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TRE GRADI DI DIGIUNO

 

  

TRE GRADI DI DIGIUNO

Esistono tre tipologie di digiuno: ordinario, speciale e straordinario.

   Mentre il digiuno ordinario consiste nell’astensione dal cibo, dal bere e dalla soddisfazione sessuale, quello speciale nel tenere le orecchie, gli occhi, la lingua, le mani, i piedi e tutti gli altri organi, liberi dal peccato. Il digiuno straordinario, invece, si compie quando il cuore si allontana dai pensieri indegni e mondani e pensa solo a Dio, Grande ed Eccelso. Questo tipo di Digiuno è rotto, quando si pensa a qualcosa di diverso da Dio, Grande ed Eccelso, e l’altro mondo. È rotto anche, quando ci si concentra su questioni mondane, eccetto quelle che conducono a fini religiosi, dal momento che sono rivolti all’altra vita e non a questo basso mondo.

   Chi ha esperienza della vita spirituale, ritiene che sia un peccato preoccuparsi tutto il giorno dei preparativi per rompere il digiuno, perchè quest’ansia deriva da una mancanza di fiducia in Dio e nella Sua promessa di sostentamento.

   A questo terzo grado appartengono i Profeti, i veri santi e chi vive in intimità con Dio. La loro condotta non può essere esaminata dalle parole, perché la loro vera natura si rivela nell’azione, che consiste nel dedicarsi a Dio, Grande ed Eccelso, trascurando tutto tranne Lui. È questo il significato del seguente versetto del Corano: “Di’ o Dio e poi lasciali al loro vuoto chiacchiericcio” (6:91).

 

 

LETTURA DEL CORANO

 

LETTURA DEL CORANO 

 

 

MOSCHEA DEL PROFETA A MEDINA

 

MOSCHEA MEDINA

 
 

 

 
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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 21 Agosto 2009 da habiba1977
Foto di habiba1977

LE PREGHIERE SPECIALI DURANTE IL MESE DEL RAMADAN

 

Le preghiere, che si compiono durante il mese del Ramadan, conosciute sotto il nome di Taraweh, costituiscono una sunna per il musulmano e debbono essere recitate dopo l’Isha e prima del Witr con la divisione in due rak‘ah. È possibile recitare queste preghiere anche dopo il Witr, anche se gli studiosi non la ritengono una pratica raccomandabile.

Abu Hurairah (che Allah si compiaccia di lui) ci ha tramandato che il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) incoraggiava le persone a recitare preghiere speciali durante il Mese Sacro, anche se non sono state istituire come preghiere obbligatorie, dicendo: “Saranno perdonati tutti i peccati di colui che prega durante la notte nel mese del Ramadan con una fede salda e sperando di essere esaudito”.

A proposito della non obbligatorietà del Taraweh, Aisha (che Allah si compiaccia di lei) ci ha tramandato: “Il Profeta pregava nella Moschea e molti fedeli pregavano con lui. Il giorno dopo fece la stessa cosa e molti fedeli si unirono a lui. Poi le persone si riunirono nella terza notte per pregare, ma il Profeta non si unì a loro. Il mattino seguente il Profeta disse loro: “Ho visto che vi siete radunati per pregare nella Moschea e ho desistito dal raggiungervi per paura che la preghiera divenisse per voi obbligatoria. Questo accadde durante il mese del Ramadan”.

Aisha (che Allah si compiaccia di lei) ci ha tramandato che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) non pregava più di undici ra‘kah durante il Ramadan. Ibn Khuzaimah e Ibn Hibban invece ci hanno tramandato, sull’autorità di Jabir (che Allah si compiaccia di lui), che il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) pregava otto rak‘ah e la preghiera del Witr con i Compagni. Abu Ya‘la e Tabarani ci hanno tramandato, sull’autorità di Jabir (che Allah si compiaccia di lui), che Ubayy ibn Ka‘b (che Allah si compiaccia di lui) si recò dal Profeta (pace e benedizioni su di lui) e gli disse: “Profeta, ho fatto una cosa la scorsa notte”. Quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui) gli chiese che cosa aveva fatto, egli disse: “Le donne della mia famiglia mi hanno chiesto di recitare il Corano per poter pregare dietro di me. Io ho pregato otto rak‘ah e la preghiera Witr. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui), dopo aver ascoltato queste parole, ne fu compiaciuto e non disse nulla”.

Durante le notti del mese del Ramadan è consentito pregare sia in congregazione sia in solitudine, anche se la maggioranza degli studiosi consiglia però la preghiera in congregazione. Abdulrahman ibn Abdulqari ci ha tramandato: “Una notte, durante il mese del Ramadan, mi recai alla moschea con Umar e le persone stavano pregando divise in gruppi differenti. Alcuni pregavano da soli, mentre altri riuniti in piccoli gruppi. Umar disse: “Penso che sarebbe meglio, se li riunissi tutti sotto la guida di un solo imam”. Dopo aver detto questo, scelse Ubayy ibn Ka‘b come imam. Un’altra notte, mi recai di nuovo nella moschea con Umar che, vedendo che tutte le persone stavano pregando dietro un solo imam, disse: “Credo che questa sia una buona innovazione, ma è meglio che questa preghiera venga compiuta nell’ultima parte della notte”. Le persone però continuarono a pregare durante le prime ore notturne[1].

Non abbiamo una particolare sunna relativamente alla recitazione del Corano durante la Taraweh. Si tramanda però che le prime generazioni dei credenti recitavano duecento versetti e si appoggiavano a volte a dei bastoni per restare in piedi più a lungo durante la preghiera, che durava fino allo spuntare dell’alba. Solitamente recitavano la sura al-Baqara in otto rak‘ah e, se la dividevano in venti rak‘ah, ritenevano che la loro preghiera era stata molto corta.

Al-Qadi ha affermato: “Non è preferibile recitare meno dell’intero Corano nel mese del Ramadan, perché in questo modo le persone potranno udire l’intera recitazione del Libro Sacro. Non recitate però più di una sola lettura completa del Corano, perché questo potrebbe essere troppo difficile per le persone. Quando si recita, infatti, si deve tenere in considerazione l’opinione dei fedeli. Se costoro concordano in una recitazione lunga e più lenta, sarebbe la cosa migliore”.

Abu Dharr (che Allah si compiaccia di lui) ci ha tramandato: “Abbiamo pregato con il Profeta (pace e benedizioni su di lui) fino a quando iniziammo a temere che non avremmo avuto tempo per consumare il pasto precedente all’alba. L’imam aveva recitato 200 versetti”.



[1] Cfr. Bukhari, Baihaqi, Ibn Khuzaimah.

 
 
 
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