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Post n°485 pubblicato il 16 Dicembre 2019 da Santajusta_Cultura

"Avvocatoooo!"
Questo è Nikolaj, custode per miracolo del Teatro Nacional, grande intenditore di bianchini alle otto del mattino e unica persona che mi mette allegria, quando passo lì davanti.
Non mi capita spesso, ormai: ho cambiato studio e sto trascurando (un bel po') le produzioni teatrali, a beneficio di quelle sportive. E oggi vado di fretta. Lancio un "Ciao, Nikolaj!" all'omone, notando appena che non è del solito umore, quando tuona di nuovo il suo inesorabile richiamo.
"Avvocatoooo!".
Mi corre dietro. Ehi, qualcuno che mi corre dietro, al Nacional, c'è!
Mi fermo e mi giro.
"Avvocatoooo!"
Ho capito!
"Corri, corri! La Gringa sta volando fuori dalla finestra!"
Prendo fiato, e il mio "Bene! Serve una spinta?" si trasforma in un più civile "Beh, chiamate i pompieri, no?"
"Già fatto... ma aiutaci, vieni su, per favore!"
Non che La Gringa sia la mia persona preferita, ma di lì a propiziarne la scomparsa...
Mi decido a seguirlo dentro; ai piedi delle scale, sento una voce molto simile a quella di mia figlia, che starnazza dalla platea. Mi affaccio dal tendone: è proprio lei, Alina!
Si è tagliata i capelli, li ha tinti di blu, ha tagliato anche i blue jeans, stile lustrascarpe del terzo mondo. Uno strato di 2 centimetri di rossetto rosso fuoco contrasta con tutto quel blu, ancor più accentuato dal fondotinta bianchissimo, quanto di meno adatto al suo bronzeo incarnato. Saltella e balletta, usando a mo' di lente da detective un grosso lecca lecca striato.
"Appena esco di qui" digrigno "Sissi mi sente". È sua madre. E non vuole essere chiamata così. E si, ogni tanto dimentico che Alina è nata nel 1987.
"Avvocatoooo!" continua ad ululare Nikolaj, trascinandomi per le scale, sempre più tortuose, fino alla mansarda. Apre la porta di un camerino e davanti a me si spalanca il prodigio.
La Gringa, in un orripilante abito grembiale, a fiorami dai colori spenti e merletto bianco ai polsini e, al posto della chioma incolta, un'agghiacciante messimpiega a pan di zucchero, di un biondastro ancor più spento del vestito.
Non la biasimo, se vuole buttarsi giù! Chi ha osato ridurla così?
Passato lo choc, mi rendo conto che la fanciulla non corre alcun pericolo di vita: sta levitando. E così, palesemente, intende uscire dalla finestra.
Ma che autonomia avrà, una volta fuori?
Idea: metto il custode in posa alla Nurejev, con le sue manone da idraulico polacco a trattenere la sottil vita della Castafiore de Noantri, impietosamente trasformata in una Sorella Materassi da un ignoto bruto.
Nikolaj è un po' imbarazzato, forse pensa a sua moglie; io non sono da meno, ma il nonno sarà fiero di me. Sento la sirena dei pompieri avvicinarsi.
Arrivo nel foyer, esitando tra il godermi lo spettacolo della caduta sul telone o imitare il nonno fino in fondo e andarmene per gli affari miei, quando scorgo Figueredo, l'uomo totale, impacciato nei movimenti da due manifesti che tiene, srotolati, uno in ciascuna mano. Guarda ora l'uno ora l'altro e scuote la testa, depresso.
Mi avvicino: in alto a destra, l'inconfondibile marchio del Nacional; in quello alla mia sinistra vedo Alina, nell'altro La Gringa, nelle pose appena viste dal vivo: infantil-[parolaccia] la prima; gaiamente rassegnata e nondimeno spenta la seconda.
La voce di Figueredo, stile Arnoldo Foà, tuona in tutto il teatro.
"Potrebbe essere la tua ragazza, tua sorella, tua figlia!".
Indietreggio, terrorizzato.
Suona la sveglia.
©2019 M.A. Forcellati

 
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Auprès de mon arbre je vivais heureux...(1)

