Il Caos

Post N° 298

« O ascoltava e tremava di felicità, perché lo amava ».

"Vorrei punirmi per essere stata felice prima di incontrarti".

Una nudità assoluta del corpo e dell’animo che nulla deve nascondere al suo amore. Una freschezza di sentimenti che suscitano non pietà, ma solidarietà. La rabbia non sorge. Solo stupore per la capacità straordinaria di questa donna di accettare qualsiasi esperimento possibile su di lei. Non ci si domanda se possiamo o meno essere capaci di tanto. Si osserva in silenzio, quasi timidamente, l’intimità del suo cuore e la felicità con cui lo dona al suo amato.

Se c'è una parola che mi pervade l'animo quando penso a O, questa è pudore. Sarebbe troppo arduo motivarla. E quel vento che corre incessante, che attraversa tutte le stanze. Così soffia anche in O uno spirito, non saprei dir quale, sempre puro e violento, senza tregua, senza ombre. Uno spirito decisivo, che nulla può turbare, né i sospiri né gli onori, né l'estasi né la nausea. L'Histoire d'O, dall'inizio alla fine, procede come un'azione travolgente. Evoca un discorso più che una mera effusione; una lettera più che un diario intimo. Ma a chi è indirizzata la lettera? E chi vuole persuadere il discorso? A chi domandarlo? Non so neppure chi lei sia.

(J. Paulhan)

"Strana lettera d'amore" (Histoire d'O)

"non mi sento al sicuro se non mi fai soffrire. Non dovresti accettare di essere un Dio per me se temi di assumerti i doveri degli dei, che, com'e' noto, non sono poi cosi' teneri. Mi hai gia' vista piangere. Ora non ti resta che gioire delle mie lacrime. Non e' affascinante il mio collo quando, mio malgrado, si contrae per un grido soffocato in gola? [...] estenuami. Svuotami da questi sogni. Liberami! Fa in modo ch'io non abbia neppure il tempo di pensare di esserti infedele.

Ma innanzitutto marchiami con il monogramma che sia evidente a tutti che ti appartengo. Credo sia questo quel che volevi. Io ti amo ed e' questo che voglio anche io. Se ho rinunciato una volta per tutte ad essere me stessa, se la mia bocca, il mio ventre, i miei seni non mi appartengono piu, mi trasformo in una creatura di un altro mondo, dove ogni cosa assume per me un significato diverso. Un giorno forse non sapro' piu' niente di me stessa. Che mi importa oramai del piacere, che mi importa delle carezze dei tanti uomini inviati da te e che non distinguo, che non posso paragonare a te?"

E' cosi' che parla, io l'ascolto e comprendo che non mente. Cerco di seguire il suo discorso (e' la prostituzionead avermi messo in imbarazzo a lungo). Puo darsi, dopo tutto, che la tunica ardente della mitologia non sia solo una mera allegoria, ne che la prostituzione sacra sia solo una curiosita' storica. Puo' darsi che le catene delle canzoni banali e i "ti amo da morire" non siano semplice metafora. Forse non lo e' nemmeno la frase " ti ho nel sangue, fa di me quello che vuoi". Puo darsi che Eloisa quando scrisse ad Abelardo " saro' la tua prostituta" non abbia semplicemente voluto comporre una bella frase. Senza dubbio l'histoire d'O e' la piu' feroce lettera d'amore che un uomo abbia mai ricevuto.

Sono due le parole che mi irritano la parola "amore" e la parola "liberta" perche' e' precisamente il contrario! Non c'e' amore senza dipendenza, non dico solo dal piacere, dalla sua stessa esistenza e da cio che viene prima dell'esistenza,: intendo dallo stesso deisiderio che si ha di esistere - da cinquanta altre cose strane: da due labbra (dalla smorfia o dal sorriso che fanno), da una spalla (da come si abbassa o si solleva), da due occhi ( da uno sguardo un po piu' languidoo piu' freddo), insomma da tutto un corpo estraneo, con lo spirito e l'anima che racchiude in se': un corpo che in qualsiasi momento puo divenire piu' abbagliante del sole o piu' raggelante di una distesa di neve.

(Jean Paulhan)