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Allievo di una scuola

Post n°171 pubblicato il 07 Agosto 2007 da vi_di

di tanto tempo fa
Questo è il titolo di una lettera pubblicata su Repubblica di oggi, a pag. 20, a firma Massimo Lenza, Mestre. A parte che condivido la lettera al 1000 % , ma sono doppiamente orgogliosa della cosa, perché Massimo Lenza è il mio carissimo amico mr Jones!

Se fossi a casa scansionerei l'articolo e lo metterei in immagine, ma sono in montagna e non ho lo scanner, sicché lo ricopio, perché merita di essere letto.
Bravo, mr, bella penna! Te lo dice una che ancora insegna le Alpi "macongranpena".
Totò, ricordi?, diceva in 'Miseria e nobiltà' 'Se avete dei figliuoli, non li mandate a scuola! Viva l'ignoranza!' A lui che sapeva leggere e scrivere servivano gli ignoranti...così mi pare facciano da un trentennio i nuovi sapienti...La cosa più grave in tutto questo è che, proprio perché sponsorizzata dal potere che in essa trova linfa e voti, trattasi spesso di ignoranza arrogante, spocchiosa e stupida: un cocktail terribile! I miei genitori erano ignoranti, nel senso che ignoravano, ma proprio per questo volevano che io non lo fossi. Avevano capito che la vera libertà è nella conoscenza, ossia non erano stupidi, quindi non erano manovrabili. Quelli di oggi che denunciano al Tar gli insegnanti pensano che la vera libertà sia nella carta bollata e nell' affermazione di diritti vuoti di doveri ma forti di appoggi ...sì, è cambiato in peggio, il mondo. Però io continuo ad insegnarle, le Alpi "macongranpena" e le tabelline a memoria e i verbi a memoria e la grammatica italiana. Almeno non sarò complice di questa deriva...
Ciao, Max!


'Prendo spunto dalla lettera della signora Sylvia Sestini di Siena che è disperata per la pochezza dei suoi allievi del primo anno di università.
Ho 48 anni e faccio il cronista in una TV regionale del Veneto. I miei colleghi più giovani , diciamo tra i 25 e i 35 anni, mi prendono in giro perché ricordo i fiumi, la pianura e la montagna principale della Sardegna; gli affluenti del Po, le Alpi "macongranpena" e così via. Ricordo ancora il teorema di Pitagora pur essendo stato un pessimo studente di matematica e in genere uno studente che studiava poco ( ho fatto la maturità nel 78, per capirci). Ricordo anche le equivalenze, per restare in tema con la lettera della signora Sestini. Forse perché alle elementari e alle medie ho avuto insegnanti che pensavano che il loro compito fosse farci studiare, e quindi anche imparare cose che sembravano inutili. Insegnanti che ti davano anche 3 nel compito di matematica e 2 in latino se era il caso. E quando questo accadeva i genitori non ricorrevano al Tar, e nemmeno aspettavano l'insegnante fuori della scuola per riempirlo di mazzate. In genere gli "schiaffoni" o, nella migliore delle ipotesi, le urlate, erano riservate a noi studenti poco studiosi.
L'inglese, che conosco abbastanza bene, lo devo soprattutto all'insegnante delle medie inferiori, che veniva in classe con un austero grembiule nero. E conservo, ancora come una reliquia, il libro Garzanti della lingua italiana, che era quello adottato dalla mia insegnante di italiano, storia e geografia delle medie inferiori ( facendo il cronista penso che scrivere in un italiano decente sia il minimo che debba fare uno che cerca di farsi leggere o ascoltare dagli altri, ma in realtà, oggi come si scrive, è da molti ritenuto superfluo o comunque non così importante).
Mio padre, che di anni ne ha 80, ricorda ancora con orrore la sua maturità classica fatta su tutte le materie del triennio, ma ancora adesso è in grado di argomentare efficacemente su frasi latine e greche.
Poi, fra la fine degli anni 60 e 70 ci sono stati mucchi di personaggi di ogni tipo che volevano cambiare il mondo , prendendosi maledettamente sul serio. Purtroppo ci sono riusciti. Oggi molta di quella gente è classe dirigente e promuove, nei posti che una volta si chiamavano di sottogoverno, i più stupidi. Stupidi ma fidati. A destra come a sinistra. E i risultati si vedono. Anche io speravo, con tanti come me, e molti migliori di me, di fare delle cose, anche piccole, per cambiare il mondo. Ma non in peggio.
Massimo Lenza - Mestre