Post n°484 pubblicato il 09 Dicembre 2019 da Santajusta_Cultura

Comincio a godermi i vantaggi del "DASPO!", col punto esclamativo, come lo chiamiamo. Il mio è un DASPO! striminzito, il che mi è valso il soprannome di "Minidasp". Non mi offendo per così poco. Ed è vero: non sono altissimo.
Il territorio che non posso toccare è quello di Zanahoria con Palo, località priva di caratteristiche a una ventina di miglia da qui. Con esclusione dei locali pubblici, per fortuna: ivi sorgono almeno due dei miei ristoranti preferiti!
Mi hanno detto che è stata un'iniziativa dei commercianti. Corre voce che il Municipio di cui sopra abbia ciclostilato talmente tanti DASPI che gli esercenti, temendo sonore perdite, sono andati in delegazione all'ufficio del governo per intimargli di applicare le misure con leggerezza. L'autorità ha trovato il trucco: non si può entrare, a meno che non si tratti di comprare. Chapeau!
"Minidasp" è ancora un buon soprannome. Visto il ridicolo della vicenda (per fortuna non uccide, diceva sempre mio padre), avrebbero potuto trovare di peggio: ecco Romano Damiani, ex direttore di "Metropoli", allontanato perché dava fastidio, e meno per le sue inchieste che per i suoi occhi a mandorla; ecco Mireya Sinisi, infermiera che curava immigrati di nascosto; ed ecco il sottoscritto, Gontran St. Boi de Llobregat, naturista per una notte, qualche settimana prima del suo cinquantatreesimo compleanno.
Era una performance organizzata da Denzer (metà Denzel e metà dancer). Guardare, ascoltare e non toccare. Un bigotto non ha capito il concetto, ha allungato una mano, è partito il ceffone, lo ha denunciato come molestia...ouf... sono stanco di raccontare questa storia. Sembro uno scketch di Tulio Loza: "El Turròn de Dona Pepa": resulta que en el mes de octubre...
Per fortuna c'è Velarde, della Casa omonima, café-hôtel-restaurant-essence, amigo de siempre, che mi tira su il morale, con la sua solfa (O mantra che dir si voglia): "Perfetta forma fisica e mentale".
Peccato per chi è rimasto. Sono ancora convinto, e non scherzo, che insieme avremmo potuto fare grandi cose. Ma non su un territorio dove uno spettacolo di danza, poesia e slam viene scambiato per uno strip tease e me per Katsuni (e vi assicuro che c'è una bella differenza, non certo a mio favore).
Ad ogni buon conto, caro Denzer, se la prossima volta potessi metterci tutti in frac...
In ditta (la "St Boi Frères": oltre a Denzer, mio cugino Thierry, Raffo, Rudolf e Ali) ci ridiamo su; non è stato così fin dall'inizio, of course: un'ingiustizia è sempre un'ingiustizia, anche quando si può prescindere dal bene sottratto o dalla libertà limitata. Tuttavia, l'allegra chirurga e il giornalista orientale mi ricordano che non sono l'unico. E che posso ancora andare in giro per il mondo, e magari fare tappa a Namnetes, distretto La Libertad (nel nome, un destino), una regione - ci credereste - DASPO free: non ne è mai stato applicato uno, neppure allo stadio!
Ma sì, Namnetes o qualsiasi altro posto ("Sai, non è poi così grande il mondo...") dove non mi guardino come se, da un momento all'altro, dovessi metter loro la mano in tasca. E, stamattina, canto "j'aurais jamais du m'éloigner de mon arbre..." (1), prima di andare a Breña per commissioni. Ciao.
©2019 M.A. Forcellati


1. Georges Brassens "Auprès de mon arbre".

 

 
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LETTERA APERTA A UNA POSTICCIA.

Post n°483 pubblicato il 17 Novembre 2019 da Santajusta_Cultura

Signora Cookie Dent,
    non conto sul Suo sense of humour, come ho smesso, da tempo, di contare sulla Befana con la B maiuscola e sul Sol dell'Avvenir. Ma non si sa mai. Legittimo sarebbe il suo commento: "Capirai, che risate! Un giorno, la dentiera, l'avrai anche tu".

    Certo, signora; e spero proprio di arrivarci, a quel lontano giorno. Ma non è questo, il punto. Io l'ho scelta, signora, e si ritenga fortunata, come icona. Scommetto che non le era mai successo.

    In quel triste e grigio foyer, terreno fungibile di occasioni sociali, ho rimediato innumerevoli sorrisetti, più o meno accompagnati da quel particolare sguardo alla "Ti ho beccato!" della bigotta o del bigotto di turno, ultimo baluardo di una libido nulla e non avvenuta, ridotta a questa patetica versione del "Vorrei ma non posso".

    Ho scelto Lei, a rappresentarli tutti: quella che mi è rimasta impressa; sarà che la superbia e il trionfo che esprimevano i Suoi occhi alla "Mars Attacks!", all'uscita da quel ricevimento, erano fasulli come i Suoi denti. Sarà che mi hanno raggelato la Sua faccia tesa e il Suo mormorare, ad un accompagnatore del quale non conservo memoria: "Ancora non l'ha capita...", nel dialetto locale, così primario, parole tronche e frasi rozze, che dopo due mesi lo parlano anche gli indù. Credeva forse di esprimersi in codice?

