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Oltre la dissacrazione - Ancora politica

Post n°25 pubblicato il 05 Giugno 2012 da meninasallospecchio
 

Chi è quindi l'interprete del postmoderno in politica? E', o per meglio dire è stato, Veltroni. Dico è stato perché il suo progetto è irrimediabilmente fallito, schiantato contro la "brutalità del reale".

Veltroni è il politico più significativamente post-ideologico. A tratti ci prova anche Vendola, ma poi ha delle clamorose cadute dentro schemi ideologici vecchi e nuovi. No, il vero pensiero debole è il "ma anche" veltroniano. Epperò è fallito.

Questo fallimento l'ha raccontato Nanni Moretti in Habemus papam. Cioè questa è una teoria mia, potete girare tutto il web e non troverete uno straccio di recensione che vada in questa direzione. Ma perché diavolo Moretti dovrebbe parlare di papi? Con l'unica eccezione de La stanza del figlio (il fim di Moretti che piace a quelli che detestano Moretti) tutti i suoi film parlano di politica. E anche questo. Per tutto il film il papa in pectore si prepara un discorso di insediamento che è l'apice dell'inclusione (ecumenismo si direbbe in termini cattolici), un pensiero dimesso portato avanti da un uomo fragile per tenere l'unità e salvare il popolo della "chiesa".

Non vi ricorda niente?

 

Finestra vuota in Habemus papam

 

Moretti non ha mai creduto al veltronismo, un moralista intransigente come lui non è tipo da pensiero debole. Però l'unità della sinistra è una delle sue fisse e prende atto del tentativo, certo non si compiace del fallimento. La finestra vuota, simbolo non tanto dell'assenza di un leader quanto della mancanza di un'idea guida per il futuro, ricorre angosciosamente per tutto il film.

Insomma, Veltroni ci ha provato, a portare i valori, deboli ma sempre valori, che uscivano dal mondo dissacrato e post-ideologico: la solidarietà, la tolleranza, l'inclusione, il fair play, la mediazione, l'amore per la cultura anche fine a se stessa, la bellezza. Ci ha provato a rifiutare la rissa da bar, a stare sopra, a far prevalere il dialogo che tiene conto anche delle ragioni dell'altro. Ma non c'è stato niente da fare. Il berlusconismo (che poi forse è solo l'incarnazione nostrana dello spirito del tempo) ci ha sospinti culturalmente indietro di almeno 20 anni, a prima della dissacrazione, ci ha costretti con la sua rozzezza ideologica ad armarci fino ai denti e scendere in trincea. In guerra non c'è posto per la ragione. Tanto meno per la bellezza.

 
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