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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Messaggi del 26/11/2008

Colonialismo. Spartizione del Mondo.

Post n°186 pubblicato il 26 Novembre 2008 da wrnzla

Colonialismo. Spartizione del Mondo. (Click to Enlarge)


Mappa Colonialismo dal 1492 al 2008


Mappa Colonialismo dettaglio 1920


Mappa Colonialismo dettaglio 1936


Mappa Colonialismo dettaglio 1945

Impero Coloniale Britannico. Il più grande impero della storia. Al suo culmine, nel 1922, dominava su di una popolazione di circa 458 milioni di persone, approssimativamente su di un quarto della popolazione mondiale e si estendeva per più di 14 miloni di miglia quadrate ossia circa un quarto delle terre emerse.
Visualizza Mappa >>>

Impero Coloniale Francese. Secondo per estensione solo a quello Britannico (escluso impero mongolo). Al suo culmine, verso l'inizio del 20° secolo, si estendeva su di un territorio di circa 5 milioni di miglia quadrate.
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Francia e Inghilterra, che già si erano spartiti il mondo e occupato ogni palmo di terra d'africa, furono tra i più strenui oppositori dell'espansione coloniale italiana e per contro, i più strenui difensori dell'imperialismo Etiope. (!!!????)
Su forti pressioni degli inglesi, che già nell'estate dello stesso anno avevano provocatoriamente riunito il grosso della flotta navale nel mediterraneo, il 10 ottobre 1935 l'assemblea generale della Società delle Nazioni vota l'applicazione di sanzioni economiche contro l’Italia a partire dal 18 novembre (3 voti contrari: Austria, Albania, Ungheria) .


 
 
 

Storia. Mussolini annuncia l'inizio delle guerra d'Etiopia

Post n°185 pubblicato il 26 Novembre 2008 da wrnzla

GUERRA ETIOPIA.

Mussolini annuncia l'inizio delle guerra d'Etiopia

Il 2 ottobre 1935, Mussolini annunciò che l’Italia era in guerra con l’Etiopia. Il discorso pronunciato dal Duce è un concentrato di tutte le più importanti argomentazioni care ai nazionalisti e ai fascisti: la volontà di riscattare la disfatta di Adua del 1896, la vittoria mutilata dopo la prima guerra mondiale, lo scontro tra nazioni borghesi e nazioni proletarie.

Testo annuncio.

Camicie nere della rivoluzione! Uomini e donne di tutta Italia! Italiani sparsi nel mondo, oltre i monti e oltre i mari! Ascoltate!

Un'ora solenne sta per scoccare nella storia della patria. Venti milioni di uomini occupano in questo momento le piazze di tutta Italia.

Mai si vide nella storia del genere umano, spettacolo più gigantesco. Venti milioni di uomini: un cuore solo, una volontà sola, una decisione sola.

La loro manifestazione deve dimostrare e dimostra al mondo che Italia e fascismo costituiscono una identità perfetta, assoluta, inalterabile.

Possono credere il contrario soltanto i cervelli avvolti nella più crassa ignoranza su uomini e cose d'Italia, di questa Italia 1935, anno XIII dell'era fascista.

Da molti mesi la ruota del destino, sotto l'impulso della nostra calma determinazione, si muove verso la mèta: in queste ore il suo ritmo è più veloce e inarrestabile ormai!

Non è soltanto un esercito che tende verso i suoi obiettivi, ma è un popolo intero di quarantaquattro milioni di anime, contro il quale si tenta di consumare la più nera delle ingiustizie: quella di toglierci un po' di posto al sole.

Quando nel 1915 l'Italia si gettò allo sbaraglio e confuse le sue sorti con quelle degli Alleati, quante esaltazioni del nostro coraggio e quante promesse! Ma, dopo la vittoria comune, alla quale l'Italia aveva dato il contributo supremo di seicentosettantamila morti, quattrocentomila mutilati, e un milione di feriti, attorno al tavolo della esosa pace non toccarono all'Italia che scarse briciole del ricco bottino coloniale altrui.

Abbiamo pazientato tredici anni, durante i quali si è ancora più stretto il cerchio degli egoismi che soffocano la nostra vitalità. Con l'Etiopia abbiamo pazientato quaranta anni! Ora basta!

Alla Lega delle nazioni, invece di riconoscere i nostri diritti, si parla di sanzioni.

Sino a prova contraria, mi rifiuto di credere che l'autentico e generoso popolo di Francia possa aderire a sanzioni contro l'Italia. I seimila morti di Bligny (battaglia del 1918, sul fronte francese, cui partecipò anche un contingente di truppe italiane - n.d.r.), caduti in un eroico assalto, che strappò un riconoscimento di ammirazione allo stesso comandante nemico, trasalirebbero sotto la terra che li ricopre.

Io mi rifiuto del pari di credere che l'autentico popolo di Gran Bretagna, che non ebbe mai dissidi con l'Italia, sia disposto al rischio di gettare l'Europa sulla via della catastrofe per difendere un paese africano, universalmente bollato come un paese senza ombra di civiltà.

Alle sanzioni economiche opporremo la nostra disciplina, la nostra sobrietà, il nostro spirito di sacrificio.

