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« Serata..brillantinaLa mano del destino ( Ca... »

La mano del destino ( primo capitolo )

Post n°1882 pubblicato il 02 Marzo 2015 da paperino61to

 

Antefatto :

Torino 1942

 

La mattina del 21 novembre vede il cielo di Torino riempirsi di fumo degli incendi provocato da intere palazzine sbriciolate sotto i bombardamenti degli aerei inglesi.

Non c’è zona della città che sia stata risparmiata , si conteranno centodiciassette  morti che andranno assommati ai quarantadue uccisi un paio di giorni prima   .

 

“ Gino, dame na man , ai son dei corpi sota ste macerie “. ( Gino , dammi una mano, ci sono dei corpi sotto queste macerie )

L’uomo corre in aiuto dell’amico ,  e sotto altri  detriti vedono spuntare una mano.

“ Povra matota …forza , tiriamola fuori “.

Con fatica riescono a tirarla fuori dalle macerie , ma si accorgono che assieme alla donna   vi è un’altra persona , anche questa donna.

 Mentre adagiano i corpi delle povere sventurate notano  qualcosa che li fa rimanere a bocca spalancata .

“ Va a ciamè la madama, a coste fomne le hanno sparato “.( Va a chiamare la polizia, a queste donne le hanno sparato )

Scendo dalla macchina e vedo il volto della morte, ormai dovrei essermi abituato ma non è così. Qui la morte colpisce gli innocenti , in fondo alla via il terreno è sventrato dalle bombe, da un carro si intravedono le mani penzolanti di chi è morto.

L’agente Perino ci viene incontro , esclamando  : “ Buongiorno commissario Berardi , venga  con me , ci sono  i due corpi in quel angolo “ ed indica il luogo, poi mi dice anche che ha fermato i due uomini che  hanno trovato le povere donne .

Un lenzuolo grande ricopre i corpi, lo scosto e vedo chiaramente i segni delle pallottole  sui loro petti.

“ Bravo , prendi nota di quello che ti diranno i signori, inoltre  voglio anche i loro indirizzi e professione “.

“ Ho fatto anche chiamare il medico legale “.

“ Hai fatto bene Perino, cos’altro puoi dirmi ? “ domandò all’agente .

Scuote la testa ,  mi dice  : “  Non sappiamo manco come si chiamano le sventurate, non hanno documenti, ne borse..le hanno trovate lì sotto ( e indica le macerie ) , unico indizio una cicatrice sul polso destro di una delle due vittime, questo è tutto “.

“ Brutto affare , aspettiamo il dottor Stresi  e sentiamo cosa dice. A vedere i loro corpi sembrano essere state freddate da un mitra o fucile a pallettoni, tu che dici Perino ? “.

“ Concordo  commissario , poi sono state trasportate qui  e le bombe hanno dato una mano all’assassino o assassini per nasconderle sotto le macerie “.

“ Oppure le hanno ammazzate  in questa casa e le bombe l’hanno fatta crollare “ .

Mi allontano , la nausea mi assale, non è il primo bombardamento che subiamo , ma ho come impressione che questa volta sia diverso, più cruento , più efferato.

“ Perino , io torno in ufficio , appena arriva il medico vieni a riferirmi le sue impressioni “.

 

L’ufficio è a malapena riscaldato, oggi la  temperatura è bassa, siamo a meno tre, immagino quando arriveremo a gennaio  ai giorni della merla. Poso  cappotto e cappello sull’appendiabiti  e dopo qualche istante entra Tirdi , guardo il suo volto scavato  sempre più magro.

Non dico nulla, ma capisco che  la sua salute è cagionevole.

“ Buongiorno commissario, scusi il ritardo ma…”

Non finisce la frase, si siede e si mette a piangere. Vado a prendere un bicchiere d’acqua, poi mi siedo anche io accanto a lui.

“ Tieni, bevi che male non ti fa. Tua moglie come sta ? “ domando.

“ Grazie commissario. Ieri ha avuto una crisi di nervi, non smetteva più di urlare. Cercava di coprirsi le orecchie dallo scoppio delle bombe, ma era inutile..capisce inutile “.

“ E’ normale credimi , dove mi trovavo io  parecchie persone urlavano, tremavano e si coprivano le orecchie. Questa è una dannata guerra, e se il popolo italiano non lo capisce ora, non lo capirà più “ risposi mentre andai al telefono che aveva iniziato a squillare.

“ Pronto ? Qui il commissario Berardi …dica ..”

Era Perino , si trovava all’obitorio con il medico legale ,mi riferiva dell’uccisioni delle due donne.

“ Sono morte da almeno trentasei ore, una raffica di mitra ,  età media sui venticinque massimo trent’anni,  non di più. Avrei voluto scattare delle fotografie dei loro volti ma erano quasi del tutto sfigurate, sarebbero servite a nulla “ .

 “ Vedremo il da farsi  Perino, ora torna qui però  “.

Tirdi mi guardava , non sapeva nulla dell’omicidio. Gli spiegai la faccenda, scosse la testa e borbottò qualcosa che non capii.

Il via vai di ambulanze con le loro sirene faceva capire che stavolta Torino era stata colpita violentemente. Socchiusi gli occhi e pensai a mamma Gina e a suo figlio sui sentieri della Grecia.

Perino arrivò con il referto medico stilato dal dottor Stresi, confermava ciò che l’agente mi aveva detto : erano state uccise con un mitra e lasciate in quella casa abbandonata , sicuramente se non fosse crollata sotto il bombardamento nessuno se ne sarebbe accorto.

