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Allievo di una scuola

Post n°171 pubblicato il 07 Agosto 2007 da vi_di

di tanto tempo fa
Questo è il titolo di una lettera pubblicata su Repubblica di oggi, a pag. 20, a firma Massimo Lenza, Mestre. A parte che condivido la lettera al 1000 % , ma sono doppiamente orgogliosa della cosa, perché Massimo Lenza è il mio carissimo amico mr Jones!

Se fossi a casa scansionerei l'articolo e lo metterei in immagine, ma sono in montagna e non ho lo scanner, sicché lo ricopio, perché merita di essere letto.
Bravo, mr, bella penna! Te lo dice una che ancora insegna le Alpi "macongranpena".
Totò, ricordi?, diceva in 'Miseria e nobiltà' 'Se avete dei figliuoli, non li mandate a scuola! Viva l'ignoranza!' A lui che sapeva leggere e scrivere servivano gli ignoranti...così mi pare facciano da un trentennio i nuovi sapienti...La cosa più grave in tutto questo è che, proprio perché sponsorizzata dal potere che in essa trova linfa e voti, trattasi spesso di ignoranza arrogante, spocchiosa e stupida: un cocktail terribile! I miei genitori erano ignoranti, nel senso che ignoravano, ma proprio per questo volevano che io non lo fossi. Avevano capito che la vera libertà è nella conoscenza, ossia non erano stupidi, quindi non erano manovrabili. Quelli di oggi che denunciano al Tar gli insegnanti pensano che la vera libertà sia nella carta bollata e nell' affermazione di diritti vuoti di doveri ma forti di appoggi ...sì, è cambiato in peggio, il mondo. Però io continuo ad insegnarle, le Alpi "macongranpena" e le tabelline a memoria e i verbi a memoria e la grammatica italiana. Almeno non sarò complice di questa deriva...
Ciao, Max!


'Prendo spunto dalla lettera della signora Sylvia Sestini di Siena che è disperata per la pochezza dei suoi allievi del primo anno di università.
Ho 48 anni e faccio il cronista in una TV regionale del Veneto. I miei colleghi più giovani , diciamo tra i 25 e i 35 anni, mi prendono in giro perché ricordo i fiumi, la pianura e la montagna principale della Sardegna; gli affluenti del Po, le Alpi "macongranpena" e così via. Ricordo ancora il teorema di Pitagora pur essendo stato un pessimo studente di matematica e in genere uno studente che studiava poco ( ho fatto la maturità nel 78, per capirci). Ricordo anche le equivalenze, per restare in tema con la lettera della signora Sestini. Forse perché alle elementari e alle medie ho avuto insegnanti che pensavano che il loro compito fosse farci studiare, e quindi anche imparare cose che sembravano inutili. Insegnanti che ti davano anche 3 nel compito di matematica e 2 in latino se era il caso. E quando questo accadeva i genitori non ricorrevano al Tar, e nemmeno aspettavano l'insegnante fuori della scuola per riempirlo di mazzate. In genere gli "schiaffoni" o, nella migliore delle ipotesi, le urlate, erano riservate a noi studenti poco studiosi.
L'inglese, che conosco abbastanza bene, lo devo soprattutto all'insegnante delle medie inferiori, che veniva in classe con un austero grembiule nero. E conservo, ancora come una reliquia, il libro Garzanti della lingua italiana, che era quello adottato dalla mia insegnante di italiano, storia e geografia delle medie inferiori ( facendo il cronista penso che scrivere in un italiano decente sia il minimo che debba fare uno che cerca di farsi leggere o ascoltare dagli altri, ma in realtà, oggi come si scrive, è da molti ritenuto superfluo o comunque non così importante).
Mio padre, che di anni ne ha 80, ricorda ancora con orrore la sua maturità classica fatta su tutte le materie del triennio, ma ancora adesso è in grado di argomentare efficacemente su frasi latine e greche.
Poi, fra la fine degli anni 60 e 70 ci sono stati mucchi di personaggi di ogni tipo che volevano cambiare il mondo , prendendosi maledettamente sul serio. Purtroppo ci sono riusciti. Oggi molta di quella gente è classe dirigente e promuove, nei posti che una volta si chiamavano di sottogoverno, i più stupidi. Stupidi ma fidati. A destra come a sinistra. E i risultati si vedono. Anche io speravo, con tanti come me, e molti migliori di me, di fare delle cose, anche piccole, per cambiare il mondo. Ma non in peggio.
Massimo Lenza - Mestre

 
Rispondi al commento:
vi_di
vi_di il 08/08/07 alle 08:39 via WEB
Sono d'accordo sul discorso del tecnicismo che non è cultura, e questa è una grande carenza della nostra categoria a volte: essere troppo tecnici. Ma c'è anche l'opposto: essere troppo empirici. Però senza tecnica non si costruisce cultura. E' come voler costruire un bel palazzo senza prima farne la struttura. L'esempio delle Alpi è semplicistico, può sembrare inutile conoscere le Alpi o gli affluenti del Po, ma se non li si è imparati ( certo non solo a memoria, ma trovandoli su una cartina, o meglio ancora costruendo una cartina con il percorso da fare per arrivare alle Alpi, e magari, man mano che si fa quel percorso, annotando quel che si trova, cercando notizie storiche...io adoro far geografia e storia, le faccio sempre collegate tra loro...peccato che ora abbia solo italiano e matematica, come ambiti...) se non li si è imparati, dicevo, finisce come Totò e Peppino che per andare a Milano pensavano di dover fare tre giorni di nave o come tutti i parlamentari intervistati che non sapevano dov'era l'Afghanistan.
Insomma, quel che intendo dire io, è che si è passati da una cultura forse troppo nozionistica ad una cultura vuota di strutture ed ecco l'impoverimento della conoscenza, che è fatta anche di strutture, vivaddio, sennò scriveremmo tutti in una nostra lingua personale, torneremmo ai calcoli con le misure empiriche e via così!
Questo svuotamento causa a sua volta una classe dirigente con una cultura carente di contenuti su cui costruire poi la propria cultura e quindi la difficoltà di fare scelte illuminate: illuminate da cosa, se mancano le basi?
Mi scuso se il discorso è contorto, ma ho due limiti: il primo è personale ( collegamento via cellulare con limiti di tempo e di linea e tastiera del portatile con cui ancora non sono entrata in confidenza), il secondo è tecnico ( pochi 30.000 caratteri per dire tutto quel che penso).
Ma avremo modo di ritornarci, sono sicura!
 
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