28 ottobre 2019

Finora ho buttato giù brevi articoli di getto, giusto per rendermi conto del funzionamento del blog. Ora dovrei cominciare con qualcosa di diverso, ma attualmente le  notizie di maggiore impatto sono quelle che arrivano dal panorama politico. Scrivere di questa politica non ispira motivi che possano rivelarsi di piacevole lettura. In attesa, dunque, che gli eventi riescano ad incanalarsi in percorsi più consueti, possiamo trascorrere insieme un po’ di tempo rileggendoci alcuni dei post che anni addietro ho pubblicato su Facebook. E’ anche possibile trascorrere qualche tempo in compagnia del mio vecchio blog, tuttora raggiungibile all’indirizzo “wwwvelasei.blogspot.com”. Quanto ai post pubblicati su Facebook partiamo dal 2.016

 

8 giugno 2016

Cosa c’è che non va nella lingua italiana? Ne ho studiate altre cinque e posso dire che non ha proprio niente da invidiar loro. E’ chiara, è musicale, è la bella lingua dove il sì suona, se vogliamo scomodare in proposito anche il sommo fiorentino. Con l’eccezione di vocaboli inglesi legati indissolubilmente alla tecnologia, di uso comune e più sbrigativi rispetto ai corrispondenti italiani, ci si può esprimere nella nostra lingua senza dover di continuo chiedere prestiti all’estero. Devo proprio scusarmi, ma quando alla tv vedo quella faccia squadrata come una fetta biscottata che continua a ripetere a sé stesso che non è ancora green, e poi ripete che non è ancora green e finalmente che ora è green al cento per cento, mi si genera nello stomaco una sorta di bubbone che si gonfia e vuole necessariamente scoppiare. E’ proprio una reazione violenta, che si ripete ogni volta che qualche mezzo busto saccente parla al telegiornale di spending review, di job’s act, come se in italiano non si potesse dire revisione delle spese o legge sul lavoro. La cosa curiosa e davvero imperdonabile è che tanta saccenteria non è accompagnata da una corrispondente preparazione. Riguardo alla conoscenza delle lingue straniere l’Italia è quasi all’ultimo posto in Europa, peggio di noi solo la Spagna. Ora intravedo due possibili ragioni perché questi signori si riempiano la bocca con paroloni incomprensibili alle casalinghe. La prima potrebbe essere un tentativo di millantare conoscenze mai acquisite e mai passibili, vista l’età, di essere acquisite in futuro. Si tratterebbe in tal caso di una delle tante debolezze umane, quella di fare di tutto per apparire, più colti, più belli, perfino più abbronzati. La seconda ragione potrebbe perfino configurarsi come una distorsione della comunicazione. Una distorsione voluta,, intendo, perché le notizie elargite alla gente comune risultino enigmatiche, misteriose, una sorta di non informazione di stampo kafkiano. Voglio anche parlare di una reazione, stavolta piuttosto curiosa, che si scatena nel momento in cui fetta biscottata pronuncia la frase “Sei green al cento per cento”. All’uso ingiustificato del termine green , che non vuol dire altro che verde e che quindi potrebbe essere evitato senza problemi, si accompagna la pronuncia di “al cento per cento”, in cui la parola cento viene pronunciata con la é di perché e non con quella di caffè, come si usa dalle nostre parti. Sono perfettamente consapevole che il fatto che si usi dalle nostre parti non fa testo, perché spesso le regole della dizione riservano sorprese. Per fare un esempio, noi sbagliamo a pronunciare la o di bosco e quella di posto, e non sappiamo se sia giusto dire quando vado a pésca mi porto una pèsca (come usa da noi) o invece quando vado a pèsca mi porto una pésca (come usa altrove). Tuttavia fetta biscottata, resosi colpevole di storpiare le frasi italiane con il proditorio inserimento di parole straniere, va sicuramente sospettato di volerne anche ingarbugliare la fonetica. Scusate, ma quando uno sbotta non ha sempre ragione . Perde in obiettività.

