Vieni e Vedi

VIENI E VEDI E’ UN PROGETTO PER GIOVANI E FATTO DA GIOVANI IN CITTA’ A MANTOVA, IN CUI CI SI RITROVA PER PREGARE E FARE UN CAMMINO DI FEDE INSIEME. UN GRUPPO DI PREGHIERA SEMPLICE E GIOIOSO. VI ASPETTIAMO

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31            
 
 

FACEBOOK

 
 

TAG

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Messaggi di Marzo 2014

GESU’ CI CHIAMA ALLA SANTITA’

Post n°49 pubblicato il 13 Marzo 2014 da vienievedi
 
Foto di vienievedi

 

“Vieni e vedi” sono le parole con cui Filippo, dopo aver incontrato Gesù, riconoscendolo come “Colui di cui hanno scritto Mosé nella Legge e i profeti”, cerca di convincere Natanaele, ad andare con lui per seguire il Maestro. Ma Gesù dimostra di conoscere Natanaele prima ancora che Filippo lo chiamasse. Da questo brano del Vangelo di Giovanni possiamo trarre diversi spunti di riflessione. Un primo aspetto è quello della missionarietà della vita cristiana: quando Filippo conosce Gesù, non può tenerlo solo per sé e lo annuncia; se veramente abbiamo conosciuto l’Amore di Dio, non possiamo non testimoniarlo ai fratelli, in particolare a quelli più lontani, e non dovremmo poter sopportare nemmeno l’idea che una singola anima possa vivere senza di Lui, offenderlo e perdersi per l’eternità. Lo zelo per la salvezza delle anime: è questa la carità più grande verso il prossimo che dovrebbe animarci. Un'altra riflessione è che pur facendosi presente nella vita spirituale per il tramite di testimoni, Gesù stesso, amandoci fin dall’eternità e prima ancora che noi fossimo, ci chiama personalmente.

E’ Lui stesso che dice a ciascuno di noi: “VIENI E VEDI”. E’ sempre Lui che fa il primo passo con noi e che, pur lasciandoci nella libertà, agisce con discrezione sul nostro cuore e sulla nostra mente per attirarci a Lui. Tutta la vita spirituale non è che una risposta a questa chiamata, a una vocazione che, a prescindere dallo stato di vita di ciascuno, è sempre la stessa: La SANTITA’. Essere Santi, questa dovrebbe essere la nostra unica preoccupazione. Ma cos’è la Santità e cosa bisogna fare per diventare Santi? Dio solo è Santo, pertanto noi non dobbiamo ricercare una “nostra” santità, andremmo fuori strada e cadremmo nell’errore, molto comune oggi, di pensare che possiamo diventare Santi e salvarci per dei nostri meriti, delle nostre virtù o per le nostre opere buone. Niente di più sbagliato!

