Creato da habiba1977 il 29/07/2009
cultura islamica

Area personale

 
 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

I miei Blog Amici

 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

Ultime visite al Blog

 
isabellagrassonapoleone.tkalippo85secaravioricaANGMARWIZARDKINGisrypgmmaSAV.onlustitco68sbirro730biloh1giparlamaldopamlscudierii.vally
 

Ultimi commenti

 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 

MECCA

 

MECCA

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

TRE GRADI DI DIGIUNO

 

  

TRE GRADI DI DIGIUNO

Esistono tre tipologie di digiuno: ordinario, speciale e straordinario.

   Mentre il digiuno ordinario consiste nell’astensione dal cibo, dal bere e dalla soddisfazione sessuale, quello speciale nel tenere le orecchie, gli occhi, la lingua, le mani, i piedi e tutti gli altri organi, liberi dal peccato. Il digiuno straordinario, invece, si compie quando il cuore si allontana dai pensieri indegni e mondani e pensa solo a Dio, Grande ed Eccelso. Questo tipo di Digiuno è rotto, quando si pensa a qualcosa di diverso da Dio, Grande ed Eccelso, e l’altro mondo. È rotto anche, quando ci si concentra su questioni mondane, eccetto quelle che conducono a fini religiosi, dal momento che sono rivolti all’altra vita e non a questo basso mondo.

   Chi ha esperienza della vita spirituale, ritiene che sia un peccato preoccuparsi tutto il giorno dei preparativi per rompere il digiuno, perchè quest’ansia deriva da una mancanza di fiducia in Dio e nella Sua promessa di sostentamento.

   A questo terzo grado appartengono i Profeti, i veri santi e chi vive in intimità con Dio. La loro condotta non può essere esaminata dalle parole, perché la loro vera natura si rivela nell’azione, che consiste nel dedicarsi a Dio, Grande ed Eccelso, trascurando tutto tranne Lui. È questo il significato del seguente versetto del Corano: “Di’ o Dio e poi lasciali al loro vuoto chiacchiericcio” (6:91).

 

 

LETTURA DEL CORANO

 

LETTURA DEL CORANO 

 

 

MOSCHEA DEL PROFETA A MEDINA

 

MOSCHEA MEDINA

 
 

 

 

LA VITA DEL PROFETA MUHAMMAD DI HAMIDULLAH

Post n°20 pubblicato il 27 Agosto 2009 da habiba1977
 
Foto di habiba1977

La clemenza mostrata dal Profeta, però, ebbe un risultato contrario a quello sperato, perché gli esiliati non solo si allearono con i pagani della Mecca, ma anche con le tribù a Nord, Sud e ad Est di Medina; formarono un esercito e pianificarono un attacco con forze militari quattro volte superiori a quelle presenti ad Uhud. I musulmani si prepararono ad affrontare un assedio e scavarono una grossa trincea per difendersi da questo attacco. Però, sebbene il tradimento degli ebrei rimasti a Medina rese vana la strategia, il Profeta con una sagace diplomazia riuscì a rompere le alleanze e i diversi eserciti si ritirarono.

Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) tentò per la terza volta di riconciliarsi con i pagani e si diresse verso la Mecca. Dal momento che il blocco delle rotte delle carovane del nord avevano danneggiato la loro economia, il Profeta promise un transito sicuro, l’estradizione dei loro fuggitivi e l’accettazione di ogni condizione da loro posta. Il Profeta stesso accettò di ritornare a Medina senza nemmeno poter entrare alla Mecca per compiere il pellegrinaggio. I musulmani e i pagani firmarono questa tregua ad Hudaibiyah, un sobborgo della Mecca. Avevano deciso non solo di mantenere la pace ma anche di osservare la neutralità nel caso che una terza parte si fosse posta in conflitto con una delle due stipulatici.

Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) approfittando della pace, lanciò un intensivo programma apostolico inviando lettere ai governanti di Bisanzio, dell’Iran e dell’Abissinia. Il patriarca bizantino- Dughatur degli Arabi- abbracciò la fede islamica e per questo motivo venne linciato dalla folla; il Prefetto di Ma‘an in Palestina invece fu decapitato per ordine dell’imperatore. Inoltre, un ambasciatore musulmano fu assassinato in Siria e l’Imperatore Eraclito invece di punire il colpevole, inviò il suo esercito a difenderlo contro la reazione dei musulmani. A questo punto i pagani della Mecca, sperando di potersi approfittare delle difficoltà dei musulmani, violarono i termini del trattato. Il Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) però guidò lui stesso un esercito, diecimila volte più forte, ed entrò di sorpresa nella Mecca senza nessuno scontro e spargimento di sangue. Il Profeta (pace e benedizione su di lui) inoltre si dimostrò un benevolente conquistatore; radunò la popolazione e ricordò loro le malefatte, la persecuzione religiosa, l’ingiusta confisca, le invasioni continue e le ostilità, che erano andate avanti per venti anni. Poi chiese loro: “Ora, che cosa vi aspettate da me?”. Dopo che tutti ebbero abbassato il capo per la vergogna, il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: “Che Dio vi perdoni; andate in pace; siete liberi”.

 
 
 

LA VITA DEL PROFETA MUHAMMAD DI HAMIDULLAH

Post n°19 pubblicato il 27 Agosto 2009 da habiba1977
 
Foto di habiba1977

 

Nel frattempo gli abitanti ebrei di Medina iniziarono a fomentare una rivolta. Al tempo della vittoria di Badr uno dei loro capi, chiamato Ka‘b ibn al-Ashraf, si recò alla Mecca per offrire la sua alleanza ai pagani e per incitarli ad intraprendere un’altra guerra. Dopo la battaglia di Uhud inoltre la sua tribù complottò per assassinare il Profeta in occasione della sua visita alla loro comunità. Però, anche in seguito ad un tale comportamento, il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) si limitò a chiedere a questa tribù di abbandonare Medina portandosi dietro i propri beni tranne quelli immobili, che furono venduti. La clemenza mostrata dal Profeta, però, ebbe un risultato contrario a quello sperato, perché gli esiliati non solo si allearono con i pagani della Mecca, ma anche con le tribù a Nord, Sud e ad Est di Medina; formarono un esercito e pianificarono un attacco con forze militari quattro volte superiori a quelle presenti ad Uhud. I musulmani si prepararono ad affrontare un assedio e scavarono una grossa trincea per difendersi da questo attacco. Però, sebbene il tradimento degli ebrei rimasti a Medina rese vana la strategia, il Profeta con una sagace diplomazia riuscì a rompere le alleanze e i diversi eserciti si ritirarono. Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) tentò per la terza volta di riconciliarsi con i pagani e si diresse verso la Mecca. Dal momento che il blocco delle rotte delle carovane del nord avevano danneggiato la loro economia, il Profeta promise un transito sicuro, l’estradizione dei loro fuggitivi e l’accettazione di ogni condizione da loro posta. Il Profeta stesso accettò di ritornare a Medina senza nemmeno poter entrare alla Mecca per compiere il pellegrinaggio. I musulmani e i pagani firmarono questa tregua ad Hudaibiyah, un sobborgo della Mecca. Avevano deciso non solo di mantenere la pace ma anche di osservare la neutralità nel caso che una terza parte si fosse posta in conflitto con una delle due stipulatici. Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) approfittando della pace, lanciò un intensivo programma apostolico inviando lettere ai governanti di Bisanzio, dell’Iran e dell’Abissinia. Il patriarca bizantino- Dughatur degli Arabi- abbracciò la fede islamica e per questo motivo venne linciato dalla folla; il Prefetto di Ma‘an in Palestina invece fu decapitato per ordine dell’imperatore. Inoltre, un ambasciatore musulmano fu assassinato in Siria e l’Imperatore Eraclito invece di punire il colpevole, inviò il suo esercito a difenderlo contro la reazione dei musulmani. A questo punto i pagani della Mecca, sperando di potersi approfittare delle difficoltà dei musulmani, violarono i termini del trattato. Il Profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) però guidò lui stesso un esercito, diecimila volte più forte, ed entrò di sorpresa nella Mecca senza nessuno scontro e spargimento di sangue. Il Profeta (pace e benedizione su di lui) inoltre si dimostrò un benevolente conquistatore; radunò la popolazione e ricordò loro le malefatte, la persecuzione religiosa, l’ingiusta confisca, le invasioni continue e le ostilità, che erano andate avanti per venti anni. Poi chiese loro: “Ora, che cosa vi aspettate da me?”. Dopo che tutti ebbero abbassato il capo per la vergogna, il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: “Che Dio vi perdoni; andate in pace; siete liberi”. Egli rinunciò anche a reclamare qualsiasi diritto sulle proprietà ingiustamente confiscate. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.

