La Campagna contro i Dervisci 1890-1897. Parte Prima.
Il Primo Combattimento di AGORDAT (27 giugno 1890).
Dalla base di Kassala, i Dervisci compiono scorrerie contro le tribù di Habab, che sono sotto protezione della colonia italiana d'Eritrea.
Il colonnello Cortese, comandante del forte di Kheren, è informato che un migliaio di Dervisci hanno saccheggiato il villaggio Dega, ucciso il digal (capo) dei Beni-Amer, rapito un centinaio di donne, e che si sono poi accampati sulle rive del Barca, presso il villaggio di Agordat.
Le stime riportano 100 dervisci a cavallo, 600 dervisci con fucile e 300 dervisci armati di lancia, guidati dall'emiro Ibrahim Faragiallah.
Il capitano Gustavo Fara con la 1a e la 2a compagnia del 1o battaglione indigeni (230 uomini e 6 ufficiali) raggiunge la valle del Barca per tagliare la ritirata ai predoni, ed li sorprende in marcia.
Con alcune scariche di fucileria e una carica alla baionetta i dervisci sono dispersi lasciando 250 caduti.
Gli italiani hanno 3 caduti ed 8 feriti, recuperano il bottino, liberano 400 prigionieri, catturano 116 fucili, 4 bandiere, più altre 3 durante l'inseguimento.
Lo scontro è la prima vittoria italiana in Eritrea. Il capitano Fara è decorato con la croce dell'Ordine di Savoia; i tenenti De Cristoforis, Spreafico ed Issel ricevono la medaglia d'argento e sono inoltre date 3 medaglie di bronzo.
Nella ritirata i dervisci sono attaccati dagli indigeni baria e solo 60 tornano a Kassala.
Gli italiani occupano la regione come avanposto contro le scorrerie dei dervisci e la presidiano con una compagnia nel forte di Agordat.
Sono aperte trattative con l'Inghilterra per definire il confine tra Sudan ed Eritrea e concordare azioni comuni contro i dervisci, ma falliscono.
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Il Combattimento di SEROBETI (16 giugno 1892).
L'emiro Hibraim Muss Amil con 100 dervisci a cavallo ed 800 dervisci armati di fucili effettua una razzia nella valle di Serobeti.
Il capitano Stefano Hidalgo ed il tenente Michele Spreafico con la 4a compagnia del 1o battaglione indigeni (120 uomini) e 200 indigeni baria attaccano i dervisci e dopo quasi due ore di combattimenti li disperdono, causando 40 caduti.
I vincitori catturano un centinaio di prigionieri, 6 bandiere, 150 fucili e recuperano il bottino, al prezzo di 3 caduti ed 8 feriti.
La Battaglia di AGORDAT (21 dicembre 1893) - La Prima vittoria dell'Esercito Italiano.
Gli Italiani sono informati di preparativi militari dervisci contro l'Eritrea.
I DERVISCI
Ahmed Wad Alì emiro di Gheraref dispone di 6.000 dervisci armati di fucile Remmington, 4.000 dervisci armati di lancia e 1.500 cavalli.
I guerrieri sono disciplinati, motivati e veterani delle guerre contro gli abissini, i scilluch e gli egiziani. Sono inquadrati in 4 rub (corpi) guidati dagli emiri Abdalla Ibraim (già colonnello dell'esercito egiziano), Abdel er-Rasul, Abdalla Daggasc ed Addacher Ahmed.
Gli Italiani.
Gli italiani scoprono che i dervisci avanzano in un'unica colonna verso il forte di Agordat. Le forze italiane si concentrano al forte e si schierano prima del loro arrivo.
· All'ala destra il IIo battaglione fanteria indigeni (Capitano Fadda - 757 uomini in 4 compagnie).
La 3a compagnia presidia il forte con la 2a batteria di montagna (capitano Bianchini - 4 pezzi). Tra il forte ed il fiume c'è la 4a compagnia.
Le altre due compagnie restano di riserva in posizione centrale con le bande del Barca (tenente Miani - 252 uomini) e con gli squadroni indigeni Asmara (123 uomini) e Kheren (101 uomini), guidati dal capitano Framarin.
· All'ala destra, su un'altura, il colonnello Giuseppe Galliano guida un battaglione misto (734 uomini), formato dalla 1a e 3a compagnia del IIIo battaglione e dalla 1a e 3a compagnia del IVo battaglione, con la 1a batteria da montagna (capitano Federico Cicco di Cola - 4 pezzi).