Essere Santi vuol dire partecipare dell’unica Santità di Dio e ciò è possibile solo perché e nella misura in cui Egli, nella Sua infinita Misericordia, ce lo dona attraverso la vita di grazia e i Sacramenti. La vita cristiana è una vita semplice, mite, umile, umanamente nascosta, ma grande, preziosa e unica agli occhi di Dio se la viviamo alla Sua sequela, nella Sua Santa Volontà e costantemente alla Sua Divina Presenza nella preghiera. Una vita, la vita divina, che riceviamo dalla Santa Madre Chiesa attraverso i Sacramenti. Non occorre fare grandi cose, quanto tempo perdiamo in sterili riunioni per escogitare stravaganti azioni pastorali per attirare la gente in Chiesa; tempo che potremmo dedicare alla preghiera e all’Adorazione. Più che “fare”, è la testimonianza di una vita santa che può attirare anime a Dio, l’azione pastorale più efficace: lasciare che sia Dio ad agire attraverso di noi. E’ sempre stato cosi: dove ci sono i Santi, la gente si avvicina alla Fede. Il cammino di santità si può intendere come il percorso che ci porta a recuperare quello stato originale con cui Dio ci aveva creato, a Sua immagine e somiglianza, e dalla quale il peccato ci ha allontanato. Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda come tutti i fedeli siano chiamati alla santità cioè “alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della Carità” e che progredire nel cammino spirituale vuol dire tendere ad un’unione mistica sempre più intima dell’anima a Cristo che non può prescindere dalla croce, dalla rinuncia e dal combattimento spirituale (CCC 2013-2015). La vita dei Santi non fa altro che testimoniarci queste grandi verità. Il mistico non è solo colui che, per grazia divina, ha delle rivelazioni private o delle esperienze particolari, bensì è colui che vive un rapporto con Dio in una vita di preghiera e nei Sacramenti. Non dimentichiamo che il più alto grado di unione mistica tra l’anima e Dio, infinitamente più alto anche di qualsiasi esperienza spirituale straordinaria, è alla portata di tutti e si realizza nell’istante in cui l’anima, in grazia di Dio, si unisce a Lui, nel ricevere la Santa Comunione, ove la visione di Dio resta nascosta a nostri occhi mortali solo dal più sottile dei veli: un’umile Ostia! E’ questa l’esperienza spirituale più grande e più straordinaria che possiamo ricevere da Dio in questa terra ed è nella Santa Messa che possiamo realizzare il più alto grado di quella Comunione dei Santi che possiamo vivere quaggiù e alla quale speriamo un giorno di poter partecipare pienamente nella visione beatifica di Dio nella vita del Cielo e nella gloria del Paradiso. Ci aiutino i Santi e ci aiuti la Vergine Maria a custodire in noi questo desiderio di Santità per tutta la nostra vita.

 
 
 

LA CONFESSIONE

Post n°48 pubblicato il 13 Marzo 2014 da vienievedi
 
Foto di vienievedi

 

Il sacramento della Penitenza o Riconciliazione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo (Catechismo S. Pio X). Esso tocca le profondità del mistero della Misericordia di Dio, tema oggi fin troppo banalizzato e inflazionato, confuso spesso con una sorta di buonismo filantropico e quasi messo in contrapposizione ai concetti di giustizia e di Verità. Col Battesimo siamo liberati dal peccato originale e diveniamo figli di Dio, ma la nostra natura resta fragile, debole, soggetta alle tentazioni del diavolo e incline al peccato. S. Giovanni Apostolo, infatti, afferma che “se diciamo che siamo senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1Gv. 1,8). Col sacramento della Confessione non soltanto otteniamo la remissione dei peccati e laviamo la nostra anima, ma allo stesso tempo lodiamo e ringraziamo Dio per la Sua infinita Misericordia e riceviamo la Sua grazia per essere più forti nel nostro quotidiano combattimento spirituale. Ecco cosa si richiede per una Confessione ben fatta:

1)     Esame di coscienza (preparazione). Serve per poter riconoscere i nostri peccati. La coscienza, se è ben formata, è il luogo in cui Dio ci parla. Ascoltarla non significa “fare quel che ci pare”, pertanto quando si parla di primato della coscienza occorre stare molto attenti a non fraintendere. In questo esame i dieci comandamenti ci fanno da guida.

2)     Dolore dei peccati. Saper riconoscere il nostro peccato, avere il cuore e l’animo contrito. Spesso, durante le confessioni, il S. Curato d’Ars piangeva al posto dei penitenti. Chiediamo questa grazia: le lacrime per i nostri peccati che offendono Dio!

3)     Proponimento di non commetterne più. Sen non abbiamo questa disposizione interiore vuol dire che non siamo davvero pentiti.          

4)     Accusa dei peccati. Non tacere volutamente al confessore qualche peccato: se infatti l’ammalato per vergogna tenesse nascosta la sua ferita al medico, come questi potrebbe curarla? Il precetto minimo della Chiesa prevede l’obbligo di confessare i peccati gravi almeno una volta l’anno, tuttavia Essa raccomanda una confessione frequente e anche dei peccati veniali per accostarsi degnamente alla S. Eucarestia e per non adagiarsi nelle proprie miserie e progredire nel cammino di santità.

