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Un blog creato da cornell2 il 24/05/2009

0744 Il Velino

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La Verità oltre la Fede.

Foto di cornell2

«Nos igitur circa modum ostensionis huiusmodi, ad omnem erroris et ydolatrie materiam submovendam, de oportuno remedio providere curantes, volumus et tenore presencium auctoritate apostolica statuimus et ordinamus quod, quotienscumque contigerit, decanus et capitulum predicti et alie persone ecclesiastice huiusmodi figuram seu representacionem ostendentes et in huiusmodi ostensione presentes, quandiu ostensio ipsa durabit, capis, superpelliciis, albis, pluvailibus vel aliis quibuslibet indumentis seu paramentis nullatenus propterea induantur, nec alias solemnitates faciant, que fieri solent in reliquiis ostendendis; quodque preterea torticia, facule seu candele minime accendantur, nec luminaria quecumque ibidem adhibeantur; quodque ostendens dictam figuram, dum maior ibidem convenerit populi multitudo, publice populo predicet et dicat alta et intelligibili voce, omni fraude cessante, quod figura seu representacio predicta non est verum sudarium Domini nostri Jhesu Christi, sed quedam pictura seu tabula facta in figuram seu representacionem sudarii quod fore dicitur eiusdem Domini nostri Jhesu Christi». (Clementis VII Pontifex Maximus - Avignon, 6 Ianuarius 1390)

Incipit. Indubbiamente, ogniqualvolta si abbia a che fare con le "cose di Religione", i credenti non possono far altro che riporre la propria Ragione e porgere orecchio alle parole altrui, siano esse quelle della Bibbia e dei Vangeli Canonici, o siano esse quelle declamate in Chiesa ogni Domenica, dalla "Voce di Cristo" di turno. 

Ciò, confidando ovviamente che la propria Fede sia ripagata dalla Verità e che, parimenti, la Verità sia quella "vera" in senso assoluto. 

Per quanto arduo, in tempi di Relativismo dominante, dove tutto finisce per assumere l'insipido sapore di un discutibile punto di vista, la Virtù dell'individuo sta proprio nella ricerca della Verità oltre la Fede, non tanto per confutare le Scritture e la Catechesi, quanto per dare risposta alle proprie domande interiori, nella speranza di colmare il senso di vuoto e di solitudine trasmesso dalla Vita in generale e da questo folle mondo in particolare. 

"I want to believe". Insomma, la Virtù è un "dogma" che non sta nel cieco laicismo sbandierato come retaggio dell'Illuminismo, né nella sorda accettazione di tutti gli insegnamenti "piovuti dal Cielo" mediante l'umano verbo, ma nella curiosità di trovare il modo e la maniera per congiungere due assiomi (Verità e Fede, per l'appunto, ndr), apparentemente inconciliabili. 

La Storia racconta che la Dottrina Cattolica sia stata "costruita", Concilio dopo Concilio, Bolla (Papale, ndr) dopo Bolla, Enciclica dopo Enciclica e ovviamente, Papa dopo Papa... Come dire: porta il marchio "made in Vaticano", a prescindere da tutto ciò che, "forse sì o forse no", fu detto e fatto in principio. 

E' forse per questo che la massima difficoltà stia proprio nella "scissione" tra Verità delle origini e Verità decisa dall'uomo (per interesse, per auto-referenzialità, per saziare la sete di fama e la fame di gloria, o, addirittura, per ripicca, ndr) e pertanto, di per sé fallibile. Ed è proprio per questo che, ai nostri occhi, oggi, dopo secoli di autoritarie storpiature Istituzionalizzate, parlare di Fede e Verità, è un po' come immaginare Don Chisciotte lanciarsi al galoppo contro i mulini a vento.

La liceità del dubbio. Un "caso di scuola", giustificato dalla nostra premessa, è quello della Sindone. Il dibattito sul suo essere Sacra (avendo per taluni avvolto il corpo di Gesù, come sudario, dopo la sua crocifissione, ndr) si riaccende ogni volta che se ne annunci un'ostensione.

Per quanto la Scienza abbia già dato il proprio responso mediante la prova del Carbonio 14, determinandone una data di "produzione" posteriore all'anno 1000 d.C. e nonostante la contrapposizione apparentemente ideologizzata di alcuni studiosi, ostinatamente schierati in difesa della sua originalità, non è sulla Scienza che vogliamo porre le basi del nostro "castello di dubbi", bensì, molto semplicemente, sulla Storia. 

Somma Eresia. E proprio facendo perno sulla Storia, una cosa dovrebbe essere ribadita, ovvero che la Sindone non rappresenti il volto del Messia. 

In effetti, vi è almeno un atto ufficiale della Chiesa in grado di supportare l'ipotesi che il "divino lenzuolo" sia soltanto una delle tante mistificazioni religiose giunte sino a noi, da un’epoca, quella Medioevale, in cui tra vendita delle indulgenze, trafugazione delle reliquie e Concili Ecumenici “ad personam”, il Potere Spirituale soverchiava impunemente le anime in pena. 

Mistificazioni che, è bene ricordarlo, furono parte delle ragioni che, poco più di un secolo dopo, condussero alla Riforma Protestante patrocinata da Lutero.

Partendo dall'estratto in Latino con cui abbiamo scelto di aprire questa nostra riflessione, è d'obbligo rammentare che Papa Clemente VII, il 6 Gennaio 1390, dichiarò la "non autenticità" del telo, emanando una Bolla che imponeva di dire ad alta e chiara voce, durante ogni ostensione, che la Sindone non fosse il vero sudario di Gesù, ma una figura o una sua rappresentazione.

Per completezza informativa, va ricordato che tale Pontefice fosse in realtà un Anti-Papa (il Clemente VII "ufficiale", ossia Giulio de' Medici, diventerà Primate di Cristo solo nel 1523) e che Roberto da Ginevra (questo il suo vero nome) assurse al Soglio di Pietro, nel 1378, essenzialmente col solo favore dei Cardinali Francesi. Ciò, in contrapposizione ad Urbano VI (nato Bartolomeo Prignano) consacrato Papa alla morte di Gregorio XI, dagli altri Elettori Cardinalizi.

