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Un blog creato da cornell2 il 24/05/2009

0744 Il Velino

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"Resilienza Democratica". IO VOTO NO!

Foto di cornell2

"Questa è, secondo me, la grande eredità ideale che la Resistenza, anche quando i suoi eroismi saranno trasfigurati dalla leggenda, avrà lasciato al popolo italiano come viva forza politica del tempo di pace: il senso della Democrazia; il senso del Governo di popolo: del popolo che vuol governarsi da sé, che vuole assumere su di sé la Responsabilità di governarsi, che vuol cacciare via tutti i tiranni, tutti i padroni, tutti i privilegiati, tutti i profittatori, e identificare finalmente, in una Repubblica fondata sul lavoro, popolo e Stato. Se nel campo morale la Resistenza significò rivendicazione della ugual dignità umana di tutti gli uomini e rifiuto di tutte le tirannie che tendono a trasformare l'uomo in cosa, nel campo politico la Resistenza significò volontà di creare una società retta sulla volontaria collaborazione degli uomini liberi ed uguali, sul senso di autoresponsabilità e di autodisciplina che necessariamente si stabilisce quando tutti gli uomini si sentono ugualmente artefici e partecipi del destino comune, e non divisi tra padroni e servi (...) Quando per diventare direttore di una banca, o preside di una scuola, o socio di un'accademia scientifica, o componente di una commissione di concorso universitario è necessario aver la tessera del partito che è al governo, allora quel partito sta diventando Regime: allora la Politica, che è necessaria e benefica finché scorre fisiologicamente negli uffici fatti per essa diventa, fuori di li, un pretesto per infeudare la Società a una classe di politicanti parassiti; diventa una specie di malattia paragonabile all'arteriosclerosi perché impedisce quella circolazione e quel continuo ringiovanimento della classe dirigente, che è la prima condizione di vitalità d'ogni sana Democrazia (...) Se noi siamo qui a parlare liberamente in quest'aula, in cui una "sciagurata voce" irrise e vilipese venticinque anni fa le istituzioni parlamentari, è perché per venti anni qualcuno ha continuato a credere nella Democrazia, e questa sua religione ha testimoniato con la prigionia, l'esilio e la morte. Io mi domando, onorevoli colleghi, come i nostri posteri tra cento anni giudicheranno questa nostra Assemblea Costituente: se la sentiranno alta e solenne come noi sentiamo oggi alta e solenne la Costituente Romana, dove un secolo fa sedeva e parlava Giuseppe Mazzini. Io credo di sì: credo che i nostri posteri sentiranno più di noi, tra un secolo, che da questa nostra Costituente è nata veramente una nuova storia: e si immagineranno, come sempre avviene che con l'andar dei secoli la storia si trasfiguri nella leggenda, che in questa nostra Assemblea, mentre si discuteva della nuova Costituzione Repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri di cui i nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato tutto un popolo di morti, di quei morti, che noi conosciamo ad uno ad uno, caduti nelle nostre file, nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovinetti partigiani, fino al sacrificio di Anna-Maria Enriquez e di Tina Lorenzoni, nelle quali l'eroismo è giunto alla soglia della santità. Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all'Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile; quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte, la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole; quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno: di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono a noi i nostri morti. Non dobbiamo tradirli". (Piero Calamandrei)

Incipit. Il dado è tratto. Com'è noto, il 26 Settembre u.s., il Consiglio dei Ministri ha deciso la data del Referendum "oppositivo", fissando l'appuntamento con l'urna per il 4 Dicembre p.v. E sebbene la data fatidica non cada nel mese di Ottobre, come inizialmente ipotizzato, ma assai più in là - nella "Stagione Autunno/Inverno 2016" tanto desiderata dall'Esecutivo, impegnato follemente nella propria campagna promozionale - il mio obiettivo resta il medesimo. Inaggirabile, ineludibile, indifferibile... 

Che sia il 4 Dicembre, o che fosse stato il 24, la risposta al quesito referendario sarà soltanto una: "NO"! Perché la Costituzione non si baratta con le smanie di Potere del "Presidente del Consiglio nostro malgrado", già "Campione del Marketing di se stesso", noto alle cronache, oltreché all'anagrafe, come Matteo Renzi, né può piegarsi alle pretese di un "Re senza Regno", Giorgio Napolitano, di cucirsi addosso l'etichetta di novello "padre della Patria". 

Il "Riformismo pane e salame" e l'oltraggio della Ragione. Dopo oltre vent'anni di "Berlusconismo" credevo d'aver visto e sentito tutto. Come dire: figuracce internazionali; piagnistei diplomatici; farlocchi proclami rivoluzionari declamati a braccio, a mo' di "ras" Sudamericano; lenzuolate di farò; farseschi contratti con gli Italiani; promesse, auspici e speranze, tutti inesorabilmente infranti contro il muro della realtà dei fatti. Eppure mi sbagliavo: non avevo fatto i conti col Renzismo... 

Già! Perché sebbene l'ex-Cavaliere abbia rappresentato un'incongruenza morale e politica assurta inopinatamente al Vertice dello Stato, in un momento in cui proprio lo Stato, tra "mani (poco) pulite" e bombe mafiose, pareva essere svanito nel nulla; nonostante la chiave di volta del suo impegno parlamentare e governativo fosse l'esclusiva salvaguardia dei propri interessi e per quanto le sue pecche diplomatiche e le sue innumerevoli grane giudiziarie ne avessero fatto "la persona sbagliata seduta al posto sbagliato"... Devo ammettere, in tutta onestà e soprattutto in libertà di coscienza, che l'ex-Sindaco di Firenze ne abbia superato le gesta. 

Per quanto mi riguardi, la flebile speranza che egli potesse rappresentare "il nuovo che avanza", morì in culla, assieme a tutte le sue "sparate" sulla rottamazione, il giorno stesso in cui fu smascherato dai giornalisti, dopo il famigerato e tutt'altro che segreto "Pranzo di Arcore". Non ho mai sopportato i furbastri, le persone poco "chiare" e men che meno chi si arrabatti a fare le cose di nascosto.

L'indiscutibile certezza che in realtà egli fosse "il nuovo che disavanza" mi pervase il giorno stesso in cui, tradendo la parola data, prima ancora che un compagno di partito, fece le scarpe a Enrico Letta, per poi accordarsi con Berlusconi sul principio delle pseudo-Riforme. Anche in questo caso, accordo valido giusto il tempo per defenestrarlo. Ciò, non perché avessi visto nella strana coppia Renzi-Berlusconi qualcosa di buono, né, certamente, perché io apprezzassi l'attendismo al limite dell'incapacità del "nipote di cotanto zio", bensì perché trovo immondo venir meno alla parola data ("Enrico stai sereno", ndr). Per inciso, l'impegno preso, per me, fa sempre il paio con la parola data.

L'impagabile conferma che egli fosse uno tra i tanti decisionisti di passaggio sulle "rovine d'Italia", la ebbi a più riprese, a partire dalla formalizzazione del Mercato del Lavoro precario attraverso una normativa reazionaria chiamata Jobs Act, passando per i "magheggi" sul Sistema Bancario, per arrivare alle pretese di metter mano alla Legge delle Leggi... Ma soltanto per rispondere ad un preciso impegno preso con l'ex Capo dello Stato! 

Certe "esperienze" politiche si commentano da sole. Citando Cicerone: "Farsi ingannare una volta è spiacevole, due volte stupido, tre volte vergognoso"...

Perché NO. "Italia, Patria mia. Che orgoglio e che fatica esser figlio tuo"... Indubbiamente, qualora dovessi decidere di vestire i panni di novello Ugo Foscolo, dedicando un'ode al mio Paese, credo che non potrei cominciare diversamente. Amo l'Italia, rispetto la sua Legge, ammiro la sua Storia, godo della vista della sua pur curiosa forma geografica che, si racconta, fosse tanto derisa da Napoleone Bonaparte, secondo il quale l'Italia non avrebbe mai potuto aspirare a diventare un'unica, grande Nazione ("è troppo lunga e stretta", ndr). Un discorso a parte, invece, vale per gli Italiani... Perché con buona pace degli intendimenti e delle speranze di Massimo D'Azeglio, ad oggi va ancora plasmata una Comunità Nazionale che possa dirsi tale, senza rischiare di sbattere contro qualche campanile.

Ciononostante, negli ultimi settant'anni, la sola forza rigeneratrice ed unificante, ben oltre l'abusato e vilipeso Tricolore, è stata proprio la Costituzione Repubblicana. E' questa la ragione principale per cui non accetto che, con le scuse più varie e banali, questo o quel Governo decidano di farne carta straccia per saziare le proprie utilità. Ed è questa la ragione per la quale, come ebbi modo di fare nel 2001, ai tempi dell'intervento sul Titolo V voluto da parte del Centro-Sinistra (con Giuliano Amato a Palazzo Chigi, ndr) e nel 2006, con la Devolution patrocinata da Silvio Berlusconi, ho alzato delle ideali barricate contro Matteo Renzi. Contro Renzi, voglioso di stravolgere la Sacra Carta, sbandierando gli "sbiaditi vessilli" della Governabilità, della Salvaguardia del Bilancio Pubblico e della modifica del Bicameralismo... Attraverso la realizzazione di un Senato ancor più "ammaestrato" dalla volontà dei Partiti.

Insomma, ogni Riforma decisa a tavolino da Maggioranze "minute", raccapezzate e chiuse al dibattito, che punti a intaccare i principii democratici e la Libertà, mi vedrà sempre in prima fila a fare fronte in senso inverso. 

Il "peccato originale" della "Riforma Boschi", ovvero l'esser stata partorita "a colpi di maggioranza", è insanabile. Ciò, proprio perché la Maggioranza che l'ha votata ha fatto orecchie da mercante alle proposte e alle richieste di modifica dell'Opposizione. Un'Opposizione, ben inteso, che a differenza dei fasulli "pesi parlamentari" attuali, rappresenta la reale Maggioranza del Paese. 

