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Cultura e Tradizioni in terra di Puglia
Post n°344 pubblicato il 13 Aprile 2011 da redazioneat
In un tempo non ancora troppo lontano, dove la tecnologia era un'utopia e il saper-fare era importante per sopravvivere, esistevano persone in grado di realizzare oggetti, utensili e strumenti attraverso l'utilizzo di materie prime naturali poverissime. Curiosando tra le viuzze dei centri storici pugliesi, possiamo riconoscere gli ultimi rappresentanti di quelli che oggi vengono definiti "antichi mestieri", artigiani intenti a lavorare nelle loro piccole botteghe. Sono soprattutto i turisti a meravigliarsi, quando girovagando per stradine come quelle di Carovigno (paese nel brindisino situato a pochi km dalla località Specchiolla, dove sorge il Riva Marina Resort, troverete qui maggiori informazioni), si imbattono nei cestai o nelle filatrici. Il cestaio per esempio, era un mestiere molto richiesto al tempo, in quanto riusciva a soddisfare le esigenze più impensate: gli oggetti erano fabbricati a mano con i giunchi delle paludi salentine, spesso accompagnati da rami di ulivo e canne di fiume. Nello loro botteghe si potevano riconoscere svariati oggetti di uso comune, come "le panare" (ceste), "le canisce" (canestri) e "la nassa" (gabbia) per i pescatori. Nonché i rivestimenti per le damigiane per l'olio e il vino, che richiedevano un'attenzione particolare poiché il rivestimento doveva essere robusto tale da sostenere pesi superiori ai 40-50 kg. L'ambizione delle giovani generazioni, che considerano poco "dignitose" queste attività basate sulla volontà, sull'estro e sulla genialità dei suoi artigiani, lascia il posto alle procedure di fabbricazione di massa industriali, portando all'estinzione questi antichi mestieri, che ancora tanto affascinano e caratterizzano la società moderna.
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