Filosofia&Esistenza

La filosofia è l'esser coscienti d'essere, d'esserci; è il continuo progettarsi per essere ciò che si è il più autenticamente possibile, scegliendosi sempre nella propria libertà, facendosi liberi, senza attendere di diventarlo.

 

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RISPOSTE E PRECISAZIONI AL POST PRECEDENTE:"ADOZIONI GAY, PACS E DOGMATISMO : PARLIAMONE INSIEME."

Post n°64 pubblicato il 06 Marzo 2007 da brokenheart74dgl
 

immagineCredo che l'argomento richieda lo spazio di un ulteriore post, vista la complessità dell'argomento trattato
Sò di svolgere un ruolo antipatico, ma questo è il rischio che comporta l'assunzione di un atteggiamento critico.
Amici, credo qui si continui ad eludere il problema e a trasporre quella che è una questione concreta su un asse diverso da quello in cui invece la questione stessa si pone nella sua realtà fattuale, ovvero al di là di ogni truistica presupposizione antidiscriminatoria, pregiudiziale ideologica o moraleggiante.
Cercherò, dunque, di essere più chiaro e preciso, approfittando anche per rispondere in una unica soluzione ai vari commenti del post precedente, commenti per i quali, sia sottinteso, vi ringrazio e che continuano ad essere ben accetti.
Tenendo fermi alcuni punti, ovvero che:

1) é nel diritto di ogni individuo poter vivere la propria sessualità liberamente, sa esso etero o omosessuale;

2) è necessario evitareed impedire ogni discriminazione fondata sulle preferenze o tendenze sessuali di una persona, sui pregiudizi sociali, pseudoreligisi o ideologici ( elementi ke spesso coincidono) sulle stesse;

3) si ha da garantire l'uguaglianza sociale di ogni cittadino e il rispetto dei suoi diritti d'innanzi alla legge;

4) la naturalità (biologico-genetica) no va confusa con la naturalezza (socio-culturale) di un modo di esser della sesualità e che anche se si dimostrasse l'innaturalità (biologica) dell'omosessualità, ciò non sopprimerebbe il diritto ad esistere la stessa liberamente da un punto di vista ontico-esistentivo;

5) l'amore donato da una coppia genitoriale etero non è contenutisticamente ( formalmente forse ) diverso - da un punto di vista del donatore - da quello di una coppia "omo":

6) un essere  ( bambino) già formatosi ( non più neonato) non pone evidentemente o solo provabilmente il problema dell' "identificazione" o del possibile "conflitto psicologico" il quale non è certo venga all'atto, ma che nemmeno si può essere sicuri non si presenti assolutamente;

7) Non è legittimo il paragone effettuato con figli di coppie etero maltrattati, che hanno subito violenza, o cresciuti in famiglie omogenitoriali "non omosessuali" in cui cioè le figure genitoriali siano sostituite o assolte ad es, dalle coppie relazionali madre/nonna, sorella/sorella, solo madre o solo padre, ecc. .  Nel primo caso perchè se è illegittimo e condannabile come aburia, e atto di incoscienza disumana l'essere della violenza verso un minore, diversamente non lo è l'essere omosessuali. Nel secondo, invece, perchè tali coppie di fatto comunque omogenitoriali o monogenitoriali, sono formate, composte da individui la cui sessualità è di carattere eterosessuale e quindi la questione si pone su un piano di discussione e di problematicità che non è inerente a quello di cui qui si vuol trattare, ovvero - lo ribadisco perchè a quanto pare non lo si è compreso o è stato più comodo non farlo - quello della crescita di un neonato in una coppia omosessuale e non in una coppia etero con figure mono, monogenitoriali  di maltrattamenti sui minori, che è superfluo dirlo, possono avvenire malauguratamente indifferentemente dalla sessualità dei genitori.

Ora, tenendo ben fermi tutti questi aspetti, senza voler dunque continuare a zig-zagare aggirando la questione, il dubbio rimane aperto, e ciè:

E' la cosa più giusta ( per un bambino) consentire a una coppia omosessuale ( non omogenitoriale o coppia di fatto etero) di crescere un bambino sin dalla sua nascità?

Qui è l'omosessualità ad essere chiamata in oggetto come elemento da valutare, non in sè, ma in rapporto alla sua possibile influenza sulla crescita di un neonato e non altri elementi, che semmai pongono certo problemi, ma di carattere e eziologia diversi.