E' troppo facile, illogico e ingiusto che quando si parli della Legge Fondamentale della Repubblica, pochi personaggi di dubbia capacità, si chiudano nelle segrete stanze per decidere del futuro di tutti gli altri. Io non accetto che Denis Verdini "sieda" al fianco di Benedetto Croce e Piero Calamandrei!

Allorché si decida di mettervi mano, è doveroso che le proposte di ciascuno siano accuratamente esaminate, riviste, razionalizzate e ovviamente, accorpate. La base su cui poggia il "comune interesse nazionale" va sempre considerata nel presente, come dote del passato da lasciare in eredità al futuro. 

Resistenza, "Rinascita Democratica" e... Non è un mistero che la Costituzione, base dell'Ordinamento Statuale impregnata sui valori della Resistenza, fu messa assieme dai nostri padri, pezzo dopo pezzo, affinché noi potessimo continuare l'opera di "ricostruzione". Ironia della sorte, capita sempre più spesso che qualche "buontempone di Governo" tenti di strapparne via qualche "pagina", richiamandosi a certe oscure velleità di Rinascita Democratica, frutto della fervida immaginazione di un fu "materassaio", relegato alle pagine dei libri di Storia... Fortunatamente, fino ad oggi, quando sia stato necessario salvaguardare tale grandioso coacervo di diritti e doveri, il popolo non ha rinunciato facilmente alla propria Sovranità. Ma per quanto ancora ciò potrà accadere? Le generazioni cambiano e l'incultura cresce.

...Resilienza! Mentre nel persistere della Crisi dell'Economia reale e del Mercato del Lavoro, con i Ministri Pier Carlo PadoanGraziano Delrio e Giuliano Poletti che disegnano cerchi nell'aria, piovono "mance e marchette" in materia d'imposizione fiscale, opere pubbliche, occupazione e pensioni, la cui copertura finanziaria, messa ulteriormente in conto ai contribuenti, è rinviata a "quando i fiori fioriranno", lo prometto: "Io Voto No"!

Mentre per conto del "Governo delle idi di Marzo", col suo faccino etero ed infingardo, che fa il verso alla Venere di Botticelli, Maria Elena Boschi fa la réclame alla devastazione della Costituzione che porta il suo nome, in giro per l'Italia e per il mondo, a spese dei contribuenti (come nel suo viaggio in quel Sud America che la Storia ricorda esser stato la culla delle peggiori dittature, oltraggiose dei Diritti, della Democrazia e della Vita, col patrocinio delle nostre Ambasciate, ndr), raccontando storie sulle dieci piaghe d'Egitto che toccherebbero all'Italia, in caso di sconfitta del Governo al Referendum, lo ribadisco: "Io Voto No"! 

Mentre, perdente nei Sondaggi, Matteo Renzi persevera nella propria prevedibilissima inversione a U, nel tentativo di rimangiarsi in un sol boccone tutte le dichiarazioni sulle proprie, sicure dimissioni, in caso di batosta referendaria; mentre delega la propria immagine pubblica al guru della comunicazione, Jim Messina; mentre nella sua campagna elettorale sempiterna biasima l'altrui rinuncia alle Olimpiadi e rilancia nel mucchio la follia del Ponte Sullo Stretto; mentre offre in sacrificio l'Italicum (a suo dire la migliore Legge Elettorale possibile, ndr); mentre si dichiara disposto, per la somma "gioia" dei suo seguaci in seno al PD, a fare patti diabolici con gli elettori di Destra, giusto per vincere il Referendum, lo sottoscrivo: "Io Voto No"! 

Mentre Giorgio Napolitano, Capo di Stato che ha voluto interpretare in modo tutt'altro che saggio le facoltà lui concesse dalle prescrizioni costituzionali, continua a lanciare minacciosi strali all'indirizzo di un elettorato ritenuto evidentemente sciocco e sprovveduto, "ordinandogli" di accettare l'inaccettabile, lo giuro, leale, sul mio onore: "Io Voto No"! 

Se non ora, quando? Detto ciò, vedo forse nel responso del Referendum la via per dare una spallata all'Esecutivo in carica? Sì, assolutamente. Perché so per certo che fintantoché a Palazzo Chigi albergherà un "peronista dall'accento Fiorentino", il doloroso strappo consumatosi tra la gente, tra pro e contro (o tra illusi e illuminati, se volete, ndr) resterà tale e quale. Assorbito l'urto e cancellato il trauma, si potrà ripartire con maggior carica. Perché la Politica è pur sempre compromesso, nell'accezione migliore del termine.

Ergo, non è più tempo di esitare ma di farsi avanti e di serrare le file! E' imperativo difendere la Sacra Carta, prima fonte del DirittoLegge delle leggi e baluardo dei nostri Diritti; è doveroso salvaguardare la Democrazia; è d'obbligo tener fede alla nostra comune Dignità... Ecco perché il mio "NO", insieme a quello di tanti altri cittadini "illuminati", renderà Giustizia risuonerando potente nel segreto dell'urna. Ne va del Futuro dell'Italia, con rispetto e reverenza verso il suo Passato.

Che l'inquilino prepari dunque le valigie, perché, "personalizzazione" o meno, al di là di un pur sempre possibile "salvacondotto" Presidenziale chiamato "reincarico", ne avrà certamente bisogno. Quantomeno a livello morale... 

Viva l'Italia!

D.V. 

P.S. "I pertinaci sono i sublimi. Chi è soltanto audace non ha che un impulso; chi è soltanto valoroso non ha che un temperamento; chi è soltanto coraggioso non ha che una virtù; l'ostinato nel vero ha la grandezza". (Victor Hugo)

 
 
 

"Nessun dorma"! Difendere la Costituzione per avere salva la Democrazia.

Foto di cornell2

“Se perdo il Referendum costituzionale considererò fallita la mia esperienza politica“. (Matteo Renzi, 29 Dicembre 2015) 
"Non sono un vecchio politico attaccato alla poltrona (...) sulle Riforme l'ultima parola ce l'hanno i cittadini e io sono pronto a prendermi le conseguenze (...) se i cittadini non sono d'accordo, hanno il diritto di dirlo". (Matteo Renzi, 10 Gennaio 2016).
“Ripeto qui (in Senato, ndr): se perdessi il Referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”. (Matteo Renzi, 20 Gennaio 2016).
“Io non sono come gli altri, non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle Riforme gli italiani diranno di no, prendo la borsettina e torno a casa“. (Matteo Renzi, 25 Gennaio 2016).
“Se perdiamo il Referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il Governo vada a casa ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”. (Matteo Renzi, 12 Marzo 2016).
"Se non vi fosse consenso popolare tanto da fare cadere il castello delle Riforme su quella principale, è principio di serietà politica trarre le conseguenze (le dimissioni del Governo, ndr)" (Matteo Renzi, 11 Aprile 2016) 
“Se io perdo, con che faccia rimango. Ma non è che vado a casa, smetto di fare Politica. Non è personalizzazione ma serietà. Lo so che si aggrappano alla poltrona ma non posso fare finta di niente”. (Matteo Renzi, 8 Maggio 2016)
"Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro? Accusano me di voler personalizzare perché loro sono preoccupati che in Italia si affermi il principio sacrosanto che chi perde va a casa". (Matteo Renzi, 29 Giugno 2016)
“Si vota nel 2018 comunque vada il Referendum (...) ho sbagliato a personalizzare la consultazione” (Matteo Renzi, 21 Agosto 2016).

Incipit. "La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle Autorità politiche, se non è difesa dal Governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre Istituzioni e ancorate le nostre Libertà. (Luigi Sturzo - Discorso al Senato della Repubblica, 27 Giugno 1957) 

Tanto tuonò che piovve. Or dunque, si diceva... Si diceva che innanzi al crescente rischio di uscire sconfitto dal Referendum "oppositivo" d'Autunno, il "Presidente del Consiglio nostro malgrado", già "Campione del Marketing di se stesso", noto all'anagrafe come Matteo Renzi, avrebbe tirato i remi in barca, smentendo dapprima l'infelice scelta di personalizzare il confronto con l'urna, per poi rimangiarsi, in un sol boccone, tutte le dichiarazioni rilasciate, da molti mesi a questa parte, di trarre le "dovute conseguenze". Dichiarazioni che, com'è noto, hanno sempre lasciato intendere le sue sicure dimissioni in caso di vittoria del "NO".

Avendo previsto da tempo e per tempo, la conclusione di tale insulsa e artificiosa sceneggiata, non mi stupisco affatto: il rottamatore che minaccia di cambiare l'Italia, rifuggendo gli atteggiamenti, gli usi e i costumi della "vecchia Politica", salvo poi dimostrare non tanto di averli acquisiti pian piano, ma di averli già impressi nel proprio DNA di politicante. Come dire: non mi sarei aspettato altrimenti dal "presuntuoso nuovo che avanza", con le radici ben piantate nella peggiore Democrazia Cristiana del tempo che fu. 

Perversioni istituzionali. A ben guardare, se si eccettuano gli indottrinati seguaci del PD, le orripilanti Riforme‬ buttate nel piatto dall'attuale inquilino di Palazzo Chigi e "cucinate" dall'ex Capo dello Stato, ai miei occhi estremamente indigeste, piacciono soltanto agli industriali, ai banchieri, ai finanzieri e a certi economisti (Joseph Stiglitz‬, "fresco" ultimo della serie, ndr). E se a gradire la "pietanza" sono soltanto i "Poteri Forti" (che la disinformazione di Regime si ostina a qualificare come "menti illuminate" con a cuore il bene del Paese, ndr), l'elettore dovrebbe avere più di una ragione per "fare le barricate". 