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Commenti al Post:
animedeserte
animedeserte il 07/08/07 alle 20:59 via WEB
vi..sei una collega..anch'io ricordo ma con gra penalerecagù....condivido il tuo pensiero un saluto anna
 
 
vi_di
vi_di il 08/08/07 alle 07:26 via WEB
Ciao Anna. Anche tu insegnante, dunque. Diciamo che il dibattito sulla deriva della cultura è lungo e non si risolve certo in due battute estive su un blog però quando anche altre persone estranee all'ambiente esprimono quel che io, noi pensiamo, allora ci si sente meno soli.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 07/08/07 alle 23:07 via WEB
prova
 
 
vi_di
vi_di il 08/08/07 alle 07:27 via WEB
Si sente, parla pure.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 08/08/07 alle 23:17 via WEB
provo ancora una volta e poi semmai parlo... ieri ho scritto parecchio e poi quando ho inviato è sparito tutto... ho tentato di riscrivere lo stesso messaggio una seconda volta, ma non mi veniva più naturale a quel punto...
 
     
vi_di
vi_di il 09/08/07 alle 07:16 via WEB
Capita anche a me talvolta: se passa molto tempo dall'inizio della digitazione alla pubblicazione del commento, quando si dà 'invio' scompare tutto senza possibilità di recupero.
La soluzione è, prima di inviare, di evidenziare e copiare, così nel caso si incolla di nuovo ed è fatta.
Se ti va, caro/a anonimo/a riscrivi: mi piacerebbe leggere.
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 10/08/07 alle 23:35 via WEB
Ho tentato di nuovo... mi dispiace, anche questa volta avevo scritto parecchio... nemmeno la malizia di farmi un copia-incolla, è sparito di nuovo tutto... mi arrendo!
 
     
vi_di
vi_di il 11/08/07 alle 08:18 via WEB
Eppure te l'avevo suggerito di fare il copia- incolla... però come ti arrendi presto!
Ripensaci, e riscrivi dai...almeno scrivi chi sei, se proprio non ti va di scrivere messaggi lunghi!
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/08/07 alle 11:23 via WEB
ho scritto al diretto interessato ;-) ho fatto prima! ora hai capito chi sono, vero? baci empirici e poco tecnici! ciao!
 
     
vi_di
vi_di il 13/08/07 alle 12:37 via WEB
Sì che ho capito chi sei...dopo che me l'hai detto! eheheh. Bacioni! *o*
 
CoMizia
CoMizia il 08/08/07 alle 07:58 via WEB
La vera cultura da saggezza,cioè fa scoprire il "gusto" delle cose;talvolta i professori non trasmettono questo valore,ma solo tecnica.Da soli quindi bisogna lavorare per affinare il gusto,seguendo propri percosi.Io ho fatto così,avendo avuto però,anche un bravo maestro.La cultura dovrebbe poi essere insita nei dirigenti,in coloro che ci governano,per fare scelte sagge ed illuminate.Se così non è,bisogna chiedere più meritocrazia e una scuola che sia più "maestra di vita".
 