5)     Soddisfazione o penitenza. La Misericordia non è separata dalla giustizia: avendo offeso Dio col nostro peccato, occorre riparare. L’assoluzione del sacerdote toglie il peccato (la colpa), ma non porta rimedio a tutti i disordini che esso ha creato e non cancella del tutto le pene (cosa che invece fa l’indulgenza). La penitenza può consistere nella preghiera, un’offerta, un’opera di misericordia o qualche sacrificio.

Il sacerdote è dunque il canale attraverso il quale scorre il fiume della Misericordia di Dio per le anime. Questo ministero straordinario richiede grande rispetto e delicatezza verso colui che è caduto, ma anche amore alla Verità, fedeltà al Magistero della Chiesa e una vita di preghiera e di penitenza. Tanti sacerdoti si sono santificati soprattutto per l’amore e la dedizione con cui amministravano questo ministero. Pensiamo, oltre al già citato S. Curato d’Ars, anche a S. Leopoldo Mandic o a S. Pio da Pietralcina. Oggi spesso viene data poca importanza a questo sacramento e certa teologia moderna filo-protestante vorrebbe ridurre la “questione” al rapporto diretto tra l’anima e Dio. Ma non è questo che ha voluto Gesù che ha affidato agli apostoli anche la missione di rimettere i peccati. Ringraziamo pertanto Dio quando incontriamo sacerdoti, come don Antonio Tassi, che consacrano tanto tempo della loro vita a questo ministero che, insieme alla celebrazione della S. Messa, dovrebbe davvero essere il cuore della vita di un prete. Quando si parla di periferie esistenziali si pensa spesso solo alle povertà materiali dell’uomo o ai problemi sociali, ma quanto più lo sono le nostre anime con le nostre miserie spirituali? E in questo campo siamo tutti poveri e bisognosi che Dio ci tenda la mano.   

 

 

 
 
 