Ora, sebbene la classifica di Papi ed Anti-Papi sia quanto mai opinabile e incerta e nonostante che per il Diritto Canonico la Bolla di un Anti-Papa non abbia un gran valore giuridico, cotanta contestazione di autenticità non può essere sottaciuta.

Una soluzione dignitosa. A nostro avviso, per tirar via quel velo d'illusione che adombra la Fede e propone una Verità di comodo (se non del tutto artificiosa, ndr), sarebbe utile, financo necessario, che prima, durante e dopo ogni sua esposizione, si tornasse a leggere, con voce ferma, chiara e decisa, quanto imposto nel '300.

Taluni, probabilmente, vedranno in tale proposta una scelta azzardata, o una vera e propria rivoluzione. Tuttavia, per quanto attenga alla nostra visione di Cristiani dubbiosi, è assai più deprecabile che a Roma, "al di là del Tevere", si preferisca continuare ad abusare della Fede di milioni di persone - persi dietro ai mille rivoli della moderna "dannazione terrena" - scegliendo di rimanere nel vago, piuttosto che svelare definitivamente, un potenziale falso storico e teologico, che non fa altro che rinvigorire arcaici istinti iconoclasti. 

Una scelta ardua. Le Sacre Scritture dicono: “la Verità vi renderà liberi”! Sarà poi vero? Alle Alte Gerarchie Ecclesiastiche l’ardua sentenza... 

D.V.

Ci auguriamo che il vento del cambiamento che ha preso a spirare nei "mummificati" Palazzi Vaticani, grazie a Francesco (un "Papa del popolo", prima ancora che un Papa popolare, ndr), possa essere d'aiuto a ristabilire "ciò che deve essere".

 
 
 

Un'inutile "Grande Guerra".

Foto di cornell2

"Secondo le istruzioni ricevute da S.M. il Re suo augusto sovrano, il sottoscritto ha l'onore di partecipare a S.E. il Ministro degli Esteri d'Austria-Ungheria la seguente dichiarazione: Già il 4 del mese di Maggio vennero comunicati al Governo Imperiale e Reale i motivi per i quali l'Italia, fiduciose del suo buon diritto ha considerato decaduto il trattato d'Alleanza con l'Austria-Ungheria, che fu violato dal Governo Imperiale e Reale, lo ha dichiarato per l'avvenire nullo e senza effetto ed ha ripreso la sua libertà d'azione. Il Governo del Re, fermamente deciso di assicurare con tutti i mezzi a sua disposizione la difesa dei diritti e degli interessi italiani, non trascurerà il suo dovere di prendere contro qualunque minaccia presente e futura quelle misure che vengano imposte dagli avvenimenti per realizzare le aspirazioni nazionali. S.M. il Re dichiara che l'Italia si considera in istato di guerra con l'Austria-Ungheria da domani. Il sottoscritto ha l'onore di comunicare nello stesso tempo a S.E. il Ministro degli Esteri Austro-Ungarico che i passaporti vengano oggi consegnati all'Ambasciatore Imperiale e Reale a Roma. Sarà grato se vorrà provvedere a fargli consegnare i suoi." (Dichiarazione di guerra presentata al Ministro degli Esteri austroungarico dal Duca D'Avarna, ambasciatore d'Italia a Vienna, il 23 Maggio 1915).

"Soldati di terra e di mare! L'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l'esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare, con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell'arte, egli vi opporrà tenace resistenza; ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarla. Soldati ! A voi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l'opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri. Vittorio Emanuele. (Primo proclama del Re Vittorio Emanuele alle truppe combattenti, dal Gran Quartiere Generale, il 24 maggio 1915).

Storia di una Nazione (mai nata). Cent'anni fa, anche per l'Italia, si apriva il fronte della "Grande Guerra". Dopo mesi di tentennamenti, di laceranti dibattiti e di scontri, tra interventisti e fautori della neutralità ad ogni costo, giunse la scelta di Governo di rinunciare alla Diplomazia e di calarsi in un conflitto ben diverso da quelli risorgimentali, con pochi mezzi e con idee poco chiare su dove andare a parare. Eppure, proprio dal Risorgimento nasceva e prendeva vigore il vento bellicoso che vedeva in una "Quarta Guerra d'Indipendenza", l'unica via per liberarsi dal giogo dell'Impero Asburgico, che tante pene e umiliazioni aveva inflitto negli anni, ai multi-culturali, multi-idiomatici e "multi-etnici" popoli Italici.

Fatta l'Italia, non (ancora) gli Italiani. Isonzo, Carso, Piave, Caporetto... Sfondamento delle linee, avanzata, ritirata... A distanza di un secolo, tra mille parole che evocano paura, orrore e massacri, quel che resta è la consapevolezza che se le centinaia di migliaia di nostri connazionali (coscritti e pertanto parimenti "costretti" ad atti di eroismo e di codardia, ndr) avessero potuto vedere in anticipo, lo stato di odierna "putrefazione" della Patria per la quale, poi, avrebbero dovuto versare il proprio sangue, rischiare la vita e morire, si sarebbero date certamente alla "macchia", facendo spallucce all'ovvio pericolo di finire davanti al plotone d'esecuzione, per diserzione. 
 
La Politica della commemorazione. A distanza di un secolo, non vi sono virtù, ma soltanto vizi. Quel che resta del Patriottismo e della Propaganda è sepolto sotto a un Tricolore logoro e consunto dalle parole di circostanza proferite al vento dalla Politica cialtrona, capace soltanto di deporre corone, dritta sugli attenti, tra vuoti sospiri e mano ferma sul cuore.
 
