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La preferenza della signora Rita

Post n°12 pubblicato il 19 Luglio 2012 da puntacampabella
 

Come ormai abitudine, a pochi mesi dall'inizio della campagna elettorale ci si affretta a cambiare la legge elettorale. Dopo il criticato "Mattharellum" e l'odiato "Porcellum", ecco che da più parti si sente dire "si stava meglio quando si stava peggio" e la soluzione di tutti i problemi sembra essere il ritorno al proporzionale (prima votate, poi al governo ci pensiamo noi…) e soprattutto il super democratico voto di preferenza, che finalmente restituirà la sovranità al popolo dopo la dittatura dei "nominati".

Io non credo assolutamente che la preferenza unica (perché quando si parla di preferenze va specificato) sia un sistema di rappresentanza democratica. Lo sarebbe nel caso ipotetico in cui la maggioranza dei voti assegnati ai partiti contengano la preferenza, ma così non è. 

Ad oggi - e verosimilmente anche in futuro -  solo una sparuta minoranza dei voti ai partiti esprimono la preferenza e ne consegue che i "più bravi" a far scrivere il loro nome sulla scheda si dividono l'ipotetico "piatto" che è la quota di rappresentanza dell'intero partito.

Ma questi "più bravi" sono sempre i più capaci e i più onesti? Ovviamente no. Scomodando Aristotele, potremmo dire che i migliori nell'arte di "governare la Polis" sono proprio quei soggetti che riescono a scindersi dalla loro immagine per dedicarsi anima e corpo agli interessi della comunità. Ne consegue che le moderne forme di personalizzazione della politica sono l'esatto contrario di ciò che dovrebbe essere la stessa.

I "più bravi" a volte sono personaggi un po' rozzi, spesso non hanno dimestichezza con la lingua italiana e persino il loro dialetto appare sgrammaticato e poco comprensibile. Sono personaggi che dalla politica cercano quel valore aggiunto derivante dalla gestione del potere. Il caso del consigliere comunale romano Samuele Piccolo - arrestato e accusato di aver usato fondi illeciti per finanziare le sue cene elettorali e il suo call center -  è eclatante ma non è certo isolato e non è limitato a un solo partito. Si pensi che uno dei consiglieri comunali più votati a Roma è un esponente della nota famiglia che gestisce gli ambulanti in tutta la città (sì lo so... è sempre del PDL... diciamo che nel PDL sono più portati...).

I "più bravi" investono tanti soldi nella politica e non certo per beneficenza. Quei soldi "rientrano" attraverso quei canali che la politica può muovere, quei canali che dovrebbero servire ad erogare servizi alla comunità e che con questo sistema diventano merce di scambio, voti di scambio.

Ma i "più bravi" hanno dei grandi alleati che non sono come tutti pensano i grigi capi dei partiti che li mettono nelle liste. Gli alleati dei "più bravi" sono gli italiani - certo non tutti - ma buona parte di essi.

I "più bravi" sono l'esatta rappresentazione di ciò che oggi è il popolo italiano. Un popolo fatto di tante signora Rita col capello cotonato che inveiscono sull'85 contro i politici ladri che "se magneno tutto". 

Ma la signora Rita dal capello cotonato è la prima a non farsi fare la ricevuta dal discutibile parrucchiere in cambio dello sconto. La signora Rita sotto elezioni parteciperà a qualche cena elettorale gratuita organizzata  da uno dei "più bravi" e scriverà sotto la scheda il nome del benefattore come da santino accuratamente disposto sotto il flûte del prosecco… "perché la pasta era n'po' scotta ma er porpettone era bono". 

E vi dirò… la "signora Rita" dal capello discutibilmente cotonato è il male minore, perché alla cena gratuita i veri problemi sederanno al tavolo centrale insieme a uno dei "più bravi" e fra un boccone di pasta scotta e un pezzo di polpettone saranno lì a dividersi i proventi del dopo elezioni, forti delle buste paga delle famiglie delle tante signora Rita dal capello discutibilmente cotonato alle loro dipendenze, famiglie da mobilitare nel gran giorno della festa della preferenza.

La verità, è che mi chiedo spesso perché il voto di un italiano onesto debba valere quanto quello dell'abitante di Scampia che per anni copre il camorrista di turno e poi lo copre di applausi e ovazioni nel tragitto che lo porta dalla casa dove era latitante fino alla camionetta dei carabinieri.

Mi chiedo perché nessuno capisca che la politica è la punta dell'iceberg di qualcosa di assai più vasto e articolato: la regressione morale, culturale e civica di un popolo. La verità - duole dirlo - è che meno gli italiani avranno potere di decidere e meno danni faranno. E' impopolare dirlo? Moltissimo. Ma purtroppo è l'evidenza.

Ma di fronte alla piaga dei "nominati", la voce del popolino chiede con forza di poter scrivere il nomignolo sulla scheda e i politici - specie quelli nella parte sinistra dell'emiciclo - impauriti e commissariati dai tecnici, non hanno la forza di dire al loro popolo che se per 20 anni hanno usato il loro sacrosanto diritto di voto per eleggere un clown, le colpe del disastro vanno quanto meno ripartite a metà.

Il PD poi è particolarmente talentuoso nell'arte di autodistruggersi con grazia e democrazia, visto l'uso provinciale e smodato che fa delle elezioni primarie. Una versione "pizza e mandolino" di quelle americane, senza il sistema di trasparente finanziamento privato della politica statunitense e soprattutto senza le regole di quelle grandi consultazioni di massa. Le primarie possono essere un grande strumento di democrazia, ma vanno fatte come si deve e quando si deve. 

Che poi la soluzione sarebbe semplice. Basterebbe tornare a quei collegi uninominali che inchiodavano l'eletto al territorio dove era candidato e al dovere di rappresentarlo. E inchiodavano i partiti a scegliere candidati presentabili per vincere nei collegi. Una cena in meno per la signora Rita dal capello discutibilmente cotonato e qualche camorrista in meno in Parlamento.

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