    Sono sicuro che, in quel momento, Lei era convinta di compiere un'opera di bene; e per conto terzi. Cosa dovessi capire, non lo sapevo allora e non lo so nemmeno oggi, che "Terzi", in persona, mi ha revocato il permesso di soggiorno; e sono tornato nel mio Barrio Latino, a meno che non si tratti del Quartier Latin.

    Finto tonto? Autentico fesso? Non saprei da che parte collocarmi. E, comunque, ho pagato solo io. Il che mi permette di allargare il discorso e di formulare la medesima domanda. A Lei e ai Suoi simili.

    Immagino che, diverse settmane dopo il mio singolare DASPO, non vi divertiate più con la mia assiduità (oppure si: le vostre giornate sono così vuote...); ma piagnucoliate, actualité oblige, sullo smantellamento della "Fruit of the Doom": l'ultimo, malconcio sito industriale della zona, ad opera del signor Hussein, imprenditore esotico, universalmente noto per aver riservato identica sorte al 99% delle sue acquisizioni.

    Domanda sussidiaria: ma leggete le pagine color salmone dei quotidiani? O vi limitate a portarle sotto il braccio per civetteria?

    Ammettiamo, ammettiamo per un attimo che siate degli analfabeti di ritorno. Ma un po' di esperienza, un kilobyte di memoria, dovreste averli anche voi. Vent'anni or sono, attaccavate cartelli, sui portali delle imprese in crisi, con su scritto: "Zio Esteban, facci sognare..."; nella speranza che il padrone nazionale delle ferriere le salvasse. Risultato: la provincia di Ferreñafe è un agglomerato di aree dismesse, con qualche quartiere residenziale qua e là.

    Ma ancora non l'avete capita?

    LA DEFINIZIONE DI IMPRENDITORE, BAUSCIA!

    Senza spingerci fino ai mezzi propri e all'organizzazione a proprio rischio, signora, converrà con me che il fine è quello di lucro. Di guadagno, via...

    Quando andate dal pizzicagnolo, costui vi sfama gratis?

    Allora, per quale motivo Zio Esteban e Zio Hussein dovrebbero farlo? Perché ne avete fatto delle figure mitiche? Perché li chiamate "zio"? Perché in una società patriarcale tutti si aspettano di essere salvati da papà o, in mancanza, dal di lui cognato?

    E sarei io, l'ingenuo?

    Dunque: nell'improbabile ipotesi che ci incontriamo ancora, cara signora Cookie Dent, continui pure con i suoi lazzi e frizzi, se ciò può consolarla: tutto sommato, il ... frodato non sono io. Parola di Kierkegaard.

    Distinti saluti

    Jean-Paul Geoffroy.

P.S.: Disprezzo? Vi piacerebbe... io mi limito ai fatti.

©2019‭ ‬M.A.‭ ‬Forcellati

 
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Cionondimeno...

Post n°482 pubblicato il 11 Novembre 2019 da Santajusta_Cultura

È crollato. E meno male che è crollato! Al suo posto, ho sentito stamattina alla radio, qualche rudere di cartongesso per i turisti.
Cionondimeno...
Cari concittadini, non v'illudete di averlo abbattuto voi, quel muro!
Voi, ed io con voi, eravate in poltrona, esattamente come oggi, ad aspettare i mondiali di calcio, organizzati in un paese libero e democratico; o, almeno, un paese che si era dato una costituzione democratica una trentina d'anni prima.
Ora, democrazia (senza patronimici, per carità!), significa perseguire (nel senso di tentare di realizzare) l'interesse generale, insomma, il maggior benessere per il maggior numero. Ci siamo?
No, che non ci siamo.
Trent'anni dopo, come diceva un cantautore, il popolo si gratta. Nelle plane desolate di qui, come nelle città senz'acqua di laggiù. Acqua. Bene di prima necessità. Razionato. Come in U.R.S.S.? Ops, mi è scappata.
Un giovane, nato proprio nel 1989, che frequentava il mio studio non esattamente per diporto, tempo fa mi annunciò che sarebbe emigrato, in uno di quei paesi che ci piace immaginare più poveri del nostro, dove gli offrivano, per fare il cuoco, vitto, alloggio e settecento euro al mese. E sarebbe partito "Perché, avvocato, qui mi sembra di avere già ottant'anni".
Allora, date fondo al vostro repertorio di banalità, fate confronti, riesumate, come ai bei tempi, quel "In Russia ti avrebbero già fucilato", insieme a quello convinto che anche loro amano i loro bambini, impartite lezioni.
Ma la cattedra è tarlata, e si vede lontano un miglio. Tanto che, prima che finisca in segatura, dovete cercare nemici ai quali dare la colpa: un colpo al burka e uno alla donna che cammina a testa alta, uno allo straniero che la testa non l'abbassa, l'altro al giovane che cerca qualcosa di diverso. Terrorizzati all'idea che uno di questi feroci criminali si avvicini troppo ai vostri masi chiusi. Repubblica Democratica Tedesca, dicevamo?
È crollato, e meno male che è crollato.
Ma tutto ‘sto mondo migliore, almeno nell'Arcipelago, non lo vedo.
E datemi pure del comunista: non è la prima volta, per questo avvocato borghese, sovrappeso e ultracinquantenne.
Almeno oggi, non cercate alibi.
Almeno oggi, astenetevi dal parlare di ciò che non conoscete.
Un po' di rispetto, almeno, per Daniel Barenboim!
©2019 M.A. Forcellati