“ Tirdi per favore , vai all’ufficio persone scomparse e vedi un po’ se sanno dirti qualcosa di due donne sulla trentina , se per caso nel loro archivio vi è qualche denuncia di scomparsa “.

 

Accompagnai Tirdi a casa, non l’avevo mai visto così sconvolto. Nel tragitto le parole che emetteva erano monosillabi. Il freddo pungente della sera sferzava i nostri volti, per strada pochissima gente, le luci quasi tutte spente per paura di un altro attacco aereo.

“ Vuoi che venga  a parlare con tua moglie “ ? domandai.

 “ No, commissario, la ringrazio , ma credo che serva a ben poco. E’ questa maledetta guerra..quando finirà “ ? rispose singhiozzando.

Non sapevo cosa dirgli, allargai le braccia e risposi : “ Siamo nelle mani di Dio, quello che posso consigliarti è di andare ad abitare fuori città , se vuoi  mi interesso io . Più sarete lontani da Torino meglio è “.

“ Con il lavoro come faccio “ ?.

“ Ti prendi un congedo a tempo illimitato, parlo io con il Questore vedrai che non farà storie. Ho amici a Viù che sarebbero contenti di farmi dei favori . Tu pensaci e poi fammi sapere “.

Tornando indietro passai da Mamma Gina, la vidi dietro il bancone del suo locale. Entrai per un saluto, mi venne incontro abbracciandomi e piangendo perché  da diversi mesi non aveva più notizie di suo figlio.

Lo stomaco mi si bloccò , cosa potevo dire a una persona che era stata come una seconda mamma per me ? Cercai di rincuorarla anche se dentro di me sapevo che il povero ragazzo era una delle migliaia di vittime dell’idiozia umana di certe persone.

La sera intanto aveva avvolto Torino e il silenzio regnava indisturbato per le vie. Ogni tanto si sentiva il rumore di una camionetta , erano le milizie fasciste che facevano la loro ronda quotidiana.

Arrivato a casa  accesi la radio , così , per distrarmi un po’ . Il giornale parlava di battaglie vinte sui fronti con gli alleati tedeschi, decisi di spegnarla , meglio il silenzio che queste balle colossali.

Mi misi a letto e cercai di dormire, ma non era facile, la paura di sentire suonare la sirena anti aerea era tanta..e poi anche la storia di quelle due donne ammazzate mi metteva ansia.

Chi erano , da dove arrivavano , cosa facevano quando erano in vita , tante domande nessuna risposta.

Il ticchettio dell’orologio per fortuna mi fece da ninna nanna e  lentamente sprofondai nel sonno.

 

Il mattino seguente il tempo sembrava migliorare, il freddo era meno pungente e il cielo era sgombro da nuvole. Andai all’edicola ma nessun quotidiano accennava all’omicidio, non ne avevo dubbi  le pagine erano piene di resoconti del bombardamento e di come il Duce ripeteva : “ Non ci piegheremo alla violenza degli alleati, spezzeremo loro le reni “.

Scossi la testa e a passo deciso mi avviai verso la Questura.

“ Buongiorno commissario “.

“ Ciao De Luca ,ci sono novità “ ?

“ Purtroppo no, delle due donne non si sa nulla all’ufficio persone scomparse non ci sono denunce in merito..almeno non qui a Torino “ rispose l’agente.

“ Che intendi dire “ ? domandai.

“ Forse , dico forse, potremmo sentire gli altri commissariati in Piemonte e non solo “.

Ci pensai su , come ipotesi non era tanto campata in aria.

“  Si può provare De Luca , ottima ipotesi , bravo. Ora corri a vedere cosa ti dicono i colleghi degli altri uffici e appena sai qualcosa fammi sapere “.

L’agente si congedò ed io mi mettevo a scaldare  una tazza di caffè. Il freddo si faceva sentire, il riscaldamento veniva razionalizzato con  poche ore di accensione al giorno.

Entrò Tirdi , mi sembrava meno scosso del giorno prima.

“ Ciao Tirdi,ho appena messo su il caffè, vuoi  una tazza  “ ? domandai.

“ Buongiorno commissario, si grazie ne ho bisogno “ .

Dopo un paio di minuti di silenzio mi domandò se l’offerta  per andare via dalla città era ancora valida.

“ Certamente, ora chiamo miei amici e poi andiamo dal questore a..”

“ Io rimango qui , commissario, va solo mia moglie e sua madre “ rispose Tirdi.

“ Ne sei sicuro ? Non preferisci esserle accanto ? Sai che non ci sono problemi “.

“ Stia tranquillo preferisco stare qui a lavorare, poi ieri sera ho saputo che mia moglie aspetta un bambino “ , un sorriso spuntò sul suo volto scavato.

Per poco non feci cadere  la tazzina , lo abbracciai e gli feci gli auguri.

“ Allora fai la cosa giusta a mandarla via da qui, ho come lìimpressione che questa follia continuerà per molto. In ogni caso quando vuoi prenderti dei giorni di congedo  dimmelo  nessun problema , ti firmo io i fogli  “.

“ Grazie  commissario ,lei è una persona splendida , un uomo di cuore..grazie “ sentivo che stava per piangere e decisi di mandarlo in un altro ufficio a prendere delle scartoffie.

Mentre stava uscendo sussurrai : “ Anche tu lo sei caro Tirdi , anche tu “.

 ( continua )

 

 
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