Alle sanzioni militari risponderemo con misure militari.

Ad atti di guerra risponderemo con atti di guerra.

Nessuno pensi di piegarci senza aver prima duramente combattuto.

Un popolo geloso del suo onore non può usare linguaggio nè avere atteggiamento diverso!

Ma sia detto ancora una volta, nella maniera più categorica - e io ne prendo in questo momento impegno sacro davanti a voi - che noi faremo tutto il possibile perchè questo conflitto di carattere coloniale non assuma il carattere e la portata di un conflitto europeo. Ciò può essere nei voti di coloro che intravvedono in una nuova guerra la vendetta dei tempi crollati, non nei nostri.

Mai come in questa epoca storica il popolo italiano ha rivelato le qualità del suo spirito e la potenza del suo carattere. Ed è contro questo popolo, al quale l'umanità deve talune delle sue più grandi conquiste, ed è contro questo popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori, di trasmigratori, è contro questo popolo che si osa parlare di sanzioni.

Italia proletaria e fascista, Italia di Vittorio Veneto e della rivoluzione! In piedi! Fa' che il grido della tua decisione riempia il cielo e sia di conforto ai nemici in ogni parte del mondo: grido di giustizia, grido di vittoria!

(G. Rochat, Il colonialismo italiano, Torino, Loescher, 1974, pp. 163-164)

Note: Vedi Imperi Coloniali e spartizione del mondo Post 1918 >>>

 
 
 

Storia. Problema demarcazione confine tra Etiopia e Somalia Italiana.

Post n°184 pubblicato il 26 Novembre 2008 da wrnzla

GUERRA ETIOPIA.

Problema demarcazione confine tra Etiopia e Somalia Italiana.

Il trattato italo-etiope del 1928 non stabiliva con esattezza il confine tra la Somalia italiana e l'Abissinia, ovvero non indicava espressamente quali località e zone fossero da considerare appartenenti all'Italia od all'Abissinia. Tale accordo si limitava a stabilire che il confine era da situare a 21 leghe parallele alle coste della regione del Benadir.

Proprio per questa indeterminatezza, sorsero sin da subito violente controversie tra i firmatari del patto, le quali furono tra le cause della successiva guerra di Etiopia: allo scopo di ingrandire la porzione di territorio spettante, gli Abissini ritenevano che le 21 leghe cui si accennavano fossero quelle nautiche, mentre gli Italiani che esse fossero quelle standard.

Di fatti, ambedue gli stati dimostravano l'intenzione aggressiva di estendere il proprio dominio: il negus Hailè Selassie desiderava ottenere uno sbocco sul mare per il proprio impero (che otterrà dai Britannici nel 1941 con l'annessione dell'Eritrea), mentre il duce Benito Mussolini ambiva a unificare le colonie dell'Eritrea e della Somalia, tra loro separate.

Diversamente da quanto affermato dagli storici anticolonialisti, lo scoppio dell'ostilità fu provocato dall'Etiopia e dallo stesso negus Selassiè, che dalla metà del 1934 consentì a bande armate guidate da ras locali di sconfinare in Eritrea e di attaccare i presidi italiani. Selassiè sperava così di intimorire le autorità italiane e di indurle ad avviare una trattativa per la revisione dei confini, ma presto la situazione gli sfuggì di mano. Fra gli episodi più gravi vi furono l'attacco al consolato italiano a Gondar da parte di gruppi armati etiopici, che causarono numerosi morti tra gli ascari eritrei (4 novembre 1934), e l'Incidente di Ual Ual (5 dicembre 1934).

Ad Ual Ual 1500 soldati abissini aggredirono una postazione militare italiana di confine, composta da circa 200 militari, uccidendone 80: tale episodio sarà usato dal duce come pretesto per dichiarare guerra.

Mussolini chiese delle scuse ufficiali e il pagamento di un'indennità per le famiglie degli uccisi da parte del governo etiope, conformemente a quanto stabilito nell'accordo del 1928. Il negus Haile Selassie, avendone la possibilità in virtù del medesimo trattato, decise invece di rimettersi, tra le riserve italiane, alla Società delle nazioni (2 gennaio). Ciò provocò la cosiddetta crisi abissina all'interno della Società delle Nazioni, che, per far luce sulla vicenda, si impegnò in un arbitrato tra le parti, temporeggiando. Tuttavia, i rapporti italo-etiopi erano irrimediabilmente compromessi e entrambi gli stati iniziarono a mobilitare le proprie truppe in previsione di un prossimo conflitto.

Tra il 4 e il 7 gennaio 1935 Mussolini incontrò a Roma il ministro degli esteri francese Pierre Laval, col quale vennero firmati accordi in virtù dei quali la Francia prometteva di appoggiare diplomaticamente l'Italia in caso di una guerra contro gli Etiopi.

Laval sperava in tal modo di avvicinare Mussolini alla Francia, al fine di dar vita ad un'alleanza in funzione anti-nazista (Hitler rivendicava l'Alsazia-Lorena, persa dai tedeschi dopo la prima guerra mondiale).