Si è parlato di "parità di diritti" di ogni persona di fronte alla legge, ma:
in primo luogo qui una legge ha ancora da farsi; in secondo luogo una legge può prevedere, contenere al suo interno delle eccezioni, quando l'omissione di queste ultime possano portare a ledere o a non tutelare altri diritti ( si pensi alla legge sulla clonazione terapeutica e al divieto di clonazione a scopo riproduttivo-genetico ); infine non si tratta, in questo caso, di discriminazione su base pregiudiziale, razziale o sessuale in sè, ma di volontà di riflessione volta alla tutela e alla garanzia di libertà di crescita - il più possibile scevra da condizionamenti - di un futuro essere: il neonato.
Non consentire, ad esempio, la procreazione assistita o la fecondazione in vitro ad una donna di 70 anni, non significa mettere in atto una discriminazione avente come oggetto l'età della donna, ma il futuro del nascituro ( e non mi si dica che non si riscontrino conseguenze sul futuro del bambino, perchè allora si vuole guardare a un mondo ideale e non concreto).

Quando ero piccolo, bambino io stesso, e prima di cominciare i miei studi, rammento la mia allora radicata convinzione secondo la quale " tutti gli uomini erano uguali e, di conseguenza, dovevano amarsi l'un l'altro".
Un mondo siffatto - forse - sarebbe stupendo, perfetto, ma quello in cui noi esistiamo non è così, anzi è proprio l'entropia, l'imperfezione a permettere l'esistenza in un continuo e perpetuo tentativo mosso dalla perfettiblità verso la perfezione.
Nella mia fanciullesca concezione del mondo, v'era un qualcosa di troppo: l'obbligo di amare l'altro! Non si può, insomma, OBBLIGARE NESSUNO AD AMARE NESSUN'ALTRO E TANTOMENO SE STESSI A FARLO, Ovvero ad amare qualcuno che ci infastidisce istintivamente o che non ci aggrada, magari anke solo per una questione di temperamenti diversi. Lamore è un sentimento e per quanto io insista nel dire a me stesso che devo amare chi invece non amo, cvontinuerò a non amarlo: l'amore non è sottoponibile al controllo del dovere, nè, di conseguenza, della razionalità. Se, però, non posso obbligare nessuno, ne tantomeno me stesso ad amare chi non amo, posso, viceversa -. e proprio solo e in base al fatto che non lo amo - obbligare me stesso liberamente e autonomamente ( L'imperativo categorico kantiano ci è qui chiarificatore) alla tolleranza e al rispetto di ciò che non amo, ma che riconosco razionalmente, in quanto persona, meritevole di rispetto.
Tolleranza e rispetto, infatti, sono passibili di costrizione tramite l'impegno e la forza di volontà, mentre l'amore è un patire, un sentire, un sentimento non sottopnibile alle leggi della ragione, se non sottoforma di rispetto per l'appunto, che però non si pone necessariamente in un rapporto analitico con l'amore ( come invece si pone l'amore nei confronti del rispetto), quantopiù in un rapporto sintetico, nel senso che dove c'è amore deve esserci necessariamente anche rispetto, ma dove c'è rispetto non è detto che debba esserci necessariamente anche amore.
D'altro canto, come ho già accennato, è proprio il superamento di quella dicotomia odio/amore tramite la volontà e l'impegno in questo superamento stesso che consente l'essere del rispetto e della tolleranza.
Se tutti ci amassimo, non si necessiterbbe di alcuna tolleranza, di alcuno sforzo di superamento delle diversità che ci costituiscono e ci arricchiscono l'un l'altro in quanto esseri umani. Per questo motivo le religioni non potranno che fallire sempre, perchè pretendono l' "amore universale" fra gli uomini, ma l'amore non può essere preteso, quantopiù provato, mentre il rispetto non solo lo può, ma lo deve.

Questo discorso per far comprendere come l'argomento dell'amore - sebbene coscienziosamente d'un valore elevatissimo - non sia razionalmente fondante o risolutivo, non combaciando con il modo d'essere effettuale in cui l'uomo è "gettato" nel mondo.
Come dire: se tutti ci amassimo non saremmo uomini, ma Angeli, essenze astratte senza individualità nè differenze, senza necessità di mostrar il nostro impegno quotidiano nel superamento dei nostri naturali conflitti: è ormai superata la tesi aristotelica dell'uomo come animale politico, naturalmente socievole. La storia lo ha dimostrato e Hobbes lo confermò ponendo le basi della socievolezza sulla presa di coscienzadella conflittualità che caratterizza costitutivamente l'essere umano e sulla necessità di un suo impegno nel vivere in società.
L'argomento dell'amore è, in questo frangente, meramente ideologico e truistico, seppure comodo e riduttivo.
 A questo punto, abbiamo quindi distinto l'organismo della "famiglia-coppia" omogenitoriale da quello della famiglia "allargata" e delle coppie di fatto monosessuale e l'argomento dell'amore, dal problema delle "adozioni di neonati ( solo neonati) da parte di coppie ( esclusivamente) omosessuali, spero ora comrendendo essere problemi importanti tutti, ma ponentesi su piani e livelli di tematizzazione diversi, assolutamente non analoghi.

