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« CervelloUn po' di storia »

Non ho più scuse

Post n°510 pubblicato il 04 Luglio 2016 da meninasallospecchio

Ho finito con la scuola, con gli scrutini, ho fatto una gita a Venezia con mio figlio, il raduno a Viterbo, il Gran Bal Trad di Vialfré, in mezzo ho persino lavorato un po’: ora il blog mi chiama a gran voce e non posso più sottrarmi.

Del raduno hanno già scritto tutti e io mi sono espressa con i commenti nel blog di sagredo, quindi non ho altro da aggiungere. Dovrei piuttosto parlarvi del ballo folk, attività alla quale mi sto dedicando con una certa intensità negli ultimi tempi. Anche perché, provare per credere, è come una droga e della droga ha le caratteristiche tipiche: quando inizi non vuoi più smettere e ne vorresti sempre di più. Sono discorsi un po’ per iniziati, se non avete mai provato sicuramente quello che sto dicendo vi sembrerà strano, ma vi assicuro che è proprio così. Tanto che il ballo si sta mangiando un po’ tutti gli altri miei interessi, dal cinema alla gastronomia (e questo non è un male), alla ricerca di avventure.

A dire il vero volevo prenderla un po’ alla lontana e raccontarvi dell’Occitania e di tutto quello che so sul ballo folk. In effetti sarebbe opportuno, per inquadrare il racconto, ma ho dato qualche anticipazione, e alcuni miei lettori si aspettano che racconti del mio avventuroso viaggio a Vialfré, quindi mi sa che partirò da lì, riservandomi di introdurre qualche divagazione per spiegare il contesto. E quindi comincio subito a divagare.

Dal mese di ottobre mi sono iscritta a un corso di balli occitani, di cosa si tratta vi dirò in seguito. Ovviamente, dice la maestra, non ha senso fare il corso se poi non si va a ballare alle feste; e non sia mai che io faccia una cosa che non ha senso o, dio non voglia, che non dia retta alla maestra. Detto fatto: da dicembre almeno una volta al mese vado alle feste in cui si balla questa roba. Non solo: essendo tipo droga, la frequenza delle mie partecipazioni è via via aumentata.

L’ambiente di chi pratica il ballo folk è piuttosto simpatico. Qui in zona l’età è elevata, ma nelle città il fenomeno coinvolge anche molti giovanissimi, un trend in crescita, in tutta Europa, ma anche di questo vi parlerò in seguito. La gente che frequenta questi balli appartiene in genere a quell’area ideologica che sta fra la parrocchia e i no-tav, senza soluzione di continuità, tutte persone impegnate nel sociale, a volte anche un po’ menosi, per dirla tutta, però sicuramente non è una congrega di tamarri. Spostandosi verso le zone di montagna, dove il ballo folk è autenticamente tradizionale, l’ambiente si fa più rustico, non privo di un suo fascino selvatico.

Insomma, ormai qui in zona conosco tutti quelli che ballano. Finito il corso e finita la stagione delle feste al circolo ARCI, con il bel tempo si balla la Mazurka Klandestina, fino a tarda notte, sulla pista dell’elicottero, che tanto di notte gli elicotteri non volano. E poi tutti mi parlavano di questo grande festival di Vialfré. E Vialfré qui, e Vialfré là… e allora io che potevo fare? Potevo forse esimermi? Certo che no.

 

(continua)

 
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