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La cosa giusta

Post n°124 pubblicato il 10 Dicembre 2012 da meninasallospecchio

(piccolo esperimento di narrativa)

Sono agli arresti domiciliari. Devo ringraziare l'avvocato, ma sono stata brava anch'io. Al processo c'erano le televisioni di tutto il mondo. Mi hanno dato 16 anni e i domiciliari quasi subito, lo sanno che non sono socialmente pericolosa, non ucciderò mai più nessuno.

Lo spread è a 150. Ma non l'ho fatto per quello. Con la semi-infermità mentale non ho voluto neanche provare: sono sana di mente, anche troppo. La psichiatra della polizia mi ha fatto un sacco di domande.

- La vita umana non conta niente per lei?

- Non tanto - avrei voluto dirle.

Invece ho detto:

- Dipende. A volte una vita persa può salvarne delle altre. 

- E poi era vecchio e rincoglionito - avrei voluto aggiungere, ma l'ho solo pensato, tanto lo sanno anche loro.

Volevano sapere se avevo dei complici, se faccio parte di un gruppo terroristico.

- Ho fatto tutto da sola. Guardate pure il mio cellulare, la mail, i miei account; vi do io le password, fate prima. Non troverete niente.

Volevano sapere dove ho preso la pistola. Non credevano alla mia storia, eppure è vero. Sono andata a Torino, a Porta Palazzo; ho dato qualche 50 euro a dei brutti ceffi, chiedendo se conoscevano qualcuno. Era imprudente, ma mi hanno vista innocua e non avevo i soldi con me. Alla fine mi hanno portata da un egiziano. Mi ha guardata come un animale esotico, con commiserazione, ma un po' paterno:

- A cosa ti serve? - ha voluto sapere.

- Ho un cancro all'intestino. Non voglio morire contorcendomi e urlando come una scrofa. Te la strapago, a me i soldi non servono più.

Non so se mi ha creduto, ma la pistola me l'ha data. Si sarà cagato sotto quando mi ha vista al TG, ma alla polizia ho dato un identikit fasullo. Poi è stato facile, il resto l'avete letto sui giornali.

Adesso sono a casa. Ricevo qualche telefonata anonima, gente che mi insulta o mi minaccia, niente di che. Ho 13 fan club su Facebook. Ci sono anche 6 gruppi di gente che mi odia. Su Twitter sono girati messaggi di solidarietà per mesi. Mi hanno scritto in tanti, dicono che sono un'eroina, che sono come i vecchi partigiani. Ho solo fatto quello che serviva, la cosa giusta.

Adesso scusatemi ma c'è un giornalista inglese che mi sta aspettando. Scriverà un libro su di me, forse faranno un film.

 

 
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