 
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Cambiamento di programma.

Post n°481 pubblicato il 03 Novembre 2019 da Santajusta_Cultura
Foto di Santajusta_Cultura

Campo del Oro, 31 ottobre 2019    
    

    Egregio signor Vitalis,
    Sono profondamente addolorato, ma mi vedo costretto ad annullare il dibattito, al quale lei e Iggy Pop avreste dovuto partecipare, in occasione del festival "On The Road Again 2019". Spero non commenterà che da un ceffo che l'ha incontrata nei cartoni animati di Dolce Remi, non si aspettava di meglio.
    Caro ospite d'onore, non sono in grado di garantire la vostra incolumità almeno finché dovrete alloggiare in Ferreñafe, per carenza di strutture alberghiere qui a Campo del Oro.
    Ci stiamo lavorando. Per la prossima edizione, alla quale sin d'ora la invito, abbiamo firmato una convenzione con il Bibi's Hotel, nella ospitale e pacifica Camós. Nel frattempo, lasci che le illustri i motivi della mia decisione.
    Alcuni giorni or sono, alla cassa del supermarket, sopportavo, caso frequente, una di quelle figurette che si incollano al posteriore del cliente davanti, credendo così di accelerare il ritmo del malcapitato cassiere. La signora in questione era talmente invadente che il mio primo impulso è stato quello di mettere in salvo il portafoglio.
    E alquanto ciarliera. Attaccava bottone col cassiere di cui sopra, celebrando il valoroso salvataggio di un gatto nostrano, ad opera di non meglio specificate forze dell'ordine, che lo avevano sequestrato ad un girovago, fermo su una delle strade di passeggio del centro storico, denunciando quest'ultimo per incuria e  sfruttamento della bestiola nell'accattonaggio, che, sia detto en passant, è tornato ad essere un reato.
    Cito Victor Kuppers: "Vaya problemón de categoría mundial!"
    Ma "El Antorchón de Ferreñafe", edificante quotidiano locale, non era dello stesso parere; e, per molti giorni, ha dedicato articoli e reportage sulla vicenda, pubblicando foto del felino, visibilmente in ottima salute. E interviste alle competenti autorità, le quali non lesinavano su espressioni come "Tolleranza Zero" e "Malamovida"; riferita, quest'ultima, al DASPO inferto a un presunto chitarrista ambulante, in realtà giovane innamorato che si accingeva a una serenata.
    So cosa sta pensando, stimato signor Vitalis: come ci siamo ridotti! Dopo i tagli alla spesa pubblica, siamo arrivati agli ancor meno giustificati tagli all'energia e alla gioia di vivere. Per non parlar di questo curioso ordine pubblico che sequestra gli animali da compagnia senza mettersi nei panni dei loro... compagni.
    Comprenderà che non ho la spudoratezza, né l'incoscienza di esporla a un simile rischio: se hanno denunciato un suo collega e accompagnato in questura un adolescente per, rispettivamente, un gatto e una chitarra, non oso immaginare come si scaglierebbero contro di lei, che arriva con mezza orchestra, tre cani e una scimmietta; o su Iggy Pop, se scendesse dal traghetto in adamitico costume.
    Perciò mi perdoni, e confidi con me: si tratta solo di un rinvio. Qui a Campo del Oro resistiamo. Malgrado le perdite che riportiamo ad ogni battaglia. E l'aspettiamo nel 2020.
    Nell'attesa d'incontrarci, mi creda suo affezionatissimo
Geoffroy

(Nella foto: Pippi, una gatta fortunata!)
  
©2019 M.A. Forcellati

 
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