La Verità. A distanza di un secolo, la Verità ci è tanto più sconosciuta, quanto più scritta, riscritta e ripensata sui libri di Storia. Quella "vera", unica e indiscutibile, ci è stata lasciata in dono dal Cinema, grazie all'omonimo capolavoro di Mario Monicelli. Soltanto lui seppe riassumere con la macchina da presa, in un sol colpo, tutta l'approssimazione degli oligarchici, saccenti ed incapaci Alti Comandi e ovviamente, tutto il coraggio e tutte le paure dei soldati mandati a morire, come carne da macello, tra buche e filo spinato, falciati da bombe e mitragliatrici e finiti a colpi di baionetta. 
 
Ieri, oggi e nessun domani. A distanza di un secolo, quel che resta è il conto di oltre un milione di vite spezzate, tra militari e civili, lasciato in "dote" a tutti noi, assieme al fallace orgoglio di un popolo sparpagliato in "mille trincee" e alla puerile speranza delle nostre decadenti Istituzioni di tenerne assieme "ossa e budella", facendo leva sull'obbligato Sacrificio dei propri avi. 
 
A distanza di un secolo, al di là delle celebrazioni, delle commemorazioni e delle preghiere, all'Italia non restano altro che la sbiadita Memoria di un presunto, glorioso Passato; un raggelante ed insignificante Presente e l'agghiacciante attesa di un Futuro ignoto, fin troppo inneggiato, magnificato e osannato, nonostante sappia già di stantio e si presenti comunque già vecchio...
 
D.V.

 
 
 

"Il Re è morto, viva il Re"!

Foto di cornell2

"Assoluta. Dicesi della monarchia, in cui il sovrano può fare tutto quello che gli aggrada, almeno finché ciò gli viene consentito dagli attentatori. Tali istituzioni sono tuttavia oggi più rare, essendo sostituite da monarchie costituzionali dove la facoltà del sovrano di fare del bene (o del male) è rigorosamente limitata, oppure da repubbliche, governate dal caso". Ambrose Bierce 

Incipit. 

Come ampiamente previsto dagli organi d'informazione e più volte annunciato da fonti del Quirinale, concluso il Semestre di Presidenza Italiana dell'UE, il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha rassegnato le proprie dimissioni.

Si aprono ora le procedure Costituzionali di designazione e nomina del suo successore da parte del Parlamento, che si riunirà per le operazioni di voto entro la fine del mese di Gennaio. Frattanto, Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, reggerà l'interim della "sede vacante" fino ad elezione avvenuta.

Che dire? Beh, se non altro: "Orsù gioite! Il Re è morto, lunga vita al Re"...

20 Aprile 2013: promemoria dell'inizio delle fine.

Quell'infausto giorno, in una delle tante, troppe, innumerevoli e inenarrabili “Notti della Repubblica", la “Partitocrazia Istituzionalizzata” alzò il proprio “muro di Berlino” innanzi alle giuste pretese dei cittadini onesti e liberi, l'Undicesimo Presidente della Repubblica Italiana ricevette un secondo mandato, dalle Camere riunite in seduta comune, succedendo a se stesso e divenendone il dodicesimo... Ma soltanto "pro-tempore"!

Il “Putsch di Roma” diventò di chiara evidenza a tutti. "Responsabilità" fu la parola magica pronunciata a giustificazione del suo rinnovato impegno... "Omissis" invece (ma soltanto per pudore, ndr), rappresenta al meglio le dieci, cento, mille ben più adeguate "parole magiche" che avremmo potuto e che potremmo tuttora proporre in alternativa...

Se fosse esistita davvero una Classe Politica capace, in un certo qual modo onesta, "pulita", lungimirante, rispettosa delle Regole sostanziali prima ancora di quelle formali e fattivamente interessata al destino dell'Italia e dei suoi cittadini, ne avremmo avuto conferma allora. 

Non avremmo cioè assistito all'avvio di un secondo Settennato (una riconferma senza precedenti nella Storia Patria, ndr), né avremmo dovuto subire l'onta di una "programmazione a termine" della Massima delle nostre Istituzioni, oltraggiando ogni ovvia prescrizione al riguardo, imposta dall'art.85 della Sacra Carta. Ma soprattutto, avremmo avuto il piacere di sentir pronunciare il nome di qualcun altro; di una personalità di spiccata rettitudine, d'indubbia probità e di certa onestà, che se per tanti portava il nome di Gustavo Zagrebelsky o di Stefano Rodotà, per quanto ci riguardi, si chiamava e continua a chiamarsi, Piercamillo Davigo.

Una speranza tradita.

Mentre i traumi e gli scossoni post-elettorali erano ancora lì (dolenti e senza cure apparenti per i Partiti sconfitti; pieno di speranza l'unico, vero e vincente movimento "illuminato", ndr) eravamo pronti a conoscere il volto nuovo del Colle. Come dire: finalmente, dopo tanto penare dovuto al precedente inquilino, eravamo certi che chiunque ivi fosse assurto, una volta nominato, si sarebbe sentito, avrebbe ragionato ed agito, per davvero, come un cittadino tra tanti… “Uno di Voi” avrebbe dovuto esserne il suo motto; “Giusto” sarebbe stato il suo nome; “Onesto” sarebbe stato il suo cognome; “Verità”, infine, avrebbe dovuto esserne l'unico Credo.

E noi credemmo... Ma poi, fummo edotti che la "vecchia logica di Palazzo" avesse prevalso nuovamente. Non che fosse una novità, certo. La novità si materializzò però nel "precedente" creatosi con la riconferma. Ergo: addio rinnovamento! 

Eccoci qua dunque, oggi, come ampiamente previsto quel giorno, affranti, vilipesi  e umiliati, a leccarci le ferite, eppur mai domi, dopo aver assistito ad una pagina tanto indecifrabile, quanto vergognosa della Storia contemporanea d’Italia.

Un Presidente "sui generis" o un dispotico sovrano?

Non è per insensato pregiudizio, ma per la saggezza donataci a piene mani dall'esperienza... Abbiamo visto ed ascoltato, pertanto, giunti al momento di assegnare un voto, non ci tiriamo indietro. Siamo dell'idea che in questi anni Giorgio Napolitano abbia dato prova di cosa non debba fare un Presidente della Repubblica ligio e rispettoso della Costituzione.