Qual è allora il problema? Restringiamo ulteriolmente il campo di determionazione.
La questione aporetica sorge qui e riguarda il conflitto esistentivo generantesi fra il bisogno di garantire la realizzazione il più equilibrata e ragionevole possibile di due libertà:
Da un lato, quella legittima delle coppie omosessuali e del loro desiderio di avere una famiglia e, dall'altro, quello della libertà del neonato di non essere condizionato ( sebbene in buona fede o involontariamente) nel suo modo di formarsi e di essere, prima ancora di essersi potito formare una coscienza sessuale propria e una equilibrata stabilità psicologica.

Ora, altro elemento dubbioso e possibile spiraglio di soluzione che si pone è:
L'omosessualità è un modo d'essere totalmente deciso nella sua naturalità ( selettivamente d'origine biologica) o è un modo di essere che può subentrare anche - e non solo - come naturalezza, come condizionamento derivante non necessariamente, ma ipoteticamente e possibilmente, dal tipo di composizione del nucleo familiare in cui l'individuo, da neonato, si è formato ed è cresciuto ?
Se si dimostrasse la naturalità (biologica) dell'omosessualità forse l'adozione-crescita da parte di coppie omo non avrebbe nessuna obiezione, anche se razionalmente continuerei a obiettare con una riflessione che la stessa "naturalità" porrebbe, ovvero:
" se, per assurdo, tutti fossero "omosessuali" la specie umana avrebbe mai potuto venire all'essere, evolversi o non si sarebbe provabilmente già esinta prima di potersi essa stessa generare?
Nonsappiamo - o forse io solo ignoro - la reale genesi di tale modo di essere della sessualità e proprio questo dubio deve infonderci il dubbio nel voler dare risposte certe e scontate. Abbiamo infatti potuto constatare come la questione sia ssai complessa e non riducibile a uno stereotipo, ad un ideologica ne tantomeno idealistica presa di posizione di parte, tramite il richiamo a uno scontato e dovuto quanto irreale e demagogico"amore universale"; all'indifferenza della fonte da cui tale amore proviene; da una sua naturalità biologica ecc.
 Ripeto: credo che se si vuole veramente cercare di dare una risposta a tale quesito, sia necessario ammetterne il peculiare aspetto di PROBLEMATICITA', senza nascondersi dietro un mero buonismo o un ideologica malafede che ne metta da parte la critica concreta e l'analisi di cui esso abbisogna in virtù di un mondo diverso da quello in cui noi esistiamo.
L'equilibrio - in questa esistenza vissuta -  fra diritto alla libertà dell'omosessualità e diritto alla libertà del neonato futiro individuo nel mondo è il fine da perseguire senza nascondersi dietro a semplicistici, furvianti e comodi espedienti. Possiamo anche dire che "in realtà" il problema non sussiste, ma in questo caso quel mondo al quale quel "in realtà" fa riferimento, non è certo quello in cui esistiamo quotidianamente, ma un mondo altro creato a difesa di una umanità anch'essa altra, aliena e immaginaria.
E' in questo mondo che la nostra teoria deve poter mutare in praxis, ed è solo in esso che tale mutamento può e deve realizzarsi!

                                                                        M.P.

N.B.
Ringrazio tutti per gli interventi fatti e che spero seguiranno e chiedo venia per l'eventuale tono polemico del testo, che vuole comunque sempre e solo essere una provocazione per stimolare la riflessione su uno dei tanti cambiamenti che oggi, come ieri e come in futuro, questo nostro vivere insieme, ci porta a dover affrontare.

                                                                 Un saluto a tutti ...  Broken

Chiedo scusa anke per gli errori ortografici che provvederò a correggere al più presto, ma sono sveglio dalle 5.00 del mattino ed ho un sonno indicibile, quindi notte!!!!

 
 
 
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