Vieni e VediVIENI E VEDI E’ UN PROGETTO PER GIOVANI E FATTO DA GIOVANI IN CITTA’ A MANTOVA, IN CUI CI SI RITROVA PER PREGARE E FARE UN CAMMINO DI FEDE INSIEME. UN GRUPPO DI PREGHIERA SEMPLICE E GIOIOSO. VI ASPETTIAMO |
VIENI E VEDI SU FACEBOOK
. Vieni e Vedi su Facebook : "Vieni e Vedi Mantova"
. Il PROSSIMO INCONTRO di Vieni e Vedi sarà Sabato 23 Gennaio 2016, Presso la Chiesa di santa Teresa (Via Mazzini MN) Ore 21
AREA PERSONALE
MENU
TAG
« UN ANNO DEDICATO ALLA FE... | GESU’ CI CHIAMA ALLA SANTITA’ » |
LA CONFESSIONE
Post n°48 pubblicato il 13 Marzo 2014 da vienievedi
Il sacramento della Penitenza o Riconciliazione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo (Catechismo S. Pio X). Esso tocca le profondità del mistero della Misericordia di Dio, tema oggi fin troppo banalizzato e inflazionato, confuso spesso con una sorta di buonismo filantropico e quasi messo in contrapposizione ai concetti di giustizia e di Verità. Col Battesimo siamo liberati dal peccato originale e diveniamo figli di Dio, ma la nostra natura resta fragile, debole, soggetta alle tentazioni del diavolo e incline al peccato. S. Giovanni Apostolo, infatti, afferma che “se diciamo che siamo senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1Gv. 1,8). Col sacramento della Confessione non soltanto otteniamo la remissione dei peccati e laviamo la nostra anima, ma allo stesso tempo lodiamo e ringraziamo Dio per la Sua infinita Misericordia e riceviamo la Sua grazia per essere più forti nel nostro quotidiano combattimento spirituale. Ecco cosa si richiede per una Confessione ben fatta: 1) Esame di coscienza (preparazione). Serve per poter riconoscere i nostri peccati. La coscienza, se è ben formata, è il luogo in cui Dio ci parla. Ascoltarla non significa “fare quel che ci pare”, pertanto quando si parla di primato della coscienza occorre stare molto attenti a non fraintendere. In questo esame i dieci comandamenti ci fanno da guida. 2) Dolore dei peccati. Saper riconoscere il nostro peccato, avere il cuore e l’animo contrito. Spesso, durante le confessioni, il S. Curato d’Ars piangeva al posto dei penitenti. Chiediamo questa grazia: le lacrime per i nostri peccati che offendono Dio! 3) Proponimento di non commetterne più. Sen non abbiamo questa disposizione interiore vuol dire che non siamo davvero pentiti. 4) Accusa dei peccati. Non tacere volutamente al confessore qualche peccato: se infatti l’ammalato per vergogna tenesse nascosta la sua ferita al medico, come questi potrebbe curarla? Il precetto minimo della Chiesa prevede l’obbligo di confessare i peccati gravi almeno una volta l’anno, tuttavia Essa raccomanda una confessione frequente e anche dei peccati veniali per accostarsi degnamente alla S. Eucarestia e per non adagiarsi nelle proprie miserie e progredire nel cammino di santità. 5) Soddisfazione o penitenza. La Misericordia non è separata dalla giustizia: avendo offeso Dio col nostro peccato, occorre riparare. L’assoluzione del sacerdote toglie il peccato (la colpa), ma non porta rimedio a tutti i disordini che esso ha creato e non cancella del tutto le pene (cosa che invece fa l’indulgenza). La penitenza può consistere nella preghiera, un’offerta, un’opera di misericordia o qualche sacrificio. Il sacerdote è dunque il canale attraverso il quale scorre il fiume della Misericordia di Dio per le anime. Questo ministero straordinario richiede grande rispetto e delicatezza verso colui che è caduto, ma anche amore alla Verità, fedeltà al Magistero della Chiesa e una vita di preghiera e di penitenza. Tanti sacerdoti si sono santificati soprattutto per l’amore e la dedizione con cui amministravano questo ministero. Pensiamo, oltre al già citato S. Curato d’Ars, anche a S. Leopoldo Mandic o a S. Pio da Pietralcina. Oggi spesso viene data poca importanza a questo sacramento e certa teologia moderna filo-protestante vorrebbe ridurre la “questione” al rapporto diretto tra l’anima e Dio. Ma non è questo che ha voluto Gesù che ha affidato agli apostoli anche la missione di rimettere i peccati. Ringraziamo pertanto Dio quando incontriamo sacerdoti, come don Antonio Tassi, che consacrano tanto tempo della loro vita a questo ministero che, insieme alla celebrazione della S. Messa, dovrebbe davvero essere il cuore della vita di un prete. Quando si parla di periferie esistenziali si pensa spesso solo alle povertà materiali dell’uomo o ai problemi sociali, ma quanto più lo sono le nostre anime con le nostre miserie spirituali? E in questo campo siamo tutti poveri e bisognosi che Dio ci tenda la mano.
|
Inviato da: un_uomo_della_folla
il 26/12/2015 alle 17:40
Inviato da: vienievedi
il 26/12/2015 alle 17:33
Inviato da: romanovincenzo123
il 05/08/2014 alle 15:29
Inviato da: anna1564
il 18/12/2013 alle 03:22
Inviato da: danyfs
il 01/01/2013 alle 19:03