E più il tempo passa, più ci convinciamo che Egli sia stato il peggiore di sempre in quel ruolo. E ovviamente, asserendo ciò, non ci esimiamo dal chinare doverosamente il capo innanzi alla somma Figura Istituzionale da lui rappresentata.

Guardando al passato, non possiamo dimenticare che egli abbia costretto alla "fuga" Silvio Berlusconi (un personaggio, per di più pregiudicato, che per inciso non gode certo delle nostre simpatie, ndr) sulla spinta dei "Poteri Forti" di Bruxelles, né che abbia fatto del tutto per agevolare l'ascesa di Mario Monti a Palazzo Chigi (salvo poi mangiarsi le mani, ndr). 

Non possiamo nemmeno dimenticare che egli abbia fatto in modo che il Governo presieduto da Enrico Letta fosse "pensionato" anzitempo e che abbia forsennatamente voluto partecipare alla costruzione della "squadra" di  Matteo Renzi… Un concetto di Democrazia quantomeno discutibile, quello dell'ormai ex-Presidente, in cui mai ci siamo rispecchiati.

E come se non bastassero i suoi continui interventi sui temi nell'agenda dei vari Esecutivi succedutisi sotto la sua egida, è comunque impossibile passare sopra alle perduranti pressioni esercitate sul Parlamento, la "presa in giro" dei Dieci Saggi in tema di Riforme, gli attacchi al Bicameralismo perfetto, l'aggiramento "de facto" del Parlamentarismo e ogni altra velleità a lui cara, di "dirigismo" della "vil Politica" fuori dalle prescrizioni della Sacra Carta.

Parimenti, non possiamo restare in silenzio sulle sue odiose prese di posizione sulla cosiddetta "anti-Politica" e sulle farneticazioni riguardanti presunte spinte all'Eversione, provenienti, a suo dire, da realtà nate dal basso come il Movimento Cinque Stelle, ree, aggiungiamo noi, di puntare soltanto il dito sul "marcio" fatto Ordinamento dello Stato. 

Né possiamo tacere sulla sua disponibilità a dire sì a Decreti "Omnibus" (formula legislativa impropria sita ben oltre i limiti della Legittimità Costituzionale, ndr) nonostante in passato l'avesse aspramente e giustamente criticata.

E ancora, è d'obbligo rammentare l'aria di "Colpo di Stato sostanziale", che abbiamo dovuto respirare ogni qual volta abbia riunito il Consiglio Supremo di Difesa - Organo meramente consultivo, sottoposto alla Legge e dunque al Parlamento - che in una logica di "scavalcamento decisionale" da lui architettata ha più volte smentito e tacitato un altro Potere dello Stato, quello Legislativo, nelle sue decisioni e nelle sue facoltà, come nel caso della vicenda dei controlli conoscitivi e preventivi in tema di costi e di sicurezza, riguardo all'acquisto di ulteriori caccia bombardieri JSF F35 (per la somma gioia del fornitore, ovvero della multinazionale della guerra, Lockheed Martin).

D'altro canto, non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo dimenticare le "firme facili" apposte sul Lodo Alfano, sullo Scudo Fiscale, sulla Legge Fornero e sulla Legge salva-ILVA; la sua mancata sollecitazione, mediante messaggio alle Camere, riguardo al Conflitto d'Interessi e l'incomprensibile e in un certo qual modo illegale, "Grazia Diplomatica" concessa a Joseph L. Romano‬ (Colonnello dell'USAF, coinvolto nel "Caso Abu Omar" e condannato in contumacia dalla Giustizia ‬Italiana, ndr), tanto per fare un gradito presente all'Amministrazione di Washington in generale e a Barack Obama in particolare.

E ovviamente, come ciliegine su un'immangiabile torta, restano sempre vivi in noi, le bacchettate sprezzanti inferte alla Magistratura (tacciata di protagonismo, ndr)...

Bacchettate che comunque sono nulla innanzi al rammarico e all'indignazione provocati dalla vicenda delle Intercettazioni‬ (distrutte per decisione di una Consulta‬ alquanto "imboccata", ndr), in cui ebbe l'ardire di sollevare un Conflitto di Attribuzione davanti alla Corte Costituzionale contro la Procura Palermitana. Intercettazioni delle quali, per quanto ci riguardi, si spera che qualche solerte Cancelliere, spinto da senso di ‪‎Verità‬, abbia fatto una copia da svelare al mondo, prima o poi…

Che dire poi, dei dubbi lasciati nella sua deposizione come persona informata dei fatti, rilasciata ai Magistrati Siciliani, in materia di "Trattativa Stato-Mafia", o del silenzio fragoroso attorno alle minacce ricevute dal PM Nino Di Matteo o, ancora, delle pressioni esercitate per la designazione di Franco Lo Voi, proprio come Procuratore Capo di Palermo?

Insomma, tali e tanti casi che, rammentati uno ad uno, assieme ad innumerevoli altre “varie ed eventuali” che la concitazione del momento relega lontano dai nostri mai assopiti ricordi, c'indussero ad appoggiare la richiesta d'‪Impeachment‬ a suo capo presentata dal M5S (e frettolosamente rigettata dalle Aule, ndr), che fino ad oggi ci portavano tranquillamente ad affermare: “ecco una ragione in più per contare le ore che ci separano dal suo addio". 

Atti, fatti ed eventi che per l'appunto, oggi, ci fanno brindare alle sue tanto attese dimissioni, dedicando un sospiro di sollievo all'Italia‬ infangata e alla sua Democrazia‬ sospesa e fin troppo oltraggiata…

Una fine tanto attesa. Un nuovo inizio...

Chiusa la storia di un "Sovrano", insediatosi sul trono di sua sponte, in spregio della "Res Publica" e con il prostrante plauso della maggior parte dei partiti, come avemmo modo di fare soltanto pochi mesi or sono, sebbene arduo (visto e considerato che siano schierati in campo gli stessi "giocatori", ndr), auspichiamo che quanti siano chiamati a quell'importante votazione in seduta comune, impongano al Vertice del Stato "uomo tutto d'un pezzo".

