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Post n°634 pubblicato il 15 Novembre 2012 da asu1000
Ma il Sardo è un dialetto o una lingua?, di Francesco Casula Tag: Pubblicazione: Mercoledì, 8 Febbraio, 2012 - 10:54 Sul Sardo sono presenti una serie di luoghi comuni creati e sedimentati nel tempo, frutto insieme dell’ignoranza e della malafede da parte dei nemici della Lingua sarda. Il luogo comune più diffuso è che il Sardo sia un dialetto. Occorre rispondere e chiarire con nettezza che nessun linguista o intellettuale rigoroso e serio ritiene che il Sardo sia un dialetto: dal massimo studioso Max Leopold Wagner (che scriverà una monumentale opera dal titolo inequivocabile: La lingua sarda. Storia, spirito e forma) a Gramsci. Ma oggi è lo stesso Stato italiano a riconoscere al Sardo lo status di Lingua: nella Legge del 15 dicembre 1999, n.482 concernente “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”. Il Sardo è una lingua con proprie strutture sintattiche e grammaticali, espressioni foniche e semantiche, peculiari, autonome e distinte da tutte le altre lingue neolatine, ad iniziare dall’italiano, rispetto al quale nasce 300 anni prima. Ciò premesso occorre anche aggiungere che la linguistica moderna, scientifica, non distingue né fa differenze tra ciò che comunemente si chiama lingua da ciò che si chiama dialetto. Ciò che rende differente ciò che noi chiamiamo lingua da quello che chiamiamo dialetto non è qualcosa di insito nel sistema linguistico ma l’uso e l’importanza sociale dello stesso. In altre parole fra lingua e dialetto non ci sono differenze culturali ma politiche e giuridiche. Per cui schematicamente potremmo affermare che la lingua è un dialetto che nella storia “vince” politicamente: così è stato per l’Attico di Atene in Grecia; per il castigliano di Madrid in Spagna; per il francese che da “dialetto” di Parigi, in seguito alla supremazia della città, è stato adottato come idioma di tutto lo stato francese; per lo stesso italiano che da “dialetto” di Firenze, diviene idioma comune a tutta la penisola per il prestigio culturale degli scrittori fiorentini, O pensiamo ai “dialetti” dei vari paesi africani e asiatici ecc., che una volta decolonizzati e ottenuta l’indipendenza, diventano “lingue”. È cambiata qualcosa? Sì. Lo status politico e giuridico, non altro. Ed è proprio lo status politico, in buona sostanza, a distinguere una lingua da un dialetto. A questo proposito è quanto mai opportuno ricordare la famosa definizione di Max Weinreich : “Una lingua è un dialetto con un esercito e una flotta”. Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 7-2-2012 » · · · 824 letture · Visti i numerosissimi lettori di questa mia nota (solo nel sito Forma paris dell’Università di Cagliari sono stati, come si evince da sopra, ben 824) la ripubblico con una correzione che mi è stata suggerita, opportunamente e giustamente da Alexandra Porcu da Berlino. La quale ha scritto: ”la frase “Una lingua è un dialetto con un esercito e una flotta”, non è di Einar Haugen, - come sbagliando avevo scritto io - ma di Max Weinreich. Il linguista tedesco-baltico era il primo a dire questa frase:("אַ שפראַך איז אַ דיאַלעקט מיט אַן אַרמײ און פֿלאָט", "a shprakh iz a dialekt mit an armey un flot"). La definizione si trova nel suo articolo "der yivo un di problemen fun undzer tsayt" (La YIVO e i problemi del nostro tempo) pubblicato sul periodico yivo bleter, gennaio-luglio 1945, pag. 13…” |
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MORI
Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.
Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).
Frantziscu Casula