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A night in Ferreņafe

Post n°494 pubblicato il 17 Aprile 2022 da Santajusta_Cultura

Non vado spesso a Ferreñafe, a parte il lavoro. All'uscita della strada statale del  Parque de las Natachas, rivedo con piacere la sede dell'Alianza, fondata da mio nonno, entro in quella che, pomposamente, viene definita "tangenziale sud" e trovo l'azienda  agricola di  mio zio, si narra fondata quel giorno che gli diedero del "Braccia rubate all'agricoltura" (E mi chiedo se non si siano ispirati a lui, per la serie "La fattoria Clarkson"), ma io tiro dritto fino a San Berdoo, località collinare che abbiamo ribattezzato così, da quando il Vinatea, più di vent'anni fa, ci ha fondato l'omonimo agriturismo.
Il che non m'impedisce di avere molti amici in quello che io chiamo "Il capoluogo dei luoghi comuni", dimostrando di generalizzare esattamente come loro. D'altra parte trattasi di funzione cerebrale necessaria, a patto di non esagerare.
E comunque...
E comunque, "Occhio che non vede, amica lo racconta", come dicono qui a Camós: che bisogno c'era, ieri sera, di riferirmi di aver visto un presunto Caio (pessima frequentazione), presumibilmente in compagnia del più noto Tizio, uscire dal "De Profundis dell'Asino", ristorante di specialità equine dell'entroterra? Tanto per vedere se "En mis ojos una lágrima hay"?
Ma vi rendete conto che, da quando Tizio ha deciso di andarsene per la sua strada, in ordine sparso: è morto mio nonno, è morto mio padre, ho cambiato due volte mestiere, abbiamo vissuto un'emergenza sanitaria di almeno due anni, ho aperto e chiuso il  movimento dei Mohicani, Defensores del Pueblo contro lo smantellamento (oggi trasformato nella squadra di calcio "Mohicans Camós"), scritto due o tre romanzi, varie ed eventuali?
E già, a questo punto, avrete capito che il concetto di indipendenza personale delle mie interlocutrici mi è piuttosto oscuro. Di più, una di loro mi ha lanciato la seguente proposta: "Possiamo andare a pranzo al De Profundis del Somaro, se vuoi...".
La prego di credere, signor commissario, che non passo i miei sabati sera, Dieu préserve!, al "Bonnie and Clyde", discoteca dei dintorni vietata ai maggiorenni, come, del resto, si addice a una matrona della capitale da poco cinquantaseienne. Piuttosto, minorenne è stata la mia risposta, ma ci stava tutta: un fulmineo quanto sonoro gesto dell'ombrello, che ha suscitato un prevedibile stupore.
Eccome! Che, devo ancora rivendicare il mio diritto di pensare ad altro? Il mio diritto a far sparire dalla fedina penale chi è uscito dalla mia vita da tre... o da diciannove anni: è capitato che mi rinfacciassero anche attrazioni meno recenti!
"A raccontarlo oggi non sembra neanche vero", ma c'è stato un tempo, anche a Ferreñafe, nel quale ci si proclamava tutti "antimilitaristi nonviolenti" e si cantava "Una donna senza uomo è come un pesce senza orecchino"... E una donna senza fantasmi, che?
Cambiando argomento, a tavola si è cominciato a parlare, con quel compiacimento al profumo di naftalina tipico di questi lidi (razzista!), di un tal Yassine che "stava per mettere il velo" alle figlie adolescenti e prometteva di ripudiarle se si fossero innamorate di una persona di religione diversa (E ripetevano un verbo riflessivo assa allarmante: "occidentalizzarsi").
Caspita! Questo si che è patriarcato! Questo è maschilismo! Vuoi mettere con la nostra libertà di correre dietro a qualcuno al quale non interessiamo, farsi trovare nei posti che frequenta, senza contare il beneficio collaterale delle porte in faccia che ne derivano?
Per questo, e per molte altre ragioni, vi auguro buona Pasqua e me ne torno a dormire.
(c) 2022 M. A. Forcellati

 
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