Non c'interessa esser spettatori dei soliti, risaputi e sciagurati "Giochi di Palazzo" e in Verità, non vogliamo rinunciare ad un Presidente della Repubblica che sia persona onesta e capace e che della Legalità e della Giustizia abbia fatto da sempre, il proprio "pane quotidiano". Inutile dire che sarebbe necessario eleggere un "Papa Francesco" anche da "questa parte del Tevere", per fare le opportune pulizie dove necessario, per ridare lustro alle Istituzioni e per controbattere alla loro generale decadenza.

Al Parlamento è offerta un'imperdibile opportunità per il rilancio del Paese. Un rilancio che può partire proprio da una nomina oculata e ragionata, che sia in grado di tacitare il generale senso inquietudine, lo sdegno e il rammarico per quanto odiosamente fu e che per "grazia ricevuta", per fortuna, non sia più.

Che il nuovo Capo dello Stato sia dunque un cittadino che possa riunire un popolo disorientato e spento, dovendogli rispetto e Lealtà ben oltre l'ubbidienza ad un freddo Giuramento; che sappia stringerlo a sé e che voglia condurlo Avanti, con lo sguardo volto al Futuro, ma con i piedi ben piantati in un Presente sciagurato e fin troppo duro...

La speranza dunque, è solo questa: che il prescelto sia accolto dal popolo con giubilo gaudente e che c'induca a sentenziare: "Orsù gioite! Il Re è morto... Che riviva il Presidente. Finalmente"!

D.V. 

P.S.: "Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto"...

 
 
 

"La Mafia de Roma". (Il giorno delle Verità).

Foto di cornell2

"Mafia e Politica sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo. Il terreno su cui possono accordarsi è la spartizione del denaro pubblico, il profitto illegale sui pubblici lavori". (Paolo Borsellino)

Incipit. 

Impossibile negarlo: con l'inchiesta che ha svelato la linea del malaffare che per anni, a Roma, ha unito la Criminalità e il "Palazzo", appiattito su un un "mono-colore" che non poteva non essere che quello dei soldi, è tornato in voga, tanto in Patria, quanto e soprattutto oltre-confine, lo stereotipo dell'Italia "pizza, Mafia e mandolino"… Tutto accompagnato da un biasimevole pizzico di Terrorismo Nero, proprio nella culla del Fascismo e da una spruzzata d'immancabile "retorica mazzettara", nei riguardi, non a caso, di uno dei Paesi più corrotti del mondo.

E' questo ciò che non vogliamo: che passi un messaggio scontato, possibile e giustificabile in base alla Cronaca giudiziaria, ma pur sempre non veritiero. L'Italia è e dev'essere tutt'altro. L'Italia non può avere la faccia di Totò Riina, di Francesco Schiavone, di Giuseppe Morabito, o "der ciecato" Massimo Carminati...

Verità n.1: la Storia non insegna alcunché a chi abbia la "memoria corta".

E' passata molta acqua sotto ai ponti dai tempi di "Tangentopoli", ovvero, da quando la Procura Meneghina si adoperò meritoriamente, nel tentativo di arginare il fiume di mazzette che univa Politica e Imprenditoria e che inondava la "Capitale Economica" d'Italia. E ovviamente, non si contano gli anni trascorsi dall'inchiesta "Mani Pulite" che, come un salutare anti-tumorale, giunse a ridare speranza ad un Paese ormai in metastasi, dando l'impressione ai cittadini che vi fosse ancora una luce in fondo al tunnel chiamata Onestà... 

Gli sforzi di "quella" Magistratura furono immani e impagabili, tuttavia, la sua opera di pulizia/polizia s'interruppe bruscamente, sia per le melmose e sciagurate contromosse dei Partiti, sia per la campagna mediatica avversa, promossa da mezzi d'informazione nati "forcaioli" e giustizialisti e diventati, improvvisamente, garantisti e "puritani", che seppero imboccare ad arte un'Opinione Pubblica ondivaga e manovrabile come una vela al primo mutar del vento... 

Insomma, al di là del crollo di quella che oggi è pomposamente e odiosamente definita "Prima Repubblica" e ben oltre la trasformazione o la sparizione delle antiche formazioni partitiche, la Storia ci racconta che tutto o quasi, si riassunse in un sostanziale fallimento, che portò pochi pesci piccoli nella rete, alla fuga della preda più grossa (Bettino Craxi, ndr), al ripensamento dei tempi e dei modi del "furto istituzionalizzato", all'infausta "discesa in campo" di Silvio Berlusconi e alla nascita di un movimento che tutto diede all'Italia fuorché la "Forza"...

E quello sciagurato processo reazionario è ancora in corso, oggi, come si evince dalle famigerate velleità in tema di Riforme della Giustizia, mediante le quali, con la scusa del servizio al cittadino, sia il Potere Esecutivo, sia il Potere Legislativo, cercano di affondare definitivamente quello Giudiziario, ultimo possente baluardo contro lo sfascio totale e la definitiva capitolazione del nostro Ordinamento.

Verità n.2: il malcostume persistente fa il furbastro gaudente.

Or dunque, passano gli anni ma la malversazione, il peculato, il falso, la corruzione e la concussione (frattanto, accuratamente "ammorbidita" dall'Esecutivo presieduto da Mario Monti, attraverso la norma che porta il nome dell'allora Guardasigilli, Paola Severino, ndr) restano sempre delle amare realtà, che fanno ancora la felicità di quegli esplicativi personaggi creati da Giovanni Maria Flick e rilanciati a più riprese da Marco Travaglio, chiamati "Gustavo Dandolo" e "Godevo Prendendolo", che per reciproco interesse si fanno beffa della Legge, nel nome del "Dio Denaro" e del suo "Creatore", il Potere (invertendo l'ordine dei fattori, il risultato non cambia, ndr).

Le tante, troppe notizie che hanno ripreso a riempire le prime pagine dei quotidiani, a causa di un novello "Romanzo Criminale" che porta scritte le pagine più buie del centro nevralgico del Paese, stanno lì a dimostrare che l'istinto tangentizio sia più vivo che mai. 