Ora, per chi avesse ancora dei dubbi e per coloro che non fossero ancora stati folgorati da un barlume di senso del dovere, volto a respingere in pieno l'idea di sostituire 47 articoli semplici e chiari, con altrettanti astrusi e prolissi, è bene rammentare brevemente pochi punti fondamentali.

1) La prospettata abolizione del Senato non c'è stata e continuare a parlarne è un improprio specchietto per le allodole, anzi, per i gonzi. Com'è noto, stando al pasticcio normativo votato dal Parlamento, che i cittadini si spera, respingeranno al mittente, la Camera in questione resterebbe in piedi con un'esigua riduzione dei suoi componenti. Differenza fondamentale rispetto al Sistema attuale, l'elezione dei Senatori avverrebbe per via mediata, pescando tra Consiglieri Regionali e Sindaci (al riguardo, la domanda è: "chi vorrebbe mai un Primo Cittadino parti-time a capo della propria città"? Ndr), cosa che che inciderebbe sulla Sovranità Popolare, così come sancita dall'art.1 della Costituzione. Per assurdo, sarebbe stato molto più logico cancellarlo del tutto, passando ad un Sistema Monocamerale puro.

2) La fine del Bicameralismo Perfetto è una chiacchiera da bar. Se allo stato una legge può essere approvata soltanto in due modi, iter ordinario e iter costituzionale, nel malaugurato caso in cui passasse la contro-riforma Renziana, si passerebbe a sette o dieci modi diversi (il numero dei "rimpalli" varia in ragione delle diverse interpretazioni dei Costituzionalisti, ndr). Ergo, la lungaggine legislativa che tanto si rimprovera al Parlamento diventerebbe ancor più evidente. Un'assurda certezza quotidiana, anzichenò! Sarebbe stato molto più semplice e proficuo, far leva sulla revisione dei regolamenti parlamentari.

3) Il risparmio di Spesa tanto sbandierato dall'Esecutivo è una goccia nell'Oceano degli sprechi, che si risolve in pochi milioni di Euro all'anno. Se esso fosse stato davvero uno dei punti focali del progetto Governativo, la soluzione più ovvia sarebbe stata la riduzione di 2/3 sia del numero dei Parlamentari, sia delle loro diarie. Per non parlare del ridimensionamento del numero dei Ministeri (specie di quelli, assurdi, "senza portafoglio", ndr), che resta sempre e soltanto una promessa pre-elettorale...

4) L'intervento sul titolo V non intacca i Diritti dei cittadini, così come determinati dalla prima parte della Costituzione? Ma quando mai! Me lo vedo proprio un Governo monocolore, costituito dal Partito di Maggioranza relativa (anche esigua, ndr), che, dopo aver vinto le Elezioni Politiche "a causa" di una legge elettorale che gli abbia concesso un premio esagerato alla Camera e che goda dell'appoggio di un Senato docile e ammaestrato, non decida di legiferare come meglio creda, perseguendo e andando oltre il proprio programma, intaccando le garanzie dei cittadini, così come sancite dalla prima parte della Sacra Carta. Specie quando si consideri che il "progetto Napolitano-Boschi-Renzi-Verdini" preveda la reintroduzione del principio dell'Interesse Nazionale, sotto forma di "Clausola di Supremazia". Già! Me lo vedo proprio un Governo che perda tempo ad ascoltare le ragioni degli Enti Locali quando si dovesse trattare di aprire un deposito di scorie nucleari, di bucherellare il territorio a scopi minerari, di costruire invasi, di innalzare ponti su questo o quello Stretto... O quando volesse incidere sui Diritti inerenti al Lavoro e alla Proprietà, o sulle fondamentali Libertà dell'individuo.

5) L'abolizione del CNEL, la cancellazione formale delle Province e l'introduzione del Referendum propositivo? Non sono valide ragioni "addizionali" per accettare l'inaccettabile, in virtù del fatto che tali atti di revisione potrebbero avvenire tranquillamente con norma costituzionale ad hoc, che certamente riceverebbe il plauso dell'intero emiciclo.

Posto quanto sopra, sebbene non sia materia di quesito referendario, è importante puntare il dito anche sulla Legge Elettorale, recentemente entrata in vigore, chiamata "Italicum"

In primis, bisogna avere ben fisso in testa che il 4 Dicembre 2013, allorché la Consulta dichiarò l'incostituzionalità della Legge n. 270/2005, (nota ai più come "Porcellum", ndr) perché contraria ai principii sanciti dal già citato articolo 1 e dell'articolo 48, c. 2 (ovvero, laddove richiama l'eguaglianza del voto, ndr) della Sacra Carta, acconsentì alla prosecuzione della Legislatura, in base a quello, fondamentale ma discutibile, della "Continuità dello Stato". In breve, il Parlamento partorito dal Porcellum, pur illegittimo, fu temporaneamente legittimato nelle sue funzioni per evitare un grave "blocco formale" dell'Ordinamento Statuale. Legittimazione valida il tempo necessario per indire nuove Elezioni e (in base all'indirizzo di alcuni Costituzionalisti, ndr) per convertire eventuali Decreti Legge in scadenza. Tirando le somme: circa 3 mesi di vita programmata. Invece... 

Invece, a causa degli intendimenti di un Capo dello Stato "interventista" al limite dell'Attentato alla Costituzione, quello stesso Parlamento ha partorito ben due Esecutivi a guida Democratica (dove "democratica" è un eufemismo, ndr), un demenziale progetto di "disfacimento" delle Prima Fonte del Diritto, una nuova legge elettorale che, riproponendo i capi-lista bloccati a candidatura multipla e un enorme premio in numero di seggi, al partito di maggioranza relativa vincitore delle Elezioni, non può non essere incostituzionale al pari della precedente! E pensare che si sarebbe potuti andare alle urne con una legge elettorale certamente perfetta (il cosiddetto "Consultellum", ovvero un Proporzionale puro con preferenza unica, ndr), perché indirettamente creata dalla Consulta con la sua sentenza... Ma questo, ahimé, è quel che avrebbe potuto essere ma che non è.

In secondo luogo, è fondamentale che i cittadini-elettori si rendano consapevoli che proprio la combinazione dell'Italicum con le pseudo-Riforme Renziane, porterebbero dritti alla catastrofe: un partito unico di Governo con un uomo solo al comando. Chissà perché, ma mi ricorda l'ardire di un certo "nero qualcuno"... Che di nome faceva Benito Mussolini! (Ma, perlomeno, prima di "mettere il giogo" agli Italiani,  Mussolini ebbe la decenza di farsi eleggere in Parlamento, ndr).

Io Voto No. Fidarsi di un politicante che oltre ad aver tradito la parola data ad un compagno di partito ("Enrico stai sereno", ndr) e ad aver preso il Potere‬ in maniera contraria ai principii democratici, si sia affidato il compito di disfare la Costituzione‬ Repubblicana, per compiacere le mire di un "vecchio manovratore" con velleità di novello "padre della Patria"? In Verità Vi dico: No, grazie. 

Perché la Democrazia non si svende al volere del primo venuto, per di più assurto al Vertice dello Stato per un vile gioco di Palazzo. Perché il Futuro di una Nazione non può nascere da un Presente di contrapposizione causato dall'oltranzismo di un Partito, inviso a tutti gli altri, per la sua puntigliosa chiusura al dibattito, né può nascere dallo stravolgimento dell'eredità di un Passato di sofferenza e dolore, eppur gloriosamente slanciato verso di noi.

Insomma, per quanto mi riguardi, Giorgio Napolitano, Matteo‬ Renzi, Maria Elena Boschi, Denis Verdini, Anna Finocchiaro & Co., non devono né possono dormire sonni tranquilli: al Referendum‬ "oppositivo" d'Autunno, il mio "NO" sarà fiero e deciso, a dispetto dei loro fumosi intendimenti. Oggi, ancor più di ieri: "Viva l'Italia‬"!

D.V.

P.S. Caro Renzi, mi dica con parole sue, con o senza slides: «com'era quella del "manteniamo le promesse"»? In attesa di una risposta, io non mollo la presa e continuerò ad adoperarmi per salvare la Sacra Carta dalle sue grinfie. 

 
 
 

La Guerra di Religione, ai tempi del Jihad.

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«Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d'integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l'integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: "Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L'amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell'indipendenza, dell'egemonia, mirano a sormontarci. E l'Islam sormonta. Non si fa sormontare". Oppure questa: "Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli". In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia (...) Basta ricordare ciò che Boumedienne (dal quale Ben Bella era stato destituito con un colpo di Stato tre anni dopo l'indipendenza dell'Algeria) disse nel 1974 dinanzi all'Assemblea delle Nazioni Unite: "Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l'emisfero sud per irrompere nell'emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria" (...) Una Religione (l'Islam, ndr) che si identifica con la Politica, col governare. Che non concede una scheggia d'unghia al libero pensiero, alla libera scelta. Che vuole sostituire la Democrazia con la madre di tutti i totalitarismo: la Teocrazia. Come ho scritto nel saggio "Il nemico che trattiamo da amico", è il Corano non mia zia Carolina che ci chiama "cani infedeli" cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali. È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel "Mein Kampf", E qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. È scritto in quel libro. E se dire questo significa vilipendere l'Islam, Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E continuerò a ripetere: "Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere"». (Oriana Fallaci).

Incipit. Ogni veleno abbisogna di un antidoto. Qualunque malattia necessita di una cura. Il cancro va estirpato dal corpo del paziente, prima che il corpo stesso sia afflitto e sconfitto dalle metastasi... E se occorre, ben venga l'accanimento terapeutico, quando la speranza non sia del tutto venuta meno. "Preservare la vita" (e possibilmente anche il proprio stile di vita, ndr): ecco l'unico, indiscutibile e obbligato intendimento.