 
 
 

LA VITA DEL PROFETA MUHAMMAD DI HAMIDULLAH

Post n°18 pubblicato il 27 Agosto 2009 da habiba1977
 
Foto di habiba1977

Quest’atteggiamento produsse un grande cambiamento nel cuore dei pagani. Quando un capo meccano avanzò con il cuore gonfio verso il Profeta, dopo aver udito la notizia dell’amnistia, al fine di dichiarare la sua accettazione dell’Islam, il Profeta gli disse: “Ti nomino governatore della Mecca”. Successivamente il Profeta (pace e benedizioni su di lui), senza lasciare nemmeno un soldato nella città, ritornò a Medina.

Immediatamente dopo l’occupazione della Mecca, la città di Ta’if mobilizzò una campagna militare contro il Profeta. Il nemico, anche se con qualche difficoltà, fu disperso nella valle di Hunayn. I musulmani, comunque, preferirono assediare la città ed utilizzare mezzi pacifici per piegare la resistenza di questa regione. Meno di un anno dopo una delegazione da Ta’if giunse a Medina per offrire la propria sottomissione. Gli abitanti di Ta’if chiedevano però in cambio l’esenzione dalla preghiera, dalle tasse e dal servizio militare insieme alla possibilità di indulgere ancora nell’adulterio, nella fornicazione e nell’uso di bevande alcoliche. Arrivarono persino a chiedere di conservare il loro tempio pagano. Chiaramente non vi era nessuna possibilità che le loro richieste fossero accettate e per questo motivo le ritirarono pieni di vergogna. Il Profeta però concesse loro l’esenzione dalle tasse e dal servizio militare e, per quanto concerneva il tempio pagano, disse: “Non c’è bisogno che distruggiate il tempio con le vostre mani. Manderemo noi degli agenti per farlo al vostro posto”. Il comportamento del Profeta mostra quale tipo di concessioni possono essere fatte ai nuovi convertiti. Gli abitanti di Ta’if, comunque, dopo un breve periodo di tempo, rinunciarono a queste concessioni spontaneamente.

In tutti questi conflitti, che durarono per un periodo di circa dieci anni, morirono circa duecentocinquanta persone tra i pagani, e le perdite tra i musulmani furono anche minori. Durante questi dieci anni tutti gli abitanti della Penisola Araba e delle regioni dell’Iraq e della Palestina si convertirono all’Islam. Alcuni gruppi cristiani ed ebrei  rimasero fedeli al loro credo e venne loro garantita libertà di coscienza insieme all’autonomia giuridica.

Quando, nel decimo anno dopo l’Egira, il Profeta si recò alla Mecca per il Pellegrinaggio, arrivarono nella Città Santa circa centoquarantamila musulmani. Egli parlò loro riassumendo i punti cardine del suo insegnamento: “Credete in un solo Dio; non fatevi nessuna immagine. Trattate tutti i credenti nello stesso modo senza distinzione di razza o di classe e ricordate che la superiorità di un musulmano su un altro si fonda solo sulla pietà, la santità della vita e l’onore. Astenetevi dal prestito ad interesse e dalla vendetta. Trattate bene le vostre donne e distribuite le proprietà dei deceduti tra i parenti di entrambi i sessi. Non lasciate che un’eccessiva ricchezza si accumuli nelle mani di poche persone”.

Una volta ritornato a Medina il Profeta (pace e benedizione su di lui) cadde ammalato e poche settimane più tardi morì con la consapevolezza di aver portato a termine il compito che Dio gli aveva affidato. Ha lasciato alla posterità una religione di puro monoteismo; ha creato uno Stato ben disciplinato nel mezzo del caos esistente e ha portato la pace in un luogo piagato dai continui conflitti. Ha creato uno Stato in cui prevaleva la tolleranza in materia religiosa e in cui gli abitanti di fede non musulmana godevano di una completa autonomia giuridica e culturale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 21 Agosto 2009 da habiba1977
Foto di habiba1977

LE PREGHIERE SPECIALI DURANTE IL MESE DEL RAMADAN

 

Le preghiere, che si compiono durante il mese del Ramadan, conosciute sotto il nome di Taraweh, costituiscono una sunna per il musulmano e debbono essere recitate dopo l’Isha e prima del Witr con la divisione in due rak‘ah. È possibile recitare queste preghiere anche dopo il Witr, anche se gli studiosi non la ritengono una pratica raccomandabile.