Ieri era Milano, oggi è Roma; ieri era la Metropolitana Milanese, oggi sono l'ATAC e la metro C; ieri erano le pulizie del Pio Albergo Trivulzio, oggi sono l'immondizia "targata" AMA e la cura del verde pubblico "tra i Fori"; ieri si maneggiava denaro con Enimont, oggi lo si fa con Finmeccanica... Ieri si rubava per il partito, poi per sé, oggi si ruba per sé con la benedizione e la compiacenza del Partito.

Perché c'è un "listino prezzi" per tutto, che garantisce una "stecca" proprio a tutti... La parola magica è "Appalti": basta farsi avanti ed essere "ben disposti". Citando Giuseppe Prezzolini, potremmo affermare, oggi più di ieri: "In Italia non si può ottener nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto, eccetera".

Verità n.3: i Poteri forti e le coperture Istituzionali del ladrocinio aggravato continuato.

Nutriamo il massimo rispetto per la "Città Eterna" e per i suoi abitanti ligi e probi. Tuttavia, di questi tempi, allorché ci capiti di leggere il noto acronimo "S.P.Q.R." ci torna alla memoria la rilettura fattane in tempi moderni da un "barbaro" calato dal Nord (Sono Porci Questi Romani, ndr), non per generico e generale dileggio, bensì per l'ovvio riferimento alla "costola" della rediviva Banda della Magliana, ai politicanti compiacenti, ai faccendieri senza scrupoli, Romanisti e Laziali, "rossi" e "neri" e ai Mafiosi di vario "calibro", incastrati dalle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dalle Forze dell'Ordine per conto degli inquirenti. E come noi, è probabile che in tanti giungano a oltraggiare il noto motto latino, come a voler dire: "La società dei magnaccioni esiste per davvero"!

L'inchiesta "Mondo di Mezzo" ci ha informato dell'esistenza di un triplice livello di malavita: quello "di sotto", degli "spezza-pollici" e dei marchettari del branco ideologizzato, dediti al lavoro di prepotenza emotiva e di violenza fisica; quello "di sopra", dei salotti politico-istituzionali, vogliosi di partecipare al "sacco" e a spartirsi il bottino, nell'ombra delle segrete stanze, dove le decisioni si adottano e soprattutto s'indirizzano (col nome dell'ex Primo Cittadino, Gianni Alemanno, in primo piano, ndr); ed infine, per l'appunto, quello "mezzano", che fa da collante e che proprio grazie a quelle insane decisioni, cresce, prolifera e ingrassa, assieme agli altri due, alle spalle della gente comune e inconsapevole.

Sembra assurdo, ma a farci balzare sulla sedia è l'ignavia mostrata per anni dalla Procura Capitolina, innanzi a quanto avveniva sotto ai suoi occhi. Dopo le vicende dei primi anni Novanta, pareva infatti essersi dimenticata dei Reati contro la Pubblica Amministrazione, o meglio, sembrava guardare altrove o non guardare affatto... Si sono avuti vent'anni d'oblio, persi e mai ritrovati "nei fumi e nelle nebbie" del Palazzo di Giustizia della Capitale.

Vista e considerata la nota insoddisfazione dei Romani verso i loro Amministratori, ci sorge un dubbio: "possibile che prima dell'arrivo di Giuseppe Pignatone tutto funzionasse alla perfezione e che nessun Sostituto Procuratore avesse avuto sentore di marcio"? Qualcuno dovrebbe essere "rapidamente" chiamato a dare delle risposte, prima che, come sovente capita in Patria nostra, le indagini siano sviate ad arte, attraverso furti su commissione degli elementi probatori... O prima che, 41Bis o meno, qualcun altro sia messo a tacere con una tazzina di caffè corretto... Al cianuro!

Ben inteso, rapidamente non vuole comunque dire concludere le indagini alla svelta, come invece vorrebbe il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che in una sua recente dichiarazione, ancora frastornato dal coinvolgimento diretto del suo PD, è sembrato chiedere un "colpo di spugna", lasciando intendere che i Magistrati avessero isolato poche mele marce e che il resto della cesta fosse salvo, quando la realtà sembra essere ben diversa. Del tipo: la cesta è tutta marcia, eccetto qualche rara mela eccezionalmente sana.

Verità n.4: "Mafia cooperativa".

Dicevamo: che si trattasse di "monnezza", di trasporti pubblici locali, di Sanità, o di gestione delle fronde di migranti che si assiepano in lungo e in largo nei campi dell'Urbe, mentre il Sindaco, Ignazio Marino, parcheggiava distrattamente la sua Panda Rossa qua e là per le vie del Centro, tutto faceva brodo per rimpinzarsi e godere, in "cooperativa", alla faccia e a spese dei contribuenti...

Strana e contorta storia quella dell'interessamento del mondo cooperativo. Potremmo esordire dicendo che se avessimo vestito i panni del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, avremmo avuto il buon gusto di dimetterci. Già, perché essere stato immortalato da una foto, qualche tempo fa, in veste di Presidente della Lega Coop, seduto a tavola con Salvatore Buzzi (ovvero la presunta mente operativa del sistema fraudolento oggetto d'indagine, ndr) avremmo scelto di "andare a casa", per l'intervenuto venir meno della fiducia degli Italiani... E difatti, non ci esimiano da ciò, lanciandogli un appello: "caro Ministro, suvvia, faccia un passo indietro... Mica vorrà aspettare un avviso di garanzia"!

Per inciso, bisogna rammentare che egli abbia messo la firma sul "Jobs Act", ovvero in calce ad una normativa reazionaria che al di là delle belle parole degli esponenti del Governo, precarizza ulteriormente l'Occupazione e dà campo libero al Lavoro in cooperativa. Se non altro, ci sarebbero tutti gli estremi per gridare al Conflitto d'Interessi.

Verità n.5: "Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana"...