 
vi_di
vi_di il 08/08/07 alle 08:39 via WEB
Sono d'accordo sul discorso del tecnicismo che non è cultura, e questa è una grande carenza della nostra categoria a volte: essere troppo tecnici. Ma c'è anche l'opposto: essere troppo empirici. Però senza tecnica non si costruisce cultura. E' come voler costruire un bel palazzo senza prima farne la struttura. L'esempio delle Alpi è semplicistico, può sembrare inutile conoscere le Alpi o gli affluenti del Po, ma se non li si è imparati ( certo non solo a memoria, ma trovandoli su una cartina, o meglio ancora costruendo una cartina con il percorso da fare per arrivare alle Alpi, e magari, man mano che si fa quel percorso, annotando quel che si trova, cercando notizie storiche...io adoro far geografia e storia, le faccio sempre collegate tra loro...peccato che ora abbia solo italiano e matematica, come ambiti...) se non li si è imparati, dicevo, finisce come Totò e Peppino che per andare a Milano pensavano di dover fare tre giorni di nave o come tutti i parlamentari intervistati che non sapevano dov'era l'Afghanistan.
Insomma, quel che intendo dire io, è che si è passati da una cultura forse troppo nozionistica ad una cultura vuota di strutture ed ecco l'impoverimento della conoscenza, che è fatta anche di strutture, vivaddio, sennò scriveremmo tutti in una nostra lingua personale, torneremmo ai calcoli con le misure empiriche e via così!
Questo svuotamento causa a sua volta una classe dirigente con una cultura carente di contenuti su cui costruire poi la propria cultura e quindi la difficoltà di fare scelte illuminate: illuminate da cosa, se mancano le basi?
Mi scuso se il discorso è contorto, ma ho due limiti: il primo è personale ( collegamento via cellulare con limiti di tempo e di linea e tastiera del portatile con cui ancora non sono entrata in confidenza), il secondo è tecnico ( pochi 30.000 caratteri per dire tutto quel che penso).
Ma avremo modo di ritornarci, sono sicura!
 
   
CoMizia
CoMizia il 08/08/07 alle 10:40 via WEB
Tra me e te c'è feeling,si avverte che siamo avellinesi(mio padre era di Altavilla Irpina),parliamo la stessa lingua.Avremo modo di ritornare sull'argomento,molto interessante!
 
     
vi_di
vi_di il 08/08/07 alle 17:29 via WEB
Roba buona le avellinesi, è proprio vero! ^__°
Il discorso sulla scuola è lungo e coinvolge tutti, tutti hanno responsabilità: la scuola che non prepara all'insegnamento, noi insegnanti che non sempre ci aggiorniamo, anzi spesso ci arrocchiamo nelle nostre posizioni e nel nostro 'sapere' senza smuoverci, convinti che ciò che sappiamo basta, la società che ha della scuola un'opinione negativa, i mutamenti culturali, che hanno messo al centro della conoscenza non i contenuti ma il percorso effettuato, sicché anche un bambino che ha imparato solo le vocali va promosso perché ha imparato qualcosa...insomma è un bel dilemma, mia cara!
Sì, ne riparleremo!
 
autoretesti
autoretesti il 08/08/07 alle 23:20 via WEB
ciao, credo che la scuola intesa come acquisizione di conoscenza, cultura e nozioni non sia, in ogni caso, sufficiente a formare la personalità e a corrispondere a fornire un "ruolo" all'interno della società, il non sapere dove si trova geograficamente uno stato non ci impedisce di avere una luce interiore che ci fa guardare dove gli altri non vedono, e molte volte l'ignoranza è una grande sapienza, sapienza che trovi in una stretta di mano,o capire nel silenzio le sofferenze del mondo, infine la scuola della vita, si intreccia con il nostro destino ed è quella dove gli esami da superare si incontrano giorno dopo giorno...
 
