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SALVATORE BORSELLINO

Post n°192 pubblicato il 20 Aprile 2009 da libera_voce

LETTERA DI SALVATORE BORSELLINO

Erano le tre di notte ai primi di marzo di quest'anno, a Palermo. Mi
sono svegliato di soprassalto, mi sono alzato e sono andato a
guardare, dal balconde al nono piano della casa dove dormivo, il monte
che sovrasta Palermo.
Non c'era la luna, non c'erano le stelle, il cielo era nero, ma sulla
cima del monte si stagliava un castello.
Emanava un lieve chiarore, come se fosse fosforescente, dotato di una
luce propria, forse perché lo ho guardato a lungo tante volte
illuminato dal sole, e quell'immagine si è ormai stampata nella mia
memoria.
Ogni volta che vado in Via D'Amelio vado vicino all'olivo che mia
madre ha fatto piantare nel punto in cui era stata piazzata la
macchina piena di esplosivo, nel punto dove sono stati massacrati
Paolo e i suoi ragazzi, alzo gli occhi, lo vedo e sto a lungo a
guardarlo.
Chissà se Paolo prima di alzare il braccio per suonare il campanello
del citofono della casa di nostra madre ha alzato gli occhi e lo ha
visto per l'ultima volta, chissà se anche i suoi ragazzi prima di
essere fatti a pezzi lo hanno guardato.
Di certo qualcuno da una finestra di quel castello li stava osservando
e aspettava il momento migliore per azionare il detonatore.
Di certo Gioacchino Genchi arrivando in Via D'Amelio due ore sopo la
strage ha distolto gli occhi dal tronco di Paolo in mezzo alle macerie
del numero 19 di Via D'Amelio, ha distolto gli occhi dai pezzi di
Emanuela Loi che ancora si staccavano dall'intonaco del palazzo dove
abitava la mamma di Paolo e ha visto quel castello.
Quel castello, l'unico punto, come subito capì, da dove poteva essere
stato azionato il comando che aveva causato quella strage.
E allora prese l'auto, fece quei pochi chilometri in salita che
separano Via D'Amelio da quello sperone del Monte Pellegrino, andò
davanti al cancello di quel castello e suonò un altro campanello, lo
suonò a lungo ma nessuno gli aprì nonostante la dentro ci fossero
tante persone come poté stabilire qualche tempo dopo elaborando, come
solo lui è in grado di fare, i tabulati telefonici dove sono riportati
le posizioni e le chiamate dei telefoni cellulari e dei telefoni
fissi.
Incrociando quelle telefonate si riescono a stabilire delle verità che
nemmeno le intercettazioni sono in grado di fare.
Si riesce a sapere che da un certo numero di ville situate sulla
strada tra Villagrazia di Carini e Palermo una serie di telefonate
partì per segnalare che Paolo stava arrivando al suo appuntamento con
la morte.
Si riesce a stabilire che nei 140 secondi intorno all'ora. minuti e
secondi dell'esplosione che causò la strage, delle telefonate
partirono e arrivarono da una barca ormeggiata nel golfo di Palermo
per segnalare che Paolo era arrivato al suo ultimo appuntamento e che
l'esplosione era stata perfettamente sincronizzata con il suo arrivo.
Su quella barca c'era Bruno Contrada ed altri componenti dei servizi
segreti civili, dentro quel castello, insieme a persone che Genchi,
con le sue tecniche è in grado di individuare e avrebbe già
individuato se non lo avessero subito fermato, c'era Musco, una
lugubre figura appartenente e animatore di logge massoniche deviate
che dovrebbe essere inquisito per tanti elementi che invece oggi si
trovano solo come spunto nelle sentenze di archiviazione di processi
che non hanno potuto svolgersi.
Che forse non si svolgeranno mai, protetti come sono da un segreto di
Stato non dichiarato ma non per questo meno forte perché retto dai
ricatti incrociati basati sul contenuto di una Agenda Rossa..
Perché invece di portare avanti quei processi si emanano sentenze
assurde e vergognose come come quella che ha mandato assolto il Cap.
Arcangioli, l'uomo fotografato e ripreso subito dopo l'esplosione in
Via D'Amelio, con in mano la borsa di cuoio di Paolo che sicuramente
conteneva l'agenda rossa.
Perché invece si svolgere altri processi che vanno a toccare i fili
scoperti delle consorterie di magistrati, uomini di governo, massoni e
servizi deviati, si massacrano altri giudici, non più con il tritolo,
ma con metodi nuovi che non fanno rumore, non fanno indignare
l'opinione pubblica, come le bombe che in Palestina amputano gli arti
di civili palestinesi senza che venga versato del sangue.
Massacri, vere e proprie esecuzioni davanti a plotoni di esecuzione
composti da altri magistrati, come la decimazione della Procura di
Salerno, che vengono presentate da una stampa ormai asservita e pavida
di fronte al sistema di potere con un'ottica completamente distorta e
fuorviante.
Perché il percolo rappresentato da Genchi e dalle sue consulenze in un
eventuale processo agli esecutori occulti di questa strage, anche se
forse non si svolgerà mai, viene eliminato preventivamentre eliminando
la possibilità di un utilizzo delle sue raffinate tecniche di indagine
in grado di inchiodare i responsabili materiali di quella strage.
Almeno fino a quando, e non è impossibile che accada, qualcuno non
deciderà che sia necessaria la sua eliminazione anche fisica sfidando
le reazioni che questa potrebbe provocare nell'opinione pubblica.
Alla stessa maniera in cui fu sfidata questa reazione quando fu
necessario eliminare in fretta Paolo per potere rimuovere del tutto
l'unico ostacolo che si frapponeva al portare avanti una ignobile
trattativa tra mafia e Stato, portata avanti, in prima persona, dai
più alti gradi del ROS. Quella trattativa della quale oggi, punto per
punto e in mezzo all'indiferenza e all'assuefazione dell'opinione
pubblica, vengono realizzati quei punti contenuti nel 'papello' e che
sanciscono la definitiva sconfitta dello Stato di diritto.
Vogliamo anche noi dichiararci sconfitti, vogliamo anche noi chinare
il capo e dichiararci servi, vogliamo anche noi rinunciare alla nostra
libertà?
Il 19 luglio non è lontano. Prepariamoci.
Quest'anno da quella via in cui tutto è cominciato alle 5 del
pomeriggio di 17 anni fa, dovrà nascere e non dovrà più fermarsi la
nostra RESISTENZA.
Non dovrà più fermarsi fino a quando non sarà fatta Giustizia, fino a
quando quei criminali che, anche dentro le istituzioni, stanno oggi
godendo i frutti di quella strage non saranno spazzati via per sempre.

SALVATORE BORSELLINO

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Commenti al Post:
ormalibera
ormalibera il 20/04/09 alle 20:31 via WEB
Sono troppo potenti perchč la gente non li vede, non crede veramente nella loro esistenza(i mafiosi). E' un cancro che č diventato metastasi da molto tempo. I politici ne sono contagiati fino all'osso. Se ciascun cittadino non si desterą alla consapevolezza del mondo in cui vive, nulla potrą cambiare. La mia preghiera non cessa di chiedere un mondo umano, al Dio che ci guarda. Un abbraccio, un abbraccio a tutti coloro che hanno Paolo e Giovanni nel loro cuore.
 
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