Negli ultimi anni, eravamo abituati a sentir parlare di Mafia, non tanto per le vicende dei Corleonesi "in gabbia" (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, ecc. ecc.) o dei latitanti più pericolosi (Matteo Messina Denaro, solo per citare il più noto, ndr), quanto per quelle che hanno visto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alle prese con la storiaccia delle intercettazioni e del conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo. 

Ma anche per la "salita al Colle" degli stessi Magistrati, per il persistente fragoroso silenzio del Capo dello Stato, riguardo alle minacce indirizzate al PM Nino Di Matteo e ovviamente, per la nota "Trattativa Stato-Mafia" in base alla quale una delle "Istituzioni guida" più stimate ed apprezzate del nostro Paese, (la Benemerita, nei secoli fedele, ndr) sarebbe scesa a patti con Cosa Nostra, attraverso uno dei suoi bracci silenti, nascosto da una sigla, il ROS, per scelta del suo ex-comandante Mario Mori.

Tralasciando le eventuali connivenze del Vertice dello Stato, cui sarà la Storia a rendere Giustizia, non possiamo negare di essere stati rinfrancati dal fatto che proprio gli uomini di quell'assai biasimato Reparto, abbiano dato la prima spallata alla Criminalità Romana, o meglio, a "Mafia Capitale", per troppi anni "lasciata fare", ridando in tal modo lustro e significato alla parola Fedeltà, oltreché ad un giuramento prestato, da troppi altri vilipeso e oltraggiato. 

Non resta che da chiedersi: "chissà mai dove fossero il Ministro degli Interni, Angelino Alfano (capace soltanto di saltare sul carro del vincitore, alla prima occasione, ndr), il Prefetto Giuseppe Pecoraro e gli uomini dell'AISI... Al telefono o a cena con qualche indagato"? Mah!

"Tutto è perduto, fuorché l'onore". E se domani...

In un giorno che pareva scorrere ignavo e stanco come tanti altri, delle crude, infauste e sconvolgenti Verità sono state svelate grazie ad un manipolo di uomini (cui dobbiamo soltanto stima e riconoscenza, ndr) a coronamento di quattro anni di pericolose indagini, mentre la Politica "arraffona", puerile, bugiarda e meretrice, estendeva ancora una volta a dismisura, il suo essere "l'Arte del compromesso... E del furto d'Autorità, nascosto dietro ai Princìpi Democratici"... 

E nel divenire degli eventi, se domani potremo dire che si sia alzato il vento del cambiamento sopra questo Paese alla deriva, sul mare piatto dell'ipocrisia... E se domani sapremo per certo che esista "un altro mondo", ma alla luce del Sole... E se domani avremo la certezza di vivere in una Patria diversa e certamente migliore, non potremo che dire grazie ai suoi eroi "postumi" e a quelli che, da cittadini qualunque, da rappresentanti delle Istituzioni "sane" e da indefessi e leali uomini in divisa, non abbiano accettato di piegarsi all'ignobile idea del "così fan tutti"...

Perché l'Italia dei giusti respinge gli arcaici pregiudizi e le etichette stantie... Perché l'Italia può, deve e vuole avere il volto pulito e onesto di Peppino Impastato, di Giorgio Ambrosoli, di Giancarlo Siani, di Antonino Scopelliti, di Rosario Livatino, di Libero Grassi, di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, di Pino Puglisi, di Giuseppe Diana, di Angelo Vassallo e di tutti coloro che si siano adoperati, troppo spesso fino all'estremo sacrificio, per far attecchire in ogni dove il seme della Legalità.

D.V.

 
 
 

Caro Amico ti scrivo… Con l'auspicio che ti consegnino la posta!

Foto di cornell2

"Se i ritratti dei nostri amici assenti ci sono graditi, perché rinnovano il ricordo e alleviano la nostalgia con un falso ed effimero conforto, tanto più ci è gradita una lettera, che porta le vere tracce, i veri segni dell'amico assente". (Lucio Anneo Seneca)

Inicipit.

E' indubbio. Nonostante ci si trovi in piena Era Digitale, capita, talvolta, che per diletto o per lavoro, un cittadino come tanti "torni all'Analogico", prendendo in mano carta e penna e si attardi a scrivere una missiva, anziché cedere all'ormai consolidata "politica dell'e-mail". 

Ciò, con la speranza neanche troppo nascosta che il "Sistema" funzioni e che una volta affrancata e imbucata, essa giunga a destinazione, consegnata nelle mani del ricevente designato. Facendo comunque gli scongiuri di non dover vivere sulla propria pelle l'infelice esperienza, spesso raccontata dalla cronaca, di vedere il proprio scritto e le proprie riflessioni (sia che si tratti di un semplice saluto, sia che si tratti di un importante documento firmato in calce, ndr) dispersi in un sacco abbandonato in qualche improvvisata discarica, da un postino svogliato e malandrino

Già, perché, guardando quantomeno all'Italia, il dubbio che i Servizi Postali tradizionali funzionino davvero è comprensibile e ci sta tutto. 

Tanto per cominciare, basta avere la sfortuna di entrare in un qualunque Ufficio di Poste Italiane per trovarsi catapultati in una sorta di emporio, a metà tra una cartolibreria con annessa edicola e una società d'investimento alquanto raccapezzata, con tanto di file chilometriche, "perditempo agevola-fila" e mature donzelle snervanti dietro al bancone, nel quale l'antico "core business" di collegamento tra mittente e destinatario, rappresenta oramai un obsoleto ed anti-economico residuo del passato.

Che volete? Chiamatele pure: "le amare conseguenze della politica gestionale impressa da Corrado Passera, ai tempi in cui vestiva i panni dell'AD della Partecipata di Stato, osannato e omaggiato come suo prode salvatore"… 

In aggiunta, è d'obbligo rammentare l'esosa, illogica, incomprensibile e indecorosa spesa di parecchie decine di milioni di Euro, benedetta da Francesco Caio (attualmente alla guida dell'Azienda, ndr), sostenuta per l'ingresso nel capitale di Alitalia… Come avrebbe detto un noto politico ormai tramontato: "che c'azzecca"?