 
vi_di
vi_di il 09/08/07 alle 07:33 via WEB
Perfettamernte d'accordo con te circa il fatto che la scuola da sola non basti a formare la personalità. E vivaddio, almeno uno che non dà alla scuola tutte le colpe del mondo: ti ringrazio! Quello di cui si discute qui è quale sia il ruolo vero della scuola. Ossia, la scuola deve ancora insegnare a leggere scrivere e far di conto o no? Perché, appurato che a vivere si impara vivendo, se la scuola non dà delle basi di conoscenza anche di tipo tecnico e contenutistico, qual è il suo ruolo? Vedi, capire le sofferenze del mondo, per come la vedo io, è molto più facile se so dove sono i paesi che hanno problemi, come si è evoluta storicamente quella realtà, e così via. Quindi è fondamentale partire dalla conoscenza di quei posti, capisci? E' come per la letteratura: è splendido leggere i poeti, ma se non conosco la loro vita, la loro poetica, e se non so leggere tecnicamente un testo poetico, coglierò solo parte del messaggio. Ecco, io penso che la scuola debba riappropriarsi di questo aspetto del sapere: l'aspetto fatto nche di tecnica. Io ai miei bambini che a volte si seccano di leggere ( in prima elementare è faticoso!) faccio spesso un esempio: se voglio imparare a guidare, devo conoscere le regole della strada, prima di mettermi al volante. Ecco, le tecniche ( dalla lettura in poi) sono le regole della strada della conoscenza. Poi mi metterò al volante e sarà la pratica ( la vita...) ad insegnarmi il resto, ma se non so che devo guidare stando a destra, che devo rispettare i segnali, e cosa significa ogni segnale, il mio andare diventa difficile e rischioso per me e per gli altri. Così è la scuola: mi dà la teoria e le regole: poi saranno le strette di mano e la consapevolezza e la maturità e la voglia di 'guidare bene' a fare il resto...non so se mi sono spiegata, accidenti alla mancanza dell'adsl qua sui monti, ma è un discorso complesso!
 
CoMizia
CoMizia il 09/08/07 alle 08:11 via WEB
Vi-di sono Blog de giorno,con una notizia di gossp su Valentino Rossi che nel corso della giornata si è trasformata in...un colpo grosso!Vieni,appena puoi!Ciao!
 
 
vi_di
vi_di il 09/08/07 alle 18:00 via WEB
Eccomi, complimenti, vengo a vedere subito!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/08/07 alle 20:59 via WEB
Una bella sconfitta generazionale. Forse sarebbe il caso di fare rimboccarsi le maniche e vedere che cosa si può fare...
Cima
 
 
vi_di
vi_di il 09/08/07 alle 22:10 via WEB
Io, come insegnante, cerco di non lasciare nulla indietro, ma non basta l'iniziativa individuale. Serve ridare importanza alla scuola, partendo dal ripristinare programmi seri. Se pensi che oggi i programmi della scuola elementare prevedono che il programma di storia finisca alla caduta dell'impero romano ( tanto per fare il primo esempio che mi viene, ma tutte le materie hanno subìto tagli!) capisci bene che un ragazzino di 11 anni esce dalla scuola elementare senza sapere nulla della sua storia e quindi senza un minimo di capacità critica o di porsi domande. Discorso complesso, assai, Cima...tu hai qualche idea?
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 11/08/07 alle 20:26 via WEB
Dio mio... idee...
Io credo che dovremmo tutti smettere di lagnarci dello stipendio che prendiamo, nel senso che passare la vita a confrontarci con gli altri è sterile e dannoso per tutti.
Se tutti noi facessimo il nostro dovere - e non dico per passione, ché non tutti sono fortunati a fare il lavoro che sognavano - ma semplicemente perché vengono pagati (male? pazienza, lottiamo perché questo stato di cose cambi, ma non facciamo ricadere le colpe sull'utenza, in questo caso sugli alunni!).
E poi tutta la società, genitori in primis, dovrebbero sostenere la scuola e gli insegnanti, e non togliergli il terreno da sotto i piedi e minare la loro autorità. Ma l'autorità è anche una conquista, no?
Sperando di non aver detto cose sconvenienti a casa tua... ti lascio con un grandissimo bacio.
Cima
 
