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MOTOSTAFFETTA TAPPA TRENTINA

Post n°79 pubblicato il 03 Luglio 2008 da spinosetta

7° TAPPA - TRENTINO

Così come per caso mi trovo a partecipare a questa seconda motostaffetta, con gioia e con molta curiosità mi immergo in questa nuova avventura e verso questa nuova opportunità che la moto e il suo mondo mi stanno regalando.
La Val d’Adige, dove vivo, è scenario di molti castelli e decido di renderli partecipi facendone una carrellata prima di soffermarmi in quello, forse meno conosciuto, che ho deciso di visitare.
Parto da Trento e scendendo per la SS12. arrivo a Besenello e mi soffermo un attimo a Castel Beseno particolare nella sua costruzione e il quale rappresenta la più grande struttura fortificata del Trentino.
All'interno si trovano ampi spazi, porte fortificate, bastioni, cortili, mura maestose, cantine, cisterne, e numerosi affreschi, e da lassù si può godere di una magnifica vista panoramica su tutta la Val D’Adige.
Nel periodo estivo il castello è sede di rievocazioni e manifestazioni culturali/turistiche.
E’ ora di rimettersi in marcia e sempre scendendo sulla SS 12 a pochi km di distanza da Castel Beseno, nel paese di Calliano, mi soffermo un pochino su Castel Pietra, sicuramente meno noto e nominato del primo ma comunque sempre molto particolare e affascinante.
Castel Pietra, come suggerisce il nome, si erge su di una roccia, un tempo il Castello era collegato fino al fiume Adige da una massiccia muraglia merlata, della quale non rimane più traccia. Il Castello risale al XIII secolo e fu ampliato fino alla forma attuale nel Quattrocento con le altre parti fortificate. Ora è residenza dei proprietari ed è visitabile solo su appuntamento.
Risalgo in moto e per un attimo lascio la SS12 per inoltrarmi in qualche stradina secondaria per fare due scatti.
Dopo aver goduto di qualche stradina meno trafficata ed essermi fatta inebriare dai dolci profumi della campagna rientro sulla statale e proseguo in direzione Arco, dove mi soffermerò a visitare il Castello.
Mi concedo una mezzoretta di moto ad andatura tranquilla, passando per Rovereto e Mori, mentre i miei pensieri si soffermano su questa nuova avventura e su questa esperienza che vado a percorrere!!
Il Castello di Arco, ha sempre richiamato la mia attenzione, ma non mi sono mai presa il tempo di andarlo a visitare, quale occasione migliore per farlo?!? Parcheggio la mia fida compagna nella piazza del paese dove inizia un bellissimo percorso immerso nel verde che conduce fino alla porta principale del Castello.
La salita è un pochino impegnativa, in circa 20 minuti si percorrono 200 mt. di dislivello, fortunatamente il sentiero è ombreggiato, immerso nella natura, e attrezzato con carinissime arre di sosta con fontanella per potersi rinfrescare e dissetare.
Il Castelo arroccato e vigile, controlla la stretta settentrionale della Valle del Sarca, un tempo percorsa da eserciti provenienti da nord per la Pianura Padana. L’intero complesso fortificato va datato, nella sua origine, non oltre il XII secolo.
L’accesso al Castello avviene tramite una maestosa porta e la prima parte dell’itinerario entro la cinta del Castello presenta una graditissima sorpresa per chi varca per la prima volta quel portone. La presenza di due grandi prati, posti su livelli diversi, inimmaginabili per chi osserva la rupe dal basso. Possono essere considerati la "lizza" del Castello, ma non è improbabile che essi abbiano avuto, nel corso dei secoli, anche utilizzi "meno nobili": pascolo per gli armenti o campo da coltivare.
Proseguendo il cammino e deviando a destra si visita la "prigione del sasso", la stanza è stata ricavata comprendo con un avvolto un anfratto roccioso, l’accesso era custodito da due porte ed il cibo ai prigionieri veniva dato da un foro senza così dover aprire la seconda porta.
Tornando sulla strada principale si inizia a percorrere l’antica strada, pavimentata in pietre. Sul lato Nord si trova una vasca per la raccolta dell’acqua che scorreva nella canaletta scavata nella roccia e della quale si vedono benissimo i segni e se ne intuisce il significato.