Il caso fortuito.

Or dunque dicevamo: in questo Paese "sbandato" capita che un cittadino operoso, come un bravo scolaro, porti con sé del lavoro a casa, specie di Venerdì e che in ragione dell'alea legata al passaggio della "Panda con la Banda Gialla" presso il suo Ufficio, abbia l'obbligata abitudine riempire un sacco con la posta in uscita, al fine di depositarla nella Cassetta Postale più vicina. Perché è noto: "chi fa da sé…". 

Ovviamente, per quanto si tratti di un numero sempre più esiguo di lettere, in un'epoca non a caso definita telematica, quel cittadino è conscio della loro importanza. Della stessa opinione, tuttavia, paiono non essere certi portalettere distratti, né, per responsabilità oggettiva, pare essere il loro datore di lavoro Statale...

Può succedere, infatti, che egli si trovi a passare davanti alla solita tabaccheria lungo la strada, che si fermi davanti allo "scatolone rosso", che vi infili accuratamente delle buste affrancate, che con sommo orrore veda aprirsi di botto il suo fondo (chiuso con criminale approssimazione, ndr) e che si trovi a veder cadere in terra tutto il suo "prezioso contenuto". Ovviamente, oltre a quello di sua pertinenza, anche quello di chissà quanti altri ignari cittadini...

Per quanto sconcertato, quel comprensivo cittadino, pensando ad un problema meccanico del meccanismo di chiusura, non si perde d'animo, raccoglie tutto e lo imbuca poco più avanti. Ovviamente, non senza aver imprecato verso l'altrui scandalosa disattenzione e senza essersi domandato, tra sé e sé, quale fosse l'articolo del Codice Penale che persegua i reati contro la corrispondenza (l'art. 616), riflettendo e cercando un'eventuale contestualizzazione all'infausto evento.

Ma si sa: chiuso un capitolo, "incollata la busta", tutto passa e tutto si dimentica. Col tempo. Forse…

Diabolica perseveranza.

Infatti, dopo qualche settimana, il laborioso cittadino si trova a rivivere il fattaccio, pari pari, come in un "déjà vu" o una Candid Camera.

Come dire: imbuca le lettere; si apre il fondo; lettere in terra... Stavolta però, credendo ancora nelle Istituzioni, l'indomito cittadino non passa oltre, prende in mano il troppo abusato "smart phone" e ne fa un uso "illuminato", componendo il numero dell'Autorità (nello specifico di quella per antonomasia, nella sua pregressa e mai rinnegata educazione di bambino: l'Arma dei Carabinieri, ndr). 

Spiegata con cura la questione e rinverdita le precedente sventura, il cittadino riceve l'ambita rassicurazione: "investiremo della questione l'organo competente... La Polizia Postale sarà immediatamente informata, affinché siano appurate le responsabilità e adottati i provvedimenti del caso". Come dire: "grazie della segnalazione, ci pensiamo noi"!

Fiero del suo contributo al ripristino della Legalità, il cittadino risale in auto e procede nello scorrere della propria vita. Sennonché...

Non c'è due senza tre!

E' un Sabato mattina in cui si respira il sempre più fioco spirito del Natale, in conseguenza della Crisi. Il cittadino esce di buon mattino e da persona responsabile sa che la Festa sia ancora di là da venire e che le incombenze del Lavoro non si siano ancora esaurite. Prende le solite buste con su recanti francobolli da Euro 0,70, da 0,85, più vari ed eventuali (che fanno la gioia del Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sempre in cerca di denari, ndr) e si avvia verso la solita cassetta, perché ovviamente, l'ipotesi che possa capitargli di nuovo quanto accaduto tempo addietro, neppure lo sfiora… 

Invece, come per magia, nel momento topico: imbuca le lettere; si apre il fondo; lettere in terra...

Cieco di fervente inquietudine, resta basito, mentre si china a raccogliere le proprie lettere e quella di qualche altro povero Cristo alla cui insaputa si è consumata la "tragedia"...

E proprio mentre sta per inveire contro l'intera, incolpevole "Volta Celeste", si ricorda che è prossimo al dì di Festa per antonomasia e si limita ad un sorriso amaro, rinfocolato dalle parole di conforto della tabaccaia a fianco, che mentre tenta di aiutarlo a chiudere la cassetta, sbadatamente esclama: "Toh! E' capitato ancora. Lo fa spesso"… 

Lo fa spesso!? Ma come? Il cittadino la guarda negli occhi e con voce ferma e decisa risponde: "Beh, stavolta qualcuno dovrà pagarne le conseguenze. Questa vicenda si ripete con una frequenza scandalosa… E' una cosa inconcepibile e gravissima. Da Codice Penale"!

Il finale grottesco.

Preso di nuovo in mano il fido telefono cellulare, proprio mentre sta per comporre il 112, il prode cittadino rammenta che nel suo animo, oltre ad "Risorgimentale scrittore carta e penna", alberga anche "Machiavellico blogger del Terzo Millennio" e che magari, chiamando il 113 possano invece indirizzarlo direttamente alla Polizia Postale, evitando sul nascere le lungaggini e i dispersivi meandri della Burocrazia.

Ergo, come per magia, chiamata la Questura di… (della sua città... Una come tante, ndr), lo stremato cittadino trova finalmente la giusta controparte, che, con vivo "interesse Pre-Natalizio", comprensione,  disponibilità e professionalità, gli promette: "grazie della segnalazione, ci pensiamo noi"!

E al cittadino ormai stordito e rassegnato, non resta altro da fare, se non rispondere: "Ci pensate Voi? Sì. Auguri"…

D.V.

P.S. ...Mentre nella sua testa coscienziosa (e soprattutto cosciente di che razza sia il Paese in cui gli tocchi "sopravvivere", ndr) rimbomba e risuona un pensiero del tipo: "Non c'è proprio Giustizia. Ricomincia daccapo lo Storia, ma non mi cruccio. Tanto ormai ho il numero in memoria"...

 
 
 
 
 
 
 

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