Il 16 gennaio Mussolini assunse la direzione del Ministero delle Colonie.

Il 19 gennaio la Società delle nazioni riconobbe "la buona fede" di Italia ed Etiopia nell'incidente di Ual Ual e decise che il caso dovesse essere trattato tra le due parti interessate; tuttavia, il 17 marzo gli abissini presentarono un altro ricorso, appellandosi all'articolo XV dell'organizzazione.

L'8 giugno a Cagliari, di fronte all'ostilità mostrata in tal senso dalla Gran Bretagna, il duce rivendicò il diritto dell'Italia ad attuare una propria politica coloniale e, il 18 settembre, in un articolo pubblicato sul Morning Post, garantì che non sarebbero stati lesi gli interessi francesi e britannici nell'Africa orientale.

Il 2 ottobre Mussolini dichiarò guerra all'Etiopia dal balcone di palazzo Venezia.

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Storia. Incidente di Ual Ual -5 dicembre 1934

Post n°183 pubblicato il 26 Novembre 2008 da wrnzla

GUERRA ETIOPIA.

Incidente di Ual Ual
Data:     5 dicembre 1934
Luogo:     Etiopia, Somalia Italiana

Ual Ual (conosciuta anche come Walwal) era un importante complesso di 359 pozzi utilizzato dai nomadi somali inglesi, italiani e etiopici, situato all'interno dei deserti dell'Ogaden, in una zona dove i confini non sono ben definiti, tra la Somalia italiana e l'impero etiopico. Nel 1930 il pozzo fu occupato da una formazione di somali italiani, benché essi non interferissero con le tribù che venivano da ogni direzione a prendere acqua per sé e per i propri cammelli. L'imperatore, che era sempre stato particolarmente sensibile per quanto riguardava i diritti dell'Etiopia sull'Ogadèn, fin da quando era un giovane governatore dell’Harar celebrò il suo avvento al trono ordinando all'uomo, che aveva nominato governatore di questo territorio, il dejazmach Gabre Mariam, di liberare la zona da questi intrusi protetti dagli italiani. Cosi nel 1931 Gabre Mariam portò nel deserto una formazione di quindicimila uomini in una rapida spedizione contro i dubat di confine. Circondato da una siepe di spine, la zeriba, il "posto" di Ual Ual è presidiato da una sessantina di soldati somali, i dubat, alle dipendenze del capitano Roberto Cimmaruta.


Immagine estratta da Mappa Africa 1935 by National Geographic.  Per dettagli, (Zoom+Navigator) vedi link >>>


Una prima minaccia ai pozzi è stata segnalata in luglio, quando, a cinque ore di marcia da Ual Ual, si è accampata la banda di un fuoriuscito somalo, Omar Samantar un ribelle che nel 1925 aveva pugnalato a El Bur, il capitano Carolei. Le intenzioni di Samantar erano state abbastanza chiare: avrebbe voluto (anche perché questo era l'ordine datogli dal suo protettore etiopico Gabré Mariam) occupare i pozzi. Ma gli erano venuti a mancare i viveri, ed era stato costretto a rimandare l'impresa. In novembre il Samantar con un migliaio di armati, in parte ribelli della sua banda, ed in parte soldati etiopici venuti da Harar cerca di occupare definitivamente i pozzi.

La situazione è complicata dalla presenza, nella zona, di una commissione anglo-etiopica capitanata dal tenente colonello britannico Clifford, consigliere del Negus.

La commissione sta studiando la delimitazione tra i pascoli che devono appartenere all'Etiopia e quelli che devono essere considerati parte del Somaliland (oltre, naturalmente, a individuare i confini con la Somalia Italiana. Sembra che il tenente colonello abbia tentato di far passare la banda di Samantar come una normale scorta della commissione. Pare: infatti tutto l'episodio, nonostante i numerosi studi che saranno compiuti, rimarrà in gran parte misterioso. E non sarà mai possibile stabilire con assoluta certezza se, nel tardo pomeriggio del 5 dicembre, il primo colpo sia partito dai dubat del capitano Cimmaruta o dagli uomini di Omar Samantar o dai soldati etiopici del fitaurari (un grado equiparabile, all'incirca con quello di colonello) Chifera Balcha. Sembra, tuttavia, assai probabile che l'attacco sia stato sferrato dalle forze etiopiche.

La difesa dei Somali è strenua. Ma la maggior parte dei dubat è massacrata. Dalla vicina Uardàr, dov'è Cimmaruta, accorre lo steso capitano, con due carri veloci: mentre decollano due aerei: e l'alba lo scontro volge in sfavore degli etiopici, che abbandonano il campo, lasciandovi oltre 100 morti.

Dell'incidente si occuperà presto, la Società delle Nazioni, che emetterà un verdetto di assoluzione per entrambe le parti: ma Ual Ual sarà il casus belli che permetterà a Mussolini di indirizzare verso l'Africa la "macchina da guerra" (reale e psicologica) che da anni è andata costruendo.

 
 
 
 
 

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Un blog di: wrnzla
Data di creazione: 27/05/2005
 

 
   Agli Ascari d'Eritrea 

- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA è LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
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A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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