 
vi_di
vi_di il 12/08/07 alle 15:27 via WEB
Io sono d'accordo con te, avrei solo da puntualizzare su due cose.
Una è l'autorità; l'ho già detto da qualche parte: a scuola serve autorevolezza, non autorità. Ma da soli non ce la facciamo: se io dico ad un genitore 'Guardi che il bimbo non fa i compiti' e lui mi risponde 'Non è vero!' noinostante io gli dimostri che ho ragione e poi va a casa e dice 'Quella 'a maesta è pazza, nun 'a penzà!' è difficile per me maestra essere autorevole col bimbo.
L'altra è lo stipendio: bada bene, io non mi lamento, ma oggi vale chi viene pagato. E quindi nella società la scuola ha il valore che le dà la parcella: una miseria. Da qui la possibilità per il genitore di dire al figlio 'Nun 'a dà retta!' Capisci?
Kisses!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/08/07 alle 15:50 via WEB
Superavo i 3.000 caratteri, snort!, non i 30000, come scritto in basso.

I parte.
Ci riprovo, caso mai salvo prima di inviare.
Hai ragione: autorevolezza, non autorità (magari quella la lasciamo al preside, magari...).
Per quanto riguarda la collaborazione dei genitori mi trovi completamente d'accordo, come credo di avere scritto nel precedente commento.
Ricordo ancora quando mio padre disse al professore di filosofia Professore, se serve qualche scapaccione accomodatevi pure..., e io non ne avevo certo bisogno.
Ma erano altri tempi, quelli. Tempi in cui il rispetto dei genitori verso gli insegnanti era dovuto - oltre che a un tipo di società più lineare - anche alla profonda differenza di cultura che esisteva. Anche insegnare era più facile: non che non esistessero contestazioni, anzi, ma la formazione di quegli insegnanti forniva loro molte certezze (magari fallaci) e pochi dubbi.
Oggi è molto più difficile insegnare, ma anche fare l'avvocato, il commercialista, il bancario. È tutta la società che è cambiata, e sono in pochi, oggi, quelli che subiscono angherie senza protestare. Erano i tempi in cui l'unico a protestare si chiamava Alberto Bertuzzi e non c'erano le associazioni dei consumatori.
Oggi tutti abbiamo più diritti, eppure siamo scontenti, senza sicurezze, non sappiamo più cosa vogliamo. È un mondo pieno di dubbi, in cui tutti vogliamo essere titolari di diritti, anche se fondamentalmente l'unico diritto che ci viene riconosciuto è quello di consumare.
È più facile operare in un mondo pieno di certezze, ma è anche più facile vedere calpestati i propri diritti.
Lo stipendio. Nota dolente, dolentissima.
È vero, quando sono stato assunto, ventuno anni fa, guadagnavo più o meno come mia madre, insegnante di media anzianità.
Ricordo le discussioni - in realtà blateravo da solo, mia madre sopportava pazientemente - sull'orario di lavoro, le ferie e tutte le banalità che si sfoderano in questi casi e che voi insegnanti conoscete benissimo.
Cazzate, me ne rendo conto, ma un fondo di verità ce l'avevano se all'insegnamento - quando di lavoro ce n'era più o meno in abbondanza - si accostavano di più le donne, in una visione mamma-casa-figli.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 14/08/07 alle 03:40 via WEB
<<Ricordo ancora quando mio padre disse al professore di filosofia Professore, se serve qualche scapaccione accomodatevi pure..., e io non ne avevo certo bisogno. Ma erano altri tempi, quelli. Tempi in cui il rispetto dei genitori verso gli insegnanti era dovuto>> Ecco, questo concetto, nel 2007, mi lascia del tutto sconcerata...!! Veramente c'è ancora chi pensa che gli scapaccioni e il "rispetto" devi genitori verso gli inseganti, o magari dei figli verso i genitori fosse, o sia, un ATTO DOVUTO?? Siamo certi del fatto che non debba essere una cosa reciproca, se non addirittura il CONTRARIO?? Perchè, scusate tanto, ma un genitore SCEGLIE di mettere al mondo un figlio. Certo non può essere il contrario. Un insegnante SCEGLIE di "educare" (uso le dovute virgolette!) un bambino o un ragazzo. Certo non può essere il contrario. O SBAGLIO?!!
 