Da sopra possiamo ammirare la base della grande cisterna realizzata in coccio pesto, con al centro uno svuotatoio.
Dopo aver superato la soglia di due delle sei porte esistenti nel Castello, si arriva sul retro della Torre Grande, alta circa 20 metri, singolare è il fatto che siano resistite perfettamente tre pareti mentre la quarta è andata completamente distrutta.
Salendo ancora un pochino arrivo al “gioiello” del Castello di Arco la stanza degli affreschi, l’unica parte del castello integra e dove sono rimaste delle opere davvero inestimabili, le quattro pareti della stanza presentano un prezioso ciclo di affreschi risalente agli anni a cavallo fra la fine del Trecento ed i primi decenni del Quattrocento.
Rimango immobile davanti a tanta bellezza e mi stupisco sempre più quando i colori brillanti di quegli affreschi catturano costantemente la mia attenzione, ovviamente nella stanza non è possibile effettuare nessun tipo di ripresa, li per li rimango dispiaciuta per il semplice motivo di non poter condividere con voi la visione di tanta bellezza, poi ripensando mi convinco che delle semplici foto, probabilmente, non avrebbero reso “giustizia”.
Per continuare la visita al castello occorre percorrere il largo sentiero che costeggia la cinta muraria sul lato Ovest della rupe, non prima di aver osservato ciò che resta di altri edifici, a monte della Torre Grande. I’itinerario prosegue fino a giungere alla Torre di Làghel dalla torre di Laghel l’occhio può spaziare sul magnifico anfiteatro del Colodri e del Baone che digrada dolce con i terrazzi coltivati ad olivi e viti, oppure spingersi verso Nord lungo l’asse del Sarca.
Si sale ancora fino ad arrivare all’ultima cinta di mura, eretta a protezione della Torre Renghera. Il nome deriva dalla presenza sulla torre di una campana, la cosiddetta "renga"; essa serviva per chiamare a raccolta i cittadini, è la torre più antica di tutto il Castello di Arco e l’ingresso alla torre era alto circa 7 metri e vi si accedeva solamente attraverso una scala che poteva essere tolta in caso di pericolo. Per raggiungere la torre si passa su una bellissima scalinata scavata nella roccia, risalente al XIX secolo.
Riprendo il sentiero lungo la cinta muraria ed in un attimo mi trovo all’uscita, con un po’ di malinconia e un pizzico di bagaglio culturale in più esco dal portone principale e ritorno alla mia fida cavalcatura che mi condurrà prestissimo ad affrontare tante nuove emozioni.
Uscita dall’abitato di Arco mi dirigo verso Riva del Garda e qualche chilometro prima di entrare in paese svolto a destra in direzione del Lago di Tenno per poi raggiungere il Borgo Medioevale di Canale di Tenno.
La strada è divertente ma il paesaggio cattura molto di più la mia attenzione, anche se zona conosciuta. La vista del Castello di Tenno con sullo sfondo il Lago di Garda è sicuramente un bel vedere. Il maniero, purtroppo, non è più aperto al pubblico dopo essere stato acquistato, quattro anni fa, dal magnate delle Poste tedesche, che vi ha realizzato la propria residenza ristrutturandone gli interni.
Pochi chilometri passato l’abitato di Tenno trovo la deviazione a destra per il Borgo Medioevale di Canale di Tenno, un autentico pezzo di medioevo sopravvissuto quasi intatto fino ai giorni nostri.
La frazione di Canale detta anche Borgo degli Artisti, arroccata su un pendio, con gli stretti vicoli, i portici, le piazzette interne, le case addossate una all’altra sembra riesca a far rivivere un pezzo di medioevo.
Le case sono principalmente di pietra grigia con dei poggioli in legno e sono collegate da dei volti che fanno parte della cultura tipicamente trentina. Mi inoltro per una passeggiata e il silenzio regna sovrano, le vie completamente deserte mi lasciano assaporare appieno questa magica atmosfera.
Ed ecco che il mio giro moto turistico si conclude! E’ giunta l’ora di tornare a casa quindi ingrano la prima e con tanti ricordi nella mente e nel cuore concludo la mia giornata lieta di avervi portati, un pochino, a “spasso” per i borghi e castelli della mia bellissima regione.
Ed ora corri motostaffetta … corri e lascia che le pagine bianche di questo testimone vengano riempite da tante nuove avventure.

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