Guerra sovranazionale di popoli e di Religione. Eccoci qua, dunque, ad affrontare nuovamente la cronaca senza tempo di questo sciagurato presente. Un presente che in un crescendo di terrore, tra un attentato riuscito e dieci altri impediti da chi lavora nell'ombra per la nostra Sicurezza, ci vede prigionieri in casa nostra. Un presente che tra aggressioni di cani sciolti e azioni mirate di gruppi votati al Jihad, vede una conta crescente di decine di morti dilaniati e mutilati e di centinaia di feriti nel corpo e nell'anima. 

Un presente che, nonostante i forzati dinieghi e le false rassicurazioni di taluni (siano essi Papa Francesco, Sergio Mattarella o Laura Boldrini, ndr) che dall'alto dei loro scranni si attardano a farci credere il contrario, non è altro che una Guerra di Religione. Anzi, "di religioni". Una guerra che non fa prigionieri. Una guerra che tra carichi di armi e barili di petrolio parte da Wall Street e giunge fino alle città Europee che grondano sangue, passando per le madrase Pakistane, per Tora Bora, per Baghdad, per Aleppo, per Sirte... E che al Dio Dollaro contrappone Allah e il suo Profeta.

Eccoci qua, a guardare con gli occhi sempre più assuefatti immagini strazianti e ad ascoltare racconti angoscianti, impauriti a ragionare col dolore del cuore, nell'attesa di sapere se la lista delle vittime di turno sveli o meno il nome di un nostro caro, di un amico, di un conoscente. Eccoci qua, a soffrire nostro malgrado e della "sindrome dell'Assedio permanente", sulla falsariga di quanto accade da sempre nel fin troppo vituperato Israele.

L'Europa prende coscienza, giorno dopo giorno, che il suo presente e il suo futuro siano fatti di paura e insicurezza, a causa di un passato per nulla lungimirante, nei confronti della "questione Islamica"

In principio furono i "Mori". La Storia racconta che l'Europa, specie quella affacciata sul Mediterraneo, abbia da sempre avuto a che fare con le smanie di conquista delle popolazioni Arabe e Ottomane, spinte dal vessillo della mezza Luna. Dallo scontro di Poitiers, combattuto dall'eroe Carlo Martello, alla lotta secolare tra regni cristiani e califfi di Spagna. Dalle scorribande piratesche contro la penisola Italica, alla battaglia di Lepanto. Dall'assedio di Costantinopoli, a quello di Vienna.

D'altro canto, la Storia racconta che nel corso di secoli a noi più vicini, le Corti occidentali prima e i Governi "moderni" poi, abbiano rinfocolato lo scontro mai sopito tra due mondi antitetici, per assecondare le ragioni del Potere coloniale e per accrescere il dominio delegato loro dalla "diplomazia delle sfere d'influenza", azzerando sul nascere ogni possibilità di conciliazione e di pacifica convivenza.

Detto ciò, siamo onesti: se Lawrence d'Arabia fosse stato ancora tra noi, dopo essersi guardato attorno, con l'occhio fisso verso Calais, scosso dagli infausti eventi in divenire, avrebbe votato per la Brexit, "alzato muri" e messo mano alla fondina. E ovviamente avrebbe maledetto quanto fatto ad Aqaba, in passato, per conto di Sua Maestà...

Comunque sia, qualunque siano i personali punti di vista e ovunque si annidino le ragioni, la realtà dei fatti è che oggigiorno, il Vecchio Continente si trovi a dover reagire in casa propria ad attacchi sferrati al proprio interno, sia da cittadini "acquisiti" da un paio di generazioni, sia da forze migratorie dirompenti, etichettate ipocritamente come "ondate di rifugiati in fuga da guerra e miseria e in cerca di un futuro migliore"...

Dalla politica coloniale alla politica "delle braccia conserte", per vedere l'effetto che fa. Se è vero che Nazioni con un passato imperiale e imperialista come Regno Unito e Francia si trovino a soffrire le conseguenze della dismissione dei propri domini d'oltre-mare; che altre, come la Germania, ancora stordite dai postumi del "male assoluto" soffrano la sconsiderata apertura agli "asilanten" degli ultimi sessant'anni e che altre, come in Paesi Scandinavi, abbiano finito per pagare la politica delle porte aperte allo straniero, perorata da troppi decenni di Socialdemocrazia, è vero anche che altre Nazioni, come l'Italia, si trovino a soffrire l'impreparazione e l'incapacità di Governo, esplosa all'inizio degli anni '90 con l'attracco della Vlora nel porto di Bari...

La cecità delle Istituzioni Nazionali e di quelle comunitarie e la disorganizzazione nel prevedere e nel gestire un fenomeno destabilizzante lo status quo sociale ed economico, fa accapponare la pelle. I libri racconteranno, un giorno, che mentre un moderno "limes" ideologico e geografico cadeva, nelle Cancellerie Occidentali si discuteva sul nulla, lasciando a quell'aborto politico chiamato UE, il compito di prendere decisioni. Decisioni, per inciso, insensatamente vuote nei presupposti, negli atti e nei risultati.

L'invasione del Bel Paese. Vi era un tempo in cui, in Patria nostra, la massima espressione umana dell'esotismo era il "marocchino" che insistentemente, ma educatamente, da "ospite riconoscente" quale si sentiva, cercava di appioppare occhiali di plastica e orologi contraffatti a divertiti bagnanti accalcati sulle spiagge. Un tempo in cui, quasi come una vergogna, si raccontava che le percentuali di stranieri alberganti sulla Penisola, fossero cosa esigua, ad esempio, rispetto a quelle dei nostri vicini d'Oltralpe.

Poi venne l'oggi. Oggi, in cui al degrado dei centri d'accoglienza, alla spartizione di risorse sotto banco e agli abusi del caporalato agricolo, fa da contraltare il sottobosco delle frotte di clandestini che, presunti rifugiati o meno che siano, scriteriatamente sparpagliati sul territorio, vivono il proprio status in tutta "legalità", finendo per essere "tutelali" da norme sempre meno efficaci, dall'impossibilità di reazione delle Forze dell'ordine, dalla manica larga di taluni esponenti della Magistratura e dallo sguardo distratto dei politicanti di Governo.

A tal proposito, fa davvero sorridere il fatto che in tempi recenti il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, probabilmente spinto dai sondaggi che vedono crescere il disappunto dei suo connazionali sul tema dell'immigrazione, abbia avuto modo di affermare che i migranti debbano "stare in Italia per lavorare e rendersi utili e non per bighellonare". Bene. Preso atto di quel che tutti vorrebbero, siamo ancora in attesa di una soluzione concreta che svuoti le strade dalle ciurme di perdi-tempo che vivono di espedienti e che magari, sedotti dal richiamo delle Huri promesse dal Corano, studiano e si addestrano per compiere prima o poi, il proprio martirio sulle nostre strade.

"Vogliono soltanto andare nel Nord Europa". Ci hanno illuso per anni che il nostro Paese fosse soltanto una meta di passaggio, necessario approdo per chi cercasse la strada la "parte alta" del continente. Ora che l'intento di sprangare gli ingressi pare essere diventato un obbligo, tanto a Londra quanto a Copenaghen, passando per Budapest e Vienna, cresce il "tappo" messo in conto a Roma. Anziché aprire le caserme per dar spazio alle decine di migliaia di persone che quotidianamente sbarcano in Sicilia o che attraversano la frontiera della Venezia-Giulia, sarebbe il caso di riaprirle per istruire le nuove leve di giovani Italiani alla difesa del suolo patrio. 

Visto e considerato che in Italia‬ il reato di Clandestinità‬ sia venuto meno, la Politica‬ dovrebbe rapidamente adeguare la Legge‬ per evitare che il Paese diventi una sciagurata "terra di nessuno", piena zeppa di troppi "indesiderati ed indesiderabili qualcuno"… Molto pragmaticamente, si potrebbe cominciare col prendere esempio dal Codice Penale Canadese, laddove recita: “Commette reato di Vagabondaggio chiunque, non avendo apparenti mezzi di sostentamento, sia colto a vagare all’aperto o ad alloggiare in baracche o capanni o in qualunque edificio abbandonato o non occupato o in veicoli o carri, vagoni ferroviari o automobili o stazioni ferroviarie, e non sia in grado di dare contezza di sé. Commette altresì reato di vagabondaggio chiunque, non avendo visibili mezzi di sostentamento, non svolga attività lavorativa”. 

Senza leggi che regolino i flussi e che sappiano "discriminare" chi possa e chi non possa attraccare in Europa, non v'è modo di evitare la catastrofe. Non possiamo né dobbiamo attendere che Africa e Medio-Oriente si riversino in un imbuto che porta dritti da questa parte del Mediterraneo. Quando sento parlare di rifugiati, mi viene il voltastomaco. Un rifugiato con fisico da atleta, smart phone e strafottenza da vendere per me è un soltanto un furbastro pronto a vendere sua madre per raggiungere i propri scopi. Donne incinte che decidano d'imbarcarsi verso l'ignoto con tutto il propri fanatismo nascosto da un velo nero, non sono sinonimo di speranza, ma di pericolo.

Se è vero com'è vero che l'ISIS sia un potentato economico, è ovvio che la scelta di minare l'Occidente dal proprio interno passi per il proselitismo via Internet da un lato e per l'invio di "cellule dormienti" già sapientemente edotte del proprio "scopo di morte", dall'altro.

E che dire poi dei bambini istruiti tra AK-47 e corpetti esplosivi, tra Raqqa, Ramadi e Mosul? O del fatto che, stando a un fresco rapporto di Medici Senza Frontiere, il 60% dei "migranti" soffrirebbe di disturbo post-traumatico da stress o di vera e propria patologia mentale? Dovremmo forse garantire loro sedute psico-analatiche vita natural durante, per evitare che prima o poi vestano una cintura esplosiva, agguantino un coltello, o impugnino una pistola?

