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« La vera storia dei bond ...I vecchi e Internet »

La vera storia delle obbligazioni Parmalat

Post n°486 pubblicato il 21 Novembre 2015 da meninasallospecchio

E dopo avervi raccontato dei bond argentini, questa volta vi parlerò di un'altra delle fregature che si sono prese i risparmiatori italiani. E se in quel caso, a parer mio, a tirare la sola sono stati gli argentini, forse persino alle banche stesse, per la Parmalat il grande pacco è arrivato direttamente dalle banche. Be', certo, questo lo hanno detto tutti, ma io so per certo che è così: e ora ve lo racconterò.

Non ho mai posseduto obbligazioni Parmalat. Ce le aveva però mia madre, per una cifra che, dal mio punto di vista, considero abbastanza ragguardevole. La storia la conoscete. Tanzi, il manager della Parmalat, aveva gestito le finanze in maniera piuttosto allegra e avventurosa, indebitandosi pesantemente con le banche, una vicenda durata decenni. Le banche probabilmente sapevano di avere a che fare con una gestione non molto affidabile e così piazzarono sul mercato queste obbligazioni, per far pagare ai piccoli risparmiatori il debito Parmalat e mettere al sicuro il loro credito.

I miei genitori sono sempre stati trattati dalla loro banca con il rispetto che meritano i forti risparmiatori. Nelle generazioni passate ce n'erano molti come loro: persone con stipendi modesti, ma con uno stile di vita monacale: in altre parole tirchi. Comunque hanno sempre avuto qualche consulente finanziario più o meno degno di questo nome che si occupava di loro.

Nella fattispecie il tizio aveva consigliato a mia madre l'acquisto delle obbligazioni in questione. Nel 2003 la banca lo aveva però trasferito alla sede centrale, permettendogli tuttavia di rientrare nella nostra città una volta alla settimana per occuparsi dei "suoi" clienti. Un giorno telefonò a mia madre per avvisarla che l'indomani sarebbe stato in città e per consigliarle di approfittare dell'occasione per andare da lui in filiale e vendere le obbligazioni Parmalat. Questo avveniva in un momento in cui non sembrava esserci alcuna preoccupazione, ma poiché mia madre reputava di essere sempre stata ben consigliata da lui, fece esattamente ciò che le aveva detto e si riprese il denaro che aveva investito.

Due giorni dopo ci fu il crac. Mia madre seppe poi che il consulente aveva contattato tutti i suoi clienti (circa un centinaio) a cui aveva piazzato le obbligazioni e che tutti avevano venduto, come da lui suggerito. Tutti, tranne suo padre, che non gli aveva dato retta.

La vicenda mostra chiaramente come le banche fossero al corrente del fallimento imminente di Parmalat. Probabilmente non lo sapevano proprio tutti, fino all'ultimo cassiere, ma già a livello di quadri o funzionari il fatto doveva essere noto. Non so se il consulente in questione abbia agito per puro scrupolo personale, contravvenendo forse le stesse direttive della banca; se abbia deciso di anteporre l'interesse dei "suoi" clienti a quello del datore di lavoro, tradendolo, in un certo senso. Ma in realtà, così facendo, ha preservato il rapporto di fiducia di quei clienti, non soltanto con lui, ma con la banca stessa. Da tempo è passato definitivamente alla sede centrale e non si occupa più di noi. Ma mia madre continua a investire con quella banca e anch'io, dopo la morte di mio padre, ho mantenuto gli investimenti da loro, che mi telefonano a casa se ci sono delle novità, mi danno appuntamento, mi ricevono in ufficio e, in definitiva, mi danno l'impressione di occuparsi di me. Certo, ci guadagneranno. Ma se fanno bene il loro lavoro, ci guadagniamo in due.

 
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Rispondi al commento:
meninasallospecchio
meninasallospecchio il 23/11/15 alle 08:52 via WEB
No, con lo spirito natalizio non ce la posso fare. Al massimo, sotto Natale, parlo un po' più di sesso.
 
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