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28 ottobre 2019

Finora ho buttato giù brevi articoli di getto, giusto per rendermi conto del funzionamento del blog. Ora dovrei cominciare con qualcosa di diverso, ma attualmente le  notizie di maggiore impatto sono quelle che arrivano dal panorama politico. Scrivere di questa politica non ispira motivi che possano rivelarsi di piacevole lettura. In attesa, dunque, che gli eventi riescano ad incanalarsi in percorsi più consueti, possiamo trascorrere insieme un po’ di tempo rileggendoci alcuni dei post che anni addietro ho pubblicato su Facebook. E’ anche possibile trascorrere qualche tempo in compagnia del mio vecchio blog, tuttora raggiungibile all’indirizzo “wwwvelasei.blogspot.com”. Quanto ai post pubblicati su Facebook partiamo dal 2.016

 

8 giugno 2016

Cosa c’è che non va nella lingua italiana? Ne ho studiate altre cinque e posso dire che non ha proprio niente da invidiar loro. E’ chiara, è musicale, è la bella lingua dove il sì suona, se vogliamo scomodare in proposito anche il sommo fiorentino. Con l’eccezione di vocaboli inglesi legati indissolubilmente alla tecnologia, di uso comune e più sbrigativi rispetto ai corrispondenti italiani, ci si può esprimere nella nostra lingua senza dover di continuo chiedere prestiti all’estero. Devo proprio scusarmi, ma quando alla tv vedo quella faccia squadrata come una fetta biscottata che continua a ripetere a sé stesso che non è ancora green, e poi ripete che non è ancora green e finalmente che ora è green al cento per cento, mi si genera nello stomaco una sorta di bubbone che si gonfia e vuole necessariamente scoppiare. E’ proprio una reazione violenta, che si ripete ogni volta che qualche mezzo busto saccente parla al telegiornale di spending review, di job’s act, come se in italiano non si potesse dire revisione delle spese o legge sul lavoro. La cosa curiosa e davvero imperdonabile è che tanta saccenteria non è accompagnata da una corrispondente preparazione. Riguardo alla conoscenza delle lingue straniere l’Italia è quasi all’ultimo posto in Europa, peggio di noi solo la Spagna. Ora intravedo due possibili ragioni perché questi signori si riempiano la bocca con paroloni incomprensibili alle casalinghe. La prima potrebbe essere un tentativo di millantare conoscenze mai acquisite e mai passibili, vista l’età, di essere acquisite in futuro. Si tratterebbe in tal caso di una delle tante debolezze umane, quella di fare di tutto per apparire, più colti, più belli, perfino più abbronzati. La seconda ragione potrebbe perfino configurarsi come una distorsione della comunicazione. Una distorsione voluta,, intendo, perché le notizie elargite alla gente comune risultino enigmatiche, misteriose, una sorta di non informazione di stampo kafkiano. Voglio anche parlare di una reazione, stavolta piuttosto curiosa, che si scatena nel momento in cui fetta biscottata pronuncia la frase “Sei green al cento per cento”. All’uso ingiustificato del termine green , che non vuol dire altro che verde e che quindi potrebbe essere evitato senza problemi, si accompagna la pronuncia di “al cento per cento”, in cui la parola cento viene pronunciata con la é di perché e non con quella di caffè, come si usa dalle nostre parti. Sono perfettamente consapevole che il fatto che si usi dalle nostre parti non fa testo, perché spesso le regole della dizione riservano sorprese. Per fare un esempio, noi sbagliamo a pronunciare la o di bosco e quella di posto, e non sappiamo se sia giusto dire quando vado a pésca mi porto una pèsca (come usa da noi) o invece quando vado a pèsca mi porto una pésca (come usa altrove). Tuttavia fetta biscottata, resosi colpevole di storpiare le frasi italiane con il proditorio inserimento di parole straniere, va sicuramente sospettato di volerne anche ingarbugliare la fonetica. Scusate, ma quando uno sbotta non ha sempre ragione . Perde in obiettività.

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ultima modifica: 2019-10-28T13:18:21+01:00da Seawolf1938