Perché noi dovremmo accollarci tutto e tutti? Possibile che vi sia ancora chi non voglia capire il rischio che stiamo correndo? Un rischio fatto di contrapposizione etica, morale, culturale, familiare, sociale e spirituale. E parimenti, un rischio fatto di vero e proprio favoritismo economico. Ad esempio, pensi all'Italia e vedi che a fronte di risorse economiche sempre più esigue, si preferisca spendere denaro in favore di un forestiero anziché di un cittadino che paghi le tasse, finendo per discriminare proprio quest'ultimo. Pensi all'Italia e leggi storie di discussioni sul Diritto al Wi-Fi e alla bicicletta, sbandierato da "ospiti" pretenziosi e insolenti (il recente caso che ha visto l'encomiabile "niet" del Prefetto di Monza è alquanto indicativo al riguardo, ndr). E se alzi la voce contro certe vergogne, finisci per essere additato come "cittadino capriccioso", come "nostalgico" o peggio, come un "razzista dell'ultim'ora". Troppo comodo! 

Dalla xenofilia alla xenofobia. A causa della colpevole, connivente ed ideologizzata "disattenzione" della Politica, in pochi lustri il mito "Italiani brava gente" ha lasciato il posto ad una realtà fatta di avversione verso gli stranieri. L'odio nazionalista che in passato era limitato a poche teste calde, si è fatto largo tra i ceti più istruiti e benestanti (anche se parlare di benessere, pare oramai una presa in giro, ndr). E mentre si continua ad "importare" manodopera a basso costo non richiesta, si lascia che la "meglio gioventù Italica" scappi altrove, in cerca di quelle fortune che, nel Paese senza meritocrazia, sono destinate ad altri. Gli unici corridoi umanitari da realizzare non sono certo quelli che accrescerebbero il flusso di altre genti verso questa terra sciagurata, bensì quelli in grado di far tornare a casa i "cervelli in fuga".

Piuttosto che lasciarli elemosinare risorse in casa nostra, è necessario aiutare i profughi in casa loro, partendo dal principio che ciascuno sia padrone in casa propria. Ma ciò non potrà accadere finché i Governi non prenderanno atto che sia necessario ridare senso alla  Cooperazione, parola piena di significati concreti che, per quanto riguarda l'Italia, è caduta in disgrazia oltre vent'anni or sono in qualche sconosciuto porto della Somalia...

Non credo alla favola dell'Islam "moderato" e non credo alle sceneggiate inter-confessionali. E' indubbio che il numero di connazionali colpiti cresca di anno in anno, da Tunisi a Nizza, passando per Parigi, Bruxelles e Dacca... Così come è indubbio che sia soltanto una "questione di tempo", affinché si verifichi uno "spiacevole evento" all'interno dei nostri confini.

Mi pare assurdo che alcuni si attardino ancora a sproloquiare di integrazione, sbandierando la follia dello "Ius Soli" come soluzione contro ogni male! Nonostante sia un fiero difensore dei dettami della Costituzione Repubblicana, credo che se i Padri Costituenti avessero potuto vedere la situazione che ci troviamo a vivere, avrebbero tenuto ben strette le maglie dell'art. 3, sul tema religioso.

Già perché, dopo tutto, nonostante si tenti ancora di negare l'evidenza, tanto l'Italia quanto l'Europa hanno innegabili radici Giudaico-Cristiane. Che errore commisero, i burocrati di Bruxelles e tutte le forze di Sinistra, allorché rifiutarono di riconoscerle nel progetto di Costituzione Europea! Già, che errore. Anche in considerazione del fatto che quando si parli di Islam si parli di Stati Confessionali e di Teocrazie, in cui la reciprocità non esiste e in cui lo sfoggio di una croce sia sinonimo di apostasia, ovvero di un reato da pagare con la vita.

La Laicità vi seppellirà. Mi pare assurdo anche che certi "estremisti dei diritti civili" si trovino a lamentare la militarizzazione delle città, la restrizione del Diritto alla Riservatezza e ovviamente, un "eccesso di sorveglianza" da parte delle Forze di Polizia. Quelli che con le proprie battaglie sciagurate (combattute in nome del "laicismo" e con l'idea che i principii democratici siano universali, ndr) hanno fatto in modo che il problema di convivenza assumesse dimensioni di vero e proprio scontro di civiltà, prostrandosi ad accettare l'inaccettabile e che, rifuggendo la propria Fede, hanno spalancato le braccia alle cantilene del Muezzin, si trovano a protestare per le conseguenze delle loro "malefatte". E' assurdo! E' puerile! E' vile!

E mentre cresce la paura e l'insicurezza verso il futuro e tramonta il sogno di unità in un'Europa sigillata da muri di autodifesa che non voglio affatto biasimare, non posso che confidare, ancora un volta, che si decida presto di avviare una moderna "Reconquista" della nostra terra, dei nostri valori, delle nostre tradizioni e del nostro Credo.

Nell'attesa, conscio che in questa Guerra sporca la carneficina sia soltanto all'inizio, non devo far altro che sperare... Di non essere la prossima vittima della barbarie ad avere il proprio nome scritto su una lista; di non essere la prossima vittima in grado di listare a lutto la bandiera, meritandosi chissà, delle esequie solenni; di non essere la prossima vittima a spingere le Autorità dello Stato a perdersi nel finto dolore, nelle frasi fatte, nei discorsi ripetuti e in mari e monti d'insulse promesse. Non devo far altro che sperare, di non essere la prossima vittima capace d'ingombrare la chiesa con la propria bara...

Che il "nostro" Dio me la mandi buona. E che la mandi buona anche a te. Amen!

D.V. 

 
 
 

"Assemblea Ri-Costituente". La panacea contro i mali del Renzismo.

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"Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro Governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato Democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una Giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La Libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della Democrazia...". (Pericle - Discorso agli Ateniesi, 431 a.C. Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36) 

Un incontro con D.V. - Del Comitato di Redazione 

Eccoci qua nuovamente a quattr'occhi, per fare quattro chiacchiere, dopo la precedente occasione offertaci dal tuo articolo "Freedom of Speech", dedicato ai lettori a stelle e strisce. Tanto per cominciare, restando al mondo Anglosassone, permettimi di chiedere quale sia il tuo punto di vista riguardo alla Brexit, ovvero, alla scelta della maggioranza dei figli della "perfida Albione", di dire addio all'Unione Europea mediante il discusso Referendum voluto con forza dall'ex Primo Ministro, David Cameron.

Beh, che dire? Per prima cosa, sono rimasto impressionato dalla semplicità con cui Cameron sia riuscito ad organizzare il proprio suicidio politico. E' stata l'apoteosi della supponenza e della disorganizzazione, inscenata a tutto favore dello scapigliato e scapestrato Boris Johnson (nonostante questi si sia rifiutato di prenderne il posto, a capo dei Conservatori, ndr) e dell'indecifrabile Nigel Farage. In secondo luogo, non mi meraviglio che la campagna per il "leave" abbia prevalso su quella del "remain", non foss'altro che per l'ovvia consapevolezza che i fautori dell'uscita siano riusciti a far presa sulla gente, inculcando in essa tutte le paure, vere o presunte, legate alla massiccia immigrazione proveniente dal di là della Manica, rinfocolando un "nazionalismo imperiale" rimasto sopito per decenni e nascondendo i vantaggi economici conseguenti alla permanenza in Europa. Insomma, non è una novità che i fondi strutturali siano stati per anni una manna per certe zone dell'Isola, dalla Cornovaglia al Galles, eppure... Eppure, i timori nati e cresciuti sulle immagini dei "campi del caos" di Calais hanno prevalso.

Negativo o Positivo dipende dai punti di vista, eppure, il responso del Referendum e prima ancora, lo scontro frontale tra le campagne tra "pro" e "contro", sono il segno che la Partecipazione popolare abbia prevalso sulla rinuncia e sulla rassegnazione causate dalla Politica decisionista fatta propria da certi leaders "elitari". Non è così?

Certamente. Da questo punto di vista, come sai, "benedetta sia la Partecipazione". Vedo sempre con favore la "discesa in campo" dei cittadini e l'espressione del voto popolare, sia che si tratti di Elezioni, sia che si tratti di dire Sì o No ad un quesito referendario. Quanto capitato in Gran Bretagna dovrebbe essere un monito a quanti, in Italia, perorino la causa dell'Astensione, "perché tanto non cambia mai niente"... Nulla di più ignobilmente sbagliato. L'effetto domino che la Brexit sta provocando a livello planetario, tanto in Politica e Diplomazia, quanto e soprattutto in Economia, è la dimostrazione che il "battito d'ali" di milioni di farfalle non provochi soltanto un uragano, ma cambi le sorti del mondo. 

Non ti preoccupa lo scivolone dei Mercati, ancora moribondi dopo la Crisi Finanziaria del 2008? 

Il "giorno dopo" è sempre malinconico... Eppure, se guardi bene, anche in questo caso è la Speculazione a provocare preoccupazione e raccapriccio tra le masse. Personalmente, dovendo scegliere tra Finanza e Democrazia non ho remore ad optare per quest'ultima. Non temo il mio diritto di decidere. Sono un elettore prima di essere un investitore. Credo che quando il Denaro assuma il ruolo di "risposta" a ogni domanda, qualcosa non funzioni più correttamente, né onestamente. Questa è la ragione che mi fa apprezzare la scelta dei Britannici di tranciare i ponti che li legano a noi continentali. Anche nel caso in cui ciò rappresenti, o possa rappresentare l'inizio di un nuovo "Armageddon" economico sovranazionale. Quando la Politica finisce per nutrire se stessa, galleggiando nell'auto-referenzialità da parata e facendo spallucce innanzi alle grida dell'uomo qualunque, i cittadini, in quanto elettori informati e consapevoli, hanno il diritto di riprendere in mano il Potere... Attraverso uno strumento che non passa mai di moda: l'urna elettorale. Ovviamente, si potrebbe discutere all'infinito sull'asimmetria informativa che ha spaccato il Regno Unito, ma tant'è... "Good bye, UK"! 