Abu Hurairah (che Allah si compiaccia di lui) ci ha tramandato che il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) incoraggiava le persone a recitare preghiere speciali durante il Mese Sacro, anche se non sono state istituire come preghiere obbligatorie, dicendo: “Saranno perdonati tutti i peccati di colui che prega durante la notte nel mese del Ramadan con una fede salda e sperando di essere esaudito”.

A proposito della non obbligatorietà del Taraweh, Aisha (che Allah si compiaccia di lei) ci ha tramandato: “Il Profeta pregava nella Moschea e molti fedeli pregavano con lui. Il giorno dopo fece la stessa cosa e molti fedeli si unirono a lui. Poi le persone si riunirono nella terza notte per pregare, ma il Profeta non si unì a loro. Il mattino seguente il Profeta disse loro: “Ho visto che vi siete radunati per pregare nella Moschea e ho desistito dal raggiungervi per paura che la preghiera divenisse per voi obbligatoria. Questo accadde durante il mese del Ramadan”.

Aisha (che Allah si compiaccia di lei) ci ha tramandato che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) non pregava più di undici ra‘kah durante il Ramadan. Ibn Khuzaimah e Ibn Hibban invece ci hanno tramandato, sull’autorità di Jabir (che Allah si compiaccia di lui), che il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) pregava otto rak‘ah e la preghiera del Witr con i Compagni. Abu Ya‘la e Tabarani ci hanno tramandato, sull’autorità di Jabir (che Allah si compiaccia di lui), che Ubayy ibn Ka‘b (che Allah si compiaccia di lui) si recò dal Profeta (pace e benedizioni su di lui) e gli disse: “Profeta, ho fatto una cosa la scorsa notte”. Quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui) gli chiese che cosa aveva fatto, egli disse: “Le donne della mia famiglia mi hanno chiesto di recitare il Corano per poter pregare dietro di me. Io ho pregato otto rak‘ah e la preghiera Witr. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui), dopo aver ascoltato queste parole, ne fu compiaciuto e non disse nulla”.

Durante le notti del mese del Ramadan è consentito pregare sia in congregazione sia in solitudine, anche se la maggioranza degli studiosi consiglia però la preghiera in congregazione. Abdulrahman ibn Abdulqari ci ha tramandato: “Una notte, durante il mese del Ramadan, mi recai alla moschea con Umar e le persone stavano pregando divise in gruppi differenti. Alcuni pregavano da soli, mentre altri riuniti in piccoli gruppi. Umar disse: “Penso che sarebbe meglio, se li riunissi tutti sotto la guida di un solo imam”. Dopo aver detto questo, scelse Ubayy ibn Ka‘b come imam. Un’altra notte, mi recai di nuovo nella moschea con Umar che, vedendo che tutte le persone stavano pregando dietro un solo imam, disse: “Credo che questa sia una buona innovazione, ma è meglio che questa preghiera venga compiuta nell’ultima parte della notte”. Le persone però continuarono a pregare durante le prime ore notturne[1].

Non abbiamo una particolare sunna relativamente alla recitazione del Corano durante la Taraweh. Si tramanda però che le prime generazioni dei credenti recitavano duecento versetti e si appoggiavano a volte a dei bastoni per restare in piedi più a lungo durante la preghiera, che durava fino allo spuntare dell’alba. Solitamente recitavano la sura al-Baqara in otto rak‘ah e, se la dividevano in venti rak‘ah, ritenevano che la loro preghiera era stata molto corta.

Al-Qadi ha affermato: “Non è preferibile recitare meno dell’intero Corano nel mese del Ramadan, perché in questo modo le persone potranno udire l’intera recitazione del Libro Sacro. Non recitate però più di una sola lettura completa del Corano, perché questo potrebbe essere troppo difficile per le persone. Quando si recita, infatti, si deve tenere in considerazione l’opinione dei fedeli. Se costoro concordano in una recitazione lunga e più lenta, sarebbe la cosa migliore”.

Abu Dharr (che Allah si compiaccia di lui) ci ha tramandato: “Abbiamo pregato con il Profeta (pace e benedizioni su di lui) fino a quando iniziammo a temere che non avremmo avuto tempo per consumare il pasto precedente all’alba. L’imam aveva recitato 200 versetti”.



[1] Cfr. Bukhari, Baihaqi, Ibn Khuzaimah.

