« Teatro Futurista | Ancora sull'Italiano! » |
Di chi la colpa?
Su una pagina interna del quotidiano "la Repubblica" dei primi di dicembre è apparsa una serie di articoli sullo stato di salute della lingua italiana, sul grado di conoscenza delle regole della nostra lingua possedute dagli studenti di oggi. Gli articoli prendevano spunto dal "grido di dolore" di molti rettori di università italiane, presidi che giustificavano l'istituzione di corsi di recupero di Italiano per le matricole documentando gli errori più frequenti nei test di ingresso alle facoltà.
Questi alcuni degli strafalcioni riportati:
Consecutio - Se io sarebbe più abile, tu mi affiderai una squadra L'apostrofo - Non so qual'è la prima qualità di un'uomo Il congiuntivo - Se tu saresti più alto, potessi giocare a pallacanestro
Se tutto questo accade, di chi la colpa?
Rispondono: Tullio De Mauro: "I guasti iniziano nella scuola dell'obbligo. Il buonismo e le promozioni di massa hanno fatto danni, non si sbarra il passo a chi non è all'altezza. Il disprezzo della lingua italiana risiede anche in certi romanzi di nuovi autori, pieni di parolacce e di inutili scorciatoie". Gian Luigi Beccaria: "Credo che il predominio dell'inglese stia nuocendo all'uso dell'italiano....la colpa è di un intero percorso scolastico che non sempre funziona. Inoltre l'uso esclusivo di telefoni cellulari e computer come strumenti di comunicazione non aiuta la nostra lingua: l'italiano sta regredendo a dialetto". Giovanni Tesio (critico letterario e docente all'Università del Piemonte Orientale): " Ma non dipende solo dalla scuola: la colpa è anche delle famiglie e dei modelli culturali. La prevalenza dell'immagine porta a una disattenzione verso i testi, e comunque è vero che mancano le basi. Me ne accorgo correggendo tesi di laurea, non solo scritte male, ma anche piene di strafalcioni. Perché per decenni si è demonizzata la grammatica, come se tutto dovesse essere facile e divertente. Ebbene, a scuola non tutto può né deve esserlo.Un'altra fesseria è credere che la grammatica s'impari leggendo, quello è un universo che non accetta usi strumentali. E non è affatto vero che val più la pratica della grammatica. Altrimenti non sarebbe possibile che 45 laureati su cento ignorino il passato remoto del verbo cuocere".
Se tutto questo accade, le colpe stanno proprio nelle cause individuate dai personaggi intervistati? |