Bene. Fatta la doverosa premessa, torniamo alle cose di casa nostra. Guardando alla tua recente, "massiccia", motivata e dettagliata presa di posizione contro le Riforme della Sacra Carta architettate dal Governo di Matteo Renzi, quel che mi viene subito in mente, un po' provocatoriamente, è: "ma chi te l'ha fatto fare"? 

Le fonti storiche raccontano che l'Imperatore Marco Aurelio ebbe modo di affermare: "È tuo dovere essere onesto e dire e fare senza perder tempo ciò che richiede la natura umana e che a te sembra più giusto: ma fallo di buon animo, con discrezione e senza ipocrisia"... Ecco allora, molto semplicemente, che abbia deciso di muovermi perché spinto dal "dovere" di partecipare alla vita politica del mio Paese. Già, perché, la politica attiva non si fa soltanto sedendo in Parlamento, nei Consigli Regionali e nei Comuni, ma anche per strada e nelle "piazze virtuali", impegnandosi profondamente e caparbiamente per cancellare quelle "asimmetrie informative" citate in precedenza riguardo alla Brexit. Si fa difendendo le proprie idee, facendo o tentando di "fare opinione" senza obblighi verso alcuno, eccetto la "dea Ragione"... Il voto informato è la chiave di volta per il cambiamento "illuminato" e soprattutto, è il mezzo per evitare che chi ci governa ci serva nel piatto delle decisioni già prese, mettendole subdolamente sul nostro conto. Questo è ciò che fa la differenza tra una Democrazia propriamente detta e certe Democrazie plebiscitarie che la Storia ricorda abbiano sempre mascherato delle vere e proprie Tirannie. 

E' quindi il binomio composto da principii democratici e valori costituzionali ad averti indotto a prendere una posizione netta?

Non vorrei perdermi in citazioni ridondanti ed auto-celebrative, ma per me era ed è una "Questione Morale", prima ancora che personale. Qui non si tratta della solita levata di scudi, vuota e sconclusionata, che mette di fronte gli Italici Guelfi e Ghibellini al grido "volemose bene"... Contro il tentativo di realizzare il "vile oltraggio", la necessità di argomentare in difesa della Costituzione Repubblicana era e resta una ragione di vita. Con buona pace dei professionisti di partito (di quelli del PD, nello specifico, ndr) e di alcuni noti giornalisti-zerbino e a dispetto di quelli che, vestendo i panni di "avvocati del Diavolo" di quart'ordine, noti al giorno d'oggi come "troll", tentano di confutare le ragioni di chi non accetti che un Governo di dubbia o nulla legittimità si arroghi il diritto di metter mano alla Legge delle leggi, accampando scuse tanto banali quanto puerili, come la Governabilità e la riduzione delle spese dello Stato. 

Credi che i tuoi lettori abbiano compreso le tue ragioni? Come dire: hanno apprezzato le riflessioni espresse nei tuoi editoriali, o le hanno rese al mittente? 

Beh, tirando le somme, la maggior parte dei lettori ha gradito e condiviso i miei pensieri. L'eccezione ha riguardato soltanto pochi individui, evidentemente ideologizzati, che dubito abbiano davvero letto e compreso. Individui per i quali la massima espressione del rifiuto si potrebbe riassumere con parole del tipo: "Parla! Chi sei e chi ti manda?"; incapaci di accettare la "purezza" delle intenzioni di cittadino tra i tanti, con idee opposte alle loro; incapaci di accettare che vi possa essere qualcuno che "disinteressatamente" possa non pensarla come "il campione del Marketing di se stesso", noto alle cronache come Matteo Renzi e ovviamente, incapaci di ribattere seriamente e profittevolmente, andando oltre le elucubrazioni diffuse ad arte da proprio mentore... Peccato che sia tra i detrattori, sia tra gli ammiratori, vi siano stati non pochi esempi di "untori dell'odio", incapaci di ragionare civilmente. Talvolta, la stupidità delle persone è disumana. Passano gli anni, ma gli Italiani sono ancora quei "Mostri" interpretati da Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi nell'omonimo film di Dino Risi. 

Tornando al Referendum, qual è il tuo rapporto con questo chiacchierato Istituto? 

Come detto, credendo fermamente nel valore della Partecipazione, ritengo che l'espressione diretta dei cittadini, attraverso il Referendum, dia concretezza alla Democrazia più di quanto un Voto elettorale talvolta possa dare. Ciò, nonostante nel corso degli anni, in Italia, a causa dell'inflazione "Radicale", il ricorso al popolo abbia sfiorato più volte il ridicolo. Non ti nascondo che guardando alla Svizzera io provi sempre un misto di ammirazione e invidia.

Hai citato la Svizzera. Credi dunque che i Referendum propositivi debbano affiancare quelli abrogativi, consultivi e confermativi? Se sì, allora perché non accettare la Riforma Boschi, che prevede proprio la loro introduzione? 

Primo, perché l'oltraggio della Legge delle Leggi non può essere scambiata con un "contentino"... Secondo, perché proprio quel contentino potrebbe essere ottenuto con legge costituzionale ad hoc, verso cui, non ho dubbi, anche l'Opposizione che siede in Parlamento sarebbe ben disposta. 

Hai potuto cogliere il sentimento popolare. A tal proposito, qual è la tua sensazione rispetto al quesito che in Autunno sulle Riforme? 

Sensazione? Preferisco parlare di certezza. Come dire: ho l'assoluta certezza che in Autunno, Matteo Renzi, Denis Verdini, Maria Elena Boschi, Anna Finocchiaro, Maurizio Lupi, Fabrizio Cicchitto e su tutti, Giorgio Napolitano, assaporeranno il gusto di una sconfitta di dimensioni bibliche. Ripeto dunque: "Matteo stai sereno"! Non occorrono i Sondaggi per prendere cognizione della Verità. Sono disposto a mettere in gioco la mia faccia... 

Se dovessi prevedere un risultato, come peseresti in percentuale i favorevoli e i contrari ad una "trasformazione" della Sacra Carta di fatto ben più profonda di quanto lasciato percepire dall'Esecutivo? 

Beh, credo che il famigerato "40%" che fece sorridere il PD alle ultime elezioni Europee tornerà indietro con gli interessi, in faccia a certi fumettistici racconta-balle. Confido in un "70 / 30" a favore del "NO". Anche se alla fine l'importante sarà portare a casa il risultato, avendo salva la Sacra Carta, anche per uno "0,qualche cosa".

Come credi che reagirà il Presidente del Consiglio?  

Come ho già avuto modo di dire, mi sono fatto l'idea che Matteo Renzi non trarrà quelle "dovute conseguenze" di cui più volte ha parlato, qualora dovesse essere sconfitto. Perché un prioritario "senso di Responsabilità" lo indurrà a restare in sella, per il bene dell'Italia. La nostra Storia è piena di dichiarazioni rimangiate nel tempo necessario di una "salita al Colle"...  

Intendi dire che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, lo incaricherebbe di nuovo, nel caso in cui Renzi si dimettesse, rimettendo l'incarico? Una nuova "lunga mano" del Quirinale all'orizzonte?

Ovvio. Perché i Mercati non accetterebbero da par loro, la "democraticissima incertezza" legata a una Crisi di Governo.  

Non è un mistero che il Premier non ti sia simpatico, eppure, in un tuo pezzo di qualche tempo fa, che non a caso era intitolato "Lettera Aperta a Matteo Renzi", parevi essere disposto a concedere credito all'ex Sindaco di Firenze e addirittura lo invitavi a rivedere la Costituzione. 

Mettiamo in chiaro una cosa: l'Italia è ancora una Repubblica Parlamentare, non un "Premierato". Ergo, continuiamo a parlare di Presidente del Consiglio, cestinando la parola "Premier", a dispetto di una terminologia impropria diffusa da alcuni "giornalai", sempre pronti ad ossequiare questo o quell'inquilino di Palazzo Chigi. Detto ciò, è indubbio che avessi dei pregiudizi benevoli su di lui. Perché, com'è giusto che sia, non ci si può contrapporre a qualcuno senza cognizione di causa... Nel caso di Renzi, la causa si è presentata col tradimento di Enrico Letta. E non perché apprezzassi l'attendismo del "nipote di cotanto zio", bensì perché con tale atto egli sia venuto meno alla propria parola. Posso apparire "old school", ma personalmente vedo nella parola data il chiavistello che serra il rapporto tra le persone. Senza contare poi le successive "cause" legate alle sue decisioni di Governo, dal Jobs Act alla normativa sul Bail-In, approvata senza batter ciglio per la gioia della Germania di Frau Merkel, a spese dei risparmiatori Italiani. D'altro canto, confermo di averlo invitato, a suo tempo, a darsi da fare. Ma soltanto una volta che fosse stato eletto in Parlamento. Così come confermo di avergli suggerito, un po' provocatoriamente, di cambiare la Costituzione. Non senza aver fatto presente che anche la Loggia P2 volesse fare altrettanto...

Posto che il Presidente del Consiglio esca sconfitto dal Referendum Confermativo d'Autunno, sarà egli comunque in grado di "raccogliere i cocci"? 

Sono dell'avviso che anche in caso di respingimento del suo progetto, Renzi sia intenzionato a mantenere uno stretto legame col Potere, perché il Potere dà alla testa. Penso anche che avendo puntato tutto su una revisione della Costituzione discutibile, escludendo dal dibattito la Minoranza Parlamentare, si sia "bruciato". Pertanto, da cittadino, da elettore e da contribuente, non vorrò più saperne di vederlo quotidianamente declamare i propri "successi" a favore di telecamera. 

A tuo giudizio, come si potrebbe immaginare di riavvicinare le forze politiche, per il bene dell'Italia?

