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cun sa limba e sa cultura sarda - de Frantziscu Casula.

 

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« Letteradura sarda in campidolliuUna giornata memorabile »

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Post n°829 pubblicato il 12 Giugno 2015 da asu1000

 

 

Sas Pregadorias antigas

Posted on 12 giugno 2015

 

de Frantziscu Casula

Sete Cunferentzias, in limba sarda ebia, subra SAS PREGADORIAS ANTIGAS

(alle ore 16.30-19.30: a Genuri 17 giugno; Villamar 23 giugno; Sanluri 24 giugno: Pabillonis 2 luglio; Villacidro 13 luglio: Guspini 28 luglio: Serrenti 12 agosto).

 

1) Il risveglio dell'interesse culturale per la religiosità popolare.

L'interesse scientifico, culturale e linguistico per la religiosità popolare non è certo una  prerogativa di questi ultimi anni. Ma è altrettanto vero che da qualche decennio la produzione per quanto attiene alla religiosità si è fatta più intensa e più feconda. E' sufficiente scorrere i lavori di qualche decennio addietro per prender­ne atto. Ne sono prova e documento i lavori dello storico Gabriele de Rosa1, Paolo Giannoni2, P Secondin3 e, recentemente, del Cardinale Jóseph Ratzinger, ora Papa4

  Non mancano, anteriori a questi lavori, sicuri riferimenti anche in alcuni documenti del Vaticano II come nella "Sacrosanctum Concilium"sulla Sacra Liturgia e nella stessa "Lumen Gentium" al N° 13, la nota e celebre Costituzione dogmatica sulla Chiesa, o nel Magistero Pontificio quale la "Evangeli Nuntiandi" di Paolo VI dell'8 dicembre 1975 al V° 48.

  La religiosità popolare è, soprattutto Religione Cristiana, espressione d'una fede autentica che, seppur, talvolta, difettosa e manchevole, rimane ancorata al Vangelo e alle Sacre scritture, tanto che, lo stesso Card. Joseph Ratzinger, con autorità e sicurezza teologica scrive che se "La Religiosità Popolare venne ingiustamente sottovalutata e messa da parte da influenti correnti del periodo postconciliare", la stessa, in realtà, "e la forma fondamentale della fede. Qui la fede diventa vita, qui discende dalla ragione nel cuore, qui dà forma ad atteggiamenti morali e ad abitudini e plasma la sensibi­lità: qui la fede viene radicata nelle profondità dell'anima". E se "il pere­grinare appartiene alla Religiosità Popolare, ma proprio qui emerge come la Religiosità Popolare sia qualcosa di più che folklore e forma esteriore: essa è radicata nella Teologia, in quella profondità nella quale si incontra­no la Rivelazione di Dio e le forme più profonde della sensibilità umana che sono comuni agli uomini di tutte le culture"5 .

  La religiosità popolare in quest'ottica risulta "Una particolare assimilazione dal basso, da parte del popolo, del­l'annuncio cristiano fatto dall'Alto, con codici ufficiali colti"6.

2) Il risveglio dell'interesse per la religiosità popolare in Sardegna

Nell'ultimo Concilio Plenario Sardo, conclusosi agli inizi del 2000, il quarto documento sulla "Chiesa che è in Sardegna" prende in esame la specifica peculiarità della religiosità popolare nell'Isola e della sua singo­lare "sardità cristiana" ove trovano spazio e forte rilevanza le feste patronali, le sagre, la devozione mariana, nelle quali s'è inculturata e innerva­ta la "traditio o transmissio fidei" del nostro popolo. Il documento segna un nuovo interesse per questo tipo di religiosità: interesse peraltro fortemente presente nella società sarda che ha portato Istituzioni e singoli prima a scovare in vecchi archivi e poi a censire, recuperare e pubblicare una produzione letteraria popolare religiosa che altrimenti andrebbe persa o comunque non verrebbe conosciuta nè fruita da un pubblico vasto. Produzione che talvolta è caratterizzata da una cifra letteraria, linguistica e persino poetica di alta qualità.

  In Sardegna, il rinnovato interesse per la produzione religiosa e popolare in limba è da ricondurre soprattutto alla Legge regionale n.26 del 15 Ottobre 1977 su "La promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna" che ha permesso a Enti Locali, Scuole e Università, grazie anche ai finanziamenti messi a disposizione, di fare ricerca e pubblicare spesso delle vere e proprie "prendas", "tesori" letterari e artistici -o comunque linguistici- che rischiavano di rimanere sepolti, interrati e dimenticati in qualche scantinato o archivio polveroso e umido.