In totale 42 ufficiali, 33 soldati nazionali e 2.106 indigeni, guidati dal tenente colonnello Giuseppe Edoardo Arimondi.
La Battaglia.
I dervisci tagliano la linea telegrafica, passano il Barca e saccheggiano i villaggi di Algheden e Sebdorat, a 3 chilometri dal forte, poi attendono la notte per attaccare il forte oppure aggirarlo.
12:15 - Il tenente colonnello Arimondi decide di prevenire l'attacco ed ordina al colonnello Galliano ed al colonnello Cortese di avanzare verso il fianco sinistro degli avversari.
Il capitano Fadda avanza frontalmente, attraversando le palme sulla riva del Barca con la 2a e la 4a compagnia del IIo battaglione.
Di riserva rimane la 1a compagnia del IIo battaglione che occupa la collina lasciata libera, e le truppe del forte.
12:30 - Dopo una breve sosta al torrente Damtai, l'ala destra si apposta sulla sponda sinistra del torrente Inchierai ed apre il fuoco con i cannoni, poi anche con i fucili, mentre l'artiglieria del forte appoggia l'attacco frontale.
I dervisci reagiscono contrattaccando in massa il battaglione Galliano con un vantaggio numerico 6 a 1, mentre la cavalleria derviscia ne avvolge il fianco destro.
12:50 - Gli Italiani perdono 4 ufficiali (anche il cavallo di Galliano è ferito) e la pressione nemica li costringe a ritirarsi ordinatamente per scaglioni dietro il torrente Damtai.
La batteria dopo aver tirato quattro salve a mitraglia, l'ultima da 50 metri, cerca di ripiegare ma i muli appena caricati sono uccisi ed i pezzi sono abbandonati.
Anche le due compagnie del capitano Fadda sono costrette a retrocedere ma parte si disordinano.
13:00 - Arimondi fa intervenire la riserva.
La 1a compagnia del IIo battaglione con i due squadroni appiedati sostengono l'ala destra che al secondo tentativo ripassa il Damtai, recuperando anche l'artiglieria.
La 3a compagnia del IIo battaglione sostiene l'ala sinistra consentendo al capitano Fadda di riordinare le sue compagnie.
14:20 - Lo schieramento italiano prosegue l'avanzata ed esegue una conversione a sinistra, investendo il campo del nemico che oramai si ritira.
Uno shrapnel esplode presso Ahmed Alí uccidendolo. Privi del comandante, i dervisci vanno definitivamente in rotta e fuggono ripassando il Barca.
17:30 - Il colonnello Cortese con la 1a e 3a compagnia del IIIo battaglione e con 3 compagnie del IVo cessa l'inseguimento, senza essere riuscito ad agganciare i fuggitivi.
A sera al forte giunge anche la colonna Persico.
Bilancio della Battaglia.
In tre ore gli italiani hanno sparato 80.000 colpi di fucile e 210 dalle batterie del forte.
I dervisci lasciano sul campo l'emiro Ahmed Alí, un migliaio di caduti, un migliaio tra feriti, dispersi e prigionieri, 73 bandiere, 700 fucili, una mitraglia, numerose cotte di maglia, la tenda rossa catturata al negus Johannes, una tromba di ottone fabbricata a Milano e due cammelli carichi di catene, prevedendo di sconfiggere e catturare il presidio del forte.
Alcuni prigionieri dervisci confessano che lo schieramento in linea assunto dagli italiani li ha sorpresi, essendo abituati ad affrontare il quadrato inglese concentrando l'attacco in un'unico punto.
Gli italiani hanno 3 ufficiali caduti e due feriti, un soldato italiano caduto e un ferito, 104 indigeni caduti e 121 feriti.
Arimondi riceve la promozione a generale, Galliano a maggiore ed una medaglia d'oro, inoltre sono date altre 12 nomine a cavalierati, 39 medaglie d'argento e 42 di bronzo.
Lo scontro è chiamato "Secondo combattimento di Agordat" ed il nome "Agordat" è dato ad un incrociatore-torpediniere.
La marcia procede celermente, di nascosto ai dervisci. Gli italiani raggiungono Dunquat (13 VII), Arasciait (14 VII), Uacca (15 VII) e Sabderat (16 VII). La notte gli Italiani iniziano la marcia di avvicinamento.
· L'avanguardia è guidata dal maggiore Hidalgo, ed è composta dal IIo battaglione, su 3 compagnie, e le bande.
· Il grosso e la retroguardia seguono appresso uniti, con l'artiglieria davanti e la cavalleria alle spalle.
· Al campo rimane solo una compagnia con le salmerie.