   
vi_di
vi_di il 14/08/07 alle 10:00 via WEB
Credo che forse il discorso ci ha un po' fuorviati. Qui non si discute sull'impegno che ciascuno ( genitore, insegnante, lavoratore, ma anche figlio, allievo, alunno, studente) deve mettere nel suo 'lavoro'. Si discute sul valore che si dà oggi alla scuola e ai contenuti che essa trasmette. Del fatto che, man mano la scuola si sta svuotando di contenuti in nome di semplici percorsi. E del fatto che, in una società così strutturata, anche l'insegnante che voglia fare di più si troverà spesso di fronte al genitore che affermerà che è SOLO dovere dell'insegnante guadagnarsi il rispetto, che non serve che sia anche la famiglia a credere nella scuola.
Il papà di Cima ci credeva, tanto è vero che dava carta bianca al professore. Qui non si dice che era giusto così, ma che non si deve passare all'estremo opposto.
Comunque Cima se vorrà spiegherà poi egli stesso meglio di me cosa intendeva.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/08/07 alle 15:51 via WEB
II parte.
Il presente ha sconvolto anche questa visione tranquillizzante della vita (meno male!). Di lavoro ce n'è poco, all'insegnamento si accosta chiunque, anche chi non è portato, e gli stipendi sono rimasti più o meno uguali.
Ma la rivoluzione, nel campo del salario, l'ha fatta il privato. Oggi un neo assunto nella mia azienda difficilmente riuscirà a guadagnare quello che guadagno io, a parità di responsabilità e riguardo alla parte fissa. Certo, c'è la parte variabile, quella legata ai risultati - che in qualche caso può essere davvero interessante -, ma questa esiste anche nell'insegnamento, ridicola a quanto ricordo e attribuita in maniera a volte fantasiosa.
Il futuro di tutti noi forse è proprio lì: chi acquisterà beni e servizi se gli stipendi sono incerti, variabili? E poi c'è la casa e poi la pensione e magari una polizza sanitaria integrativa e ci vorrebbe pure essere un salvadanaio per gli studi dei piccerilli.
Allora io dico questo: lottiamo tutti insieme affinché i lavoratori tutti siano adeguatamente retribuiti e con contratti che rispettino la persona e la possibilità di un progetto di vita.
Ma poi lavoriamo seriamente, ché la professionalità non la si vede dallo stipendio e non c'è nessun cliente che non la riconosca quando la vede.
Scusa il pippone, speriamo che arrivi (in ogni caso l'ho salvato).
Cima
P.S. finire questo tristerrimo commento con Prince che ulula Purple rain nelle orecchie è davvero il massimo... :-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/08/07 alle 15:52 via WEB
Andata! Un punto in meno per il cetriolo... :-P
Cima
 
 
vi_di
vi_di il 13/08/07 alle 16:58 via WEB
Mitico, Cima! Mi ci vorrebbe la faccina che si spella le mani per applaudirti!
Condivido tutto, ma proprio tutto tutto tutto, a partire dalla serietà di impegno nel lavorare, soprattutto in un 'mestiere' come il mio in cui ho tra le mani il futuro.
E non fa niente se per noi l'incentivazione è un'elemosina; nella mia scuola è abbastanza consistente ed equamente distribuita , non a caso sono RSU, e arriviamo, di norma , a poco più di 300 euro l'anno. Prendono di più le funzioni strumentali, ma sono in numero limitato (da me siamo in 5) debbono avere competenze specifiche e fanno lavori codificati: io sono una funzione strumentale e, oltre a occuparmi dell'accoglienza per docenti neoassunti e per genitori e alunni, nonché della pianificazione della formazione dei docenti, sono la webmaster del sito della scuola e, oltre ad averlo materialmente fatto, ho lavorato all'hosting e lo aggiorno coi materiali che mi girano i colleghi. Ecco, per questa attività ho percepito una buona somma, circa 1000 euro ( annuali sempre, eh!) Certo, se pensi che un'agenzia per un sito con solo 250 Mb di spazio e 5 caselle mail ( il nostro ha spazio e caselle mail illimitati ) ci ha chiesto 1400 euro più 700 euro l'anno per l'aggiornamento, vedrai che comunque il paragone non si può fare, però io sono contenta di fare queste cose che mi piacciono per la mia scuola e mi basta quel che mi danno.
L'unica cosa che non condivido con te è il sottofondo musicale: io non sto sentendo Prince ma the Boss che canta 'Dancing in the dark'...per la serie anche se siamo d'accordo la situazione la vedo nera comunque...
 