UN ANNO DEDICATO ALLA FEDE, L’EREDITA’ DI BENEDETTO XVI

Post n°47 pubblicato il 13 Marzo 2014 da vienievedi
 
Foto di vienievedi

Domenica 24 Novembre, Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’Universo, si chiude l’anno della Fede indetto da Benedetto XVI. Perché un intero anno dedicato alla Fede? Il Papa Emerito, nel Motu Proprio Porta Fidei, denuncia che la Fede, oggi, non è più un presupposto del vivere comune e del tessuto sociale, quindi una vera e propria crisi della Fede. Durante tutto il suo luminoso Pontificato, egli ha predicato il primato di Dio e della preghiera, soprattutto della Liturgia e dell’Adorazione, denunciando il progressivo venir meno, specie in Occidente, del senso religioso e del sacro e il clima imperante di relativismo, laicismo e apostasia. L’Enciclica Lumen Fidei firmata da Papa Francesco, ma scritta a quattro mani (è evidente l’impronta teologica di Benedetto XVI) spicca, in questo anno, come un grido d’allarme, da parte della Chiesa, del bisogno di Luce per la società e per l’uomo di oggi, così abbagliato dalle luci del mondo, ma così perso nelle tenebre della negazione di Dio. La Fede, come affermano i mistici, è l’organo visivo dell’anima, ciò che permette di guardare alle realtà del mondo e della storia al di là dell’umano e nella loro dimensione spirituale e soprannaturale. Non possiamo dunque non cogliere questa occasione per meditare ancora sulla Virtù Teologale della Fede e sulla sua centralità. Senza la Fede, cioè la conoscenza di Dio e il rapporto con Lui, non sono possibili né la Speranza, perché non sapremmo ciò a cui siamo destinati, la vita eterna, né la Carità, intesa non solo come bontà o filantropia, bensì come donazione totale di sé a Dio e ai fratelli fino al sacrificio supremo della propria vita. La Fede è certamente un dono che Dio fa all’uomo, ma l’azione di Dio rimane sempre discreta perché l’uomo rimane sempre nella libertà di accogliere o rifiutare questo dono. Egli agisce sulla nostra volontà, ma non ci può imporre nulla perché questo è l’Amore. Egli, l’Onnipotente, si rende impotente di fronte alla libertà dell’uomo: che mistero! E’ proprio questa libertà che, se usata bene, ci fa veri figli di Dio ma che, se usata male diviene la nostra condanna. Ma la Fede è anche la risposta dell’uomo al dono di Dio: due azioni, ma un unico atto. Molti si chiedono il perché Dio doni la Fede solo ad alcuni: “Niente di più sbagliato! Se tu non lo accogli è come se Egli non ti si fosse rivelato”, dice Don Divo Barsotti. Quindi non è Dio che nega il dono della Fede: così ci appare, ma in realtà è l’uomo che, nel rifiutarlo, ha la percezione di non averlo mai ricevuto. E’ proprio nel nostro atto di Fede che Dio è presente nella nostra vita e ci comunica la Sua vita divina: riceviamo la vita eterna nell’atto stesso e nella misura in cui crediamo in Dio e nel Suo Amore: ma questo è il Paradiso, che in una certa misura, inizia già qui ed ora! Tanti passi del Vangelo ricordano che la Fede in Gesù è determinante per la nostra salvezza! Certamente la Fede passa attraverso le prove della vita e il combattimento spirituale contro la nostra natura corrotta dal peccato originale e contro l’azione del diavolo, ma con la Grazia di Dio, attraverso queste difficoltà, l’anima si purifica affinché sia pronta per l’incontro con Lui. Ma cos’è la Fede? Ci sono almeno due significati su cui vorrei soffermarmi. Primo, la Fede è certamente, nel suo senso più ultimo e profondo, un abbandonarsi a Dio, alla Sua Volontà, al Suo Amore, il saper riconoscere in ogni evento della vita, persino nel dolore, un segno di questa divina Volontà che cerca il nostro vero bene. Dio è Amore e avere Fede, credere in Dio, vuol dire credere in questo Amore infinito, in un Dio morto in Croce per me, che mi ama sin dall’eternità come se io fossi l’unico termine del Suo Amore. Tuttavia, per giungere a questo livello, non si può prescindere da una condizione, dalla base, che è il secondo senso della Fede, vale a dire la mia adesione, in senso più oggettivo e dogmatico, alla Verità Divina rivelata. Dobbiamo svuotarci di noi stessi, di ogni nostra idea, sentimento o pensiero. Ed è proprio su questo aspetto che oggi la Fede subisce un terribile attacco, anche dall’interno della Chiesa, con correnti che considerano la disobbedienza al Magistero come via per il rinnovamento, e non ci si rende conto che così si mette a rischio il nostro stesso rapporto con Dio! Così oggi spesso capita che si creda di credere, ma in realtà ciò in cui crediamo è solo frutto di un nostro pensiero o ragionamento, il ché ben presto diventa un idolo. Per essere sicuri che ciò in cui si crede sia il Vero Dio e non una mia invenzione bisogna essere fedeli alla Tradizione Cattolica che