 
 
 

AISHAH BINT ABU BARK

Post n°16 pubblicato il 21 Agosto 2009 da habiba1977
Foto di habiba1977

Aishah bint Abu Bakr

 

Muhammad Fathi Mus’a

 

La storia ci ha tramandato che Aishah bint Abu Bakr (che Allah si compiaccia di lei) è stata la donna più colta della ummah islamica e nessuno poteva esserle paragonato. Aishah (che Allah si compiaccia di lei), che  nacque alla Mecca quattro o cinque anni dopo l’inizio della predicazione del Profeta (pace e benedizioni su di lui), insieme a sua sorella 'Asma’ abbracciò l’Islam, quando era ancora molto giovane e i musulmani erano una minoranza perseguitata.

Suo padre Abu Bakr (che Allah si compiaccia di lui), il primo dei califfi ben guidati, apparteneva alla tribù dei Quraysh mentre sua madre, Umm Ruman bint Amir ibn Uwaymir ibn Abd Shams, apparteneva alla tribù di Banu Kinanah. Entrambi si convertirono all’Islam, quando erano ancora molto giovani e poi emigrarono a Medina.

Aishah (che Allah si compiaccia di lei)  ereditò dai genitori un buon carattere e venne cresciuta con buoni insegnamenti morali, nell’amore per Allah, per la Dawah e la Daiyah. Inoltre, Allah le fece dono di tutte quelle nobili caratteristiche che la resero capace di far fronte ai doveri che le erano stati assegnati nella casa del Profeta (pace e benedizioni su di lui).

Un giorno, quando Khawlah bint Hakim si recò a visitare la casa di Abu Bakr (che Allah si compiaccia di lui), incontrò Umm Ruman, la madre di Aishah (che Allah si compiaccia di lei), e le disse: “Umm Ruman! Quali meravigliose benedizioni Allah ti ha inviato!”. Quando Umm Ruman gli chiese quali erano, Khawlah bint Hakim rispose: “Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) mi ha mandato per rivolgere ad Aishah una proposta di matrimonio”. Umm Ruman rispose: “Aspettiamo Abu Bakr. Dovrebbe tornare fra poco”. Quando Abu Bakr tornò a casa, gli comunicarono la notizia, ma lui rispose: “E’ legale per lui sposarla? Dopo tutto è sua nipote”. Quando Khawlah tornò dal Profeta (pace e benedizioni su di lui) con la risposta di Abu Bakr, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Torna da lui e digli che noi siamo fratelli nell’Islam e che legalmente posso sposare sua figlia”. Quando ritornò da Abu Bakr e gli comunicò la risposta del Profeta (pace e benedizioni su di lui), Abu Bakr le disse di invitare il Profeta (pace e benedizioni su di lui) nella sua casa. Poi, quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui) giunse a casa di Abu Bakr (che Allah si compiaccia di lui) costui gli diede in sposa sua figlia Aishah (che Allah si compiaccia di lei).

Aishah stessa (che Allah si compiaccia di lei) ci ha tramandato che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) le disse: “Ti ho visto in sogno per tre notti consecutive. Un angelo ti portava da me, avvolta in un drappo di seta, dicendomi: “Questa è tua moglie”. Quando ho rimosso il drappo dal tuo volto, ho visto che eri tu e così ho detto: “Se questo è il volere di Allah, Lui farà in modo di renderlo possibile”.

Questo matrimonio benedetto aveva consolidato i legami di amicizia e di affezione tra il Profeta ( pace e benedizioni su di lui) e Abu Bakr (che Allah si compiaccia di lui). Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) sposò Aishah (che Allah si compiaccia di lei)  nel mese del Shawwal dopo la battaglia di Badr, che avvenne nel secondo anno dell’Hijrah. Aishah stessa (che Allah si compiaccia di lei) ci ha tramandato: “Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) mi ha sposato nel mese di Shawaal e mi ha portato in casa sua come sposa nello stesso mese. Nessuna delle sue mogli gli era cara quanto me”. Infatti, quando Amr ibn al- ‘As chiese al Profeta (pace e benedizioni su di lui) chi gli era più cara tra le donne, rispose: “Aishah” e, quando gli chiese chi gli era più caro tra gli uomini, rispose: “Abu Bakr”.