 
vi_di
vi_di il 13/08/07 alle 16:59 via WEB
Aridanga: è il citrullo, non il cetriolo! ;-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/08/07 alle 17:06 via WEB
Allora un punto in più per il citrullo...;-)
Cima
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 14/08/07 alle 04:02 via WEB
<<Mitico, Cima! Mi ci vorrebbe la faccina che si spella le mani per applaudirti!>> Io invece mi sto spellando dappertutto, tanto mi sto consumando, impotente, di fronte a ciò a cui assisto, sempre più allibita e profondamente delusa... Mah... voi sarete gente di altri tempi, alludendo a quelli passati, io forse appartengo più a quella che ancora ha da venire, probabilmente... e tuttavia ciò non mi fa sentire affatto bene....
 
 
vi_di
vi_di il 14/08/07 alle 10:04 via WEB
Io credo sia semplicemente un discorso di comunicazione e di punti di vista del problema e comunque anche io resto delusa quando mi rendo conto che certi discorsi vengono liquidati con un semplice 'voi siete d'altri tempi'. Un saluto dalla maestrina dalla penna rossa. ;)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 15/08/07 alle 02:21 via WEB
@ ANONIMO anonima: lasciamelo dire, sono sconcertato io che nel 2007 si citi una fonte che sta lì, davanti a te, in maniera così incompleta da chiedersi il perché.
Ma stiamo commentando un blog, su, che ci incazziamo a fare.
Vediamo cosa ho scritto?

"Professore, se serve qualche scapaccione accomodatevi pure..." Allora, mio padre e il professore si conoscevano da ragazzi e il messaggio - nemmeno tanto nascosto, ma espresso in una forma di rispettosa separazione dei ruoli (eravamo nel 1976) - era: "Gioacchi' (così si chiamava il professore), so che sono in buone mani...".

"Ma erano altri tempi, quelli. Tempi in cui il rispetto dei genitori verso gli insegnanti era dovuto ... anche alla profonda differenza di cultura che esisteva"
E che facciamo, gli togliamo il secondo pezzo? Non credi che nasconderlo cambi totalmente il senso della frase?
Io stavo solo cercando di fornire una spiegazione di perché in quegli anni i genitori fossero molto solidali con gli insegnanti. E non dico che fosse necessariamente un bene, ma ho solo cercato di spiegare le dinamiche.
E poi ho scritto in un inciso "meno male!" quando mi riferivo alla visione più o meno tranquillizzante (ma per chi?) della vita a quei tempi.
Che poi alla fine è chiaro che il rispetto (ma usa pure il sentimento che preferisci) vada conquistato giorno per giorno; ma è difficile quando il preside, un giudice, il sindacato e alla fine i genitori ti considerano spesso solo un punto della retta che porta alla promozione del pargolo.
Detto questo, io oggi non direi mai a un professore quello che disse mio padre, ma ti assicuro che qualche volta mi sono trovato a giustificare una maestra di mio figlio - ai suoi occhi, pur se evidentemente stanca di insegnare - perché ho pensato così facendo le avrei dato maggior credito agli occhi di mio figlio. Ma non sono mica sicuro di aver fatto bene...
Credo che con queste precisazioni venga meno tutto lo sdegno che hai messo nei tuoi commenti; almeno spero.
Altrimenti, che dirti: la vita è bella, eccetera eccetera
Cima
 
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