depresso a livello psicologico.

IL DEPRESSO NON VA ANZITUTTO FRUSTRATO; è carente d'amore e questo amore non gli va negato; in preda alla disperazione, come si trova, deve essere scaricato da ogni responsabilità, decisione, attività; inutili le cosiddette « distrazioni» vissute - qualunque esse siano - come impegno angoscioso da chi, nelle forme più gravi, ha il solo desiderio di regredire alle fasi uterine, che tenta di realizzare rifugiandosi nel letto o nelle fantasie di morte.
 
MAI FARE APPELLO ALLA COSIDDETTA «BUONA VOLONTÀ» (“fatti coraggio e reagisci”, ecc.)  in quanto significa aumentare inutilmente i sentimenti di colpa. Anzi, nelle fasi più gravi della malattia, il malato va aiutato a realizzare pienamente il ruolo di «malato» che gli compete, non diversamente da un grave infartuato o tubercolotico, e deve essere consigliato a fare ancor meno di quanto non sentirebbe di fare: cioè spesso nulla. Solo durante la convalescenza è opportuno modificare questo atteggiamento e incoraggiarlo e sollecitarlo a riprendere gradualmente iniziative, cioè a riaffrontare la vita.

Il depresso va ascoltato con pazienza, con benevolenza e comprensione nelle sue doglianze e lamentele, nelle sue pretese ed esigenze di una rapida guarigione, nelle sue proteste più o meno esplicite perchè questa non si realizza immediatamente, spesso nei suoi rimproveri angosciosi quasi i parenti ne fossero i responsabili. Occorre fare attenzione che questo atteggiamento, più o meno mascheratamente aggressivo del malato, non provochi reazioni negative o punitive da parte dei familiari, i quali devono invece mantenere un atteggiamento fermo e conseguente, ma sempre oblativo e affettuoso. 

Assistere in famiglia  il depresso è avere a che fare con un paziente  estremamente esigente, ma assai poco gratificante, e, salvo eccezioni, inadeguatamente riconoscente dopo la guarigione.

 
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