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Libero Arbitrio

Post n°31 pubblicato il 26 Maggio 2012 da AnimaArida

Il libero arbitrio è un concetto apparentemente semplice e anche piuttosto chiaro, eppure è al centro di numerosi dibattiti tra i teologi e i filosofi.

Essenzialmente il libero arbitrio è una contraddizione. Il motivo è semplice: nessuna intenzione, in quanto condizionata dalle leggi naturali e sociali, è compiutamente libera. Eppure, a pensarci bene, non sono sempre queste leggi a guidarci nella scelta. A volte, infatti, le nostre decisioni sono determinate da norme “non scritte” pressoché impossibili da violare. Cerchiamo di dare una spiegazione a queste ultime e vediamo dove ci porta il discorso.

Partiamo anzitutto dando una definizione di libero arbitrio: esso viene definito come “facoltà dell’intelletto umano di decidere, indipendentemente da limitazioni imposte da una qualche causa, dalla necessità o dalla predeterminazione divina.” Perciò, secondo questa definizione(fonte www.yahoo.it), è negato qualsiasi intervento divino.

Abbiamo già toccato un punto importante della questione: Dio (o chi per lui) ci lascia liberi di scegliere (quindi ci dà la possibilità di scegliere anche il male), oppure in un certo modo ci guida e ci influenza? Secondo alcuni teologi Dio non forza nessuno a seguire la via del bene anziché quella del male, ma si limita a stimolare con infinito amore anche il peggior peccatore, affinché si ravveda e si salvi dalla “dannazione”.

Dio ci lascia la possibilità di scegliere, senza intervenire in alcun modo, e si limita ad accoglierci tra le sue braccia in caso di nostro pentimento. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: se avessimo la conferma che la volontà di Dio agisse effettivamente in questo modo, riuscireste ad immaginare che cosa succederebbe? Tutte le persone che credono in Dio e lo pregano sperando in un suo intervento (da motivi gravi quali la guarigione da una malattia a ragioni più futili come il superamento di un esame universitario), si fermerebbero di colpo e smetterebbero di rivolgersi a lui. A che serve in fondo pregare, se tanto Dio ha già deciso di non violare il nostro “libero arbitrio”?

Tale “indifferenza divina” spingerebbe le società fondate su pilastri tradizionalmente religiosi a vivere “come se Dio non ci fosse”. Si assisterebbe così ad un graduale crollo etico-morale e al conseguente capovolgimento dei valori di riferimento.

Ora ipotizziamo il contrario. Dio ci controlla e ci influenza al punto che nessuna delle decisioni che prendiamo è veramente nostra. La domanda sorge spontanea: “a che pro vivere e cosa c’è di bello nel farlo se ciò che faccio è già deciso e se le decisioni che prendo non sono le mie?”. Ci ritroviamo un po’ come le persone liberate da Matrix: convinte della genuinità del loro mondo, finché un bel giorno non si accorgono che quello che i loro sensi percepiscono non è altro che finzione, un’illusione creata ad arte per renderli schiavi.

Con tutta probabilità la soluzione è nel mezzo, in una sorta di “limbo decisionale” che non riusciamo a comprendere. In ogni caso ritengo che riconoscere l’influenza di Dio sulle nostre scelte sia un atto di Fede, e pertanto dobbiamo prenderlo così com’è senza prove né riscontri.

Taluni filosofi sostengono che l’universo si fonda sulle leggi della causalità (Merovingio docet J). Ogni azione (causa) ha una reazione (effetto) dalla quale si avvia una spirale ininterrotta di successione causale che non può portare a qualcosa di prestabilito. Per spiegarmi meglio posso fare l’esempio di un famoso film di qualche anno fa intitolato Sliding Doors. Narra la storia di una ragazza che arriva nella stazione del metrò proprio mentre il treno sta per partire. In quell’istante il film si divide in due filoni paralleli che rispecchiano due vite alternative: la prima rappresenta ciò che accade se la ragazza riesce a prendere il mezzo e l’altra invece racconta i fatti che si verificano se lo perde. E’ curioso constatare come le due vite alternative si sviluppino in maniera completamente differente. Ed è altrettanto affascinante pensare che entrambi i filoni scaturiscano da un’azione apparentemente banale (la nostra causa).

immaginiamo 6 miliardi di persone che prendono ciascuna una decisione al secondo e vedremo che il calcolo di tutte le variabili non è poi così semplice.

Alcuni filosofi ritengono che sia impossibile fare qualcosa di diverso da ciò che effettivamente facciamo. Essi credono che le nostre azioni dipendono dalle nostre scelte e che le nostre scelte cambiano in base alle circostanze differenti in cui ci veniamo a trovare. Nella fattispecie, per circostanze si intende la somma delle esperienze di una persona, delle sue conoscenze, del retaggio colturale, delle circostanze sociali, insieme a altri fattori di cui possiamo essere all'oscuro. In breve, le circostanze che esistono prima che agiamo determinano le nostre azioni e le rendono inevitabili. Questa corrente è chiamata determinismo e asserisce 1) che niente è stabilito in anticipo e 2) che il 99,9% delle nostre azioni è reso inevitabile da una serie di circostanze che vengono elaborate dalla nostra mente.

Credere o meno. Questa forse è l’unica vera scelta che ci è data. L’unica reale libertà che abbiamo è quella di avere fede oppure no. La verità ci è nascosta o più propriamente è al di là delle nostre attuali percezioni. Non sapremo mai se siamo veramente liberi di giocarci la vita come meglio crediamo oppure no.

E in fondo per molti è meglio non saperlo. E’ più facile. Più comodo.

 
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