Credo che il primo passo dovrà essere una profonda riorganizzazione del Partito Democratico. Perché col PD logorroico, supponente, "elitario" e legato ai "Poteri forti" di oggi - che unisce gli intrighi propri della "fu" Democrazia Cristiana al decisionismo del leader di Forza Italia - è impossibile trattare. Dovrebbe essere un partito di Sinistra, ma pensa ed agisce da forza politica reazionaria, come a voler fare le veci di una Destra scomparsa "de facto" dalla scena politica nazionale, seppellita da oltre vent'anni di "conflitto d'interessi" Berlusconiano. Soltanto dopo si potrà ripartire dal ragionamento costruttivo, all'interno del Parlamento, senza rancori e senza preconcette porte chiuse in faccia agli altri. 

Intendi forse dire che l'Italia di domani sia destinata a ripartire dalle ceneri dell'Italia di oggi e di ieri, magari tirando fuori dal cilindro una nuova Assemblea Costituente? 

Esatto. Non vorrei mettere il carro davanti ai buoi, precorrendo eccessivamente i tempi, ma potrebbe essere un'ipotesi da prendere in considerazione: realizzare delle Riforme ragionate e pienamente condivise, attraverso una nuova Assemblea Costituente, anzi, "Ri-Costituente", per ridar vigore e smalto ad una Nazione morente...

Credi che il Movimento Cinque Stelle potrebbe essere l'interlocutore privilegiato, a tal fine? 

Un momento... Il Movimento Cinque Stelle è già il futuro. Sempre che prima o poi glielo lascino realizzare. Detto ciò, rispondendo alla tua domanda: "sì, potrebbe esserlo". L'importante è che le prime forze politiche in quanto a numero di voti, si ricordino che nonostante la Politica sia una Guerra di logoramento da combattere in trincea, sia anche e soprattutto l'arte del compromesso, nel senso buono del termine, raggiunto in favore del popolo sovrano. Ma questo sarà il dopo... Ora è tempo di pensare all'adesso, di serrare le file e di prepararsi per correre alle urne, in Autunno, decisi anima e corpo a scrivere "NO", in risposta al quesito che ci chiederà di rinunciare all'eredità dei nostri Padri.

Del Comitato di Redazione

P.S. Grazie a D.V.

 
 
 

"Matteo stai sereno"! Riflessioni di un libero cittadino, in difesa della Costituzione Repubblicana.

Foto di cornell2

"Per far funzionare un Parlamento, bisogna essere in due, una Maggioranza e una Opposizione (...) La Maggioranza, affinché il Parlamento funzioni a dovere, bisogna che sia una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti, ma desiderosi della discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza, per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si son trovati d'accordo continuino a resistere di fronte alle confutazioni degli oppositori. Se la Maggioranza si crede infallibile solo perché ha per sé l'argomento schiacciante del numero e pensa che basti l'aritmetica a darle il diritto di seppellire l'Opposizione sotto la pietra tombale del voto con accompagnamento funebre di ululati, questa non è più una Maggioranza parlamentare, ma si avvia a diventare una pia congregazione, se non addirittura una società corale, del tipo di quella che durante il fatidico ventennio dava i suoi concerti nell'aula di Montecitorio (...) Queste forme di sprezzante rifiuto, colle quali la Maggioranza ostenta di non degnarsi neppure di discutere gli argomenti dell'Opposizione, mi sembrano, per la sorte del Sistema Parlamentare, più pericolose delle reazioni violente; è una specie di ostruzionismo a rovescio con cui la Maggioranza, mirando a screditar l'Opposizione, viene in realtà a tradire la ragion d'essere del Parlamento, nel quale il voto dovrebbe essere in ogni caso la conclusione di una discussione e non il mezzo brutale per soffocarla (...) È stato detto che la vera Costituzione è la Maggioranza: se la Maggioranza non vuol rispettare la Costituzione, vuol dire che la Costituzione non c'è più. Ma proprio per non sentir ripetere questo discorso, che era di moda sotto il Fascismo, la Costituzione aveva predisposto al disopra della Maggioranza organi indipendenti di garanzia costituzionale, destinati a proteggere la Costituzione contro la stessa Maggioranza (...) Quando si parla in senso dispregiativo del «Parlamentarismo» come degenerazione del Sistema Parlamentare, non si vuole intendere, è chiaro, che si possano corrompere in sé le leggi che stabiliscono in astratto il modo con cui i congegni parlamentari dovrebbero funzionare; ma si intende dire che gli uomini incaricati di metterle in pratica, gli elettori e gli eletti, i deputati e i governanti, le possono far servire a finalità in contrasto con quelle per le quali queste leggi sono state in astratto dettate: a finalità di gruppo, in contrasto coll'interesse pubblico (per esempio gli interessi di un gruppo finanziario), o addirittura a finalità private: vi mettono dentro i loro propri moventi psicologici di carattere personale, ed è proprio per questo che a poco a poco tutto il sistema si trova a essere deformato e corrotto (...) La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria Responsabilità. C’è dentro tutta la nostra Storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli. Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la Libertà e la Giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la Libertà e la Dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione". (Piero Calamandrei)

Incipit. Indubbiamente, allorché si tenti d'illuminare le masse, cercando di renderle edotte di vicende al di fuori degli schemi del vivere quotidiano, le accuse di Complottismo, di Dietrologia e addirittura di "velata follia", sono sempre dietro l'angolo. Senza contare che, oggigiorno, se non sprizzi ottimismo da tutti i pori; se guardi oltre le "slides"; se non taci ed acconsenti; se dissenti e fai domande; se insomma con cognizione di causa di ostini a "remare contro", è un attimo che ti piova addosso l'etichetta di "gufo"... 

Eppure, in questi tempi disonesti, se appare scontato dover ricevere il biasimo di chi si prodighi a vendere false certezze e verità artefatte a favore di telecamera, come fossero pentolame, è tragico realizzare che sempre più spesso siano i cittadini a non voler sapere, a far spallucce e a perseverare nelle vane speranze. Insomma, a rendersi colpevolmente disponibili ad accettare tutto e il contrario di tutto, a scansare le "fatiche" di una Responsabilità che parte dal semplice ragionamento e che arriva alla personale Partecipazione, per la somma gioia di quanti decidano alle loro spalle e a loro spese. 

In principio Dio creò le Banche. Prima o poi, raccontando del nostro presente, i libri di Storia si apriranno così: "le grandi Banche d'Affari e d'Investimento furono lo strumento attraverso il quale la Finanza predatoria finì per scansare la Politica dalla gestione del mondo". Consigli di Amministrazione guidati da managers senza scrupoli, in luogo di fini Statisti e Diplomatici lungimiranti; fredda gestione contabile anziché virtuosa capacità di governo; prospetti informativi troppo sintetici e farlocchi, piuttosto che giuste ed inflessibili prescrizioni di Legge... Basta guardarsi attorno: la Crisi dell'Economia Globale che si auto-alimenta e che continua a covare sotto la cenere, è un caso di scuola. Cause ed effetti. Molteplici effetti, incrociati e danni collaterali sempre a scapito della moltitudine distratta e sacrificabile. 

Guardando all'Europa, quei libri ci diranno chiaramente che il progetto dell'Europa Unita fallì per un "eccesso di allargamento", perorato da qualche "board" di sconosciuti burattinai...

E guardando all'Italia, quegli stessi libri racconteranno che la caduta dell'ultimo, seppur discutibile Governo Berlusconi, fu provocata da ragioni tutt'altro che limpide. E che il tentativo, riuscito, d'introdurre il pareggio di bilancio nella Costituzione Italiana e il tentativo, pendente, di disfare la Prima delle Leggi, non furono il frutto di un'abile mente innovatrice, bensì dell'indicazione di un Potentato Finanziario come J.P. Morgan, desideroso di spazzar via l'impronta "Socialista" di una normativa che troppi Diritti concedeva e che troppi paletti poneva ai falchi dell'Economia di Mercato...

Insomma, gli Italiani di domani avranno davanti agli occhi, svelati in un sol colpo, tra le righe, i milleuno perché del "Governo delle Banche" di Mario Monti, del "Governo delle Banche 2.0" di Enrico Letta e del "Governo delle banche salvate a scapito dei risparmiatori", guidato da Matteo Renzi... E noi, avi trapassati a miglior vita, dovremo subire il loro ironico dileggio, causa eccesso di credulità o peggio, per palese stupidità. 

Beh, io non mi rassegno a quel domani, né mi consegno al tempo che passa senza lottare, con "penna e calamaio" in mano.

Una Repubblica che dà i numeri. Pensate davvero di vivere in una fantomatica "Seconda Repubblica", soltanto perché da vent'anni si cerca in ogni modo d'indurvi a crederlo? Siete veramente pronti ad applaudire alla nascita di una tanto ipotetica quanto farsesca "Terza", nel caso in cui, Dio non voglia, al Referendum d'Autunno prevalesse la posizione reazionaria rappresentata da Denis Verdini, Giorgio Napolitano, Maria Elena Boschi e Matteo Renzi? Beh, mi dispiace per Voi. 

La propaganda Politica e la politica della Propaganda sono due facce della stessa medaglia; atti, fatti e atteggiamenti che alterano la realtà e che deviano la verità; calcolati intendimenti ed azioni, che attentano all'umana Ragione attraverso trovate subdole, discorsi mistificatori e promesse a buon mercato a tutto vantaggio di pochi interessati qualcuno... 

Piccoli sotterfugi a ripetizione, apparentemente scollegati, che in realtà sottendono grandi e oscure manovre. La questione delle tanto sbandierate Riforme, potenziale ed irrecuperabile devastazione della Costituzione, è un esempio calzante. E se taluni non riescono a vedere più in là del proprio naso, accettando senza "girotondi" di parole, un "cadeau" impacchettato a spese loro e delle generazioni a venire, non posso farci niente. Io non transigo; non mi piego; mi metto di traverso; do voce al dissenso popolare e cerco di "fare opinione" ribadendo fieramente ed ostinatamente il mio "NO"!