poggia su due pilastri: la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa che ne è l’unica e infallibile interprete. Una maggiore conoscenza delle Verità fondamentali della Fede, attraverso lo strumento privilegiato del Catechismo della Chiesa Cattolica, ci aiuterà in questo discernimento. Anche per un falso mito secondo cui parlare di Verità sarebbe incompatibile con la Misericordia, non è facile parlarne, oggi più che mai. Ma la sofferenza è la “porta stretta” di cui parla il Vangelo e il martirio può manifestarsi anche nell’emarginazione, l’isolamento e la persecuzione da parte del mondo al quale sentiamo di non appartenere e nel quale ci sentiamo sempre in esilio. Ma non è forse questo il segno che apparteniamo a Dio? La penitenza e l’obbedienza, di cui tanto ci ha parlato Benedetto XVI, sono valori cardinali per un cammino di santità nel quale dobbiamo tutti sentirci impegnati. La gravità di quello che avviene oggi, l’astuzia più subdola del demonio, è che ci si rifiuta di distinguere in maniera chiara il bene dal male o addirittura si arriva a negare l’esistenza stessa del male in quanto tutto è lecito purché risponda ad un personale concetto di bene, stravolgendo il concetto di coscienza. Il demonio fa credere che egli non esiste come essere personale, che il male, il peccato e l’inferno non esistono, così convince gli uomini che ciò che è male, è invece una conquista della società, scardinando i pilastri della vita e della famiglia (cd. “principi non negoziabili”): basti pensare alle piaghe della convivenza, del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, della manipolazione genetica della vita umana, della distruzione del concetto naturale di famiglia fondato sull’amore tra uomo e donna, ecc. Tutto può essere messo in discussione se è la maggioranza che lo stabilisce (cd. dittatura del numero). Si rivendica una sorta di autonomia da Dio, si crede che si possa essere buoni e compiere il bene senza aver bisogno di Dio e che quindi ci si possa salvare da noi stessi o per le nostre opere “buone”. Ma questo è il peccato originale, la tentazione più subdola, la superbia dell’uomo: voler diventare come Dio, mettersi al suo posto, fare a meno di Lui. Che sciocchezza! E pensare che Dio stesso ci permette di essere come Lui divenendo, dice S. Giovanni della Croce, “Dio per partecipazione d’Amore” nella misura in cui la nostra vita sarà intimamente unita a quella del Figlio Suo, Gesù. L’umiltà è la virtù che più ci immerge nel mondo di Dio e ci unisce a Lui. Sentirsi peccatori, sentirsi un nulla, avvertire nell’intimo il profondo bisogno di Dio, del Suo perdono, della Sua Misericordia, del Suo Amore. Non c’è altro! Non serve essere dei dotti, dei teologi, per essere dei veri cristiani, dei veri figli di Dio. Basta questo desiderio di Dio nel cuore, questa intima disponibilità ad accogliere nell’obbedienza e nella sottomissione la Volontà di Dio, questo stare uniti a Lui nella Chiesa per mezzo dei Sacramenti. Chiediamo al Signore un profondo amore alla Chiesa! Battiamoci per la Verità e per la Fede Cattolica! Non scendiamo a compromessi col mondo! Non temiamo di restare soli, Lui non ci lascerà mai e preghiamo per i nostri fratelli cristiani che oggi nel mondo muoiono per la loro Fede! Chiediamo l’aiuto di Maria Santissima, Madre della Chiesa in questo compito. Diventare Santi, sia questa la nostra unica preoccupazione perché questa vita passa e ci aspetta la Vera Vita, quella del Cielo! Nulla è più importante! Consacriamo al Cuore Immacolato di Maria la nostra vita, lasciamoci prendere per mano dalla nostra Mamma celeste per non smarrire la strada nel nostro cammino, in un mondo in cui regna la confusione e la frenesia e non si trova mai il tempo per fermarsi in silenzio adorante. Facciamo il buon proposito di leggere e meditare il Catechismo della Chiesa Cattolica. Sono tanti gli spunti che ci vengono da questo anno dedicato alla Fede, come da tutto il Pontificato dell’amato Santo Padre Benedetto XVI. Cerchiamo di non disperdere questo immenso patrimonio, facciamo fruttificare il seme spirituale che egli ha piantato in noi con il suo magistero, non liquidiamolo o dimentichiamolo troppo in fretta! Faremmo un danno a noi stessi e alle future generazioni alle quali negheremmo una perla preziosa.

 

          

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: vienievedi
Data di creazione: 07/05/2012
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

pandora_z23elecapi1962fiorenza.z2004centrocopieadranoallianzrasalpagofederica.blehorsebig26CosimoBasilemyrca75tommytassodongregoriolydeklodge3napoli89_mLINFS7400MarcoRenzini1
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e i membri possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963