6:00 - La colonna italiana giunge al piano di Kassala ed assume la formazione in due quadrati. Quello all'avanguardia è al comando del maggiore Hidalgo, il grosso del generale Baratieri.
Gli italiani avvistano le famiglie dervisce fuggire da Kassala passando il fiume Gasc, e verso sud la cavalleria baggara e giaalin, che era uscita da Kassala per effettuare una scorreria.
7:00 - Il quadrato è disturbato dalla cavalleria avversaria. I cavalieri baggari e giaalin fuggono dopo pochi colpi e vengono prontamente inseguiti dallo squadrone ascari che esce dal quadrato deciso a sfruttare il successo. Invece altri cavalieri dervisci sono nascosti nella boscaglia e lo squadrone ascari subisce il contrattacco nemico, lasciando 18 caduti, tra i quali il capitano Carchidio, più 8 feriti.
La cavalleria ascara si ritira all'interno del quadrato che continua ad avanzare, mentre quella avversaria si limita a stormeggiare.
8:00 - La 2a e la 4a compagnia del IIIo battaglione raggiungono l'avanguardia italiana a 300 metri da Kassala e l'abitato è occupato. Gli ultimi combattimenti sono effettuati tra le costruzioni, poi i dervisci rimasti si ritirano velocemente.
Il maggiore Turitto con 4 compagnie insegue inutilmente i dervisci per 3 giorni.
Nello scontro gli italiani hanno 9 caduti e 32 feriti, tra questi Ali Nurin, capo della banda Sabderat, e Mohamed Aroda, capo della banda Ad Omar, mentre i dervisci perdono 2.600 uomini.
Il bottino ammonta a 600 fucili, 700 lance, 100 sciabole, 50 pistole, 52 bandiere, 10 negarit (grossi tamburi da guerra), 5 tamburi, 10 maglie di ferro, 12 cavalli, 35 asini, 12 cammelli, 2 cannoni da montagna e mumerosi armenti.
I vincitori ricevono 7 nomine a cavalierati, una medaglia d'oro (Carchidio), 13 d'argento, 39 di bronzo, 29 encomi ed il capitano Tommaso Salsa è promosso maggiore.
Il 23 luglio il grosso rientra alle basi, lasciando a presidio il maggiore Turitto con il Io battaglione, una compagnia del IVo, le bande e una sezione di artiglieria da montagna. Gli italiani iniziano la costruzione del "Forte Baratieri".
Il Combattimento di GULUSIT (22 febbraio 1896).
Sapendo che gli italiani sono impegnati a sud contro gli abissini, i dervisci tornano all'offensiva nella zona di Kassala, compiendo scorrerie (XII 1895 e I 1896).
Il corpo del Ghedaref consiste in 4 rub (reparti) e un endadia (riserva), per un totale di 4.000 fanti, 1.000 cavalli ed alcune centinaia di lance.
L'avanguardia dei dervisci, 200 cavalieri e 500 fanti, giunge alle piantagioni di Gulusit, 2 chilometri a nord di Kassala, ed attacca i 100 ascari di presidio che anche vi lavorano, guidati dal jusbasci Ahmed Agà Din (del IIo battaglione indigeni).
Gli attaccanti investono anche Futa, località poco distante a sud-ovest, presidiata da 35 uomini. Dopo un'accanita resistenza, i due presidi ripiegano lasciando 2 caduti ed 11 feriti.
Le piantagioni vengono occupate dai dervisci, raggiunti dal grosso (25 II), e sul luogo viene costruito un dem (campo trinceato).
Il Combattimento di SEBDERAT (8 marzo 1896).
Una banda di dervisci (500 fanti e 150 cavalieri) investe frontalmente ed alle spalle il villaggio di Sebderat (ore 5:15 dell'8 III 1896), 30 chilometri a est di Kassala.
La posizione si trova sulla strada che collega il forte con Agordat ed è difesa dalle bande di Alì Nurin, capo del Sabderat.
L'attacco costringe la banda del Sabderat a ritirarsi ma i dervisci sono fermati dall'intervento di 20 ascari guidati da due telegrafisti del genio di presidio alla stazione in cima al monte Aurà, accorsi dopo i primi spari.
Dopo aver saccheggiato le abitazioni della banda del Sabderat, i dervisci ritornano all'assalto ma appena uno dei loro capi è messo fuori combattimento, subito si ritirano.
La banda del Sabderat in questo scontro ha 3 caduti e 10 feriti contro i 43 caduti dervisci.
Segue: Parte Seconda