Aishah (che Allah si compiaccia di lei)  cominciò la sua vita matrimoniale in una modesta casa costruita dietro la moschea del Profeta (pace  e benedizioni su di lui). Per questo motivo lei è stata ed è ancora un esempio vivente per ogni credente relativamente al modo di iniziare la propria vita con semplicità e senza alcuna affettazione. Abu Salamah (che Allah si compiaccia di lui) ci ha tramandato: “Domandai ad Aishah, la moglie del Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui): “A quanto ammonta la dote, che hai ricevuto al momento del tuo matrimonio?”. Lei rispose: “Dodici once e un nash. Sai che cosa è una nash?”. Quando risposi che non lo sapevo, mi disse: “Un nash equivale a mezza oncia e insieme a 12 once fanno 500 dirham. E’ questa la dote del Profeta (pace e benedizioni su di lui) alle sue spose”.

Dal momento che Aishah (che Allah si compiaccia di lei)  cominciò la sua vita con il Profeta (pace e benedizioni su di lui) quando era ancora molto giovane, il Profeta (pace e benedizioni su di lui), considerando la sua giovane età, le concedeva qualsiasi cosa desiderasse. Col passare del tempo però Aishah (che Allah si compiaccia di lei) crebbe e sviluppò un acuto senso di consapevolezza, diventando una buona moglie e un buon esempio per ogni donna musulmana. Era solita infatti consolare il Profeta (pace e benedizioni su di lui), sollevandolo delle sue preoccupazioni e dalle sue sofferenze. Era inoltre entusiasta di curare gli affari del Profeta (pace e benedizioni su di lui) e di memorizzare i suoi detti.

Quando le mogli del Profeta (pace e benedizioni su di lui) gli domandarono un aumento delle loro spese personali, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) si dispiacque e giurò di non entrare nei loro appartamenti per un mese intero. A questo periodo risale la rivelazione del seguente versetto del Corano: “O Profeta, dì alle tue spose: “Se bramate il fasto di questa vita, venite: vi darò modo di goderne e vi darò un grazioso congedo. Se invece bramate Allah e il Suo Inviato e la Dimore Ultima, sappiate che Allah ha preparato una ricompensa enorme per quelle di voi che fanno il bene”[1].

Quando, trascorso un mese, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) si recò per la prima volta da Aishah  (che Allah si compiaccia di lei), le disse: “Ti voglio proporre qualcosa, Aishah. Però ti prego di non affrettarti a rispondere prima di consultare i tuoi genitori”. Poi le recitò il versetto, che gli era stato rivelato. Quando Aishah (che Allah si compiaccia di lei)  ebbe udito il versetto disse: “Dovrei consigliarmi con i miei genitori riguardo a te, o Profeta? Mai! Io scelgo Allah, il Suo Profeta e l’Aldilà. Ti domando però di non dire a nessuna delle altre mogli quello che ho detto”. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) allora le disse: “Se qualcuno mi domanda della tu risposta, io le dirò che Allah non mi ha inviato per essere troppo severo oppure per provocare dispiacere, ma mi ha inviato per insegnare e per rendere le cose semplici”.

Tutte le mogli del Profeta (pace e benedizioni su di lui) compresero che il Profeta voleva elevarle moralmente e per questo scelsero di rimanere con lui e nessuna si abbandonò alle tentazioni del mondo. Nel suo libro Fi Zilal al-Qur’an[2] Sayyed Qutb ha scritto: “Con le sue parole il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ha mostrato di essere un marito che ama sua moglie e desidera elevarla al suo stesso orizzonte di vita, insegnandole gli stessi valori che Allah aveva voluto per lui e per la sua famiglia. D’altro lato Aishah (pace e benedizioni su di lui) era una donna che era compiaciuta per la posizione che aveva nel cuore di suo marito. La riposta del Profeta (pace e benedizioni su di lui) rivela invece la grandezza del suo carattere, perché non desiderava nascondere i mezzi che le potevano causare beneficio, ma piuttosto le fornì i mezzi con cui vincere le tentazioni mondane.

Aishah (che Allah si compiaccia di lei) amava il Profeta (pace e benedizioni su di lui) con tutto il suo cuore ed era anche la più gelosa tra le sue mogli, al punto di provare gelosia anche verso Khadija (che Allah si compiaccia di lei) ogni qualvolta il Profeta (pace e benedizioni su di lui) proferiva il suo nome. Aishah (che Allah si compiaccia di lei)  stessa ci ha tramandato: “Non sono mai stata gelosa di nessuna donna come sono stata gelosa di Khadija, perché il Profeta (pace e benedizioni su di lui) menzionava il suo nome molto spesso”.



[1] Cfr. Il Sacro Corano 33, 28-29.

[2] All’ombra del Corano.

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963