 

4) Contenuto, forma e finalità delle pregadorias.

a) Preghiere e Gosos

Le "Pregadorias" sono  costituite da lodi rivolte ai Santi -segnatamente ai Santi protettori dei singoli paesi- ai Martiri ma soprattutto a Gesù Cristo e alla Madonna; da preghiere innalzate in occasione delle Feste liturgiche cristiane, numerose quelle da recitare il Giovedì e Venerdi Santo, ma anche per far esaudire desideri (es: contro il malocchio e contro il mal di piedi) o per chiedere intercessioni, per esempio contro i temporali : Contra is stracias.

Molte preghiere servivano per scandire la giornata del fedele e del devoto. Tradizionalmente, ovvero nel passato infatti la preghiera non era confinata dentro precisi spazi di tempo e di luogo ma scandivano l'intera vita individuale e sociale. Così precedevano e accompagnavano le attività quotidiane della vita e dei momenti della giornata (dal risveglio alla sera. E nel contempo scandivano le tappe fondamentali dell'esistenza: dalla nascita alla morte: perché la fede era un tutt'uno con la vita.

Ci sono poi le Pregadorias sotto forma di Goccius (in campidanese), "Gosos" (in logudorese) o "Gosus" (un misto fra logudorese e campidanese). I Goggius sono delle antichissime composizioni poetiche religiose popolari in lingua sarda e, rispetto alla forma presentano schemi metrici ben definiti. La parola deriva dallo spagnolo goso e significa gaudio, gioia, canto festoso.

b) Finalità

Le finalità esplicite e dirette di queste "pregadorias" erano certo essenzialmente di natura religiosa, edificante e devozionale. Ed erano soprattutto catechesi: ovvero spiegazione, esegesi, commento e annunzio del messaggio del Vangelo e del depositum fidei, e non sicuramente letterarie, artistiche e poetiche.

c) Alcuni lacerti lirici

Queste comunque non sono del tutto assenti, specie in alcuni gosos e/o preghiere. Come non sono assenti le metafore

E' certo però che, in genere, nelle  Pregadorias più che lacerti lirici e poetici, sono presenti efficaci e stringenti scampoli di oratoria religiosa  finalizzati segnatamente a produrre forti emozioni e sensazioni nei fedeli: ma occorre tener presente che l'oratoria religiosa, specie in occasione di alcune Feste e ricorrenze liturgiche, (è il caso di Venerdì santo: il Giorno per eccellenza del Lutto cristiano) era sommamente apprezzata dai fedeli e dunque utilizzata copiosamente in tutta la tradizione cristiana, dalla Chiesa e dai suoi esponenti. E comunque solo una concezione schematica e riduttiva può separare rigidamente la poesia dall'oratoria o addirittura vedere in quest'ultima la negazione della poesia stessa -come sosteneva, sbagliando, Benedetto Croce- specie a proposito della poesia religiosa di Alessandro Manzoni, che non a caso aveva semplicemente e sostanzialmente ridotto a oratoria e dunque a "non poesia".

Conclusione

Al di là comunque del valore letterario e/o poetico o solo oratorio, lePregadorias costituiscono un consistente patrimonio religioso e culturale di grande valore ma pur anche un originale e prezioso documento sulla Lingua sarda, così turgida e ricca di risonanze latine, più di qualsiasi altra lingua romanza.

Le Sette Conferenze nei sette paesi del Medio Campidano intendono promuovere il recupero della memoria storica sarda, perché nulla vada perduto delle nostre radici storiche e culturali, ma rappresenta anche un contributo importante alla valorizzazione della Lingua sarda.

  Una Lingua, che fino a qualche decina di anni fa, una falsa e male intesa modernità e modernizzazione, voleva seppellire e interrare, come elemento residuale e inutile di una civiltà ormai scomparsa. Una Lingua che oggi invece, giustamente e opportunamente si inizia a dissotterrare, riscoprire, tutelare e valorizzare in quanto elemento costitutivo della storia e della civiltà sarda e dunque della nostra Identità culturale ma anche religiosa.

Note bibliografiche

1) in Che cos'è la Religiosità Popolare, Civiltà. Cattolica, 1979, II, pp. 114-119

2) in Fede, Religione, Religiosità, Torino, 1979 e  Fede Popolare, Torino, 1979, pp.  72-78,

3) in Attualità e complessità della Religiosità Popolare, Roma, 1975, pp. 11-37

4) in Il  Santo viaggio. Pellegrinaggio e vita cristiana,  Roma, 1999.

5) in  La presentazione al volu­me di Carlo Mazza, Santa è la vita, Pellegrinaggio e     vita cristiana. Bologna, 1999).

6in A. Amato, La figura di Gesù Cristo nella cultura contemporanea, Roma, 1980, pp.68-69  

 

 

 
 
 
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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.

Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).

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