Partiamo dal principio. Checché ne dicano i "negazionisti interessati", il fatto che il 4 Dicembre 2013 la Consulta abbia dichiarato incostituzionale la  legge n. 270/2005 (alias Legge Calderoli, nota ai più come "Porcellum", ndr), riguardo all'assegnazione dei premi di maggioranza e all'impossibilità per l'elettore di fornire una preferenza, ha reso illegittimo l'attuale Parlamento, di fatto e di Diritto. Richiamando alla mente il concetto di nullità di un atto giuridico, la decisione della Corte Costituzionale avrebbe dovuto, in un Paese normale, provocare un terremoto, ovvero, la "dissolvenza" di Camere e la "restaurazione" del precedente status quo, in attesa di una nuova tornata elettorale. La scelta del maquillage postumo in salsa Italica, basato sul "principio di continuità dello Stato", non cancella affatto l'etichetta di "abusivo" attaccata al Parlamento. 

L'Assemblea Costituente, costituita proporzionalmente sulle macerie di un conflitto di popolo che ancora oggi si fatica a definire "guerra civile", seppe dare un senso compiuto al termine compromesso, scrivendo un Documento talmente moderno e potente, dal restare in gran parte "chiuso nel cassetto", ma sempre "pronto all'uso". E se è vero che tutto sia perfettibile, è indubbio che anche la Costituzione lo sia. Tuttavia, proprio la considerazione dell'illegittimità causa Porcellum di Camera e Senato, ai miei occhi rende gravissimo il tentativo di metter mano alla Legge delle Leggi. 

"Ignobile plebaglia"! Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona... Un Parlamento illegittimo, la cui mutata e mutevole Maggioranza appoggia un Esecutivo nato da una congiura di Palazzo, che a sua volta partorisce nuova legge elettorale, l'Italicum, che ripropone un enorme premio di maggioranza (senza dubbio incostituzionale, ndr) e che, illudendo le folle, si arroga il diritto di cambiare la Carta a suo piacimento, dopo aver "cospirato" nelle segrete stanze. Ci troviamo innanzi a un Attentato alla Costituzione commesso in associazione. Tanti "Nerone" degni di Petrolini. Altro che intenti riformatori! 

Libera voce in libero Stato. Da libero cittadino non ho alcuna poltrona da tenere "calda", né devo prestarmi al salvataggio di quella di chissà chi. E ovviamente, da libero cittadino non sono disposto ad accettare una riforma già in partenza "perfettibile", perché "meglio poco che niente". Così come accadde con la Devolution, al male maggiore rappresentato da un salto nel buio, io accetto il male minore rappresentato dal mantenimento e dalla conservazione. Con buona pace di chi si professi "progressista", soltanto perché così gli abbiano suggerito di fare. 

"Mantenimento e conservazione", ovviamente, finché non sia stilata una nuova proposta improntata sulla condivisione e che non chiuda la porta alla discussione dei diversi punti di vista. Una proposta che senza troppo penare, potrebbe poggiare sul progetto scaturito in seno alla Commissione Bicamerale che vent'anni or sono, mettendo assieme Maggioranza ed Opposizione, fu sul punto di tagliare il traguardo.

Il paravento della Governabilità. Si sarebbe potuto semplificare i regolamenti parlamentari, invece... Innanzi alla volontà del Governo di cancellare il Senato elettivo, la prima cosa che mi viene in mente è un rafforzamento della Casta, in virtù della privazione del mio diritto di elettore e della "pesca di delegati" regionali che comporterebbe. Delegati che, è bene ricordarlo, si vedrebbero riconoscer l'immunità parlamentare (che oggi più di ieri fa sempre comodo per mettere un freno a certi "ficcanaso" della Magistratura, che credono ancora al valore dell'Onestà, ndr) e che, a dispetto di quello che si vuol lasciare intendere, non sarebbero equiparabili agli omologhi Tedeschi del Bundesrat, non dovendo sottostare ad alcun vincolo di mandato rispetto alle Regioni di provenienza. 

La Governabilità è soltanto una scusa dietro cui nascondere una nuova stagione di centralismo, a scapito delle autonomie regionali. Una scusa per dare più (e troppo) Potere al Presidente del Consiglio e con cui dare forma compiuta ad una sciagurata prassi che negli ultimi anni ha reso normale il ricorso alla decretazione d'urgenza, all'abuso della questione di Fiducia e alla volontà di cancellare del tutto il dibattito parlamentare. 

Risparmio di spesa: un'inflazione di chiacchiere. Punto primo: è risaputo che l'indennità Parlamentare abbia raggiunto livelli intollerabili, soprattutto in rapporto alla scarsa o nulla produttività di chi alberghi nelle Aule. Nonostante ciò, punto secondo: è demagogico pensare di cancellarla del tutto. Conquista dei tempi moderni, essa ha concesso alle classi meno agiate la possibilità di esprimere il proprio peso nella nostra pur fragile Democrazia, ponendo fine ai tempi in cui la Politica era una "cosa da Signori", in cui il Parlamento funzionava per così dire "a chiamata" e la possibilità di stazionare a Roma per le riunioni plenarie era di fatto relegata a chi potesse consentirsi vitto e alloggio a proprie spese. I ricchi, per l'appunto. 

Ora, se l'intento fosse stato davvero quello di ridurre l'impatto delle spese parlamentari sul Bilancio Pubblico, si sarebbe potuto ridurre di 2/3 il numero di Onorevoli e Senatori, riducendone nel contempo le diarie ad 1/3 di quelle attuali. Sarebbe stato sufficiente prender spunto da una delle numerose proposte morte e sepolte in qualche cassetto di Montecitorio e Palazzo Madama. 

O magari, con scelta drastica e dolorosa, si sarebbe potuto cancellare del tutto il Bicameralismo Perfetto, evitando quest'anatra zoppa messa sul piatto, optando per un Monocameralismo puro. Anche i fautori della "rapidità legislativa" se ne sarebbero giovati. Invece si è preferito proporre un meccanismo che finisce per salvaguardare i politici di professione da traumatiche "trombature elettorali". 

Specchietti per le allodole. L'idea che si debba accettare l'inaccettabile, perché "è indispensabile cancellare il CNEL e l'articolo che cita le Province", è tanto ridicola quanto puerile. Così come appare abominevole il "ricatto" dell'istituzione del Referendum propositivo. Se tali sono le argomentazioni, la soluzione più semplice è il ricorso a una Legge Costituzionale ad hoc. Legge che certamente riceverebbe il plauso e l'approvazione di buona parte delle opposizioni.

Il brodino che vogliono farci credere essere la panacea contro ogni male, in realtà è un veleno. Con una sola Camera pienamente operativa e con un Senato "ammaestrato", il Governo, partorito da una Legge Elettorale truffaldina, che concede un premio esagerato alla forza vincitrice delle Elezioni, assumerebbe un potere senza pari. Un Potere in grado di rompere gli equilibri; un potere capace di alterare i "pesi e contrappesi" studiati sapientemente dai Padri Costituenti per evitare nuove Tirannidi e ovviamente, per impedire a nuovi "ras" di declamar proclami da un noto balcone che affaccia su Piazza Venezia... Un Potere che partendo dalla normale amministrazione del Paese, arriverebbe fino alla gestione delle nomine dei giudici della Consulta e del Capo dello Stato. 

All'efficienza fasulla io preferisco ancora la giustizia sociale e l'equità. Se Riformare vuol dire limitare la Democrazia, io non ci sto. Non scendo a compromessi, sulla mia pelle di elettore. E forse anche certi elettori del PD, prostrati alle indicazioni del vertice, dovrebbero porsi qualche domanda in più, anziché sproloquiare a vanvera sui social networks...

Storia di due concittadini contro. E' davvero strano, o meglio, è straordinario. Già! E' straordinario che a settant'anni dalla nascita della Repubblica Italiana e dalla conseguente promulgazione della sua Costituzione, vi sia chi si arroghi il diritto di disfarla come fosse un semplice "Statuto di Partito", senza accettare un dibattito parlamentare che sia minimamente costruttivo, propositivo ed aperto ad accettare le proposte altrui, con la scusa di rendere più snelle le Istituzioni.

Parimenti, è davvero strano, o meglio, è straordinario, che a sessant'anni dalla sua morte, Piero Calamandrei, uno dei più noti e stimati giuristi d'Italia che, partendo dalla natìa Firenze, contribuì a "fare" l'Italia, si trovi ad essere messo in discussione da un suo concittadino, noto alle "cronache anagrafiche" come Matteo Renzi. I casi della vita? Beh, forse. Fatto sta che essendo io obbligato a scegliere da che parte stare, mi schieri con Calamandrei, non certo con Renzi.

Scelgo Calamandrei, in considerazione del suo esser stato uno dei "padri della Patria" che grazie all'arte Politica del compromesso, quello "buono", seppero ricucire le ferite di un'Italia "dalle reni spezzate". Ma soprattutto, scelgo Calamandrei perché sono consapevole che il suo concetto di "Costituzione al servizio del popolo" sovrasti immensamente quello dell'attuale Presidente del Consiglio - di fatto, nemmeno lontanamente paragonabile - di "Costituzione seviziata a danno del popolo". 

La resa dei conti... In percentuale. Caro Matteo, stai sereno! Guardando al danno che ha svilito la tua città agli occhi del mondo, il fato si è già espresso contro di te... Prova a vedere nella "sciagura" del Lungarno Torrigiani, a Firenze, un segno premonitore della tua carriera Politica‬: un crollo in divenire. Perché nonostante i "calcolati auspici", sta pur che certo che stavolta il 40% che sbandierasti al vento dopo le Europee - e a te ancor sì tanto caro - ti tornerà indietro con gli interessi, quando, aperte le urne del Referendum, ti troverai sconfitto... Spazzato via, assieme alle tue discutibili certezze da mercante, da una piena di "NO"!

D.V.

P.S. "...E domani, Roma rinascerà più bella e più superba che pria"!

 
 
 
 
 
 
 

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