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« Non ho più scuseOccitania »

Un po' di storia

Post n°511 pubblicato il 05 Luglio 2016 da meninasallospecchio

No, no, è più forte di me, non ce la faccio a non partire da Adamo ed Eva. Devo raccontarvi da dove arriva l’interesse per la musica folk e le tradizioni popolari. E qui dobbiamo tornare indietro agli anni ’70.

Il fatto è che i regimi autoritari, tipicamente con una forte impronta centralistica, hanno sempre conculcato le culture locali, arrivando fino a proibire lingue minoritarie e dialetti, musiche e persino il ballo. Le spinte libertarie, talora centrifughe come nel caso della Catalogna e dei Paesi Baschi, dove l’opposizione al franchismo si saldava con le richieste di autonomia, portarono negli anni delle contestazioni giovanili a una grande riscoperta delle tradizioni popolari.

In quegli anni fiorì ovunque la musica folk o folk-rock. Ricorderete in Italia soprattutto la Nuova Compagnia di Canto Popolare di De Simone; in Francia Alan Stivell, in Inghilterra i Fairport Convention e gli Steeleye Span. E poi tanti altri, anche cantautori come Lluis Llach in Catalogna, che facevano canzoni folk dai contenuti politici.


C’era, negli ambienti di sinistra, una attenzione per le tradizioni, viste come patrimonio culturale delle classi sociali più popolari. Dalle mie parti si andava alla piola (l’osteria) a bere vino insieme ai vecchietti e farsi insegnare le canzoni in dialetto. Guccini, De André, tutta gente che andava per osterie.

Poi arrivarono e gli anni ’80 e infine la Lega si mangiò dialetti e tradizioni trasformandoli in qualcosa di radicalmente diverso da come noi li avevamo conosciuti. Non nascevano per escludere il forestiero, ma per rappresentarci, per condividere, per offrirgli qualcosa di noi allo stesso modo in cui faremmo assaggiare un piatto tipico o un bicchiere del nostro vino. Non potrò mai perdonare alla Lega di aver trasformato il dialetto in qualcosa da combattere; di aver resuscitato, per reazione, quell’idea di nazione che già negli anni ’70 consideravamo superata.

Vabbé. Gli anni della Lega sono già abbastanza dietro le spalle e fin da metà degli anni ’90 la musica folk è tornata di moda, insieme a un regionalismo decisamente più raffinato di quello di Borghezio; complici anche le nuove tendenze gastronomiche, la cucina delle tradizione e del territorio. Di nuovo, la tendenza non è esclusiva: la musica è chiamata etnica anziché folk, ascoltiamo la nostra, quella del sud Italia, quella dei Balcani o del Brasile. Mangiamo brasato sushi e curry. Il nostro mondo è un insieme di tante culture e siamo molto più fragili di quanto la Lega o i fautori della Brexit non amino credere: soltanto preservando le altre tradizioni, riusciamo a salvare anche le nostre.

(continua)

 
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