52. “pochi hanno l’orecchio e l’ubbidienza delle radici che a gennaio dormono”

Forse un angelo parla a tutti, eppure
in quel supremo istante pochi ascoltano,
pochi hanno l’orecchio e l’ubbidienza
delle radici che a gennaio dormono.
Dal profondo una voce bisbiglia,
giunge un brivido ai rami più lontani.
Nessuno se ne accorge ma è partita
a buie ondate un’altra primavera.
(Maria Luisa Spaziani, Giovanna d’Arco, 1990)

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Cosmo

Cosmo o incisione Flammarion“, artista sconosciuto, la prima nota stampa apparve in C. FLAMMARION, L’atmosphère, meteorologie populaire, 1888
https://it.wikipedia.org/wiki/Camille_Flammarion

52. “pochi hanno l’orecchio e l’ubbidienza delle radici che a gennaio dormono”ultima modifica: 2019-01-25T08:49:02+01:00da mara.alunni

4 pensieri riguardo “52. “pochi hanno l’orecchio e l’ubbidienza delle radici che a gennaio dormono””

  1. Quando saremo in grado di avere il senno degli alberi avremo fatto un grande salto in avanti nella vera evoluzione. Probabilmente sarà così semplice da non essere ancora alla nostra portata. Mi sovviene una frase dai Quaderni in Ottavo (Kafka) :
    “La vera via passa su una corda, che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra fatta più per far inciampare che per essere percorsa”
    p.s. Hai pubblicato un pezzo bellissimo del cantautore che più d’ogni altro conosco e adoro. Oggi respira con gli alberi…

    1. Questo è un post di cose che ritengo bellissime 🙂 e che sono “mondo” per me. Colloco questi versi della Spaziani tra i più belli della letteratura mondiale (di quella che conosco io); “dance me to the end of love” è bellissima-proprio-bellissima; l’immagine traduce il senso della meraviglia della scoperta e di quel luogo potente che è l’incontro limite-possibilità. Inoltre i versi della Spaziani usano la metafora degli alberi, nostri saggi fratelli di cui davvero conosciamo troppo poco. Io li amo. La poetessa descrive una natura che risponde al suo compito, cosa di cui noi umani non siamo altrettanto capaci anche perché spesso non vogliamo avere chiarezza del nostro compito: da sempre guardo l’ulivo che è e fa l’ulivo, e così il castagno e la vita e la quercia e il filo d’erba … e noi …?
      Molto bella la frase di Kafka, e la corda, a seconda di dove la si guardi, è via proprio perché include l’inciampare o è linea-confine-d’incontro di due spazi.
      Grazie del tuo commento, è sempre un piacere trovarti qui.

      1. Nel catalogo delle mie lacune non mancava questa autrice.
        Versi bellissimi; quest’ordine tanto sommesso quanto perentorio finché primavera sia, rende l’idea della sua sensibilità.
        Lo leggerò a breve, ne ho già ordinato una copia. A te il tributo della sua diffusione.
        Grazie a te 😉

        1. Grazie 🙂
          Ho sempre a cuore un tipo di incontro che ritengo molto bello: il seme e il terreno. Felice di essere seme questa volta per te e felice che tu sia il terreno. E poi sarà ulteriore semina da parte tua 🙂

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