Recensione del libro “Misery” di Stephen King

misery-cover-stephen-king

Uno scrittore. Un’ex infermiera. Un’eroina di libri rosa. Cosa mai possono avere in comune tra loro? È può mai un personaggio di fantasia condizionare e scandire le vite delle persone nella vita reale? Stephen King pensa di sì e la sua personale visione è riversata nell’ormai capolavoro di “Misery”.
Il re dell’horror ci porta a scoprire cosa si nasconde dietro ad una pagina scritta, ad un pensiero distorto e ci mostra come la finzione possa condizione la realtà meglio dei fatti veri in questo libro che nasce da un fatto vero, anche se non così drammatico: lo scrittore infatti subì un incidente stradale che lo gli diede lo spunto per questo capolavoro.

Il protagonista è Paul Sheldon, affermato scrittore statunitense che deve la sua fama alla saga sentimentale di “Misery”dove si narrano le vicende amorose di una donna dell’ottocento. Nonostante debba a questi libri il suo successo, Sheldon odia profondamente la sua stessa eroina, ritenendola la causa del suo mancato affermarsi tra gli scrittori che contano.

“Lui era Paul Sheldon e scriveva romanzi di due tipi, quelli che contano e i bestseller.”

Per questo decide di farla fuori nel suo ultimo romanzo, così da potersi dedicare ad un nuovo progetto, migliore di quella donnicciola che tiene incollate ai suoi lavori una buona fetta della popolazione femminile. Ma Paul sheldon non ha fatto conto con il destino che nel suo caso ha le sembianze dell’ex infermiera Annie Wilkes, donnona amante della saga di Misery che vive al di fuori del mondo, odiando e odiata da tutti. Sarà lei a trarlo in salvo quando Sheldon subisce un violento incidente stradale e sarà sempre lei a tenerlo prigioniero per farne un suo scrittore personale, facendosi paladina di una personale concezione di volontà di Dio.

Tra le pagine di Misery il lettore assiste inerme a quelli che sono i risultati di una mente deviata, si addentra nelle paure create dalla reclusione e la forzatura, si avvicina con il protagonista alla consapevolezza che un libro può salvare la vita. Perché Paul Sheldon alla fine dovrà resuscitare la sua odiatissima eroina se vuole sopravvivere, attingendo alle qualità che hanno fatto di lui un grande scrittore.

“Perché gli scrittori ricordano tutto, Paul. Specialmente quello che fa male. Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l’unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice.
L’arte consiste nella perseveranza del ricordo.”

Un romanzo che ti lascia con il fiato sospeso fino alle ultime pagine, uno dei tanti ma mai scontati capolavori dei Stephen King.

E allora, cosa aspettate? Misery vi aspetta.

Acquistalo su Amazon

Recensione del libro “Misery” di Stephen Kingultima modifica: 2018-05-25T10:37:58+02:00da tersicone0